L’euro è troppo forte per noi?
«Oggi siamo quasi a 1,40 sul dollaro. Fossimo a 1,10, anche 1,20, saremmo in una situazione ben diversa».
L’euro era stato pensato per valere un dollaro?
«Più o meno. Ricordo, quand’ero presidente della Commissione europea, gli incontri annuali con il presidente cinese Jiang Zemin. Avevamo dossier alti una spanna, ma a lui interessava solo l’euro. Gli consigliai di comprarne come riserva. All’inizio il valore dell’euro crollò a 0,89 rispetto al dollaro e, quando tornai da Jiang, avevo la coda fra le gambe. Ma lui mi rasserenò subito: “Lei pensa di avermi dato un cattivo consiglio, ma io continuerò a investire in euro. Perché l’euro salirà. E perché non mi piace un mondo con un solo padrone: sono felice che accanto al dollaro ci sia un’altra moneta”. A causa degli errori europei, l’altra moneta accanto al dollaro sta diventando lo yuan. Le divisioni europee ci hanno fatto perdere occasioni enormi. Vai in Medio Oriente e ti senti dire: “Siete il primo esportatore e il primo investitore, ma non contate nulla”. Non c’è un grande problema internazionale in cui l’Europa abbia contato qualcosa».
Oggi Romano Prodi, sul Corriere intervistato da Aldo Cazzullo.
*
E così, mi colpisce Prodi. Conferma con questa affermazione quello che ho sempre creduto, che l’euro è la condizione necessaria per sedersi al tavolo dei potenti e influenzarne le decisioni. Un “sigillo”, come la moneta è sempre stata, del potere politico.
Se l’area euro oggi crollasse, per i cinesi sarebbe probabilmente una benedizione più che un incubo come pareva solo 10 anni fa. Perché rispetto ad allora il mondo appare sempre più avere due soli padroni: Cina e Stati Uniti. E sono certo che il leader cinese di turno oggi esclamerebbe, nel silenzio della sua stanza prima di andare a dormire ogni sera, “non mi piace un mondo con tre padroni: sono felice che accanto al dollaro ci sia la nostra moneta e basta”. Perché in due si comanda meglio che in tre. Certo, per i comandati sarebbe meglio averne tre che due di padroni, più opportunità e tutele. Ma non si può avere tutto dalla vita, specie una Europa forte.
L’euro è condizione necessaria ma tuttavia non sufficiente per sedersi al tavolo dei potenti, lo nota anche Prodi, “non contiamo nulla”. Come mai?
Immaginate di avere una pistola e di non armarla con i suoi proiettili: a chi farete mai paura? La moneta, forte e credibile, è sempre stata l’arma dei sovrani per affrontare le emergenze, spesso sotto forma di guerre. Solo un Paese con una moneta credibile poteva e può permettersi di finanziarsi spade, fucili, cannoni, missili meramente stampando carta moneta e emettendo titoli che potrà collocare e rimborsare più avanti. Oggi l’emergenza europea non si chiama conflitto bellico, ma sociale: per affrontarlo e vincerlo dovremmo mettere mano al portafoglio monetario e regalare al Continente infrastrutture e solidarietà là dove ce n’è più bisogno. Aiutati, perché no, da una conseguente svalutazione del cambio, come in Giappone.
Abbiamo in pochi anni generato una credibilità anti-inflazionistica tale che ci viene riconosciuta in tutto il mondo, visibile nel livello di cambio apprezzatissimo della nostra valuta. E che ci facciamo di questa arma potente che è la nostra credibilità acquisita? Nulla. La miriamo e rimiriamo come degli idioti mentre la bestia della recessione ci sta mangiando vivi, senza puntargliela addosso.
Mi fanno sorridere coloro che dicono che la soluzione che propone Prodi “è che l’EURO svaluti del 15-20% e che sia forte come la LIRA. Opssss…. in sintesi per Prodi l’Euro funzionerebbe se fosse la LIRA.” Oh no, prodi economisti, pensate un po’ più in grande per favore. Prodi dice il contrario. Che l’unica soluzione per contare è quella di tenersi stretta, per motivi politici, la valuta unica ma di fare quello che testardamente e stupidamente non stiamo facendo: usarla per generare sviluppo e uccidere le tensioni sociali che rischiano di uccidere l’Europa. Altro che liretta, che a quel tavolo con Cina e Stati Uniti non ci avrebbe mai portato, facendoci una colonia del resto del mondo, altro che della Germania.
