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Lo spread tra Alesina-Giavazzi e Stiglitz(-Piga) è a 181 punti base

Ascolto Giuseppe Pisauro descrivere lo stato dell’economia italiana e poi vedo questa sua magnifica tabella riassuntiva (basata su dati del Fondo Monetario Internazionale) sui moltiplicatori dell’impatto della politica fiscale.

E mi viene in mente che Stiglitz (e Piga che l’ha seguito da sempre) battono Alesina e Giavazzi di 0,82 punti contro -0,99.  Uno spread di 181 punti a nostro favore.

La proposta A&G di abbassare la spesa ed al contempo abbassare le tasse è, come da sempre diciamo, ampiamente recessiva e probabilmente dannosa pe le finanze pubbliche. Dare alla gente soldi (minori tasse) quando non li vogliono spendere e levare a casaccio spesa che fa domanda interna e occupazione via appalti pubblici è recessivo. Provate a farlo dando un euro di tasse in meno finanziato da un euro di spesa in meno: l’economia produrrà un euro (0,99) in meno (con minori entrate fiscali, maggiore deficit ecc.): lo vedete in rosso nella tabella.

La (nostra) proposta di prendere le tasse già applicate ai cittadini che non spendono e usarli per fare appalti (e non sprechi) genera un aumento di PIL di 0,82 euro (in verde). Con effetti positivi sul bilancio pubblico in termini di maggiori entrate e quindi anche la possibilità aggiuntiva di abbassare le aliquote fiscali ulteriormente senza causare problemi di disavanzo. Quando la manina invisibile del privato si ritrae, quelle rare volte, la mano visibile dello Stato salva imprese e lavoro.Quanto tempo sprecato in questi 2 anni di blog, ad ascoltare chi ha proposto sempre le misure sbagliate.

10 comments

  1. Professore poi faccia un articolo dove spiega questi numeri “moltiplicativi” come vengono calcolati.

    perchè io di “moltiplicatori” all’italiana ne ho ben presenti altri:

    le ASL di Reggio Calabria pagano le siringhe 8 volte quanto le paga una ASL lombarda

    un’opera pubblica qualsiasi che in Germania ha un costo di realizzazione di 1 milione di €, in Italia viene a costare 1,7 milioni di €

    la discussione + spesa pubblica vs – spesa pubblica, keynesiani vs austriaci statalisti vs liberisti ( o quella che sia) non è una discussione che si può basare sulla matematica, o su qualche modello teorico, qualunque persona di buon senso, si accorgerebbe del fatto che viviamo in un sistema che stà diventando sempre più insostenibile, anche nei paesi più “virtuosi”.
    un sistema nel quale 2 italiani su 3 sono mantenuti (direttamente o indirettamente) dal terzo,e nel quale ci lamentiamo se quel terzo non riesca ad arrivare a fine mese.

    caro professore, ogni mattina che vsi reca all’università guardi bene quello scheletro bianco, quello che doveva essere la città dello sport di Roma, pensi che sono stati sprecati 700 milioni di €, finiti nelle tasche del signor Caltagirone, direttamente dalle tasche del “terzo” di cui parlavo prima, lo guardi bene ogni mattina, prima di entrare in aule e di spiegare ai ragazzi del secondo anno il moltiplicatore della spesa pubblica.

    ..ma d’altra parte che cosa aspettarsi da chi con questo sistema ci “mangia”, di chi lo stipendio lo prende dalle tasche dai “terzi” di Italia

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    • Lei non legge molto questo blog. Se lo avesse fatto, ma non è un peccato non averlo fatto, avrebbe capito che la soluzione alla questione congiunta di moltiplicatore e sprechi sta in un ricambio politico. Tema che con l’economia, per fortuna, non ha nulla a che vedere.

