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Quote lattanti per l’Italia

Negli Stati Uniti da tempo viene utilizzato lo strumento dell’ “affirmative action“, “quote” tese a  tutelare specifiche classi sociali o gruppi etnici da fenomeni di discriminazione.

Nella valutazione delle barriere all’entrata spesso dalle corti di giustizia americane è stata anche considerata – come fattore di blocco – l’esistenza di network “old-boys” volti ad aiutarsi a vicenda impedendo l’apertura del mercato (lo ricorda Ted Kennedy, senatore, in suo famoso discorso al riguardo nel 2005).

Negli Usa sono protetti esplicitamente gli individui che “sono stati soggetti a pregiudizio razziale o etnico oppure a svantaggio culturale all’interno della società americana a causa delle loro identità come membri di un gruppo, senza riguardo per le loro qualità individuali. Tale svantaggio sociale deve derivare da circostanze fuori dal loro controllo”.

Allo stesso tempo, con un fenomeno spesso guidato dalle proteste dei gruppi non specificatamente protetti, su tali legislazioni e protezioni pendono ricorsi presso i tribunali o la Corte Costituzionale. Per esempio di recente, sempre negli Stati Uniti dove dal 1953 lo Small Business Act riserva quote di appalti per le imprese detenute da minoranze etniche, la Corte del Distretto di Columbia ha sancito le ragioni di una impresa contro il Ministero della Difesa su gare di appalto di simulatori militari riservata a imprese appartenenenti a minoranze etniche.*

E’ probabile che l’inesorabile anche se lento inserimento di successo delle minoranze etniche nei gangli decisionali della società americana farà pian piano declinare l’urgenza di queste tutele specifiche.

Un dibattito in bilico tra tutela dalla discriminazione e ingiusto favoreggiamento avviene di questi tempi in Europa sulle quote rosa. So che molte persone (in particolare donne) si oppongono a questa tutela, chiedendo di “farcela da sole”. Il problema è che senza di ciò è praticamente impossibile, come riconoscono le corti americane forti di centinaia di studi empirici: da soli si perde.

Forse per questo nella nostra associazione dei viaggiatorinmovimento.it abbiamo riservato nel consiglio direttivo il 50% dei posti al femminile ed il 20% agli under 30.

Ecco. Gli under 30 in nessuna parte al mondo trovano quote a loro favore. Ma forse in Italia è tempo che cominciamo a pensarci. Alle “quote lattanti”.

Dopo avere scritto del mio disagio a vedere l’Italia rappresentata da un Ministro molto senior (anche se competente e signorile)  e la Gran Bretagna da un ministro assai junior, sul blog mi hanno scritto che c’è poco da fare stereotipi su noi anziani e che anche tra i giovani c’è tanto che non va.

Bene, è nello spirito di questo blog e dei viaggiatori non fare di tutta l’erba un fascio, e so bene che in ambedue i gruppi anagrafici ci sono forze positive mostruose.

Ma.

Ma i giovani hanno delle cose speciali che noi anziani non abbiamo, come è vero il viceversa. Hanno, in media, più energia, più conoscenza del nuovo, più speranza di noi. E hanno meno accesso al network di relazioni, gli “old boys” a cui pensava Ted Kennedy (network che includono i sindacati quando trattasi di proteggere la forza lavoro anziana a scapito di quella giovane). Questa media maggiore e questo minore accesso si combinano in Italia nel generare (in media) uno sfruttamento decisamente minore del loro potenziale che non di quello degli anziani. Detto in altri termini la somma delle energie che perdiamo con la nostra struttura sociale sono a maggioranza energie giovanili.

Per recuperare queste energie mi convinco ogni giorno di più come sia necessario mettere “quote lattanti” nei posti decisivi per le decisioni: nelle università, nella politica, nei posti da dirigente per la sanità o nei ministeri, negli appalti pubblici per le imprese detenute dai giovani, nelle assunzioni da parte delle imprese, bisogna introdurre quote quando necessario e preferenze/aiuti quando sufficiente.

Le statistiche sulla gioventù (disoccupazione, NEET, laureati, emigrati all’estero) mostrano che questo è l’unico paese al mondo dove i giovani sono una risorsa a cui è chiesto di “aspettare, perché, appunto, troppo giovani”. Non scorderò mai la battuta gelida di Abete, Presidente BNL e ex Presidente Confindustria, quando disse ad una platea ideale di giovani che chiedevano ricambio: “io andarmene? certo, basta che riuscite a spodestarmi”.

