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Perché i blog sono meglio del DEF: dall’IVA alle elezioni

Quante volte questi giorni mi è stato chiesto di valutare se la manovra delle legge di stabilità fosse effettivamente restrittiva.

Siccome rispondere richiede di misurare al contempo i nuovi tagli di spesa, i tagli di Irpef e gli aumenti di Iva non è roba facile. Certo i tagli di spesa sono recessivi, e certo complessivamente la manovra diminuisce il saldo netto da finanziare, tutti indici di un impatto negativo sul PIL.

Ad aumentare la preoccupazione è il fatto che l’inflazione che tende a permanere non abbia aiutato, in maniera strisciante facendo salire l’aliquota marginale di alcuni contribuenti a parità di loro reddito reale. E anche che mentre è noto che le variazioni IVA si vedono subito e quindi la gente si adegua immediatamente al loro impatto, le variazioni di tassazione sui redditi sono spesso complicate e variano da famiglia a famiglia e quindi la gente si adegua più lentamente a queste.

Il governo pare dire che l’effetto sul PIL di tutta la manovra sia nullo, visto che non ha rivisto la sua stima di crescita. Ottimismo? In fin dei conti, molto dipende dall’esser capaci di stimare l’impatto sul PIL dell’incremento delle aliquote IVA. Grande o piccolo?

Parrebbe proprio grande, a giudicare dall’ultimo lavoro pubblicato ieri sera sulla prestigiosa collana dei quaderni dell’NBER di Boston di tre economisti che lavorano negli Usa ma che hanno esaminato i dati proprio di tanti paesi europei che hanno fatto incrementare le aliquote per aiutare il miglioramento dei conti pubblici.

Misurare l’impatto dei moltiplicatori delle imposte (impatto sul PIL di 1 euro in più di tasse) non è facile, anche perché spesso viene misurato guardando a come sono variate le entrate e non a come sono variate le aliquote (e non va bene: le entrate risentono dell’impatto delle variazioni del ciclo) e in più i cambiamenti di aliquote sono (spesso) scelte di policy legate a cambiamenti nel ciclo (se le cose vanno male spesso – ma non pare questo Governo – si riducono le aliquote per aiutare l’economia), tutti effetti da depurare se vogliamo capire l’impatto diretto del cambiamento di aliquote sul ciclo e sul PIL.

Il fatto che questi studiosi abbiano guardato SOLO a quei cambiamenti delle aliquote al fine di migliorare i conti pubblici aiuta loro a capire in maniera corretta l’effetto di queste variazioni di aliquote (non guardano dunque a cambiamenti dovuti ad una reazione tesa ad avversare il ciclo) e aiuta noi a capire meglio l’impatto della manovra Monti sull’IVA, fatta appunto per migliorare i conti pubblici e non certo per aiutare l’economia.

E cosa scovano? Che i moltiplicatori delle aliquote IVA variate all’insù sono terribilmente recessivi: un euro di entrate da aumento aliquote riduce in un trimestre il PIL, la produzione di ricchezza, di 1,02 euro ed addirittura dopo 3 trimestri di 2,76 euro. Anche perché l’impatto è tutto via consumi, con effetto nullo su export (e effetto negativo su import).

Insomma, le stime invariate del PIL italiano 2013 incluse nel DEF aggiornato del Ministero dell’Economia rischiano di essere nuovamente incredibili. Nel senso che sono abbondantemente non credibili.

L’elettore ad aprile saprà tutto ciò? Potrà giudicare credibilmente l’offerta programmatica dei partiti sulla base di una comprensione chiara degli effetti delle politiche economiche proposte ed anche di quelle effettuate?

Se continuiamo a leggere i DEF no. Se continuiamo a leggere i blog, forse sì.

9 comments

  1. “L’elettore ad aprile saprà tutto ciò?”

    Premesso che oggi ho fatto un bonifico di 100 euro al movimento perché chi viene a parlare e criticare deve (deve) contribuire, la risposta ovvia al quesito di Gustavo è: e certo che no se voi restate un centro studi autogestito agganciato a un blog troppo raffinato e ovviamente virtuale.

    Ma non vi rendete conto che oggi proporre analisi e soluzioni brillantissime NON è il problema?
    Possibile che non capiate che la questione più urgente, se veramente volete dare un peso politico alle vostre proposte, è quella di svegliare la gente dallo sfacelo culturale e morale che sta portando alla rinuncia generale a qualsiasi partecipazione democratica? In Sicilia c’è stato più del 50% di astensione; un dramma che però significa una miniera di opportunità per un nuovo movimento politico.

