Ricevo e pubblico, condividendo.
Lettera aperta agli Italiani
Ci siamo sentiti profondamente insultati dalla gag messa in atto dal conduttore televisivo Paolo Bonolis. Lo spettacolo che abbiamo visto non aveva nulla di divertente denotando una totale insensibilità ai sacrifici e al duro lavoro che la comunità filippina da decenni svolge qui in Italia. Molto irritante per noi è stato soprattutto l’utilizzo fuori luogo del nostro inno nazionale che rendeva la parodia una grave offesa a tutto il popolo filippino.
Il fatto è ancora più increscioso in quanto avviene in un momento difficile per la comunità filippina che sta affrontando un grave lutto nazionale ed è impegnata ad aiutare i sopravvissuti del tifone Haiyan. Non di offese ha bisogno ma di supporto e solidarietà.
Crediamo che simili sentimenti vengano provati anche dagli italiani quando sono rappresentati in paesi stranieri attraverso stupidi stereotipi che sconfinano nel razzismo. I nostri popoli sono legati ormai da decenni da una forte reciproca collaborazione ed amicizia. In questo lungo periodo molti italiani hanno potuto riconoscere e apprezzare le qualità del popolo filippino come l’onestà e la dedizione al lavoro. Altrettanto, i filippini hanno apprezzato la generosità e la bontà d’animo che caratterizzano gli italiani.
Molti filippini hanno avuto figli che sono cresciuti in Italia e si sono integrati nella società italiana pur non disconoscendo le loro radici.
Per continuare questo percorso insieme è importante che ci sia sempre ciò che sta alla base di tutte le amicizie: un forte e sincero rispetto reciproco.
Merila Murillo-Pecchi
17/11/2013 @ 17:31
Il rispetto reciproco deve essere alla base della convivenza civile. Ognuno è chiamato a favorire l’integrazione di chi è arrivato nel nostro paese e con il suo lavoro contribuisce al benessere generale.
Non ho visto la trasmissione perciò non posso esprimere un giudizio più nel merito.
18/11/2013 @ 17:54
Lettera patetica
filippini (?) in un paese civile c’è liberta’ di satira
anzi forse il grado di civilta’ e liberta’ è direttamente proporzionale
alla liberta’ di satira (e dell’espressione culturale in generale)
Bonolis non rappresenta l’italia , è un attore comico (credo)
e quello che fa o non fa rigurda solo il suo pubblico
e uno stato civile grantisce la liberta’ di espressione
anche del cattivo gusto anche delle cose offensive…
Tutto quello che potete fare (e mi risultate ridicoli ugualmente)
è mandare una lettera di protesta a lui , privatamente
ma non agli ‘italiani’ come se il vostro sentirvi offesi
da un spettacolo comico rigardasse l’italia o gli italiani…
La vostra protesta dimostra tanta poverta’ culturale…
e sapete perchè …perchè invece che lamentarvi delle grossonalita’ di un comico popolare potreste andare fieri
di uno dei piu’ grandi artisti contemporanei che conosca
: L.Diaz che è appunto filippino…
Sono spaventato da queste reazioni , perchè di questo
passo il politically correct portera’ verso una societa’ senza
liberta’ , dove portare una croce al collo non sara’ piu’ accettabile perchè si sa gli islamici ne saranno offesi…irrimediabilmente…
La cultura deve essere libera -anche di offendere-, e ognuno ha la liberta’ di cambiare canale o di non accendere la tv o di guadare e ascoltare solo le cose che non l’offendono
ps: no non è la cultura popolare italiana particolarmente grossolana
uno degli show piu’ popolari in uk era famoso per prendere
in giro pesantemente tutte le minoranze sociali culturale religiose..la cultura popolare autriaca e tedesca da sempre prende in giro pesantemente gli italiani…e cosi’ i nordici …
22/11/2013 @ 23:34
È vero che un comico non può rappresentare l’Italia e gli italiani. È vero che sia sbagliato identificare in lui il vettore dei contenuti della nostra cultura, attraverso la quale peraltro in moltissimi casi abbiamo dimostrato capacità di accoglienza e slanci spontanei di solidarietà.
Infatti Il discorso su questa faccenda potrebbe concludersi qui se non fosse per la tensione intrapresa,sopratutto su web, sul rischio di oppressione dei principi di diritto e libertà d’espressione. Sarà veramente così?
Cosa intendiamo con libertà di pensiero? Pare qualcosa di scontato nelle nostre democrazie. Me lo domando poiché dal mio modestissimo punto di vista vedo un po’ di confusione. Cosa significa per noi l’assetto morale della democrazia? Si possono avere molti dubbi.
Intendiamo la possibilità di esprimere liberamente idee azioni e parole ? La capacità di ascoltare mantenendo una propria opinione? Oppure la certezza di avere totale libertà di pensiero?
Ma ci siamo mai soffermati veramente a chiederci dove nascano questi pensieri?
O neppure ce ne accorgiamo dell’orrore che c’è nell’abituarci a concetti che ci sono sembrati assurdi, solo per averli sentiti pronunciare migliaia di volte. Questo mi spaventa. Altro che il pericolo di non potersi fare una risata. Così come spaventa la meccanicità con la quale ci accostiamo a certi accadimenti e comportamenti, e su quali modelli abbiamo costruito la nostra idea di libertà. Come ce lo hanno insegnato, come lo vediamo alla televisione, come lo vediamo negli altri, siamo certi di non reagire in base a schemi prestabiliti? Dove sta allora la capacità di pensare con la nostra testa?
Abituarci a ciò che tutti fanno o pensano, perché tanto è solo per ridere, perché tanto puoi guardare altrove con in mano lo scettro della nostra libertà personale, che chiamiamo telecomando, ci rende delle macchine, molto sofisticate sì, ma macchine che credono che quei pensieri pieni di libertà sgorghino dalla propria sensibilità. No, la strada per la libertà passa dal dubbio e dalla percezione che abbiamo di noi, del nostro sentire di fronte ai fatti delle vita.
È vero, per un comico è fisiologico spingersi dove il senso comune non osa inoltrarsi, ed è giusto che sia così. Ma al cospetto del dolore e di un grave lutto come quello subito dalla popolazione delle Filippine, da che mondo è mondo anche il giullare più irriverente china il capo e ferma il tintinnio dei campanelli.
Approfitto per ringraziare per questo post che ci mette a conoscenza di un disagio senza dubbio causato involontariamente per leggerezza, ma soprattutto per esprimere tutta la mia solidarietà alla comunità Filippina per la grande tragedia subita dai loro connazionali.