No matter how many cunning politicians in Germany or Finland decry the fiscal irresponsibility of over-indebted euro countries, that fact is that much of the money that was misspent in Portugal, Spain, Italy or Greece has directly benefited big industries in the so-called “responsible” nations. The fiscal crimes of indebtedness and corruption had their accomplices in the countries that now claim to be shocked at their neighbours bad calls. In the euro crisis, there are no innocents.
Per quanto siano gli astuti politici tedeschi o finlandesi che condanno l’irresponsabilità fiscale dei paesi euro sovraindebitati, il fatto è che gran parte dei soldi buttati via in Portogallo, Spagna, Italia o Grecia ha direttamente beneficiato la grande industria nelle c.d. nazioni “responsabili”. I crimini fiscali di corruzione e sovraindebitamento ha avuto i suoi complici in quei paesi che ora si dichiarano sotto shock per gli errori dei loro vicini. Nella crisi dell’euro non vi sono innocenti.
Dal sito di Transparency International.
Transparency International è quella agenzia i cui risultati usiamo sempre per ricordarci quanto poco fa l’Italia nella lotta contro la corruzione. Ed è sul suo sito che leggiamo questo importante articolo sui sottomarini portoghesi.
Greci, i sottomarini greci, mi direte.
No, ci sono anche quelli portoghesi.
Come i greci, sono stati venduti al governo portoghese (per 1 miliardo di euro) nei primi anni di questo secolo dal consorzio tedesco GSC, German Submarine Consortium, composto dalle aziende tedesche HDW, Ferrostaal e Thyssen. I giudici portoghesi si trovano in difficoltà, non riuscendo a chiudere l’inchiesta da 6 anni:
“e questo malgrado il fatto che due manager Ferrostaal si siano già dichiarati colpevoli e siano stati condannati da un tribunale tedesco nel dicembre 2011 per avere corrotto pubblici ufficiali greci e portoghesi per la vendita di sottomarini a questi Paesi. In Grecia si è proceduto all’arresto di un ex ministro della Difesa in conessione con questo caso. Ma in Portogallo, nulla pare avvenire. In un rapporto sullo stato delle indagini di questo giugno, ma solo ora rivelato dalla stampa, l’ufficio del pubblico ministero portoghese afferma che semplicemente non ritrova più alcuni incartamenti chiave legati alla transazione che erano vitali per l’inchiesta, ma che ora sembrano essere spariti dal Ministero della Difesa.”
Il Ministro della Difesa portoghese di allora è oggi Ministro degli Esteri.
Ecco, a noi piacerebbe molto che l’Europa (Germania in primis, che non ha ancora firmato la Convenzione ONU contro la corruzione), invece di tormentarsi con il richiedere riforme irrilevanti a Paesi in gravissima crisi recessiva pena la mancanza di aiuti, invece di regalare la vigilanza bancaria alla BCE, decidesse una volta per tutti di creare una fortissima Autorità Anti Corruzione europea, dotata di poteri ispettivi e di accesso ai dati, anche con poteri sanzionatori (così chiediamo nel programma dei Viaggiatori in Movimento).
Vorremmo insomma che, come nel film dei Beatles, i sottomarini (gialli) servissero a sconfiggere i Biechi Blu e non a permettergli di farci vivere in un Continente grigio, silenzioso e triste.
Solo con una autorità sovranazionale possiamo sperare che nei singoli paesi i politici locali, portoghesi, italiani, tedeschi, non riusciranno a farsi proteggere politicamente. Solo con questa Autorità i cittadini europei forse toccheranno con mano i vantaggi di una Unione europea che oggi stenta a dimostrare il suo valore aggiunto. E su un tema, quello dei protezione dei più deboli e oppressi, su cui più degli Stati Uniti e della Cina dovremmo essere capaci di definirci a livello geopolitico.
Grazie a Marta
11/09/2012 @ 12:50
“Il Ministro della Difesa portoghese di allora è oggi Ministro degli Esteri”
I Biechi Blu nominano i ministri…
Ai Biechi Blu quanto gli fa effetto il potere della parola?