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      • Luigi Biagini

        28/10/2013 @ 07:34

        Gentile Paolo,
        mi pare che il Prof. Piga ha sempre scritto la sua ricetta a caratteri cubitali: Meno sprechi più investimenti pubblici sulla base non di “congetture” e “pensieri” ma su metodi empirici.
        Non per ultimo segnalo il WP-1301 dell’IMF a firma Blanchard (che non credo sia proprio l’ultimo arrivato in fatto di economia).
        http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2013/wp1301.pdf

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  2. Ma non è tempo sprecato; Letta sa benissimo qual’è la situazione e sa benissimo che entro meno di due anni si prepara un’altra crisi con il fallimento di banche importanti che per le nuove regole verrà ripianato dai risparmi dei depositanti.
    Allora da un lato tranquillizza i cittadini che stanno per essere spennati con una legge finanziaria basata su artifici contabili; al momento buono,ossia quando scoppierà la prossima crisi, potrà esimersi dal rispettare gli impegni (insostenibili) presi coi cittadini per le ormai solite cause di forza maggiore dettate dall’ennesimo stato di eccezione.
    Dall’altro lato prepara delle riforme costituzionali propedeutiche all’imposizione di un Presidente “forte” che potrà gestire in modo “energico” la prevedibile reazione popolare (ovviamente cambiando ulteriormente o sospendendo le libertà costituzionali avendo depotenziato l’articolo 138).
    Non si sta perdendo tempo, si stanno pazientemente preparando i tempi nuovi.
    Il tempo lo stiamo perdendo noi.

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  3. Chiediamo di esistere come cittadini ed essere rispettati. Giusto è sacrosanto diritto.
    Nel contesto però di problematiche attuali molto complesse ed estremamente dannose per il nostro avvenire, chiediamo che la soluzione all’ingiustizia debba piovere dall’alto, senza fare praticamente nulla perché ciò accada,un problema diffuso del nostro tempo evidentemente, frutto di una tendenza culturale molto, molto superficiale.
    Diciamo che la colpa non è nostra ma della politica, dei cattivi governi, di questa Europa col suo piano criminale e tutto quanto di sviscerato è oramai giunto a nostra conoscenza. Certamente è così! Oltre la sciagurata sorte che abbiamo dovuto subire si vedono ancora ostacoli enormi, e molto pericolosi preannunciarsi all’orizzonte.

    Ma purtroppo vediamo anche Chi, con le giuste informazioni non fa e non ha fatto nulla.
    Da un lato una classe politica ed esperti specializzati che a vastissimo raggio hanno potuto produrre scelte dissennate e trattative europee totalmente inefficaci, dall’altro però cittadini inerti suggestionati ancora una volta dalle ideologie, resi incapaci di opporsi in tempo alle più che sfavorevoli politiche di austerità e quant’altro. Un incapacità che ci accomuna dunque? Noi e loro. Due aspetti della stessa medaglia?
    E qui si alzeranno gli scudi.
    Abbiamo permesso che l’idea di una terra promessa fuori dall’euro radicasse nella nostra idea di futuro come unica via d’uscita. Un ultima ripetitiva e dispersiva illusione. Un altra ideologia. Una contromisura di chi non riesce a immaginare che qualcosa di migliore aspetta sempre di essere conquistato. Abbiamo perduto occasioni d’oro di cambiamento e risanamento. Abbiamo perduto il senso e la forza delle nostre idee, il significato di Noi, di progresso e unità, dimenticando l’assoluta indissolubilità di questi valori e la forza che ne scaturisce.

    Credo di poter dire Prof, che la sua perseveranza non può essere indicata come cieco ottimismo, ma come la volontà di chi possiede tutte queste qualità. Se fossero state solo le analisi di un capacissimo economista forse non avrebbe sopportato così a lungo questa mancanza di comprensione rimanendo sempre così coerentemente fedele a se stesso e sempre desideroso di spiegare. A tutti indistintamente.
    Questo la mette in cammino tra coloro che concretamente in possesso delle giuste iniziative vorranno compiere l’onorevole tentativo di introdurre dosi massicce di buonsenso in questo Paese.
    Siamo in tanti a stimarla e a sostenerla poiché come si dice, il “Viaggio” si copie solo mettendo i piedi sulla strada.

