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I 3 fallimenti europei secondo il Nobel Amartya Sen

Amartya Sen. Premio Nobel per l’economia. Sposò la figlia di Eugenio Colorni, uno dei promotori del manifesto di Ventotene del 1944 sull’unità europea, ucciso da militanti fascisti nello stesso anno. Manifesto scritto tra gli altri da Altiero Spinelli, padre fondatore dell’Europa unita, che a sua volta sposò la vedova di Colorni nel dopo guerra. Si può capire che abbia a cuore le sorti del nostro Continente.

E a Berlino, nella sua lezione magistrale, ha puntato l’indice verso le colpe (più che verso i colpevoli) europee. I fallimenti, ai suoi occhi evidenti, del Continente. 4 colpe, tra cui quella di avere creato l’euro. Ma di quest’ultima vuole parlare poco: ora che ce l’abbiamo, dice, non è più così ovvio volerne uscire. Ma gli altri 3 fallimenti, dice, sono incomprensibili e vanno rimossi.

Il primo fallimento: politico. Un declino dell’impegno europeo verso processi democratici. Con la forza decisionale passata dal dopoguerra ad oggi dalle istituzioni politiche a quelle finanziarie. Dove oggi, più del referendum negato ai greci, lo colpisce come sparisca l’idea di Governo basata su discussione pubblica ed aperta.

Concordiamo. Profondamente e tristemente, con la stessa tristezza che accompagna il dolce sorriso del Prof. Sen. Questa settimana in Parlamento, si approverà crediamo un obbligo del bilancio in pareggio nel silenzio assoluto della cittadinanza esclusa. Come è avvenuto per lo stupido Patto fiscale europeo. L’Europa culla della democrazia, ed è forse per questo che sorride Sen, triste.

Il secondo fallimento: sociale.  Sen si chiede dove sia finito il rapporto sinergico, complementare, tra Stato e mercato. Riducendo la spesa pubblica in una recessione, si fa più male al mercato, sostiene, uccidendo posti di lavoro e opportunità per sempre per le future generazioni, per i giovani di oggi. Un argomento keynesiano. Ma va al di là di Keynes. Cita Bismarck e la presenza di uno stato sociale (“al solo citare positivamente il nome di Bismarck, dice divertito, ricevetti telefonate urlanti dai miei amici di Banca d’Italia che mi pregavano di ritrattare“, interessante questo “gossip”). Cita Smith, sì Adam, il padre della mano invisibile che ricordava come l’avere un’economia di mercato che funziona bene vuole dire sia maggiore abilità delle persone di vivere una vita felice sia uno Stato che ha le risorse per svolgere meglio quello che sa e deve svolgere.

Concordiamo. Perché lo Stato democratico, quando funziona, fa funzionare meglio il mercato: proteggendo e aiutando i più deboli aumenta a dismisura le opportunità e gli scambi. C’erano mercati anche sotto Re Giovanni e lo Sceriffo di Nottingham, ma mai sviluppatisi, perché l’esproprio e la sopraffazione erano sempre presenti. E il mercato che cresce restituisce, in una sorta di scambio virtuoso, allo Stato le risorse per costruire una infrastruttura materiale e culturale consona e atta a generare ancora maggiore sviluppo. Ci chiediamo spesso su questo blog dove sia finita l’enfasi sulla crescita in Europa, ma ha ragione Sen, dovremmo chiederci dove sia finita l’enfasi, la ricerca di questo fondamentale patto sinergico tra Stato di qualità e mercato vitale. Dove è finita la ovvia pretesa per uno Stato che funzioni e non sprechi e per un mercato che innovi e non che sopravviva con immeritati e costanti sussidi e prestiti.

Il terzo fallimento: intellettuale. La comprensione intellettuale di quello che sta succedendo che, quando manca, distrugge l’economia. Si preoccupa, Sen, di quegli uomini che hanno abbastanza conoscenza da poter avere potere, ma non abbastanza da saper differenziare il vero dal falso. E quindi capaci di imporre, senza affidarsi al processo illuministico della conoscenza tramite il dibattito pubblico, decisioni sbagliate.

Come quelle imposte oggi dall’Europa, alle prese con un’enorme regressione politica, sociale, intellettuale.