11/09/2012 @ 13:06
http://www.corriere.it/politica/12_settembre_11/monti-crisi-risanamento_d7d051bc-fc00-11e1-8357-ee5f88952ff6.shtml
11/09/2012 @ 13:08
Credo che questo articolo di Bloomberg sia molto esaustivo… http://www.bloomberg.com/news/2012-05-23/merkel-should-know-her-country-has-been-bailed-out-too.html .
11/09/2012 @ 13:39
Grazie, per l’articolo utile e interessante che infatti mi ha incuriosito e sono andata a sbirciare sul sito Transparency Italia e ho scovato un loro rapporto sulla trasparenza (?!?) nelle varie istituzioni italiane: http://www.nisitalia.org
Vi consiglio di leggerlo.
11/09/2012 @ 14:54
Cinque-sei anni fa la Siemens fu coinvolto in un grossissimo scandalo per pratiche corruttive che la confronto quelle italiane fanno ridere e dovette anche pagare una mega-multa.
Quello che mi fa abbastanza schifo e che poi cacciano e magari mettono in galera i dirigenti scoperti con le mani nella marmellata ma poi riprendono come se niente fosse successo.
11/09/2012 @ 14:55
Mi è ritornata in mente una storia vecchiotta.
I Blue Meanies in realtà avrebbero dovuto essere i Red Meanies ossia i comunisti; non so bene perché ma alla fine si scelse “Blue” ma si intendeva “Red” (se guardate il film è evidente che sono dei Reds).
Oggi un professore di economia ci viene a dire che i Blue Meanies cattivi (che avrebbero dovuto essere Red) improvvisamente sono diventati i capitalisti, quelli sconsiderati ma pur sempre capitalisti. Questo professore è ancora succube della perniciosa influenza dei movimenti studenteschi sessantottini e della propaganda sovietica, è evidente.
P.S.: Carino quel film ma chissà perchè, tra i film dello stesso anno, all’epoca mi rimase più impressa la scena iniziale di Barbarella.
11/09/2012 @ 21:32
“una Unione europea che oggi stenta a dimostrare il suo valore aggiunto”.
Però riesce a mostrare con indiscussa chiarezza i suoi (dis)valori primari e anche sul tema deboli&oppressi la posizione dell’EU è molto ben definita.
Cina, USA, EU… ancora con queste contrapposizioni razziste? Passiamo a una visione superiore, nobile, cosmopolita: per le lobby non c’è alcuna differenza tra un cittadino europeo, un americano, un bengalese o subsahariano: lottano perché siano tutti equamente affamati. Lasciamoci dunque stringere nel loro fraterno abbraccio globale!!!
12/09/2012 @ 12:29
Sì ma guarda che il professore ha ragione perché, a mio avviso e forse sbaglio, sta tenendo conto di altri fattori un po’ più complessi.
Pensa all’Argentina come sta adesso: non ha più accesso ai mercati finanziari (!) e si è ridotta a doversi finanziare con una emissione di obbligazioni della compagnia petrolifera che ha espropriato agli spagnoli (YPF), ha un’inflazione del 9,9% ufficiale e una effettiva di più del 20%, la gente ha ripreso a cambiare valuta per strada (cioè clandestinamente e quando succede non è buon segno), mentre il cambio col dollaro sarebbe a 4,4 “en la calle” è 6,7; inoltre la Kirchner ha perso consensi in maniera drammatica rispetto alle elezioni trionfali di meno di un anno fa. Non è fuori gioco ma ha dei grossissimi problemi; noi non stiamo in Sudamerica ma in Europa e qui non so quanto sarebbe gestibile la situazione per noi, ossia qualsiasi cosa vogliamo fare ci troveremo sempre e comunque di fronte al problema di integrarci con i nostri vicini. Forse è il caso di fare attenzione a non buttare il bambino insieme all’acqua sporca.