Una valuta è forte quando può svalutarsi senza perdere credibilità a fronte di politiche espansive fatte per venire incontro ad una esigenza subitanea ed urgente, come una guerra o una recessione. Stati Uniti e Giappone insegnano, chi ieri, chi oggi: quasi mai l’amministrazione statunitense si è preoccupata del valore della sua moneta, eppure questa è sempre detenuta come riserva di valore in tutto il mondo, anche quando si svalutava per venire incontro alle politiche anti-recessione di Washington.
La forza di una moneta non sta tanto nel suo valore corrente, quanto nella sua capacità di essere assorbita senza grandi scossoni dai mercati internazionali quando ne viene emessa una grande quantità in momenti di difficoltà per il sovrano. Un sovrano debole è colui che non trova finanziamenti quando li cerca. Ve ne sono di due tipi, di sovrani deboli. Il primo viene cancellato dalla storia con tipici fenomeni di iperinflazione da incredibili emissioni di moneta, un burlesco dittatore sudamericano per esempio. Ma un sovrano può anche essere debole se non usa le sue armate potenti per affrontare un nemico che alla fine prevarrà di fronte a tanta negligenza. Anche questo sovrano verrà cancellato dalla storia. Roma docet.
02/02/2014 @ 12:05
In realtà il problema è che Italia e Germania hanno bisogno di due €uro diversi per le diverse economie, come si evince bene anche da questo recente articolo di republica http://www.repubblica.it/economia/2014/01/12/news/il_2014_sar_l_anno_dell_euro_forte_ma_l_italia_non_pu_permetterselo-75734087/?ref=HRLV-2
(anche se gli amici di repubblica si guardano bene dal dire che i due paesi hanno bisogno di monete diverse!).
02/02/2014 @ 12:51
Ammiro la sua capacità evocativa e le sue metafore.
Ma come si può svalutare quando le partite correnti dell’eurozona sono in surplus?
Bisognerebbe che qualcuno – un paese a caso? la Germania? – si decidesse ad intraprendere un programma di spese (pubblica? dato che il risparmio privato affluisce all’estero in cerca di rendimenti migliori) che, tanto per cominciare, riduca il surplus commerciale di cui sono tanto fieri. Ma abbiamo visto come hanno reagito alle critiche espresse dal rapporto del Tesoro americano.
E poi, perché dovrebbero spingere la domanda in una situazione in cui sono prossimi alla piena occupazione? innescando un processo inflattivo che loro temono come il demonio?
La domanda andrebbe allora incoraggiata dove è più carente, i paesi “periferici”: Spagna, Grecia, Italia, Portogallo …
Ma incoraggiare la domanda può si ridimensionare il surplus della zona euro e quindi ammorbidire la forza dell’euro, ma non mi pare che sia quello che si consiglia a Francoforte o a Bruxelles.
Inoltre, come la contrazione della domanda interna ha ridotto le importazioni, un suo aumento provocherà gravi problemi di finanziamento delle partite correnti. Chi presterà i capitali per finanziare paesi in deficit con una valuta in via di svalutazione? Certo non i paesi extra-euro.
Non rimarrebbe, di nuovo, che ricorrere ad un indebitamento intra-euro. I capitali del nord europa chiederebbero però un premio (uno spread) per prestare i loro risparmi a quei “spendaccioni” dei sud-europei. Una situazione che abbiamo già conosciuto e che non è propriamente consigliabile.
Certo, per una sana politica economica potrebbe essere la BCE a finanziare il deficit verso l’esterno, come avviene negli USA ove – come ha giustamente ricordato – non si preoccupano dei deficit commerciali dato che il resto del mondo è ben disposto ad essere pagato in dollari (e loro possono stampare tutti i dollari che il mondo desidera).
Ma loro sono gli Usa e noi siamo la Spagna, la Francia, l’Italia, la Germania …
Non siamo gli USE.
Ci vorrebbe più Europa, allora? visto come sono andate le cose e viste come vanno attualmente direi proprio di NO. Bisogna prima smantellare questo Eurosistema e poi, forse (e dico forse) si potrà cominciare a ripensare come è possibile stare insieme.