 

4 comments

  1. Amedeo Argentiero

    16/04/2012 @ 09:34

    Come non poter concordare con le riflessioni di due premi nobel: Sen e Stiglitz! Tuttavia viene un po’ di amaro in bocca perché c’è da chiedersi: ci vogliono 2 nobel dell’economia per indicarci che andando avanti così sbattiamo rovinosamente? Premetto che non ho approfondito la riforma costituzionale del pareggio di bilancio, cosa che reputo un’eresia… Che fine ha fatto la funzione anti-ciclica della politica fiscale? Definitivamente sepolta con questa riforma. E quella golden-rule che avrebbe imposto almeno per le spese relative agli investimenti lo scorporo dai saldi soggetti al tetto dell’indebitamento? Stiamo combattendo la recessione con le tasse; le giustificazioni poi legate all’andamento dei conti in rosso si commentano da sé: se il ciclo è sfavorevole è naturale avere saldi negativi. Il vero punto è il debito: se l’Europa capisce che irrobustire un fondo di garanzia (tipo l’ESF) è una vittoria per tutti e non significa banalmente “free riding”, allora anche la questione spread probabilmente tra qualche mese sarà un brutto ricordo. Altrimenti la spirale spread alto-interessi alti-più tasse per risanare-recessione-spread alto continuerà rovinosamente ad avvitarsi su se stessa.

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  2. Le mie limitatissime capacità di comprensione dell’inglese parlato mi obbligheranno ad ascoltare più e più volte questo video. Il mio commento si limita quindi alla sintesi che lei ne ha fatto. D’accordo su tutto, prof, tranne che per le considerazioni relative al terzo fallimento.
    “… quegli uomini che hanno abbastanza conoscenza da poter avere potere, ma non abbastanza da saper differenziare il vero dal falso. E quindi capaci di imporre… decisioni sbagliate”.
    Io sono mi sono convinto che l’Europa è fallita non tanto per l’insipienza di coloro che avevano il potere di realizzarla, quanto perché il progetto di costoro era ed è diverso da quello che ci è stato ammannito in questi anni e in cui noi abbiamo creduto.
    Sto parlando di malafede, prof.
    Quando Monti, scrivendo al Corsera dal suo road-show in Asia, sostiene che:

    “Comincia a diffondersi l’apprezzamento per ciò che il nostro Paese ha saputo fare in pochi mesi in termini di riduzione del disavanzo, riforma delle pensioni, liberalizzazioni (sic). Ma restano una riserva, una percezione errata, un forte dubbio. La riserva… riguarda il mercato del lavoro. Con quali tempi il Parlamento approverà la riforma proposta dal governo? Finché la percezione errata e il dubbio non saranno dissipati, la fase attuale verrà considerata come una interessante «parentesi», degna forse di qualche investimento finanziario a breve termine. Ma le imprese straniere, come del resto quelle italiane, saranno riluttanti a considerare l’Italia un luogo conveniente nel quale investire e creare occupazione…”

    come se fosse questo il punto dirimente e non la corruzione, la criminalità, la burocrazia, la giustizia e via dicendo; quando il primo ministro di un governo dei migliori arriva a sostenere questo, ebbene, MENTE sapendo di mentire e insulta l’intelligenza degli italiani (o almeno di una parte).
    Il pareggio di bilancio in Costituzione, che verrà votato a maggioranza qualificata da un parlamento disattento e squalificato, nell’ossequiente silenzio dei media, è solo un ulteriore passo avanti nel cammino che sta portando alla cessione della sovranità nazionale, senza che alcuna quota di sovranità europea venga concessa in corrispettivo: esso segue Maastricht, Lisbona, l’ESM, il Fiscal compact, Eurogendorf. Nomi e sigle di cui la maggior parte della gente ignora il significato, in virtù della nostra pigrizia mentale che i media lusingano con grande dispiego di armi di distrazione di massa.
    L’unica istituzione per la quale ci è dato votare, il Parlamento Europeo, può al più legiferare sulla data di scadenza delle mozzarelle o giù di lì.
    E poiché gli organismi che contano veramente (BCE, Consiglio Europeo Commissione Europea) non sono eletti dai cittadini, non possiamo nemmeno sperare di cambiare le cose alla prossima tornata elettorale. E se non è possibile cambiare quest’Europa dall’interno, allora la conclusione è che dobbiamo uscirne, e probabilmente quanto prima meglio ( ma so che lei su questo non è d’accordo).
    Mi scuso per questo lungo pistolotto, ma il post ha versato sale su una ferita aperta.

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