Non siamo un insieme di isole ma un sistema strutturato e il nemico (che c’è) non lo cacci chiudendoti in casa; non è il momento di tornare indietro né di arrangiarsi a salvare il salvabile alla bell’e meglio, ma di cominciare a pensare fuori dagli schemi proponendo il “nuovo” che sarà una lunga marcia più che un reset. Io fra le righe ho letto certe cose qui dentro.
Mi viene in mente una canzone di Dylan sulla pioggia, non so perché.
12/09/2012 @ 15:31
A me risulta anche che l’Argentina dal suo default in poi è decollata, i redditi pro capite sono cresciuti dell’8% all’anno, portando l’Argentina dalla 60° alla 54° posizione nella graduatoria mondiale: oggi gli argentini, rispetto agli anni del Washington Consensus, stanno bene. Forse meglio di noi. Crescono a buon ritmo, ed hanno un current account balance positivo, mentre noi ce l’abbiamo negativo…per non parlare del fatto che a suo tempo la YPF fu di fatto svenduta in puro stile “privatizzazioni” italiano… Krugman http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/05/03/down-argentina-way/?smid=tw-NytimesKrugman&seid=auto e Yglesias sono a supporto di queste tesi http://www.slate.com/articles/business/moneybox/2012/05/spain_greece_and_portugal_should_quit_the_euro_it_s_the_only_way_to_save_their_doomed_economies_.html .
12/09/2012 @ 15:57
Poi c’è anche questo studio di Mark Weisbrot http://mrzine.monthlyreview.org/2012/weisbrot040512.html . Tanto per dire che le politiche argentina non saranno di certo la panacea di tutti i mali, ma almeno hanno cercato e cercano di utilizzare delle soluzioni alternative rispetto a quanto propinano a noi i tecnocrati BCE.
13/09/2012 @ 12:41
Scusa ma che c’entrerebbero i tecnocrati della BCE? Mi indichi dove ne ho parlato, grazie?
L’Argentina se non lo sai è il cavallo di battaglia di quelli che vogliono uscire dall’euro e Silvia, che naturalmente ha il diritto di avere la sua opinione, è una di questi.
Comunque un po’ di dati e poi una mia personalissima considerazione su quello che volevo dire che evidentemente non è arrivato.
Inflazione in Argentina:
http://urlin.it/34bfa
http://urlin.it/34bfb
Inflazione e popolarità della Fernandez de Kirchner
http://urlin.it/34bfc
Per farla breve ecco un articolo da uno dei blog del Financial Times in cui si dice che in effetti il rischio paese migliora ma la situazione per le persone è pesantissima e infatti la “presidenta” perde consensi in modo molto marcato (capisci che se l’economia del paese ha delle buone prospettive ai danni della condizione dei cittadini il successo è relativo)
http://urlin.it/34bfd
Come ho scritto esplicitamente l’Argentina non ha perso la sfida ma sta in condizioni che a mio avviso non sarebbero sostenibili politicamente qui in Italia. Quello che evidentemente sfugge a chi sta in Europa è che in Argentina è perfettamente normale che una grandissima parte della popolazione si trovi al limite della sussistenza quindi l’ aumento della povertà subito dopo il corralito non ha sconvolto nessuno (solo cacerolazos), la gente per sopravvivere deve lavorare 16 ore al giorno facendo due lavori e non so se gli italiani accetterebbe un simile stato di cose da noi.
Quindi quello che voglio dire è che uscire dall’euro può essere una buona idea perché la moneta unica attualmente viene usata come uno strumento di oppressione dei lavoratori, ma solo a patto che si capisca a cosa si va incontro che non sarà una questione di semplici “disagi” più o meno pesanti, sarà molto più grave e secondo me ci saranno delle grosse complicazioni anche sul piano dei rapporti internazionali anche con i nostri vicini più prossimi, problema che non esiste per l’Argentina.
Insomma concordo con il professore che vale la pena di cercare di salvare il buono che c’è nell’Europa unita e quindi nell’euro.
