Ma esiste una Europa del Nord virtuosa ed una Europa del Sud sciagurata?
Wendy Carlin, brava economista dell’University College of London, ha cercato di convincerci di sì.
E, a nostro avviso, ci è riuscita.
Ha diviso l’eurozona in Nord (Germania, Benelux, Austria e Finlandia) e Sud (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo), lasciando fuori la Francia (non pienamente nordista) e l’Irlanda (non pienamente sudista). E ha analizzato le performance delle due aree, cercando poi di determinare le cause di eventuali differenze tra queste.
Risultato? Una notevolissima asimmetria di qualità istituzionale tra Nord e Sud.
La prima carenza del Sud (in rosso)? L’incapacità di gestire la sua competitività (fatta di rapporto tra costo del lavoro, a sinistra, e produttività, a destra) con una coesa politica di coordinamento Governo-sindacati-imprese fatta di moderazione sindacale, riorganizzazione delle imprese e visione politica come ha fatto la Germania, oops scusate, il Nord (in blu). E’ così che abbiamo messo a rischio l’euro, visto che la nostra competitività all’interno di un’area a cambio fisso è per questo precipitata.
Dobbiamo disperarci? Siamo irrecuperabili? Non è detto.
Guardate il grafico sotto, è meno noto.
Ci dice che durante gli anni d’oro della nostra tumultuosa crescita sudista degli anni 50-60, il comportamento del Sud fu ben più virtuoso di quello della nostra generazione. Ce la fecero i nostri padri, i nostri nonni. Grazie a loro per quanto hanno fatto per noi. Davvero.
E’ essenziale e semplice, la soluzione: che la nostra maledetta generazione metta i nostri figli nelle condizioni culturali, nella predisposizione e nel contesto migliori per permettergli di darsi da fare per tornare a quegli splendidi anni del dopoguerra. L’ha fatto il Nord e non siamo secondi a nessuno: basta fare le politiche giuste dialogando in maniera ambiziosa e visionaria con tutte le controparti del sistema produttivo, facendo sistema come si dice, e abbandonando le riforme inutili e perdenti.
Ma ancora di più vorrei che vedeste l’altro grande fallimento istituzionale del Sud di questi maledetti anni. Sono impressionanti questi dati, e brava è stata la ricercatrice a metterli crudamente davanti ai nostri occhi, uno schiaffo che ci deve far riflettere.
Nel grafico a sinistra il paragone euro Nord (blu)-euro Sud (rosso) di 4 indicatori di governance, per 2 diversi bienni -1998-2000 e 2009-2010,10 anni dopo. Da sinistra a destra: rispetto delle legge, controllo della corruzione, qualità della regolazione, efficacia del governo.
2 i risultati chiave: il Nord è sempre meglio del Sud, in tutti gli anni. Ma, più importante, in tutti gli indicatori siamo, noi del Sud, in questo decennio, peggiorati rispetto al Nord. La forbice, già pesante nel 2000, nella qualità delle istituzioni pubbliche si è allargata.
Ecco perché dico che l’unica riforma che merita di ricevere tutta la nostra attenzione è quella della Pubblica Amministrazione. Come competere con il resto del mondo se le nostre istituzioni pubbliche collassano rispetto a quelle del resto del mondo? Come?
Se vogliamo consegnare come futuro ai nostri figli il passato che ci consegnarono i nostri padri, dobbiamo lavorare sodo e duro per migliorare le nostre istituzioni. Ma è alla nostra portata.
17/04/2012 @ 07:54
Articolo molto interessante e apprezzo, come sempre, il suo pensare sempre positivo Professore.
Ma onestamente, anche se forse un po’ fuori tema questa mattina da parte mia, sono molto preoccupato di quanto sta accadendo in Argentina con la nazionalizzazione del 51% della compagnia petrolifera YPS (maggior azionista la Spagnola Repsol). Prevedo una forte ripercussione economica in tutta l’area occidentale. Eh…..ahime i giornali Italiani ne danno poco rilievo.
19/04/2012 @ 13:28
Buongiorno Professore,
è vero che in anni lontani i nostri padri e nonni fecero meglio dei padri e dei nonni di quelli del Nord, ma negli ultimi anni è stato un disastro.
Sembra proprio che il detto “il salario come variabile indipendente” sia uscito dalla porta per rientrare dalla finestra