Insomma, sono sempre più convinto che sia tutto sbagliato e che sia tutto da rifare.
02/02/2014 @ 17:13
Pienamente d’accordo nella tua descrizione della semplice realtà delle cose.
02/02/2014 @ 13:45
I testi tradizionali di Macroeconomia e di Economia Internazionale insegnano che una economia forte, con ottimi fondamentali, dovrebbe avere una valuta forte.
“Un “sigillo”, come la moneta è sempre stata, del potere politico”, scrivi. Proprio così.
Ma le cose evolvono.
San Paolo, nella Seconda lettera ai Corinti, scrive: «Quando sono debole, è allora che sono forte».
Ecco, i Governi hanno capito che una valuta debole in senso monetario li rende forti, poiché esportano più prodotti. Il che significa che gli ordini crescono, gli impianti lavorano e le imprese producono. Che l’occupazione sale (o quanto meno non diminuisce) e quindi aumenta la probabilità di essere rieletti (Bush junior ha perso proprio per le condizioni economiche).
I leader Europei non l’hanno capito?
Io penso di sì. Sanno bene che un euro forte è in realtà un euro debole.
Ma l’Europa-che-non-c’è, forse, non può permettersi come invece altri Stati, una valuta debole.
E forse, aggiungo, alcuni Governi pensano di combattere (prima) la battaglia in Europa, per eliminare scomodi competitors per combattere successivamente con i giganti.
Se fosse così, mai errore potrà rivelarsi più tragico.
02/02/2014 @ 14:31
Assolutamente Ste.
04/02/2014 @ 17:01
Se fosse così
non usiamo un periodo ipotetico…
ma se tu fossi uno stato culturalmente molto coeso che difende con le unghi le sue industrie le sue aziende frequentemente con partecipazione pubblica le sue piccole banche locali pubbliche (ma non trascurabili ) con una storica vocazione all’espansionismo…insomma l’italia è troppo debole (politicamente) disinuita e frammentata socialmente per non sembrare una preda vista dalla ruritania….
Piu’ abile è stata l’altra potenza latina che con eleganza si è presa banche italiane e reti di distribuzione gdo e le grandi firme dell’alta moda l’energia…altra allure…e pero’ apre pure nuovi musei a venezia…
Personalmente mi vergogno profondamente di romano prodi
una persona forse anche intelligente a modo suo ma profondamente e nascostamente meschina degno erede di quella corrente politica (la sinistra della dc) che dopo l’omicidio di aldo moro ha progettato costruito e modellato la societa’ italiana attuale decaduta incivile impoverita
e con alcuni grandi(famiglie) industriali e rentier (mandanti di quei politici di cui prodi è l’ultima incarnazione) che legittimamenete spostano la loro sede in uk delocalizzano diversificano i loro interessi verso mercati in crescita
Lasciando l’italia e gli italiani ad un sicuro declino per generazioni
Bisogna essere meschini per pensare che l’italia potessero diventare tedeschi e come la germania adotando l’euro e le regole europee(come pensavano e pensa prodi e implicitamente questi politici , o vogliamo forse credere che pensavano che la germania avrebbe ridistribuito ? non vuole ridistribuire neppure verso i propri cittdini…’non bisogna godersela -la vita- è un refrain tipico della mentalita’ tedesca.. )
Prodi tra l’altro che dovrebbe stare antipatico anche a G.piga
non fa altro che ripetere che la pmi dovrebbero fondersi
per divetanre player mondiali e che la svalutazione fa marcire l’economia (chiedere alla sud corea o a uk o al giappone o agli usa se è vero…) mentre la rivalutazione invece la fa ammuffire ? la fa necrotizzare?
è gia’ tanto che non dica che le pmi dovrebbero scomparire come dicevano i suoi ‘brillanti’ maestri…
concludendo non vorrei dare troppo importanza a prodi e ai suoi predecessori …evidentemente la ^loro meschinita’ ^- la loro visione politica ed economica non fa altro che riflettere , rispecchiare, la meschinita’ di una elite economica e culturale italiana e alla fine sociale di cui sono solo l’ultima espressione
02/02/2014 @ 14:07
Questo post lo tengo in archivio e ci vediamo tra 3 anni.
Gli psicologi dicono Scotomizzare, quando non “vuoi”inconsciamente vedere un problema(Euro)
Auguri a tutti,ma solo chi ha fieno in cascina starà bene.