Ecco, siccome spodestarlo è impossibile, bisogna che ci si assuma la responsabilità di far cessare questa evidente discriminazione per il bene del Paese, con norme appropriate. Quote rose, sì, quote lattanti pure.

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*L’azienda che non ha potuto partecipare alla gara a causa delle quote riservate si è vista riconosciuta l’inadeguatezza della decisione della stazione appaltante a causa dell’assenza di prove di discriminazione nello specifico settore di appalto, i simulatori per la difesa. Da ora in poi le stazioni appaltanti dovranno dimostrare con più cura la specifica presenza di discriminazione nel settore prima di procedere a proteggere/tutelare le aziende “potenzialmente discriminate”.

9 comments

  1. Ottima idea ma non del tutto pioneristica.
    La Lega ci ha provato con il Trota.
    Al governo c’è Martone.
    Ed il buon Lapo ancora si deve ancora sistemare porello.
    Più seriamente penso che ogni strumento sia utile o dannoso per come lo si usa.
    Se per rispettare le quote rosa inserisco la Minetti…
    Oppure pensiamo ai meccanismi economici di incentivo per i dirigenti che effetti distorsivi in alcuni casi determinano.
    E’ una illusione pensare di cambiare la situazione con gli strumenti “giusti”.
    E comunque più che sull’anagrafe punterei su trasparenza, merito e c.d. accountability.
    Altrimenti rischiamo di fare lo stesso errore fatto con l’euro: costruire partendo dal tetto senza aver fatto nemmeno le fondamenta.

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    • Non per come lo si usa: per come lo si struttura.
      Merito è strumento regressivo per rafforzare i potenti (o i giovani figli dei ricchi), lo dice Sen, mica io. Trasparenza e accountability? Non sono strumenti per l’accesso, ma per redistribuire (in modo migliore, senza dubbio) tra chi ha già, tra chi è già nel club.

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      • “Merito è strumento regressivo per rafforzare i potenti”
        Interessante. Può fornire qualche riferimento per approfondire? Ho fatto qualche ricerca ma senza esito.

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        • Il termine meritocrazia: premiare chi raggiunge obiettivo desiderato per la società. SEN: ma che succede se scegliamo come obiettivo per la società uno che favorisce gli interessi dei più fortunati? Che succede se diamo i migliori posti dentro la Pubblica Amministrazione a chi ha studiato all’estero, cioè a chi più può e non ai veri talenti? Paese che cresce in diseguaglianza di ricchezza e di opportunità. Paese che muore. Dove i principi si accoppiano con le principesse.
          Michael Young, inventore del termine, The Rise of Meritocracy, 1958. Triste ironia. Non vi preoccupate “non abbiamo più bisogno di abbassare i nostri standard universitari per cercare di includere in una civilizzazione più alta i figli delle classi meno abbienti”, abbiamo la meritocrazia.

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    • ps: i suoi esempi, li guardi bene: sono appunto persone che hanno posizione di partenza favorevoli. Non abbiamo strumenti per combattere queste “ingiustizie”: sono decisioni prese trasparentemente e l’accountability mediatica come vede non impatta la loro posizione. I suoi strumenti non funzionano per aumentare le opportunità.

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  2. Ha ragione, ma volevo lasciare uno spiraglio di ottimismo. La quota lattanti rischia però di trasformarsi in un formidabile assist per tanti casi di familismo amorale. Non gli mancherebbe certo la sfacciataggine. Comunque ha centrato il vero punto. Serve un ascensorista (l’ascensore sociale non è bloccato ma scende senza freni). E ritorniamo inevitabilmente ancora sulle battaglie di lungo periodo (cultura, sistema di istruzione, ruolo Stato ecc.). Non ci sono scorciatoie di tipo tecnico.

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  3. Per il momento sono più che altro un navigatore, sulla rete ma soprattutto tra biberon e pannolini (e il naufragar m’è dolce in questo mare). Ma la seguo con interesse e magari in una delle prossime tappe dei viaggiatori riuscirò ad essere presente.

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