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L’Orso Stiglitz the Pooh e quel miele italiano

Torno da Milano e sul treno leggo i giornali. Corriere e Repubblica. Forse mi sbaglio, continuo a girare le pagine. Giro. Nessuna notizia. Sul bilancio in pareggio in Costituzione che doveva votare ieri il Senato.

La legge che cambierà le nostre vite in peggio, la legge che va contro ogni regola della macroeconomia, la legge che gli Stati Uniti ed il Regno Unito non si sognerebbero mai di adottare, quella che nelle recessioni obbligherà i nostri deputati a dibattere per ore e ore come truccare i conti per fare l’unica cosa che sappiamo serve nei momenti di difficoltà economica, e cioè lasciare andare il deficit pubblico espandendo spesa e riducendo tasse,  NULLA. Leggo poi su Internet che è stata rinviata alla settimana prossima, una ultima settimana di speranza, prima che l’idiozia prevalga nella Costituzione economica del paese. Eppure nessuno ne parla. Nessuno.

Per fortuna mi consolo con Fubini sul Corriere che ci ricorda che il Tesoro tace totalmente sui derivati che ha in pancia. Abbiamo un Direttore del Tesoro nuovo, Vincenzo La Via, bravo, che conosce bene la situazione perché ai tempi della espansione del loro utilizzo è stato anche responsabile della gestione del debito pubblico: spetta a lui dire al popolo italiano quali sono i rischi a cui andiamo incontro nel pagamento di possibili extra spese con questi contratti in essere, sono soldi nostri. Il Presidente Monti, che è anche il suo Ministro, può certamente convincerlo di questo.

Ma è su Repubblica che trasecolo. Leggo articolo di Bisin e De Nicola, due bravi economisti, con il solito approccio “Bocconi-style” alla questione della spesa pubblica, ma in peggio. Ridurre le forze dell’ordine, guardie penitenziarie (ma lo sanno come stanno le nostre carceri? Hanno mai ascoltato Radio Radicale?), polizia, carabinieri, guardia di finanza (chissà come la combattiamo l’evasione): “sfoltire, sfoltire: senza le pietose scuse dell’ordine pubblico che ne soffrirebbe. L’andamento della criminalità in Italia è anelastico rispetto al numero di uniformi”, che vuol dire che Riina e Provenzano li si cattura noi a mani nude.

Parlano di servizi “pubblici molto peggiori in quantità e qualità su tutta la linea (scuola, sanità, giustizia, trasporti)” e poi dicono “O si taglia la spesa pubblica e si abbassano le tasse o si accelera il declino”.  Tertium datur: magari riqualifichiamo invece la spesa? Magari coi soldi dei tagli agli sprechi diamo le auto che funzionano ai poliziotti, le scuole a norma di sicurezza ai ragazzi, le strutture appropriate ai nostri giudici che lavorano in situazioni emergenziali in territori con contesti durissimi, che dubito i nostri eroi economisti abbiano mai frequentato, le carceri decenti ai nostri detenuti?

Magari. Ma nell’articolo, che parla di spending review, nessun accenno, dico NESSUNO, all’unica parte del bilancio dello Stato e delle PA toccabile subito, quella degli appalti di beni, servizi, lavori, che pesa il 12% e più di PIL, il 30% della nostra spesa. Zero assoluto. Forse non sanno che esiste.

La parola recessione non appare mai, come se non esistesse. Già perché in Europa pensiamo ormai che gli Stati non possano combattere la recessione, contro tutto quello che insegnamo in aula. Negli Stati Uniti, sì, da noi no. A conferma di ciò…

… ecco la magia, pagina 17. Col suo faccione da orso, simpatico e pieno di sé, vedo che Repubblica intervista il Nobel Joseph Stiglitz. E mi riconcilio con il mio caffè. E con questo meraviglioso Paese che scorre davanti a me seduto nel bellissimo treno che mi porta veloce a casa, a Roma, a dimostrazione che se vogliamo farle bene le cose, le sappiamo fare, bene. Leggiamolo l’Orso Joseph, leggiamolo:

“Cosa dovrebbero fare i governi europei?

Quando si attraversano momenti difficili, i governi non dovrebbero contrarre la spesa dello Stato, ma aumentarla. Il deficit di bilancio non si espande necessariamente se al tempo stesso si aumentano le tasse. In questo modo l’economia può moltiplicarsi rispetto alle risorse allocate.”

E l’Orso Stiglitz non sa che noi non dobbiamo nemmeno alzarle le tasse perché 1) lo abbiamo già fatto (per ripagare il debito) e dunque basta riorientarle alla spesa e non al debito e 2) perché abbiamo circa 2-3% di PIL da spendere con il taglio degli sprechi nella spesa. Se lo sapesse si butterebbe nel vaso di miele come Winnie the Pooh, incredulo di questo meraviglioso pasto gratis, che offre questo strano Paese chiamato Italia, e che ci ostiniamo a negarci.

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