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Quando si sbaglia una (sola) parola

Bello l’articolo oggi di Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera sulle cause della crisi, europea ed italiana. Ben strutturato e pensato. Da leggere.

Peccato che proprio sul più bello … si perda.

La soluzione ai problemi italici così profondi e strutturali? La tesi di Lucrezia è che lo spiazzamento dovuto al debito pubblico è la causa dei nostri mali. E dunque la soluzione è una sola: “eliminare la dipendenza strutturale del debito pubblico che è stato veicolo di un consenso costruito su un dualismo tra Nord e Sud che dall’unità d’Italia ad oggi ha continuato ad aggravarsi. Ed è qui che bisogna partire.”

Spiazzamento in economia è un termine che usiamo spesso. Per dire che il settore pubblico spiazza il settore privato, lo taglia fuori dall’economia. Peccato che le attività produttive del privato vengono spiazzate non tanto da come lo Stato compra (se pagando in contante con le tasse o con … la carta di credito del debito) ma da quanto e cosa lo Stato compra, ovvero da quanta spesa pubblica effettua. Come in guerra,  quando lo Stato spendendo di più per armamenti chiede alle imprese di riorientare la loro produzione via da beni di consumo. O quando lo Stato chiede di costruire ponti inutili che s’interrompono a metà e non vanno da nessuna parte, risorse che sarebbero state meglio impiegate altrove, e che non danno felicità. Oppure quando lo Stato chiede alle imprese di costruire ponti che invece ci permettono di andare in luoghi magici e che senza di esso non avremmo mai conosciuto.

Ha ragione la Reichlin a parlare di consenso costruito sul dualismo dall’Unità di Italia in poi, ma certamente era un consenso basato sulla spesa pubblica e non sul debito! Se abbiamo un problema al Sud è proprio quello della cattiva spesa, non del cattivo debito. Lo ha detto Cirino Pomicino qualche mese fa al Messaggero e lo riprendemmo sul blog: “ci riunimmo, col Pci, negli anni Ottanta, e decidemmo di aumentare la spesa pubblica al Sud (banalizzo, NdR) per salvare l’Italia dal terrorismo”. La crescita del debito fu la conseguenza di quella decisione, non la causa.

Mi direte. Cosa importa, è la stessa cosa debito pubblico o spesa pubblica. Ma assolutamente no! Il debito ci parla di come comprare, la spesa di cosa e quanto comprare. E capirete che quando andate al negozio sì, è abbastanza importante sapere se comprerete in contanti o con la carta di credito, ma molto più importante per la vostra felicità è sapere cosa e quanto comprerete!

E abbiamo comprato male. Molto male, specie in questi ultimi 30 anni. Abbiamo speso male quando avevamo bisogno invece di spendere, come fanno Francia e Germania per sostenere il proprio settore privato nella sfida globale, di spendere bene. Abbiamo comprato ponti costruiti a metà che non vanno da nessuna parte invece dei ponti magici.

Dire tagliamo il debito, come fa Lucrezia Reichlin, non rimette a posto in alcun modo il problema strutturale a cui ella fa giustamente riferimento. Anzi lo aggrava ampliando la recessione. Tant’è, tant’è, che in chiusura del suo pezzo a chi augura giustamente “Coraggio” la Reichlin? Al Ministro dell’economia Monti? Al Vice Ministro Grilli? Ma manco per idea. Al responsabile della Coesione Territoriale, Ministro Fabrizio Barca, che tutto fa meno che occuparsi di debito pubblico ma che invece si occupa di spesa, specie per le aree svantaggiate del Sud.

Quindi la questione chiave per questo Paese è ovvia ed è una sola. Come riqualificare, e non ridurre, la spesa. Lo dice in parte oggi nella sua intervista alla Stampa Giarda quando dice che non vi sono programmi di riduzione della spesa perché il tagliabile è già stato ampiamente tagliato. Ma lo dice solo in parte, perché – sempre in attesa di vedere tra poche settimane i contenuti della spending review – le parole del Prof. Giarda sono deprimenti e non lasciano intravedere grandi ambizioni a breve di rilancio del settore pubblico come volano di crescita del Paese.

Sono parole che sanno di già sentito. Parole giuste, ma morte.

