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Non abbattete il debito, non serve a nulla. Abbattete la cattiva spesa.

Continua la tiritera che dobbiamo “abbattere il debito”. E’ un dibattito sbagliato, che fa perdere tempo prezioso verso la soluzione del problema immenso che ci ritroviamo tra le mani e che mette a rischio la costruzione europea dell’euro. Ecco alcune delle ragioni, sbagliate, che vengono addotte spesso sul perché bisogna abbattere il debito:

1)      “Le somme impiegate per il pagamento degli interessi  sono sottratte all’economia”: falso. Il  pagamento degli interessi sul debito è compensato esattamente dagli interessi che il contribuente è messo in condizione di guadagnare grazie al differimento del carico fiscale.

2)      Falso anche che “il debito porti via risorse”: lo Stato non consuma denaro per il semplice fatto di chiederlo a prestito; ogni euro che lo Stato ottiene in prestito viene immediatamente reso disponibile in modo che possa essere nuovamente girato ai privati. Lo Stato chiede soldi per spendere.

3)      “Il peso del debito rallenta il ritmo di sviluppo dell’economia”: falso. Il ricorso al credito da parte dello Stato non consuma nulla. Ciò che consuma risorse è la spesa pubblica. Se lo Stato acquista, pagando in contanti, un milione di tonnellate di acciaio, sarà disponibile un milione di tonnellate d’acciaio in meno per il settore privato. Ma ciò è altrettanto vero nel caso in cui la spesa venisse finanziata attraverso tasse e senza debito!

Quello che conta è cosa ci compra lo Stato con queste risorse, che vengano dalle tasse o dal debito: se ci compra acciaio per fare ponti utili, l’economia crescerà; se ci compra acciaio che poi butterà nell’oceano l’economia rallenterà. Dal che si deduce che l’obiettivo di ridurre il debito non  rappresenta di per sé un imperativo categorico, una conditio sine qua non della prossima manovra. Abbiamo bisogno piuttosto di uno Stato che spenda bene le risorse che ottiene dai cittadini (via tasse oggi o via indebitamento), che tagli tutte quelle spese che sprecano risorse per la comunità così da restituirle veramente in mano ai cittadini, e che tassi con quel grado di efficienza ed equità che gli elettori gli hanno richiesto al momento del voto.

Nel comporre questo equilibrio è fondamentale che i  progettisti abbiano chiaro l’obiettivo: non trasferire alle odierne o alle prossime generazioni il costo di debiti o tasse usati per finanziare spese improduttive ma piuttosto il ricavo di debiti o tasse usati per generare investimenti utili allo sviluppo culturale, solidale ed economico del nostro Paese.

4 comments

  1. Il punto uno è vero per il Giappone dove la quasi totalita’ del debit pubblico è detenuto dai contribuenti giapponesi. In questo caso il costo del debito pubblico non è un onere per la società giapponese. In Italia quasi il 50% del debito pubblico è detenuto da soggetti non residenti. Gli oneri finanzari rappresentano per la porzione di questo debito un costo per la società italiana. Questo onere è in parte compensato dagli interessi e dividendi che gli investitori residenti percepiscono sugli invesimenti fatti all’estero. L’italia ha una posizione debitoria netta nei confronti dell’estero che è pari al 25% del PIL. Il costo per la societa italiana del proprio debito è costituito dai flussi netti in entrata ed in uscita . Per nostra fortuna sono molto inferiori rispetto agli interessi che paghiamo sul debito pubblico !!

    Il punto due è vero nel senso tautolgico che ogni euro preso a prestito viene speso. Se però lo stato paga stipendi a persone che non lavorano, il costo netto per la società è rappresentato dall’output perso che si potrebbe ottenere da un impiego produttivo di quella forza lavoro.

    Il punto tre sarebbe vero se le tasse per ripagare il debito non avessero effetti distorsivi sull’economia. Le tasse disincentivano il lavoro e quindi anche “il ritmo di crescita dell’economia”.

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    • Sul punto 1, concordo in toto.
      Sul punto 2, non riguarda il modo di finanziamento (tasse o deficit) ma cosa si fa con quei soldi: è un costo che avresti anche con le tasse.
      Sul punto 3, se le tasse sono distorsive, se non fai debito ma finanzi le spese con le tasse allora disincentivi il lavoro oggi. Se invece fai debito e tassi dunque domani, disincentivi il lavoro domani. Ancora una volta, il debito c’entra … poco quanto a colpe.

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  2. caro professore,sono pienamente d’accordo con lei;in questo momento le riforme darebbero i loro (sperati?) effetti almeno, nel medio periodo. Oggi il nostro paese ha bisogno di ripartire da subito, e questo, secondo me, non può che essere fatto via deficit considerata già l’altissima quota di imposizione fiscale dei consumatori e delle imprese (lasciando scaricare il peso di tasse future quando le riforme produrranno i loro frutti). Il nodo centrale secondo me è uno:in italia non si è mai fatto a differenza di altre realtà estere un quadro critico della spending rewiew della nostra pubblica amminstrazione.Io non c’ero, ma il miracolo pubblico italiano del dopoguerra, lo abbiamo pagato nel corso degli anni accumulando un enorme debito che andava a braccetto con il chinare la testa delle nostre istituzioni alle lobbies di questa o di quella parrocchia. Professore, DOBBIAMO fare subito,immediatamente.Dobbiamo intervenire ora per rilanciare un apparato statale elefantesco, ed ELIMINARE tutto il “red tape” possibile. pero ora basta parlare di cifre,governi tecnici o politici, riforme o meno. Far funzionare meglio la nostra macchina che al momento assomiglia piu ad un elefante che mangia molto e cammina poco che ad un cavallo di primo pelo è la prima cosa!mettiamo giu tutti i punti critici e le azioni, condividiamole e proponiamole!!

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