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E la nave va. Senza di noi

Già. Al dibattito sulla politica estera USA nessuno dei due candidati ha parlato di Europa.

Assente, sparita.

Una famiglia rissosa che non guarda fuori dalla finestra ma solo a quello che accade all’interno delle proprie mura perde opportunità. E questa perdita di opportunità genera ancora più tensione, facendo avvitare la famiglia in un caotico garbuglio di reciproche accuse. Qualcuno poi divorzierà, o chissà dove andrà a vivere, lontano, per sempre.

L’avvio delle negoziazioni commerciali Usa-Europa dovrebbe essere una occasione unica di rilancio, l’unico obiettivo da conseguire, a cui dedicare tutti gli sforzi. Ma no, pensiamo al Fiscal Compact, che nessun paese al mondo degno di questo nome si è mai dato. Chiediamo alla Commissione europea qualche altro cambiamento interno da apportare, qualche altra regolazione, qualche altro Trattato, perché no, tanto il resto del mondo ci saluta dall’alto della grande nave americo-asiatica che si stacca da terra per andare verso chissà quali mete, mentre noi salutiamo dalla banchina del grigio porto.

Attenti però, c’è pure quell’altra nave che pare staccarsi dal porto. E’ più piccola dell’altra, ma pare familiare. E robusta. Batte bandiera britannica. La stiamo lasciando andare. E dio sa se della sua visione globale noi europei continentali non avremmo bisogno. Poi magari alla Francia sull’agricoltura non diciamo nulla, ma ai cattivi britannici sui servizi finanziari diciamo di tutto. Sarà utile? A perdere un altro pezzo di noi stessi, certamente. C’è chi dice agli inglesi, ma no, “non vogliamo meno Regno Unito, solo più Regno Unito in più Europa”, per sentirsi immediatamente rinfacciare “please, tell me, what do you mean by more Europe?”.

Già, perché più Europa oggidì è più recessione, più regolazione, più bilanci europei dedicati alle burocrazie e meno bilanci nazionali dedicati alle persone.

E il mondo va. Senza di noi.

L’austerità fa anche questo: ci distrae dal sederci ai tavoli che veramente contano. E a quel tavolo, allora, lo sapete, finiremo nel menu.

One comment

  1. francesco russo

    25/10/2012 @ 09:05

    Come non essere d’ accordo con Lei Professore ?? Una analisi lucida e spietata e portatrice di tanti interrogativi per l’ immediato futuro. Una diagnosi forse dura ma essenziale. Ma la terapia per l’ oggi e per il futuro ?? La politica di chi vedeva lontano e che guardava a distanza di venti trenta anni dove sta, il Manifesto di chi fu rinchiuso dal fascismo in un isola ma vedeva con gli occhi della mente a cinquanta anni di distanza ?? Di tasse si vive ma soprattutto si muore e quello che va reinfuso è il sentimento di speranza e di tensione ideale per il futuro che terribilmente manca in UE … e questo nel mediuo periodo conduce alla violenza e – storicamente – alla guerra. La UE monetaria è stata fatta male, nata male, forzata e poco lungimirante e coraggiosa nei suoi vincoli di partenza. L’ Italia può avere – se sfrutta bene Aprile 2013 – un importante ruolo nel cambiare la rotta

    Franco Russo

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