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  4. Paolo Labombarda

    27/10/2013 @ 08:53

    Interessante, lampante! Perché descritto con dei numeri. Discutere con dei numeri è avventuroso (il passato può interpretarsi, il futuro è diverso dai possibili ‘modelli di futuro’), coraggioso (si commettono errori), onesto (trasparente)! Ritengo che l’interpretazione del ‘Programma per l’Italia’ dei ‘Viaggiatori in Movimento’ non potrebbe che avvantaggiarsi, se facesse riferimento con maggiore evidenza all’influenza dei ‘moltiplicatori’.

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  5. Ecco, il Baldassarri di allora ragionava così, come fanno i Viaggiatori oggi nel loro programma : in percentuale di PIL, non in euro. Tagliare o aumentare di 1 euro le tasse vuol dire poco, se si vuole capire la qualità di una politica economica. Dipende da quanto più ricchi o più poveri sono diventati gli italiani nel frattempo. E quindi quell’euro va rapportato alla capacità contributiva di pagare le tasse, ovvero dal PIL e dal suo andamento. Così per la spesa pubblica. Una cosa è spendere 10 euro in un Paese che ha un PIL di 10 euro, una cosa in un Paese che ha un PIL di 100 euro. La spesa pubblica, la dimensione dei servizi pubblici che vengono forniti ai cittadini, ha un senso misurarla solo rispetto alla capacità delle imprese e dei cittadini di generare ricchezza alla quale si accompagnano, appunto, i consoni servizi sociali per il tenore di vita prevalente in quel Paese. Ha poco senso un PC per dipendente pubblico in un Paese in cui nessuno ha un PC, molto di più in Italia.

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  6. «Può piacere o non piacere, ma questa volta è scongiurato l’errore in cui incorse il Governo Prodi al suo esordio nel 2006: un Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) rigoroso sul piano dei principi che faceva però solo da elegante sfondo a una “stretta” fiscale punitiva nei confronti di professionisti, piccoli e medi imprenditori e lavoratori autonomi».La manovra triennale «comincia a mordere per decreto, da subito, nei settori-chiave della spesa pubblica come la sanità, l’università, la scuola, la giustizia, il pubblico impiego, l’amministrazione della sicurezza». Gli stessi settori, osserva Gentili, nei quali sia il programma del Pd, sia il Libro Verde di Padoa-Schioppa, individuavano sprechi e inefficienze.Ma ovviamente, «in attesa dei frutti futuri, tagliare costa sul piano politico immediato», perché il bilancio dello Stato è usato come ammortizzatore sociale e fondo speciale clientele. Quindi, «quasi sempre le contrapposizioni sono dettate da un riflesso condizionato politico, per il quale l’opposizione di turno s’affianca alle proteste delle categorie interessate ai tagli».

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  7. e aggiungo che in termini nominali o reali, forse entrambi – non ricordo – il PIL pro-capite tedesco e’ 20% superiore a quello italiano. Ritengo pertanto che confrontando spesa con risultati non sia corretto difendere la scuola elementare italiana e il suo abnorme livello di spesa.

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  8. Se dai sondaggi passiamo invece alle rilevazioni degli operatori, ecco che il cielo si fa ben più cupo. Per Confturismo-Federalberghi, le cui stime sono state rilasciate alla fine della settimana scorsa, tra giugno e settembre partiranno per le vacanze solo 24 milioni di italiani e non 37, in pratica uno su due, con un -18% di spesa media pro capite, e un -16,5% di durata media. Il calo del giro d’affari sarebbe di almeno il 15% con un fatturato tra giugno e settembre pari a 17,2 miliardi di euro contro i 20,2 del 2008. Dati ancora più terribili di quelli realmente già registrati nei primi sei mesi del 2009, che hanno visto un calo del 6,7% dei pernottamenti complessivi negli alberghi italiani per somma di un -2,5% di italiani e un -11,5% di stranieri.

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