    Il centro studi dovevate farlo almeno dieci anni fa, oggi non basta più; bisogna andare per la strada, parlare con la gente, capire qual’è l’impasse che li spinge a rifugiarsi nel disimpegno e nel fatalismo; per decidere la strategia per affrontare la questione dobbiamo discuterne fra noi LASCIANDO PERDERE gli atteggiamenti un po’ troppo compiaciuti di quelli che si riuniscono fra happy few e “trovano le soluzioni per gli altri”; la prima cosa da fare è svegliare la gente NON trovare soluzioni; il punto di partenza è rendersi conto che è un problema di passione e compartecipazione più che di intelligenza e competenze.
    Lo so si tratterebbe di mettersi in discussione sul serio è vi da un po’ fastidio ma ricordatevi che è un passaggio INELUDIBILE e che le fastidiose osservazioni che vengo a postare qui sono solo un piccolo assaggio delle problematiche che incontrerete nella real life.

    Vorrei sapere se il 9 novembre si parla di quello che nel caso vorrei partecipare.

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    • Il mio “ma” è: ma se tutti in Uem facciamo così, poi a chi esportiamo visto che l’economia mondiale è in frenata (a causa dei nostri comportamenti pro-ciclici)?

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      • A parte che il livello di riduzione dell’ire è ridicolo (cioè al netto del fiscal drag nullo), rimane che il problema è di domanda, nazionale anzitutto, ma europea, e solo come conseguenza, mondiale.
        Come il prof evidenziava in passati post.
        Una soluzione facile facile c’era.
        Che la germania reflazionasse espandendo la propria domanda interna (pubblica e privata). Peraltro, non solo ciò sarebbe cooperativo (e invero ANCHE imposto da precise disposizioni del trattato sul coordinamento delle politiche economiche ex artt.120 e 121 del Trattato)- e la germania non ha MAI attuato politiche cooperative in funzione del ciclo “comune”, badando solo alla linea mercantilista da strutturare- ma sarebbe pure INEDITO, poichè la germania non ha mai fatto politiche reflattive anti-cicliche in tutta la sua storia.

        Forse il problema è non aspettarsi che qualcuno con una tale evidente tradizione storico-economica rispetti gli impegni dei trattati o, più realisticamente, non concludere trattati, (altamente imperfetti), con soggetti rispetto a cui non si ha la forza nè la volontà di imporre tale rispetto.
        Il resto è una lunga serie di elucubrazioni economiche che ci portano tutte allo stesso nodo…

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        • Eh lo so, ma la mia era una “domanda” retorica per ragionare sul fatto che comunque una “svalutazione interna” recessiva attuata in un ciclo in cui tutti i nostri maggiori partner commerciali adottano misure simili non possa che andare, naturalmente, ad arenarsi sulla peggiore delle variabili dell’economia supply-side…la DOMANDA.

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  2. Stefano Rocchi

    31/10/2012 @ 10:26

    Bravo Gustavo analisi lucida e comprensibile. Come sempre del resto.
    PS : Marco ci sollecita a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

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    • Stefano, il coraggio ce l’avete già; io spingo nella direzione che mi interessa e che però dovrete necessariamente prendere anche voi in considerazione e cioè il risveglio della coscienza civile dei cittadini, uno sforzo da parte dei più competenti (voi) e dei più volenterosi (come me) per ridare l’orgoglio a un popolo che non si informa più, che non vuole più lottare. Se non lo faranno i Viaggiatori lo farà qualcun altro ma soprattutto si lascerà il campo libero a Grillo, che parla veramente al popolo, che gli da la gioia di partecipare (e pagano tutti!) ma che non ha un programma e serve solo a portare il paese dritto verso un Monti due.

      Per raggiungere lo scopo però credo che occorreranno dei toni che non potranno essere “sempre-sempre” rivolti alla mediazione fra tutte le parti. Un “nemico” c’è e lo dimostra, ad esempio, il comportamento vergognoso di Marchionne, che mi ha lasciato veramente sbalordito, coi 19 reintegrati (e oggi Furio Colombo, uno che è sempre stato notoriamente pro-Fiat, è severissimo su questo); su queste cose il movimento “dovrà” pronunciarsi da una parte o dall’altra, è inevitabile (non sarebbe male dire qualcosa a proposito fin da subito, per la verità. Ma volete i voti dei lavoratori o no?).

      Per ridare la consapevolezza ai cittadini, per far rinascere la voglia di esserci, di partecipare, bisogna non solo uscire dal web ma anche “dimostrare” la passione di chi si mette in gioco perché ritiene inaccettabile lo stato delle cose, il che implica una scelta di campo netta e dichiarata apertamente.

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