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Riforma 2: vietate le porte girevoli da pubblico a privato

Gli Stati Uniti (22°) sono davanti all’Italia (67°) nell’indice di Transparency International sulla lotta alla corruzione. E’ un indice sbagliato, costruito male, anche perché non tiene conto dello sviluppo economico di un Paese (possiamo chiedere lo stesso impegno contro la corruzione a Norvegia o Burkinafaso? O alla Francia di 50 anni fa rispetto alla Francia di oggi?) che è una precondizione per dedicare maggiore risorse alla lotta alla corruzione.  Eppure è un indice molto usato.  Che ci fa spesso dimenticare come anche Paesi che si vantano della loro “probità” sono corrosi dalla  corruzione e dai conflitti d’interesse.

Basti vedere l’intervista fatta dalla trasmissione giornalistica investigativa USA più nota (60 Minutes della CBS, una sorta di “Report” statunitense) a Jack Abramoff, il potentissimo lobbista condannato a tre anni e mezzo di carcere per reati connessi alla sua attività, oggi in libertà e alle prese con una vita più austera. Di cosa parla? Di 1 milione di dollari l’anno spesi per regalare biglietti a politici e loro amici per le partite di football? Sì, ma ben più stupefacente la sua ammissione sul ruolo delle “porte girevoli” (lascio l’incarico pubblico per uno privato? Beh lo so già quando sono nel pubblico, e mi premuro di aiutare il privato che mi assumerà quando lascerò il pubblico con favori non dovutigli), il lubrificante migliore della corruzione:

“Quando diventavamo amici presso un Ufficio del Congresso e loro erano importanti per noi, ed il capo gabinetto di quell’Ufficio era una persona competente, dicevo (Abramoff, NdR) ai miei di dirgli ad un certo punto: “lo sai, quando smetterai di lavorare al Congresso, ci piacerebbe che considerassi di venire a lavorare per noi (da Abramoff, NdR)”. Ora, quando dicevamo questo, era fatta. Erano nostra proprietà. E cosa significava possederli? Che ogni richiesta della nostra azienda lobbistica, ogni richiesta dei nostri clienti, qualsiasi cosa volessimo, loro l’avrebbero fatta. E non solo quello: loro si sarebbero messi a pensare a cose che a noi non venivano nemmeno in  mente”.

Ora che cambia il Governo in Italia, attenti ai passaggi via dallo Stato verso il privato dei dipendenti pubblici. E soprattutto, subito una iniziativa legislativa che allunghi il periodo in cui non si può lavorare per aziende che hanno avuto a che fare con loro. Una possibile perdita per il settore pubblico che non riuscirà più ad attrarre i più talentuosi individui nella Pubblica Amministrazione? Forse, ma di fronte ai rischi connessi, i vantaggi di un simile provvedimento saranno ben maggiori.

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