Fino a un certo punto però oltre il quale le cose cambiano e bisogna scegliere di fare “la cosa giusta”. Ho capito bene quello che dice il prof che ha scritto due post (2) su questo film della Right Thing? Forse sì, forse no ma prima o poi si vedrà.
In generale quando si parla di Sudamerica sarebbe bene andarci, prima.
Il Brasile sta molto meglio di prima “come paese”, è vero ma vi invito a fare un giretto nelle cittadine dell’interno del Pernambuco per capire cos’è questo “meglio”. In quelle del Parà e dell’Amazonas, per quanto sarebbe molto più istruttivo, vi consiglio di non mettere proprio piede.
13/09/2012 @ 22:42
Caro Marco (ma sei il solito Marco?),
è vero che penso si debba uscire dall’euro, ma dell’Argentina non ho parlato.
Constatavo che la tendenza globale è: troppa finanza e troppo potere alla finanza; la democrazia è in crisi, il welfare viene smantellato, l’austerity è disastrosa, i disordini sociali aumenteranno… tutte le conquiste che facevano del nostro continente quello più avanzato dal punto di vista dei diritti stanno cedendo terreno alle esigenze egoistiche di lobby ristrettissime.
Se l’Europa fosse una grande Unione fraterna e democratica certo avrebbe più forza delle singole nazioni nel contrastare l’ascesa delle oligarchie, ma siccome l’Europa è in mano alle oligarchie e l’euro è il loro principale strumento, non faranno mai qualcosa di diverso da quello che stanno facendo con tanta tenacia e con tanta costanza.
Non sono molto informata su Brasile e Argentina, ma non faccio fatica a credere a quello che scrivi, soltanto che anche la loro situazione di partenza era molto diversa da quella italiana e degli altri stati europei; in quei paesi la situazione della gente era già insostenibile prima, se non è migliorata non mi pare sia neppure peggiorata.
Uscire dall’euro comporterà disagi all’inizio, ma nell’euro non c’è futuro. Molto dipenderà anche da chi sarà al governo e sebbene nessun partito attuale mi ispiri la minima fiducia, a una disgrazia certa preferisco un tentativo.
Spero che l’uscita sia responsabile e concordata, senza gravi conseguenze nei rapporti tra le nazioni. Comunque l’euro sta provocando profonde discordie, se non addirittura odio tra i popoli europei; la situazione diventerà insostenibile.
Nonostante la crisi non abbia al momento molto cambiato la mia vita, mi pare di essere entrata in un incubo: di fronte a simili manifestazioni di avidità disumana e crudele, non riesco a darmi pace.
14/09/2012 @ 17:33
“Spero che l’uscita sia responsabile e concordata, senza gravi conseguenze nei rapporti tra le nazioni”
Ho qualche dubbio in proposito.
Insomma uscire dall’euro è una non-soluzione per quanto potrà diventare una scelta obbligata. A mio avviso c’è molto altro di cui parlare e ho l’impressione che nessuno si decida realmente ad affrontare coraggiosamente la situazione. Obiettivamente qui (intra)vedo le idee di gran lunga più chiare ma sul quid agendum mi sembra che ci sia un lack of timing. Poi mi sbaglio e non succede niente; meglio così.