Ovviamente il Ministro Giarda è realista, conoscendo bene la macchina della Pubblica Amministrazione ed il suo recente passato di cui dicevamo sopra, non proprio glorioso. Ma forse è proprio questo il problema. C’è bisogno di una visione nuova, che scommetta su una rottura col passato e che ci creda con l’ottimismo, la spensieratezza e la forza di chi crede che si possa rimettere in gioco questo Paese nello scenario mondiale e non semplicemente farlo sopravvivere.

Forse, mi dico, solo un Governo più giovane potrà marciare ai ritmi che gli chiedono i suoi giovani.

14 comments

  1. Lucrezia Reichlin e’ un genio ed ha capito tutto. Tu, bravo professore ma le tue proposizioni sono assolutamente terrificanti. Bugie e bugie le tue, che la storia e i fatti continuano a provare. Distinizioni inutili, tra spesa buona, spesa cattiva…, etc etc Baggianate.

    Tagliare la spesa. Ora. Oggi. Lo Stato, la spesa pubblica faccia il suo dovere che non ha fatto dal dopo guerra perche’ concentrato sul rubare denaro pubblico (nel senso vero della parola). Difesa, ordine pubblico, opere strutturali/culturali. E, last but not least, CHE TUTTI PAGHINO LE TASSE. Eh si, certo, non pagare le tasse deve essere criminalizzato. Infatti, un crimine gravissimo, un crimine contro la nazione.

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      • Glad to be back. Purtroppo ho troppo poco tempo ….

        Fresh start. Ne abbiamo bisogno. Lo so, non ce la faremo mai perche’ la volonta’ del vero cambiamento purtroppo non c’e’.

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    • giammarco giardi

      11/04/2012 @ 14:29

      Che la Reichlin sia persona competente era fuori d’ogni dubbio. Sorge il problema su quello che sostieni tu a gran voce, tagliare ora la spesa pubblica significherebbe arrendersi al nostro triste destin; per fare un esempio è come quando il prof. Piga ci dice che dobbiamo aiutare il bambino ad attraversare la strada, tu stai sperando che quel bambino attraversi da solo la strada perchè è aiutato da un cattivo adulto, quando non capisci che servirebbe sono un buon adulto. O si riqualifica la spesa pubblica oppure facciamo una fine non auspicabile per nessuno.

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  2. Ma la causa del debito pubblico, la Reichlin lo sa?
    Ok riguardo il modo che la spesa pubblica è stata creata ma, molto più importante è comprendere come si è arrivati a questo valore ed il perchè.
    Il fatto che tutti debbano pagare le tasse, è giusto e ci stà, ma è a monte il problema.
    Concentrarsi solamente o meglio deviare l’attenzione sull’evasore fiscale, peraltro ampliamente tollerato se non invogliato dai politici, è un po poco.
    Saluti.

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    • Orazio , il debito pubblico NON è il problema ! il problema è la sostenibilita’ del debito pubblico che è una cosa diversa !
      il giappone sostiene un debito pubblico del 240% mantenedo
      un ricchezza procapite dei cittadini decisamente superiore alla media europea…(e italiana nello specifico )

      ma l’italia e l’europa hanno fatto scelte diverse …la scelta di adottare il modello tedesco…che ha finito per avvantarggiare solo … i tedeschi! (as simple as that)

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      • Non chiaro, spieghi meglio. Il Giappone insegna solo che 120% di debito /PIL è … basso, nulla sappiamo sulla sostenibilità. Che il Giappone sia più ricco non rende il suo maggiore debito più sostenibile (o, fosse per questo, nemmeno meno). Sempre che non stia parlando di un confronto tra tasso d’interesse e tasso di crescita dell’economia?

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    • son d’accordo Orazio. Il problema a monte certo non e’ l’evasione ma quest’ultima e’ parte integrale del problema. Il problema a monte e’ la profonda disonesta’ dell’amministrazione italiana, che ci ha rovinato sin dal dopo guerra. Anno dopo anno. Il problema a monte e’ la mancanza di volonta’ di cambiare, e lo sai perche’ ? perche’ la disonesta’ e’ talmente diffusa che non esistono gli incentivi.

      Il caro Piega parla di spending review ? ma chi la fa ??? Nessuno in modo onesto, ergo: si “chiude” la spesa, quindi si chiude il rubinetto che ha arricchito la classe dirigente (pubblica e non) per decadi, e impoverito le classi medie/basse.

      L’evasione fiscale e’ certo gravissima. Di per se, ma anche in quanto ulteriore indice di quella disonesta’ profonda del paese di cui accennavo.

