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Dylan Dog, Batman e della stupida austerità (sotto un’altra luce)

Immaginate un ragazzo che non studia bene, forse non ne ha voglia, forse non ha la concentrazione necessaria, forse ha pessimi insegnanti, forse l’ambiente circostante non rende le cose semplici. Certamente come genitori vi preoccupereste e mettereste in moto una strategia lenta e costante che darà – se ben ideata – i suoi frutti nel tempo, per migliorare la sua capacità di studio fino al livello ritenuto consono. Potete chiamare questi sforzi e rinunce che chiedete ai vostri figli (ma anche a voi stessi) investimenti o cambiamenti,  hanno tutti le caratteristiche comunque di rinunce oggi per un migliore futuro domani, un futuro che certamente necessiterà di tempo per materializzarsi. Ma se avete ben lavorato e se siete stati fortunati si materializzerà. E’ probabile anche che il vostro ragazzo acquisisca una forza mentale che gli permetterà di fronteggiare meglio, nel futuro, alcune situazioni di disagio temporaneo.

Perché ci saranno anche quelle. Immaginate infatti che lo stesso ragazzo abbia preso una bella febbre, un’infezione, o magari qualcosa di più serio, che richiede immediatamente la vostra attenzione come genitore: medicine, certo, cure, terapie, ma anche intrattenimento per distrarlo dalla sofferenza. Certamente non gli chiedereste di mettersi a studiare, malgrado sappiate bene delle difficoltà che ha anche  in questo campo così rilevante per il suo futuro. Perché? Ma perché vi seguirebbe di meno, forse per nulla, quando a letto invece che Topolino o Dylan Dog gli date da leggere una poesia di Pascoli o i Promessi Sposi. E’ possibile anche che diventi più refrattario allo studio se questo viene legato a spiacevoli memorie come quelle di una inutile imposizione. E’ possibile anche che guarisca peggio se non si riposa. Notate che queste febbri richiedono un approccio molto diverso da parte dei genitori: questi devono essere certamente meno esigenti e più comprensivi dei loro figli che non in caso degli sforzi di cui sopra. E non c’è dubbio che un ragazzo più maturo, come dicevo sopra, ha gli strumenti per spaventarsi di meno di fronte a queste malattie e dunque ad uscirne fuori più rapidamente.

Sapete bene dove sto cercando di parare e sono sicuro che sapete bene che esistono nelle economie le febbri, chiamate congiunture di breve periodo, e le carenze o ritardi strutturali di lungo periodo, che necessitano di riforme che abbiano un impatto duraturo. Non solo ognuno di questi problemi richiede i suoi rispettivi strumenti, atteggiamenti e tempi diversi per essere risolto, ma è vero anche che chiedere ad un economia indebolita dalla congiuntura di fare sforzi, riforme, anche giuste nell’ottica del lungo periodo, può rivelarsi controproducente e anche che sprecare i momenti di buona salute per non fare gli sforzi di lungo periodo può rivelarsi altrettanto pericoloso (pensiamo solo a tutte le riforme che i paesi europei non hanno effettuato negli anni di vacche grasse di espansione del PIL, compresa la riduzione del debito pubblico).

Quindi la questione è questa, semplice semplice. Sarebbe certo utile avere dati che dimostrino che fare consolidamenti fiscali (uno dei tanti esempi di riforma utile in paesi che hanno Stati che sono cresciuti a dismisura) durante una congiuntura negativa è un’idiozia che mette a repentaglio anche il lungo periodo di quel Paese, ma non abbiamo mai il cosiddetto controfattuale, il “cosa sarebbe successo se avessimo fatto diversamente”. Abbiamo però modelli che effettuano simulazioni.

Come quelle svolte con assunzioni assai realistiche da 4 bravi economisti che lavorano nel Regno Unito per verificare cosa succederà alla loro economia da qui al 2021 se la (necessaria nel lungo periodo) riduzione della spesa pubblica venisse effettuata oggi nel mezzo della crisi oppure quando fuori dalla congiuntura, tra 3 anni. (Grazie a Roberto Boschi per avermi indirizzato verso questo lavoro). La perdita cumulata di PIL dal 2011 al 2021 nel primo caso, di genitore testardo che fa studiare il figlio anche con la febbre, è del 16% di PIL reale (reale inteso come numero di patate, roast-beef, Rolls Royce, ecc.) in meno e con un tasso di disoccupazione dell’1% più alto ancora nel 2019 rispetto al caso di politiche fiscali che hanno aspettato la ripresa (la fine della febbre) per mettersi in moto con il dimagrimento fiscale.

Che spreco enorme. E chissà che economia sarà quella britannica nel 2021. Loro assumono che da lì in poi le economie sotto i due scenari andranno di pari passo e lo spreco (comunque enorme) sarà stato solo una tantum. Un’assunzione come un’altra? Mah.

Io sono dell’idea che nella vita tutto torna, sempre, anche con qualche lustro di ritardo. E che quei disoccupati usciti in quel decennio dalle file degli occupati, un po’ come i figli non coccolati in tempi di bisogno, non saranno più come prima e ce la faranno pagare in qualche modo, sottile o meno. Mi dicono che anche l’ultimo Batman parla di ciò, ma prima mi toccherà prima vederlo.

