Non volevo scrivere altro su Cipro, ma siccome gli sviluppi paiono non finire mai annoto su questo diario:
a) il piano cipriota prevede anche fondi europei. In cambio di austerità. E’ certamente la solita stupida austerità. Ma con una ciliegina: la manovra prevista con la patrimoniale sui depositi farà sparire liquidità e dunque credito proprio quando l’economia cipriota ne avrebbe più bisogno. Parafrasando Giorgio Gaber, “due miserie in un colpo solo”.
b) mi chiedono i giornalisti se dobbiamo temere il “contagio”. Come no. Certo. E’ il contagio che pervade l’Europa, di disillusione sul progetto europeo, sulla sua mancanza di solidarietà (tassare i depositi è a questo riguardo così simbolico!), sul suo muoversi a casaccio e con pressapochismo, perché non vi sono valori forti che guidano questi leader. Sarà questo contagio che invaderà le piazze in assenza di una risposta, sarà questo contagio che porterà gli spread a crescere, e non viceversa. Perché i mercati sanno bene che là dove non c’è un progetto unitario basato sulla solidarietà reciproca il destino di tante anime diverse è uno solo, quello di percorrere ognuna la propria via.
c) un’ultima ironica constatazione. Leggo ora sul Financial Times che i russi sono furibondi con l’Europa per la questione della patrimoniale sui depositi ciprioti (che probabilmente tocca molti cittadini russi). Mi viene poco da sorridere quando rileggo la dichiarazione di Van Rompuy di 2 giorni fa al termine del Consiglio europeo sulla Russia in cui si dichiarava pomposamente che:
“durante la sessione della mattina il tema centrale è stato lo stato dei nostri rapporti con la Russia… Con la Russia la nostra cooperazione bilateriale è ampia. Sia loro che noi diamo grande importanza a questa partnership strategica. Oggi abbiamo avuto una discussione fruttuosa sui nostri interesse in comune e le sfide e così anche su come spingere più avanti le relazioni tra UE e Russia“.
Un caos ed una incompetenza senza fine. Viene solo da chiedersi dove erano durante queste discussioni e decisioni i rappresentanti francesi ed italiani.
18/03/2013 @ 17:02
Cipro docet?
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Crisi Cipro, la ricetta shock del capo economista della Commerzbank: “Per l’Italia servirebbe una patrimoniale sulle attività finanziarie del 15%”
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http://www.huffingtonpost.it/2013/03/18/crisi-cipro-la-ricetta-sh_n_2900389.html?utm_hp_ref=italy
18/03/2013 @ 20:29
Dove erano i nostri?
Mario Monti era indaffarato a cercare di ottenere una poltrona di importanza direttamente proporzionale alla sua superbia.
Il ministro (?) Grilli, che si presume abbia partecipato all’Eurogruppo, sara’ stato alle prese con i suoi noti problemi e alla ricerca di un nuovo posto di lavoro.
E pensare che si sono spacciati per salvatori dell’Italia…
18/03/2013 @ 20:42
“The Spaniards, Italians and Portuguese may not run to the banks today or tomorrow, but as soon as the crisis intensifies in a euro-zone country, the bank customers will remember Cyprus”.http://www.spiegel.de/international/europe/interview-with-german-economist-peter-bofinger-on-perils-of-cyprus-bailout-a-889594.html
19/03/2013 @ 11:26
Caro Prof.,
Secondo me il problema di Cipro è l’eccessivo statalismo. La spesa pubblica a Cipro negli ultimi 15 anni è cresciuta in media dell’8,33% all’anno.
L’Estonia negli stessi anni ha tagliato drasticamente la spesa pubblica e le tasse e, anche con fondi europei, sta risalendo la china molto più rapidamente dei Paesi del Sud Europa.
Io sono contrario all’attuale austerità fatta essenzialmente di aumenti di imposte.
Se proprio bisogna fare austerità, dobbiamo ridurre la spesa e con i soldi risparmiati tagliare contemporaneamente le tasse. Non c’è altra via d’uscita dalla crisi.