Prof vengo a trovarla tra 3anni.
Roberto
02/02/2014 @ 14:29
OK Roberto, mi pare un orizzonte giusto di tempo per valutarci.
02/02/2014 @ 16:04
Non so se fra 3 anni ci sarò, comunque aspetto anche io.
Euro “bomba fine di mondo”
04/02/2014 @ 17:13
fra 3 anni facciamo la superpatrimoniale per salvare l’inps
e ricapitalizzarlo…
( mi viene in mente che quanto scritto sopra da stefano caizza è espresso nell’ultimo libro di tremonti (2011?).. in maniera piu’ circonvoluta e meno elegante ma ugualmente precisa…)
02/02/2014 @ 14:51
La moneta è uno strumento di per sé neutro. La sua credibilità e la sua forza sono la credibilità e la forza del paese che la governa.
L’euro non ha un paese che la governa, ergo non ha credibilità né forza.
02/02/2014 @ 16:54
Premesso che Bagnai distorce a comodo suo il senso delle dichiarazioni di Prodi e che un eventuale smantellamento dell’Eurosistema sarebbe per l’Italia una rovina totale, il fatto è che non c’è una soluzione per la crisi economica e sociale dell’Europa che non sia anche, nello stesso tempo, una soluzione politica.
Già … ma perché è così difficile “ritrovare una politica europea comune” in grado di moderare e/o superare gli squilibri economici e sociali che stanno destabilizzando l’Europa ?
Beh, la risposta è abbastanza facile : non è possibile “ritrovare una politica europea comune” se alcuni dei protagonisti non risultano affidabili e/o credibili
Noi, ad esempio, non lo siamo
02/02/2014 @ 18:09
La risposta è facile, ma non è quella che hai dato tu, che è la solita espressione di autorazzismo.
Non è possibile ritrovare una politica europea comune perché non c’è interesse a farlo da parte dei protagonisti.
Meglio ancora…
Una politica europea comune viene praticata con sistematicità a favore di un ristretto gruppo di soggetti, che hanno interessi comuni, diversi e contrapposti a quelli della maggioranza dei cittadini.
02/02/2014 @ 19:54
Noi non saremmo credibili Peter?
Forse non ti sei accorto che è solo grazie alle nostre tasche se l’Europa, che si vorrebbe far sedere al tavolo dei grandi, non è ancora andata in pezzi.
Se dovessimo valutare la credibilità dell’Europa in base al sacrificio saremmo al timone di comando Peter.
Ma le politiche mondiali non si fanno con la credibilità del lavoratore indefesso e grazie al “sigillo” della moneta, e non ci vuole molto a capirlo; basta osservare come la Russia, che non detiene nessuna delle due voci sopraelencate, possa decidere della sorte di buona parte del pianeta.
Non serviranno tre anni, già contiamo poco ora, e andando avanti nel massacro delle buone intenzioni e della volontà di imprendere avremo poca credibilità politica, poca credibilità economica e poca credibilità nella real politik (che detto tra le righe, è quella che determina gli avvenimenti).
p.s. Ah, sta per arrivare il patto sul commercio atlantico, noi con il nostro (n)eurone avremo un potere d’acquisto “invidiabile” (seguono risa).
Saluti.
02/02/2014 @ 22:59
Molto umilmente vorrei dire che la nostra liretta (se fosse rimasta), non avrebbe dovuto avere il ruolo che ci ha fatto credere il “fogno” europeo, cioè quello di sederci al tavolo con Cina e Stati Uniti (Prodi ci ha anche promesso molto dii più).
A noi sarebbe bastato utilizzare le leve monetarie per godere dello stesso pacifico status di Paesi come Canada, Svezia, Corea del Sud, Australia…loro non hanno ambizioni di competere con questi colossi…e poi d’altronde anche la UE, a parte un Euro forte per la felicità della Germania, non può sbattere i pugni su nessun tavolo.
E’ un agglomerato posticcio ed inutile di Nazioni totalmente diverse ed in totale competizione fra loro, nonostante le false promesse di cooperazione iniziali.
Spero vivamente di non languere ancora per tre anni con questo sistema fallimentare.
