THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Lo spreco è negli appalti, non nelle province

Si può essere in disaccordo con l’ultimo articolo dell’adorata coppia A&G sul Corriere? Ma no, è vero, questo Governo non intende cercare nella spesa sprecata le risorse.

Che poi A&G li vogliano usare per finanziare la minore tassazione ed io la maggiore spesa non sprecata non deve far sfuggire il punto principale: questo Governo non intende cercare nella spesa sprecata le risorse.

Ma dai, cerchiamo il pelo nell’uovo che tanto pelo non è: A&G sembrano non conoscere cosa sia la spesa per appalti. Mentre pensano che l’abolizione delle Province sia questa grande rivoluzione generatrice di risorse (come se i dipendenti delle Province non dovrebbero poi trovare lavoro altrove nel settore pubblico) che in realtà è mera somma di briciole, non menzionano nemmeno quell’enorme aggregato – di sviluppo e al contempo di spreco aggredibile – degli appalti pubblici che rappresenta in Italia solo … il 15,9%, del PIL (in verde cerchiata).

Ben al di sotto di Europa e Germania, cerchiate in rosso. Ma se soltanto … investissimo in raccolta dati, monitoraggio e verifiche, professionalità della funzione degli acquirenti pubblici … otterremmo un bel 20% di taglio di sprechi, 3% di PIL; 50 miliardi di euro, il cui taglio non sarebbe recessivo.

50 miliardi da usare a quel punto in ottima e vera domanda pubblica di appalti che generano produzione ed occupazione.

Peccato che A&G ignorano tutto ciò. Ma ancora più peccato che il Governo Letta sembra assolutamente indifferente a tutto ciò.

Grazie a Simone Ricotta.

7 comments

  1. massimiliano aita

    18/06/2013 @ 08:12

    Infatti con il c.d. Decreto del Fare (sul quale ho rilevato almeno tre o quattro singolarita’) e’ stata rinviata l’operativita’ proprio della norma che prevedeva la raccolta e l’invio alla competente Autorita’ dei dati relativi agli appalti pubblici.
    Per dire…

    Reply
  2. genesio volpato

    18/06/2013 @ 10:01

    Prof. sono d’accordo con lei non da economista (non saprei confutare i numeri) ma da padre di famiglia. Le 3 scuole che frequentano a turno i miei figli (element,medie,liceo) andrebbero demolite e rifatte in toto ( caldissime già a maggio, gelate d’inverno). Non oso immaginare la quantità di edifici pubblici che avrebbero bisogno di interventi e la quantità di lavoro che ciò stimolerebbe. Già, ed i soldi ? sento ripetere. Mi limito a rispondere che le risorse vanno trovate laddove ci sono e che per calcolarle ci sono gli economisti !! non certo i padri di famiglia che vorrebbero solo far studiare i figli in scuole moderne…..
    grazie

    Reply
  3. I recupero delle risorse può e deve essere realizzato anche su un altro fronte oltre a quello degli appalti. Spesa pensioni e stipendi PA. Si lo so è dura da digerire ma, lasciando invariate ovviamente sia le pensioni minime sia le retribuzioni di fascia bassa vi sono margini di riduzione sugli stipendi più alti e sulle pensioni oltre i 6k che non sono poche. Questa operazione di riduzione è in atto, sottaciuta, da almeno tre anni in tutte le aziende private. Inoltre altra politica di efficienza e rendere i contratti dirigenziali nella PA a tempo determinato (max 5 anni) come è tipicamente anche nel settore privato. Vale anche per i professori universitari e del resto è tipica del mercato anglosassone cui dobbiamo necessariamente ispirarci per incrementare efficienza e produttività.

    Reply
  4. Luigi Biagini

    19/06/2013 @ 07:57

    Non posso che essere d’accordo. Il Codice e il Regolamento sugli appalti vengono sempre più aggirati con sistemi al limite del volo pindarico!
    Ci vogliono più controlli!
    Io ci vivo tutti i giorni e se volete vi mando Delibere e Determine con cui si aggirano le norme.

    Reply
  5. I calcoli della serva alla bella e buona giusto per andare addosso ad Alesina e Giavazzi.

    Poi un giorno forse capirò la logica che sta dietro al “stai sprecando soldi? aspetta, fammi vedere come fai e intanto ti aumento la paghetta”.

    Tra l’altro sarei curioso di capire quali sono questi sistemi di “monitoraggio e verifiche” a cui fai riferimento. Ce ne sono a migliaia, ed ognuno ha i suoi pregi e difetti.

    Reply
  6. In una azienda privata, quando si interviene per “ristrutturare”, fra le prime cose che si fanno si elimina personale e si riducono stipendi, cominciando dai top manager.
    Ora, personalmente, sono contrario alla riduzione del personale nella pubblica amministrazione, in quanto si creerebbe un problema sociale molto grosso.
    Tuttavia, una REVISIONE degli STIPENDI e’ oltremodo necessaria.
    Se a uno spazzino (agente ecologico) che percepisce grosso modo 1.100 euro al mese (netti), il signor Monti gli ha BLOCCATO gli aumenti per i prossimi 3 anni, significa che a Insindacabile Giudizio del Governo, tale PERSONA possa vivere dignitosamente con tale stipendio!
    ERGO, considerando che normalmente tutte le persone hanno 2 braccia, 2 gambe ed una BOCCA, considerando che tutte le persone che lavorano, normalmente fanno 8 ore al giorno, guidano un’auto alla volta e TEORICAMENTE hanno tutte pari DIGNITA’….si dovrebbero riconsiderare gli stipendi prendendocome base I MINIMI, stabilendo un MASSIMO INVALICABILE, mantenendo una CORRELAZIONE dettata dal Rispetto, dalla Dignita’ Personale, dal diritto all’esistenza…
    In fondo se io posso vivere con Mille Euro, uno che ne prende Duemila dovrebbe fare salti di gioia…per le famiglie numerose assegni familiari adeguati..
    Mi sa che qualche MILIARDO di Euro si troverebbero velocemente.
    I Costi della Politica sono una cosa
    I costi della Pubblica Amministrazione sono un’altra cosa.
    Certamente non e’ FACILE Prendere Mano, tuttavia non e’ indispensabile per nessuno andare in vacanza in Polinesia o in qualche angolo remoto della terra.
    L’Italia e’ tanto bella …
    Da ricedere in assoluto la legge Bassanini che ha causato un abnorme aumento degli stipendi!!!!

    Reply
  7. Stefano Ciofi

    24/06/2013 @ 10:34

    Sono assolutamente d’accordo, ma il grosso problema dell’Italia è l’applicabilità delle gestioni virtuose, in quanto la corruzione e i clientelismi sono radicati talmente addentro alla macchina pubblica che le resistenze sarebbero enormi.

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*