14/09/2012 @ 12:20
Marco, scusami, ma vedo che nemmeno il mio messaggio è arrivato. Quando ho parlato di BCE-UEM, stavo portando l’esempio controfattuale dell’Argentina, nazione che tu hai citato, adducendo a tal proposito la totale divergenza delle politiche economiche messe in atto in questi “paesi”, se rileggi bene quindi non troverai nessun riferimento a te in merito ai “tecnocrati BCE”, perchè appunto non c’è. L’Argentina non è il cavallo di battaglia di Silvia (forse lo è per i seguaci della MMT che qui non mi pare di vedere) o di chi vuole uscire dall’Euro tout-court, non è affatto così. E non credo nemmeno che in questo spazio ci siano i sostenitori dell’”usciamo dall’Euro e tutto andrà bene!”. Qui credo che nessuno la metta su questo piano e, ti dirò di più, ci sarà ben altro lavoro da svolgere una volta usciti o in preparazione a tale evento. Tornando all’Argentina, essa è un esempio che citano spesso Krugman, De Grauwe, Frenkel, economisti di prim’ordine. Ripeto, non ho detto che l’Argentina è la panacea di tutti i mali. E sono ben a conoscenza anche dell’articolo dell’Economist sull’Argentina del febbraio di quest’anno. Ma sorge in me un dubbio: non è che questi giornali che tu citi, siano di per sè legati ai quei gruppi che dallo sganciamento del peso dal dollaro ci hanno perso? Io sinceramente ci penserei…possiamo poi discutere dell’inflazione, ok è a livello alti, ma fra la deflazione da debiti (privati) imperante in Europa e negli USA e l’inflazione argentina tu quale preferiresti? Sono d’accordo che in Argentina o Brasile o Venezuela ci sono ancora moltissime cose da migliorare e che non son affatto un paradiso terrestre (ma poi, chi l’ha detto?boh…).. ma vogliamo mettere qui in Europa? L’Argentina ha una banca centrale che fa la banca centrale, l’Europa (e l’Italia) no, l’Argentina ha imposto dazi e controlli su merci e capitali, in Europa non esiste nulla di ciò (salvo poi prendersela con la Cina da cui, come la Germania ad esempio fa, importare a valanga), l’Argentina cresce, noi siamo in piena recessione “indotta”, l’Argentina sperimenta un surplus partite correnti (CA=X-M+RNE), i paesi dell’Eurozona (a parte Germania, Olanda e Finlandia) no ed è ciò che li ha portati alla crisi odierna (tipica da bilancia dei pagamenti come avvenuto nel SudEst asiatico alla fine anni ’90). Infine sull’inflazione: se essa è la variazione percentuale di un determinato indice aggregato di prezzi e si decide sostanzialmente su mercato lavoro, prezzi materie prime, domanda, allora, visto che il risparmio in Argentina aumenta e c’è propensione alla crescita generale dell’economia, e quindi ad avere degli stipendi che vanno ad incidere per molto sul prezzo di un bene, sia dal lato dei costi che dal lato della domanda, così come i carburanti (di cui la nazionalizzazione di YPF è volta forse ad un tentativo di minor incisione dei costi fissi da materie prime), credo che un tasso di inflazione a quel livello sia sostanzialmente decretato da questi tre fattori…che poi l’inflazione sia la nemica dei rentiers è un dato di fatto, e non credo che le proprietà dei giornali che tanto criticano l’Argentina siano fatte da rappresentanti dei lavoratori…comunque sottolineo ancora una volta che l’Argentina, ma il Sudamerica tutto dire, ha scelto un paradigma economico diverso rispetto a quanto propinano FMI, BCE, UEM o gli USA, questo intendevo, lo ha cambiato, ed ha visto una notevole divergenza (positiva o negativa a seconda delle vedute) nell’andamento successivo dei fattori economici. E qui ti do ragione su un punto: perchè tutti in Sudamerica hanno avuto il coraggio di affrancarsi e tentare di correre sulle loro gambe (sviluppando ad esempio i consumi interni), adottando addirittura il Sucre per gli scambi. Che poi tutti risentano del rallentamento economico mondiale, è un dato di fatto. E questo incide notevolmente anche sull’economia argentina (nonchè Usa ad esempio) poichè è un dato di fatto che l’interconnessinoe fra i vari paesi influenzi notevolmente i cicli economici. Quindi la domanda è: vogliamo renderci conto che il paradigma economico finanziario europeo (e anche statunitense) non va? Non