3 comments

  1. Già visto Batman. C’è una metafora della scalata sociale veramente molto potente e la sottigliezza è che si dice esplicitamente che quella speranza di “arrampicarsi” (quando vedrete il film capirete le virgolette) è proprio ciò che abbrutisce le classi sociali più sfortunate; classi di cui qui da noi in Europa non si ha un’ idea precisa di quello che sono “in concreto”.
    Sì, conosciamo da internet le favelas brasiliane, i ranchitos venezuelani, l’ India e l’ Africa ma innanzitutto vederle dal vivo e parlare con quella gente è un’esperienza che cambia radicalmente il modo di pensare di una persona; ma soprattutto quello che non si sa è che le forme di discriminazione sociale non sono solo secondo la fattispecie dell’ “intoccabile” ma molto più drammaticamente dell’ “innominabile”.

    Qualcuno sa chi sono i Burakumin? Sono una casta di paria giapponesi (anzi “una delle caste” se contiamo gli Ainu, la gente di Okinawa e certe persone di origine coreana) che esiste da secoli e di cui si è potuto cominciare a “parlare” solamente circa nel 1969. Da allora c’è stato un lento progresso e dal punto di vista legislativo il problema sarebbe sostanzialmente risolto ma in realtà la discriminazione continua come prima perché la gente si rifiuta ancora oggi di accettarli; solo che visto che legalmente sono stati “sdoganati”, della discriminazione reale e non solo nominale, secondo un costume tipicamente nipponico, non si può proprio parlare (fate la prova se andate in Giappone e vi renderete conto).
    Intanto nel 1975 tra le aziende giapponesi circolava una lista segreta di cognomi di Burakumin (“Tokushu Buraku Chimei Sōkan”) che venivano quindi immediatamente ostracizzati nella carriera o non assunti (la lista è stata dichiarata fuori legge ma pare che circoli ancora); ma la cosa interessante riguarda un certo film che è uscito anche da noi, “Departures”; quel film che parla di un violoncellista giapponese disoccupato che si trova a dover fare il compositore di salme. Chi conosce il Giappone capisce subito che pur senza avere il coraggio nominarli il regista vuole parlare dei Burakumin e se volete una conferma c’è questo commento su Wikipedia che a mio avviso, giudicando dallo stile, è stato scritto proprio da un giapponese (paragrafo della voce Burakumin in inglese):

    “The award winning 2008 Japanese movie Okuribito (Departures), features the main character Daigo who becomes a professional embalmer, a line of work long reviled in Japanese culture for its association with the dead. It isn’t explicitly mentioned, but a Japanese audience would recognise it as a job for burakumin.[verification needed] Despite Daigo having no mentioned ancestral background, the film portrays a sense of strong lingering discrimination for the work. As such he tries to hide his new profession from everyone, including his wife, who actually leaves him when she learns the truth.” (notevole il “verification needed”; è anche ovvio perché o lo sai o non ci credi).

    Per brevità non mi dilungo ma vi interesserà sapere che la stessa cosa è esistita per circa mille anni anche da noi nei paesi Baschi, Navarra, Aragona, Provenza, Pirenei fino alla Bretagna e a suo tempo anche Montesquieu quando era consigliere al parlamento di Bordeaux ebbe a che fare con un caso relativo a questa casta di paria europei non solo intoccabili ma innominabili (dopo la rivoluzione francese sono stati “parificati” per legge ma la discriminazione è proseguita molto pesante fino alla prima guerra mondiale dove tutti hanno combattuto insieme e la “macchia” è stata cancellata):

    http://fr.wikipedia.org/wiki/Cagots

    Accenno solamente al fatto che anche i “nostri” come i Giapponesi potevano toccare il sangue essendo impuri; i nostri inoltre potevano toccare il legno (che non si sa perché sarebbe isolante) e quindi fra legno e sangue sia loro che i colleghi nipponici erano costretti a fare i torturatori nelle segrete. I Burakumin non potendo fare altro costituiscono quasi il 70% dei membri della Yakuza.

    Il prof dice che prima o poi ne pagheremo il fio…forse dovremmo capire che il problema di riuscire a pensare una società più inclusiva non è solo urgente ma è un dovere morale di chi ha avuto fortuna.

    P.S.: Batman resta un film conservatore ma almeno si cominciano a vedere dei cattivi che hanno delle valide ragioni, che sanno amare e sacrificarsi per i propri cari. Il cattivo, non si sa perché, può fare solo proposte distruttive ma attenzione che il film sostanzialmente dice che è proprio Batman quello che di volta in volta “crea” i nuovi cattivi. Un’implicazione interessante.

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  2. Io sono d’accordo a dire che il consolidamento non va fatto durante la recessione.
    Però a guardare quella tabella, se interpreto bene i dati, viene fuori che nel primo caso il PIL è più alto già nel 2019 e cresce progressivamente più che nel secondo caso; questo probabilmente significa che se si allunga l’orizzonte temporale il risultato cambia segno.
    O no?

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