La proposta più interessante che leggo stamattina sui giornali italiani (Sole 24 Ore) all’attenzione del PM Monti: “attuazione rapida della direttiva sui pagamenti PA”. Titolo sbagliato perché la direttiva europea, come dice poi anche l’articolo, regola i tempi massimi di pagamento tra privati (60 giorni) e tra privati e Pubblica Amministrazione (PA)(30 giorni).
Lo Statuto delle imprese (quando abbiamo tempo ne parliamo dello statuto) approvato dal parlamento il 4 novembre fissa in 12 mesi il tempo per recepire questa parte della Direttiva.
Ora si sta valutando di accelerare questa tempistica. Ma, ecco il nodo da sciogliere, “i tecnici starebbero studiando un meccanismo per superare alcune perplessità sollevate recentemente dalla Ragioneria Generale dello Stato. In vista dell’approvazione della legge comunitaria 2011, la Rgs aveva infatti messo in guardia dagli oneri per le finanze pubbliche dell’adozione anticipate della direttiva “in assenza di contestuale adeguamento delle vigenti procedure di pagamento in ambito pubblico” “.
Fantastica stupidaggine che da anni blocca soprattutto le piccole imprese strozzandone le capacità di vendere al settore pubblico. Seguite la logica. I debiti della PA di cui parlasi sono c.d. “debiti commerciali”, che non vengono utilizzati nella contabilità di Bruxelles del debito pubblico. Ammontano a circa 60 miliardi di euro, facciamo il 4% del PIL. Tutti i mercati che prezzano i bond italiani sanno di questo debito, sanno (perché glielo dice la Banca d’Italia) che ha una durata media (media!) di quasi 8 mesi, cioè 7 mesi in più di ritardo rispetto a quanto richiesto dalla direttiva.
Quali sono le conseguenze di questi ritardi? Facile dirlo. Le piccole imprese che vendono alla PA devono trovarsi finanziamenti per sostenere i costi della produzione. Ma non è facile per esse trovarlo o trovarlo a condizioni competitive. Risultato? Perdono le gare d’appalto o non partecipano proprio, con un primo danno per la stessa PA che acquista a prezzi maggiori a causa della minore concorrenza nelle gare. E le imprese più grandi, direte, che cedono il credito e così si finanziano a tassi più competitivi delle piccole a causa del loro status più credibile? Beh, naturalmente scaricano il costo del credito sul prezzo in gara, e quindi la PA finisce di nuovo per pagare di più rispetto al caso in cui pagasse ad 1 mese.
Insomma la PA paga di più ed il settore privato delle piccole imprese viene decimato, tante vittime che non vediamo nemmeno perché non esistono più su quel mercato. Come si potrebbe eliminare questo stato delle cose? Semplice. Come in tanti altri paesi del mondo, il debito delle P.A. si trasformi da debito commerciale a debito pubblico ai sensi del Trattato. Come? Lo stato si finanzi nelle sue aste per 60 miliardi in più. Usi questi 60 miliardi per pagare le imprese creditrici, che riceveranno l’ossigeno essenziale di cui necessitano in un momento in cui per di più poche banche sembrano vogliose di estendergli credito.
Ed ecco che arriva l’intoppo: ma no, non si può fare dice la Ragioneria. Poi il debito cresce del 4% del PIL, come lo spieghiamo a Bruxelles? Spero vediate la logica perversa: tutti sanno che questo debito esiste, tutti i mercati lo hanno già incorporato nella loro valutazione del rischio della Repubblica italiana, nulla cambierebbero nel farlo salire “sopra la linea” contabile, ma noi abbiamo paura di dirlo alla Commissione Europea per timore che ci… sgridi e dunque preferiamo … distruggere il tessuto industriale ed aumentare il costo delle commesse pubbliche. Wow, Tafazzi è nulla rispetto a questa logica.
Mi direte: ma come si fa a superare il no della Commissione Europea? Semplice. Con il prof. Monti che può certamente far vedere la luce ai nostri esimi burocrati di Bruxelles., dato il suo prestigio e la sue conoscenza della struttura di Bruxelles. Un po’ di muscoli e tanto buon senso.
Una grande riforma non a costo zero, ma a ricavo positivo, a portata di mano. Portarla a casa sarebbe dare un segnale di volontà politica sulle questioni serie che bloccano lo sviluppo del nostro Paese che, questa sì, ridurrebbe gli spreads, altro che alzarli come teme la nostra RGS. Forza!
P.S: non ho nemmeno detto che la direttiva viene comunque riferita ai futuri pagamenti e non allo stock di debito. E’ ovvio che battersi per i futuri pagamenti, per quanto nobile, è assolutamente inutile per il nostro sistema industriale. Bruscolini. Noi parliamo del piatto forte. E non si dica che non si può fare.
29/11/2011 @ 02:06
Come nelle sue ammalianti lezioni queste brevi letture mi affascinano molto e per questo coglio comprare il suo nuovo libro!Complimenti professore!