Cordiali saluti
19/03/2013 @ 22:08
Caro Luca ma lo hai visto quanto era il debbbbbbbbitopubbbbblico di Cipro? E allora come può la spesa pubblica essere la causa?
Il problema sono i CAPITALI ESTERI e il DEBITO PRIVATO (verso le banche tedesche).
Lo stato non deve fare azioni pro-cicliche, ma ANTI-CICLICHE (in momenti di crisi sostenere l’economia, NON TAGLIARE).
L’iperliberismo sregolato è fallito (e ci sta presentando il conto), come può essere la soluzione se è la causa?
ps
“Se proprio bisogna fare austerità, dobbiamo ridurre la spesa”
Ma quando legge certi commenti, dopo la fatica e il tempo che ha impiegato a scrivere questo blog, non le cadono le mutande?
La prego a questa domanda mi risponda!!!!!!!!!!
19/03/2013 @ 22:37
Non mi sembra appropriato da parte mia rispondere a questa ultima domanda. Ma sono felice di averla qui tra noi a dare un’anima speciale, diversa dalla mia, a questo blog.
20/03/2013 @ 11:08
Mi dispiace per voi, ma come nel caso italiano gli enormi benefici apportati dall’entrata nell’Euro anziché essere sfruttati sono stati largamente sperperati da Cipro.
Lo sperpero è stato addirittura maggiore, perché nell’espansione statale, finanziata come al solito dal sistema bancario, sono stati gettati al vento anche i corposi flussi monetari provenienti dall’estero.
Ripeto, la spesa del governo cipriota è cresciuta dell’8.3% l’anno anziché limitarsi a un 3-4% l’anno ben sotto i livelli di crescita del GDP locale.
Secondo l’analista del Cato Institute, Dan Mitchell, con un governo meno spendaccione, oggi Cipro avrebbe potuto allinearsi in quanto a ricchezza e libertà economiche a paesi come Singapore o Hong Kong.
Altro che fallimento del liberismo. Qui siamo di fronte al fallimento dello statalismo
Link: http://www.cato.org/blog/simple-predictable-story-fiscal-bankruptcy-cyprus
http://danieljmitchell.wordpress.com/2013/03/18/lessons-from-cyprus/
21/03/2013 @ 15:46
@luca
Per ora gli unici che hanno beneficiato dell’€ sono quelli che ne sono stati fuori (e la Germania).
Gli investimenti stranieri vanno ripagati, troppi capitali esteri fanno fare questa fine, la spesa pubblica non c’entra infatti il debito pubblico di Cipro (come quello di Irlanda o Spagna era bassissimo, finché non si “statalizzano” le perdite PRIVATE delle banche straniere, ovviamente).
Dan Mitchell? Mi scusi, avendo poco tempo, preferisco investitlo bene con Stiglitz e Krugman.
21/03/2013 @ 22:42
Se Obama avesse seguito Dan Mitchell o altri economisti della scuola austriaca invece di Krugman e Stiglitz forse gli Stati Uniti sarebbero un Paese in crescita e non immersi in un declino inesorabile con deficit e debito alle stelle
21/03/2013 @ 22:59
Che numeri ha sotto mano? Declino inesorabile? Gli Stati Uniti?
24/03/2013 @ 11:09
@luca
Obama è solo un “ragazzo immagine”. Nero e giovane, è la faccia pulita da mostrare al mondo. In realtà non può/vuole fare molto, ostacolato dagli ultra conservatori ma anche dalle stesse lobby che hanno pagato la sua campagna.
La deregolamentazione iniziata da Reagan (per par condicio cito anche Clinton che ha abrogato la legge del 33 di Roosevelt) ha causato un disastro e tu dici che ci vogliono ancora – regole, – stato?
Nel mondo gli stati stanno intervenendo per salvare i disastri di banche PRIVATE con soldi PUBBLICI e tu vuoi far credere che lo statalismo è la causa degli attuali problemi?
Ormai tutti, compreso il FMI (ma esclusa l’EU succube dell’ottusa visione tedesca) hanno ammesso che l’austerità è recessiva (non che ce ne fosse bisogno, basta guardare i risultati che ha prodotto) e tu proponi un ulteriore taglio di spesa pubblica?