03/02/2014 @ 14:14
Pienamente d’accordo, bellissimo, parole sante, tutto vero, ma … siamo quello che siamo, un’Europa sulla carta, con dei pezzi di carta (le’Euro) che accomunano popoli con storie, tradizioni e idiomi antichi quasi quanto il mondo moderno, politiche fiscali ed economiche ancora troppo diverse, … tutti ostacoli difficili da superare, in particolari modo se politicanti miopi e stampa al soldo remano contro (per interessi di breve periodo) una vera unione. Manca la speranza, manca un obiettivo comune, manca una visione, manca una forte volontà (o una necessità) che spinga i singoli a desiderare di unirsi (non siamo ancora caduti sufficientemente in basso).
03/02/2014 @ 21:10
2 febbraio 2014
“Una valuta è forte quando può svalutarsi senza perdere credibilità a fronte di politiche espansive [...]”
Gustavo Piga
22 luglio 2012
Francesco: “Lei cerca di tenere aperti degli spazi che possano consentire una mediazione. Quali potrebbero essere i segni che le dimostrino che questa mediazione non è più possibile?”
Gustavo Piga: “La svalutazione”
http://www.gustavopiga.it/2012/when-the-imf-listens-to-european-politicians-rather-than-citizens/#comment-2532
03/02/2014 @ 21:19
Buonasera Silvia. Non c’è contraddizione, anzi è il punto del pezzo (o uno dei): a Francesco rispondevo la svalutazione intesa come rottura dell’euro verso la lir(ett)a. Qui parlo di svalutazione dell’euro senza rottura di esso.
03/02/2014 @ 21:56
Buonasera a lei professore.
Se lira svaluta, diventa liretta.
Se l’euro svaluta, diventa… eurone? supereuro? eurissimo?
Un pochino ideologico-demagogico.
E, se svalutando l’euro non si indebolisce anzi si rafforza, perché la svalutazione avrebbe dovuto portare alla rottura dell’euro? Mah… non mi convince.
03/02/2014 @ 23:04
Non mi spiego. La svalutazione come spiegata a Francesco E’ la rottura per definizione. Muore una moneta, punto.
La svalutazione dell’euro rispetto a dollaro e yen non è morte di una moneta.
Il diminutivo la lira se lo merita non per la svalutazione ma per la sua minuscola dimensione.
04/02/2014 @ 21:41
Guardi che la deriva ideologica delle dimensioni è quella che crea i monopoli e la conseguente ed eccessiva inerzia che porta squilibrio.
I piccoli non sopravvivono non perché incapaci di trovare e formare le giuste condizioni economiche, ma solo perché l’ambito della giustizia attinente all’economia evita di fare la parte che gli spetterebbe quando gli spetterebbe.
Solo allora sarebbero accettabili analisi di risultato.
Oppure facciamo prima a dire che il più forte ha sempre ragione e ci evitiamo discussioni inutili.
Un saluto.
05/02/2014 @ 16:57
Quindi lei capira’ che non ci sono spazi di mediazione per salvare l’euro, cioe’ si rendera’ conto che la controparte non e’ interessata a trovare un punto di incontro, solamente “dopo” che l’euro e’ caduto?
Non e’ molto logico per la verita’.
Io le avevo chiesto da quali segni lei si accorgera’ che la controparte non e’ assolutamente disponibile alla mediazione ma lei, come sembra fare molto spesso, da’ una risposta che svicola.
In sostanza lei dicendo
“La svalutazione come spiegata a Francesco E’ la rottura per definizione.”
dice anche che lascera’ che la rottura avvenga da sola senza capire “prima” che sara’ inevitabile e quindi lasciando che la moneta unica crolli da sola, senza nessuna rete di protezione.
Addirittura cinico da parte sua e dei suoi Viaggiatori.
Io invece ho capito che l’euro non e’ riformabile, che ci sara’ da lottare contro delle forze anti democratiche molto organizzate e so che lo dovremo fare con la zavorra dei paurosi che pensano di fare i furbetti.
Ma lotteremo anche per loro.