funziona, è morto (perchè è morto il capitalismo del credito facile fatto dalle banche), perchè sostanzialmente non si possono adottare misure come quelle che si stanno sperimentando in Grecia o in Irlanda dove i salari vengono tagliati del 30-40% per recuperare una competitività che non ci sarà mai (perchè il tessuto produttivo sta morendo) in quanto l’export led che si vuole imporre all’economia UEM non ha alcuna probabilità di successo in un’economia mondiale che sta rallentando proprio anche a causa della deflazione imperante in Europa? Dove in Germania chi ha un minijob da 400 euro al mese deve già fare due o tre lavori, idem in Italia, per sopravvivere… Anche a mio avviso prima di parlare del Sudamerica bisognerebbe andarci. Lo stesso vale per i paesi dell’Eurozona attualmente vilipesi da una classe dirigente che sta portando all’autodistruzione il Vecchio Continente. Continuare a portare avanti questo carrozzone UE non ha senso. Ci sono stati 12anni per mettere insieme le cose, e ci sono stati tanti anni per praparare i trattati di Maastricht, di Lisbona… sono trattati che a) non pongono nessun limite all’indebitamento estero dei vari paesi UEM b) perseguono inutili parametri di contenimento decifit/debiti pubblici (perchè si sa, lo Stato è cattivo mentre il privato è buono, solo che quando fallisce stile Lehman Brothers sono cavoli amari per tutti) c) hanno come obiettivo il contenimento dell’inflazione al 2% stabile. Una assurdità perchè significa dover vendere beni a prezzi costanti con costi fissi in aumento, scoraggiando quindi sia la filiera produttiva (che dovrà produrre con margini di guadagno sempre più risibili) che la domanda (se so che domani un bene costerà meno di oggi, aspetterò che il prezzo cali sempre più per acquistarli). Un non senso economco. Quindi, o si cambiano i trattati, stravolgendo ideologicamente i loro parametri verso una redistribuzione consona fra i vari cittadini UE, oppure si rigettano. Punto. I passi fatti dall’Europa in questi anni di crisi vanno in questa direzione? No. Quindi che cosa dovremmo continuare a portare avanti? La deflazione? Se questo è il nuovo modello dell’UEM, beh, prepariamoci ad affrontare diversi problemi nel prossimo futuro.
14/09/2012 @ 18:40
Fla, la tua risposta è molto interessante. Ho creduto che il tuo riferimento alla BCE fosse per mettermi nello stesso cesto di quelli che sostengono l’euro a tutti i costi.
“che poi l’inflazione sia la nemica dei rentiers è un dato di fatto”
Sì, eppure come ho scritto nei commenti di qui
http://www.gustavopiga.it/2012/the-state-of-the-less-than-perfect-union/
chi scende per strada (ieri 13 settembre) in tutta l’Argentina a fare i cacerolazos (tra l’altro per l’inflazione) sono le persone comuni e non i rentiers. E anche chi fa scendere il consenso della Kirchner è la middle class. Se leggi quel post che ti ho rivolto e qualcuno dei link vedrai meglio cosa intendo. Per esempio la gente protesta perché vogliono impedirgli di comprare valuta che è l’unico modo di salvarsi da un’inflazione che evidentemente li preoccupa. Il governo vuole addirittura impedire un calcolo dell’inflazione che non sia “ufficiale”
http://fortunaweb.com.ar/2012-09-14-103448-el-fmi-analizara-el-sistema-estadistico-oficial-de-la-argentina-y-podria-emitir-un-duro-informe/
Molto in breve. Abbiamo la vediamo allo stesso modo sulla situazione generale ma io mi preoccupo più che dell’analisi o delle brillanti intuizioni di riuscire a trovare qualcuno che abbia un buon piano. Questo implica parlare di quelle cose di cui la Kirchner non tiene minimamente conto (avendo un mindset da ricca sudamericana) e che le si ritorceranno contro.
Ora loro sono alta borghesia sudamericana e quindi a certe cose non ci arrivano ma noi siamo europei e mi stupisce che restiamo sempre e solamente sul piano delle “soluzioni tecniche”; le soluzioni nuove vanno realizzate da qualcuno e necessariamente contro qualcuno che vuole mantenere il vecchio. O saremo in tanti, uniti da un nuovo modo di concepire i rapporti sociali, o saremo semplicemente funzionali al potere che avrà buon gioco di fronte a una situazione di totale disordine e di conflitto.