Lavoro in un grande gruppo manifatturiero d’abbigliamento che va piuttosto bene, ma hanno appena licenziato 2 persone in amministrazione, non fanno più contratti a tempo indeterminato; preferiscono stagisti che lavorano GRATIS e senza contributi; alcuni prendono 400€ al mese.
Io sono una pezzente ma mi vergognerei a vivere da Paperone sfruttando a questo modo le persone. Lasciare la mano completamente libera alle corporation e senza rappresentanza, senza difesa, senza servizi e senza diritti gli altri 6.900.000.000 di persone, significa una sola cosa: MEDIOEVO.
Non sto dicendo che i tuoi Chicago Boys (quelli veri, non quelli all’amatriciana che sono abbastanza ridicoli, oltre che irrimediabilmente bocciati dal voto italiano) sono stupidi e sbagliano. Semplicemente non rappresentano gli interessi della comunità, ma di un ristretto 1%. Per questo non perdo tempo a leggerli, non mi interessano.
Viceversa Haavelmo dimostrò che la ricetta che proponi è sbagliata: il taglio della spesa produce istantaneamente e automaticamente – domanda e quindi un calo di produzione. Il taglio di tasse (soprattutto se nelle fasce più alte) non si trasforma invece in domanda ma in accumulo di capitale nelle mani di una cerchia ristrettissima di persone (che vanno a gonfiare bolle in giro per il mondo).
Posso anche essere d’accordo che le tasse sono molto alte ma il problema principale è che il ricavato viene investito male, cioè per riparare i danni che fanno i PRIVATI e non per garantire servizi e sostenere la domanda.
Una precisazione:
non sono “comunista”. Vengo da una famiglia di piccoli imprenditori per tradizione PLI (Partito Liberale) e poi PDL. L’attuale crisi mi ha spinta ad approfondire e ho scoperto che stavo sbagliando tutto. Attualmente non mi sento rappresentata da nessun partito; non mi sento marxista ma vorrei vivere in un mondo dove i diritti fondamentali (compreso quello di vivere decorasamente) sia garantito a tutti e dove le ricchezze che il mondo offre fossero divise più equamente tra i suoi abitanti. Non considero un merito o una prova di bravura arricchire arraffando la parte di risosrse degli altri e sfruttando il prossimo (grazie a una classe politica asservita).
ps
Quando la tua ricetta avrà prodotto 6 miliardi di pezzenti, applichiamo la teoria demografica di Malthus?
19/03/2013 @ 12:11
W la UE-Lebensraum (e gli €collaborazionisti francesi e italiani)
19/03/2013 @ 12:21
Scusi, una domanda banale:
ma se l’euro ci protegge (dalla Ciiiiiiiina?) e l’Italietta è troppo “etta” per stare sola al mondo, nella cacca non ci dovrebbe stare la Repubblichina-ina-ina Turca Cipriota?
19/03/2013 @ 13:03
Uno dei tanti capi economisti della Commerzbank – la voragine con la banca intorno, come la definisce Andrea Mazzalai di Icebergfinanza – suggerire una patrimoniale indiscriminata sui depositi italiani del 15 %.
Il capo economista della Commerzbank invece ritiene che:
“Una tassa sugli asset finanziari del 15% sarebbe probabilmente abbastanza per spingere il debito del governo italiano al di sotto del critico 100% del Prodotto Interno Lordo”.
E se Cipro fosse solo una cavia, una prova per tastare la reazione?
L’obiettivo vero siamo noi? Ci siamo tanto rammolliti da accettare passivamente di diventare provincia del loro impero? Proveremo a ribellarci?
La Germania, il buco finanziario con il Paese intorno (sempre citando il bravo Andrea) metta la patrimoniale ai SUOI cittadini per ripagare i buchi delle SUE banche!!!