      Forse, il problema italia vero e principale, a monte di tutti i problemi, e’ proprio l’educazione. Dovrei dire la diseducazione: perche’ nelle universita’ quella cultura dell’imbroglio e del ruba ruba e’ eclatante. La cultura del professore che non c’e’ mai, che e’ diventato prof. senza pubblicare un articolo scientifico, che e’ in realta ‘ un ignorante totale e’ cosi’ evidente che non puo’ non influenzare. E poi si autocoltiva.

      Nei paesi moderni roba del genere non accade. Se ti viene assegnata una cattedra e’ per merito solamente. E se poi non pubblichi lavori scientifici periodicamente, la cattedra la perdi. Punto finale. Fuori a calci, non degno del posto. Mamma mia. E’ l’univesita’ dovrebbe essere l’espressione ultima della cultura del paese, la colonna portante del progresso della nazione !

      (spero mi capite: io parlo della “norma”. Professori straordinari ce ne sono, e ne ho incontrati tanti!

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      • Ci sono signore università negli Usa solo di didattica e non di ricerca. Sono pochissime quelle di ricerca. Nelle università italiane ci sono anche dei professori che scrivono 2 o 3 articoli scientifici “importanti” e non fanno nient’altro, non si spendono a lavorare con gli studenti, non insegnano, non costruiscono nulla, nessuno studente li conosce se non per sentito dire. E le assicuro che dei loro lavori non si ricorderà niente nessuno tra 20 anni. Un bravo insegnante lo ricordano tutti. Ma purtroppo questi soloni non sono cacciati a pedate dall’università, esseri inutili. Poi certo l’università che funziona è quella dove si fa buona ricerca e si insegna come dei matti. Verrà il giorno, anche in Italia, per quella.

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  3. attenzione pero’ perchè lucrezia ha ragione :’nessuno puo’ permettersi di mascherare con il debito , pubblico o privato , i suoi problemi strutturali …

    Qui si parla di qualificazione della spesa pubblica , specialmente al sud ma non solo , mi sembra che nell’era zapatero e anche prima probabilmente la spagna abbia realizzato progetti di grande qualita’ , di qualita’ assoluta nel campo dell’alta velocita’ ferroviaria della riqualificazione della citta’ (barcelona ,valecia ,la stessa madrid ) di creazione di poli industriali high tech nel campo dell’avionica …per non palare degli investimenti e la creazione di posti letto e centri turistici sulla costa…possimo ben dire che la spagna ha fatto quello che il sud (ma anche il nord) italia non è riuscito a fare se non in maniera sporadica e minore …e ora la spagna in crisi nera con prospettive misere
    nonostante un debito pubblico contenuto ma con uno privato molto ingente e destabilizzante…Mi sembra quindi che quanto
    qui proposto ovvero la qualificazione della spesa pubblica -anche se meglio focalizzato rispetto a reichlin – non possa risolvere i problemi di crescita e sostenibilita’ che questo assetto dell’eurozona pone

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    • Di nuovo. Il problema spagnolo non è il debito privato. Tutte le economie hanno credito e debito privato. Il problema è stata la governance di quel debito e cosa ne è stato fatto, ovvero sepculazione edilizia à la Usa. Risolvere il problema spagnolo non lo si fa abbattendo il debito privato spagnolo (ci manca solo quello) ma modificando la regolazione bancaria per che si presti bene.

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      • Gentile prof. Piga,
        non crede che la Spagna, come gli altri paesi del sud Europa, stiano vivendo, invece, una crisi di debito estero? I dati sulle bilance dei pagamenti (http://www.oecd-ilibrary.org/economics/country-statistical-profile-spain_20752288-table-esp) pare che offrano un quadro in cui il risparmio privato abbia seguito altre strade. Inoltre, la rigidità dei cambi del sistema Euro abbia avvantaggiato le economie del nord Europa dove l’inflazione è un po’ più bassa rispetto ai PIIGS. La bolla immobiliare non è forse la scintilla e non la causa?
        Grazie.

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        • Senza dubbio è una crisi di competitività estera. Ma la bolla immobiliare è solo la prova provata che ci siamo distratti in questi ultimi 10 anni, pensando che la crescita drogata fosse crescita sana, e non abbiamo fatto le riforme per evitare questa crisi. Peccato che nessuno in europa ha sorvegliato.

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