05/02/2014 @ 17:31
Tanto per essere chiari: distrutto il concetto monarchico; sradicata la Fede Universale; introdotta la plutocrazia democratica; sparsa l’epidemia modernista (divorzio, aborto, sodomia, ateismo, pan-ecumenismo, evoluzionismo, individualismo, materialismo ed Anticristianesimo); demolita la donna; avvelenato il maschio; stuprati i fanciulli; smantellate le industrie pubbliche, trucidate le private; rimossi i due strumenti regolanti il ciclo economico (politiche monetaria e fiscale); tolte le frontiere; regalata la “cittadinanza” a gente priva di cultura alcuna, soprattutto della terra in cui nasce (in virtù della di fatto ormai sì mancanza di cultura locale indi quadrando pienamente il ragionamento, ossia: niente cultura, niente nazionalismo); azzerata la conoscenza e riscritta, se non addirittura cancellata, la storia, l’Europa Cristiana Occidentale è ormai sull’orlo della irreversibile e totale sparizione.
Ma si venga al tema: grande cinghiale, grande pennello; grande mondo, grande moneta.
L’adozione del Marco Tedesco, perché per il suo reale nome occorre appellarlo, ha aumentato il valore delle nostre merci sia a casa che all’estero; i consumi interni e le esportazioni sono pertanto calate piramidalmente vedendo la produzione domestica fare lo stesso e con se l’impiego e l’inflazione. Normalmente si creerebbe eccesso di risparmio generando un calo nel tasso d’interesse nominale sicché sovvertendo il suddetto circolo vizioso, ma ove importata una moneta appartenente ad un’economia in diretta concorrenza con la propria si può solo che capitolare.
Ergo il PIL stagnante dal 96 ad oggi: altro che Berlusconi e le meretrici ivi presenti; altro che credibilità, fiducia, carisma, rispetto; altro che; è il Marco Tedesco, quello è! Lo sappiamo bene cosa accade quando cala il PIL vero? Dunque vediamo:
Debito Pubblico / PIL = x
Se il denominatore calasse, il quoziente aumenterebbe aumenterebbe vero? Si. Ah, bene.
Pertanto, qualora nessuno volesse acquistare debito pubblico di un paese che per qualche arcano motivo vedesse il suo PIL scendere per 20 anni consecutivi (mai accaduto prima, fra l’altro, e mai avuti problemi di debito, mai; ma basta guardare al Giappone d’altronde) temendo che esso non venga ripagato, si esigerebbe del premio di rischio no? Certo. Certo che certo.
Peccato che un’ipotetica banca centrale, monetizzando il debito, azzererebbe lo sconosciuto ed inventato ad-hoc problema del “differenziale”, creerebbe inflazione, deprezzamento di moneta, competitività aziendale sul mercato delle esportazioni, rivedrebbe i suoi consumi interni ed esteri aumentare, produzione in aumento, occupazione crescente ed alla fine persino moneta rafforzarsi. E no il costo delle importazioni non schizzerebbe alle stelle, poiché, ancorché moribondi, si rimane un mercato ad alto consumo di 60 milioni di abitanti ed un’azienda petrolifera o di quale risorsa primaria si demagogicamente parli tende a tenerci assai ai suoi clienti, ivi pronta ad aggiustare anche i prezzi per accomodare possibili esigenze, fosse necessario. Tutto ciò senza dimenticare che il debito finanziato dalla banca centrale andrebbe bene in produttiva spesa pubblica di cui ve ne è molto bisogno per questa immondizia di abitanti.
Peccato che si sono aumentate le tasse a dismisura in un paese che già è al limite di pressione fiscale e paga fra le più alte tasse al mondo (Vergogna a chi demagogicamente o stoltamente continua a lamentarsi dell’evasione fiscale fra l’altro: l’ivi attività cesserebbero, fosse recuperata).
Peccato che per aumentarle si sono messi degli economisti, del solito stampo, che sono nonostante le ovvietà stati ciecamente idolatrati dai suddetti luridi abitanti di questo stivale. Peccato che si professa che in recessione va tagliata la spesa pubblica imputandole tutte le cause, violando la base dei principi economici, evidentissimi inoltre.
Peccato che si è tolto il lavoro e la previdenza sociale in un solo colpo ad una forza lavoro agonizzante, ammesso che sopravviva per un altro poco, che per comprimere ancora i salari stile Oriente, o finirà come in Grecia o come in Cina stessa (schiavizzata). Peccato che i nostri giovani fanno vomitare tutti e che i nostri “cervelli” sono pressoché una leggenda.
Peccato che le due cose di quel nerissimo periodo che qualche frutto avevano forse dato (chissà Keynes da chi fu ispirato nelle sue idee interventiste?), ossia IRI e Banc’Italia pubblica, sono anch’esse state seppellite con inaudita sfrontatezza.