Riusciranno i nostri eroi, entro il 28 luglio 2014, a fregiarsi del primato (si spera ineguagliabile) di provocare 3 guerre mondiali in un secolo?
ps
Ma lei davvero crede di poter stare sul carro di quei pazzi furiosi criminali a discutere di austerità? Dia retta a me scenda dal loro carro subito.
20/03/2013 @ 17:40
Luca provi a cercare qualche dato circa la mole degli interventi degli Stati verso gli istituti finanziari per salvarli dalla bancarotta ( purtroppo non ne hanno tratto le conseguenze ). Questi interventi hanno trasformato debito privato in debito pubblico; lo Stato considerato sempre un problema di fronte alla perfezione della “mano invisibile” del mercato, si è rivelato utile per trarre dall’impaccio chi vi era sprofondato. Le stime che circolano parlano di interventi per 15 trilioni di dollari in America ed in Europa Occidentale. In realtà lo Stato dovrebbe avere il compito di creare domanda aggregata in questa fase, come si sforza di dire continuamente il professore, altrimenti l’alternativa non può essere che il disastro, purtroppo è dove stiamo andando, il tempo stringe ed è sempre più difficile invertire la rotta.
20/03/2013 @ 20:05
Infatti i veri liberisti erano contrari ai salvataggi bancari e aziendali.freddie mae e fannie mac erano agenzie create dal governo( l’interventismo statale e’ sempre il problema mai la soluzione). Bisognerebbe fare come l’islanda.
Se i governi fanno uno stimolo fiscale per sostenere la domanda da qualche parte dovrebbero prendere i soldi. Che facciamo tassiamo i ricchi o facciamo piu’ debito. Di sicuro non si pagano da soli(l’esempio di obama e’ lampante da questo punto di vista).
L’unica soluzione a mio avviso e’ uno stato piu’ leggero, un fisco meno oppressivo e un Paese dove chi fa impresa (gli unici che creano ricchezza) non venga vessato.
21/03/2013 @ 10:04
Grazie. Concordo su Islanda, caso di interventismo statale molto coraggioso in cui c’è voluta grande lotta dei politici finlandesi con il FMI. Concordo su minore regolazione specie per le piccole quando eccessiva, ma stato più leggero potrebbe voler dire anche stato uguale a zero quindi è frase troppo facile.
Ovviamente lo stimolo fiscale ha bisogno di risorse. Non so cosa pensa lei del caso Obama, ma dubito che saremmo d’accordo sull’interpretazione di cosa è successo nel primo mandato (basta chiederlo a Chritina Romer, sua economista). Ma spero che non confonda la minore regolazione quando eccessiva con la minore domanda pubblica a fini anticiclici quando eccessiva è invece la distanza dalla capacità produttiva. saluti.
24/03/2013 @ 15:24
“freddie mae e fannie mac erano agenzie create dal governo”
Vero ma sono 2. DUE.
Tutte le altre sono private. PRIVATE.
Le manovre di Draghi in Europa e quelle di Monti in Italia non servono ad altro che a salvare INCAPACI banche private che altrimenti sarebbero già fallite da tempo. Sempre la stessa storia: l’austerità serve a restituire incauti (eufemismo) investimenti privati. A Cipro sono arrivati alla rapina a viso scoperto.
L’ “invisibile mano” – liberata da ogni regola – ha impugnato una pistola e l’ha puntata alla tempia dell’umanità (infatti non ha saputo far di meglio che uno spregevole e ricattatorio azzardo morale contro gli stati).
Quando gli stati non potranno più ripagare i danni dei privati cosa accadrà?
Anche a me piacerebbe lasciarle fallire spendendo il denaro dei cittadini per i cittadini invece di ingrassare INCAPACI BANCHIERI PRIVATI, ma ho visto cosa ha provocato LB.
La cosa più preoccupante è che non hanno imparato la lezione e continuano esattamente come prima.
Il nostro destino è nelle mani di pazzi furiosi e io sono terrorizzata. Non riesco a immagginare cosa potrà accadere.
25/03/2013 @ 15:33
“L’invisibile mano – liberata da ogni regola – ha impugnato una pistola e l’ha puntata alla tempia dell’umanità (infatti non ha saputo far di meglio che uno spregevole e ricattatorio azzardo morale contro gli stati)”.