Se ti interessa, sul sudamerica e i rapporti fra le classi leggiti “O povo brasileiro” del sociologo Darcy Ribeiro.
http://pt.wikipedia.org/wiki/O_Povo_Brasileiro
15/09/2012 @ 00:13
Fla e Silvia: siamo dalla stessa parte, spero che sia chiaro.
15/09/2012 @ 13:00
Grazie Fla,
il tuo intervento è molto più tecnico di quanto sappia fare io. Come hai sottolineato l’Argentina non è il mio cavallo di battaglia (se non altro perché non conosco bene la situazione attuale) e l’uscita dall’euro è solo il primo (indispensabile) passo, non è la bacchetta magica che risolve tutti i problemi.
Dovendo scegliere un modello, preferisco l’Islanda, ma conosco poco anche la sua attuale situazione.
Penso che gli stati europei abbiano il dovere di combattere queste lobby schifose non solo per se stessi, ma anche per mezzo mondo affamato dalla shock economy e dalla trappola del debito voluta dalle lobby. Se non lo facciamo noi, non lo faranno certo gli americani, nè possono farlo gli stati del terzo mondo, dove i presidenti che si ribellano vengono assassinati (tanti esempi in sud America, ma anche in Burkina Faso e probabilmente Gheddafi, seppure quest’ultimo non fosse proprio uno stinco di santo; però guarda caso l’ “esportazione di democrazia” si è resa necessaria da un giorno all’altro) e la gente è derelitta, senza armi (in senso metaforico) per combattere.
Avendo modestissime conoscenze in economia, il mio discorso è molto più semplice: se c’è la volontà di vivere in pace e collaborare con altri paesi si può fare anche senza avere la stessa moneta, che non ha senso perché non ci sono i presupposti. Se non c’è la volontà, la moneta unica non basta, anzi crea ancor più tensioni come provano i fatti.
Non tutti paesi europei hanno l’euro e vivono in pace con gli altri ugualmente. Fino a una decina di anni fa l’euro non c’era e i rapporti tra paesi mi sembravano più distesi.
Grande e Unione non sono sinonimi di pace: guarda l’ex Unione Sovietica e la guerra in Jugoslavia (che non a caso erano dittature, come quella dell’euro, imposto dall’alto).
Penso che l’importanza dell’euro sia sopravvalutata (in modo ASSOLUTAMENTE STRUMENTALE) e uscire senza ritorsioni e vendette tra stati è possibile, dipende solo dalla volontà di farlo.
So che ti sembrerà un ragionamento semplicistico, ma che fuori dall’euro non ci sia la fine del mondo, lo dice anche Stiglitz
Joseph Stiglitz : « La fin de l’euro ne serait pas la fin du monde »
http://www.rue89.com/rue89-politique/2012/09/13/joseph-stiglitz-la-fin-de-leuro-ne-serait-pas-la-fin-du-monde-235315
15/09/2012 @ 18:05
Tu non hai mai parlato di Argentina, lo so. Ne ha parlato l’altro economista sostenendo per di più che non era vero che la criminalità fosse arrivata a livelli altissimi dopo il corralito (ossia diceva che non era vero che si era arrivati ad “ammazzare la gente nei garage”. Che ti devo dire? Succedeva e per la verità succede ancora, come in qualsiasi paese povero occidentale)
Mi era sembrato che tu auspicassi un’uscita controllata dalla moneta unica e io sto dicendo che a mio modestissimo avviso questo sarebbe possibile solo con un progetto politico chiaro e condiviso di cui attualmente non vedo nemmeno l’ombra. Così come siamo, senza per esempio un’alleanza dei paesi latini, in previsioni di elezioni in cui si litigherà su tutto senza mai affrontare i problemi seriamente, uscire unilateralmente comporterà dei problemi molto gravi. Come dicevo a Luca, se conosci un programma politico preciso e condiviso da una consistente parte della popolazione fammelo sapere che lo voto.