Peccato, appunto, che questa banca centrale è stata da pochissimo definitivamente cancellata e che quella Tedesca non gradisce né una ripresa Italiana né aumentare l’inflazione temporaneamente, per motivi, di credito e di competitività e che può al massimo sol che essere, poiché alla fine destinata a soccombere insieme agli altri (la Germania s’intende), vogliosa di succhiare ancora un poco prima della grande sintesi dal nome USE, con un passaporto ed un solo popolo: meticcio con gli occhi a mandorla, stile antichi Egizi, ottimo da soma e mai più da dominare il mondo. La politica fiscale a Bruxelles Sovietica non è più un mistero Giacobini! Ormai lo si dice, per quanto a sprazzi, senza più pudore.
Peccato, davvero peccato. Però è colpa di Berlusconi mi raccomando, o forse di Bin Laden, o forse di Wikileaks, o forse di Assad, o forse di Keynes, o forse dell’”alta finanza”, o forse della Cina, o forse dei colonialisti, o forse della storia, o forse del tempo, o forse di te.
È così, eterni increduli; è così, menzogneri di professione. Si è citato il Signore poc’anzi, beh per l’appunto:
Marco 8:36;
Luca 18:8.
Molto presto s’avrà da subire una brusca sveglia, veramente inattesa, ma, ahimè, per parecchi, sarà troppo tardi allora.
06/02/2014 @ 18:41
poi perchè parla di tavolo con cina e usa ?
degli usa l’italia è colonia militare de facto
in cina mi sembra merkel ci sia andata per rappresentare
interessi dei tedeschi non certo dell’europa…
ricordo anche che tremonti prima della crisi ando’ in cina per chiedere supporto e non mi sembra ne abbia ottenuto molto di buono…
Quella dei tavoli a cui l’italia è arrivata grazie all’europa
è un altra miserabile menzogna di prodi …per giustificare l’ingiustificabile …e con questo non dico che l’italia non abbia avuto vantaggi dall’essere in europa
(inteso come mercato comune e euro) peccato che questi vantaggi siano stati goduti dagli imprenditori che hanno delocalizzato e a cui sono stati aperti i mercati dell’europa dell’est…(cosa che sarebbe avvenuto anche senza mercato comune e senza euro ma non nella stessa dimensione)
Ha notato che renzo rosso (diesel ) e altri produttori di moda casual hanno chiuso molte lincenze di produzione con produttori italiani gruppo tods ha delocalizzato in romania etc…Ecco ricordo la dichiarazione del ‘mitico’rrosso
:la qualita’ della produzione-manifatturiera-italiana è la migliore ,inimitabile , ma a questi prezzi siamo costretti a spostarci all’estero…
07/02/2014 @ 21:50
La pistola alla tempia dell’Europa: l’euro.
I decreti, l’urgenza, lo spread, il baratro, il debito pubblico, il “ce lo chiede l’Europa” (come Dio ad Abramo? Senza ripensamenti però) non sono proiettili a salve.
ps senza offesa, professor Piga, se volessi tenere l’euro fino al feudalesimo ove ci sta conducendo, opterei per Letta o Renzi o Monti o un vassallo qualsiasi e non per un valvassino che dispensa consigli economici per cercare di tenere in piedi la dittatura.
A volte mi sembra che le sfugga che non è solo una questione economica, ma soprattutto di democrazia, di libertà e civiltà.
La sua citazione preferita (o sei a tavola o sei sul menu) racchiude il suo modo di pensare che è agli antipodi del mio perché nella migliore delle ipotesi chi sta a tavola decide paternalisticamente e ademocraticamente il “bene” degli altri.
E nella peggiore (e più probabile) se li mangia.
Saluti
Silvia
08/02/2014 @ 15:13
Concordo con lei che è questione di democrazia. libertà e civiltà. Pensare che la presenza o la mancanza di queste dipendano da una moneta e non da rapporti di forza mi fa capire quanto tempo si stia perdendo inutilmente appresso al nemico sbagliato. Un saluto a lei Silvia!
08/02/2014 @ 16:45
La cosa divertente è che i valvassini non esistevano proprio.
C’è uno che ci aveva scritto un libro: “Il cavaliere inesistente”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Feudalesimo#Struttura_gerarchica