Ti sbagli. Sono gli Stati che si sono legati mani e piedi alle banche per finanziare la loro alta spesa pubblica, i loro programmi sociali insostenibili, i loro debiti stratosferici. Le banche hanno avuto in cambio la garanzia che sarebbero state aiutate in caso di crisi.
I governi si sono lasciati intimorire dagli effetti del fallimento di Lehman Brothers.
Hanno preferito una stagnazione di lungo periodo piuttosto che una breve ma necessaria depressione e un ritorno alla normalità nel giro di pochi anni
Un vero liberista (non Monti o gli eurocrati di Bruxelles, sto parlando di economisti come Hayek o Mises) infatti avrebbe fatto fallire le banche in difficoltà e liquidato gli investimenti improduttivi.
Avrebbero prevenuto una successiva depressione impedendo l’ulteriore espansione del credito da parte delle banche centrali ( tra l’altro il tassi di interesse eccessivamente basso della Fed ad inizio ’2000 è stata una delle concause della crisi dei mutui subprime), tagliato le spese, ridotto le tasse e ripristinato gli incentivi alla produzione (quando hai una tassazione a livelli esorbitanti mi dici come fa un’impresa a creare ricchezza e occupazione?).
E soprattutto avrebbero fatto una riforma monetaria e bancaria.
Con la prima avrebbero tolto la discrezionalità ai banchieri centrali (regola monetaria fissa o gold standard internazionale o addirittura una liberalizzazione monetaria), con la seconda avrebbero abolito lo speciale privilegio concesso alle banche che è la riserva frazionaria, che consente loro di creare denaro dal nulla, e avrebbero quindi ristabilito la distinzione tra prestiti e depositi.
Questo è vero liberismo, un sistema in cui chi fa investimenti produttivi viene giustamente premiato e chi invece fa investimenti improduttivi subisce giustamente gli effetti negativi dei suoi errori.
Un sistema radicalmente diverso dal capitalismo clientelare (socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti) attuale che i keynesiani e gli statalisti di tutti i partiti spacciano invece per libero mercato.
05/04/2013 @ 15:21
@luca
Ti stupirà ma condivido alcune cose, non tutte ovvio! Specialmente mi trovi d’accordo sulla necessità di avere “Un sistema radicalmente diverso dal capitalismo clientelare (socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti)”
La grossa differenza tra noi sta nel fatto che io ritengo che il capitalismo sia diventato molto più “clientelare” da quando lo si è liberalizzato, deregolamentandolo (ed è un fatto molto evidente).
Mi pare normale che le più grosse lobby cerchino di comprare il sistema politico, quindi servono delle norme statali e internazionali che limitino il potere di tali lobby.
(Il problema è: se le lobby hanno comprato i politici, chi farà queste regole?)
Nella tua visione la concorrenza esisterebbe solo tra le lobby, mentre le persone comuni resterebbero escluse e prive di ogni diritto e difesa (nonostante siano diversi miliardi, circa il 99% della popolazione).
L’unica “concorrenza” tra persone comuni sarebbe quella di azzuffarsi per un posto da servo allo stipendio di un tozzo di pane al giorno (le lobby sanno che i posti da servo vanno tenuti scarsi, senza disoccupazione perderebbero potere).
Concludo: nessuna regola equivale alla legge del più forte dove pesce grosso mangia pesce piccolo, esattamente come nel medioevo o nella jungla. Non mi pare un passo avanti.
ps
Se appartieni a qull’1% di “fortunati” – con il pelo sullo stomaco, nessuno scrupolo e nessuna coscienza – posso capire (non condividere) la tua posizione.
Ma qualcosa mi dice che se tu appartenessi a quell’1% non saresti qui a scrivere, dunque oltre che non condividerla la trovo masochista.
30/03/2013 @ 03:38
Avevo sempre detestato l’euroscetticismo britannico (in Gran Bretagna ho vissuto per circa 15 anni), ma ora devo tristemente ammettere che avevano ragione e che avevano visto meglio di me.