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Il dirigente del Fondo che ci inchioda alle nostre responsabilità

Dopo 20 anni di lavoro qui, mi vergogno di essere associato in qualsiasi forma con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) …

… perché le difficoltà sostanziali di queste crisi (globali e dell’area dell’euro), come per altre, erano state identificate in anticipo ma qui al Fondo sono state soppresse… avvertire in tempo era essenziale … le conseguenze includono sofferenze (con il rischio che le cose peggiorino) per molti inclusa la Grecia,  e che la seconda valuta più importante è sull’orlo del precipizio …

Non capita tutti i giorni di leggere lettere così, scritte da un economista senior dell’organizzazione internazionale deputata a risolvere le crisi finanziarie internazionali, il FMI, accusata di essere stata il colpevole codardo che non ha avvertito i passeggeri della nave che stavano per sbattere contro gli scogli e perire. Una bella responsabilità.

E da miei colleghi amici del Fondo sento dirmi un breve e conciso “no, non ha torto”. Ma nessuno si sposta, nessuno vuole perdere il lavoro. Come Doyle, che lo fa solo dopo 20 anni.

Le cause di tale codardia? La lettera fa intendere una dipendenza supina dell’organizzazione sovranazionale basata a Washington, il cui mandato è quello di sorvegliare le politiche economiche dei paesi ricchi e di quelli poveri. Una dipendenza supina dalla politica dei grandi paesi occidentali, tutti tesi a minimizzare i rischi di essere smascherati  nelle proprie colpevoli inerzie.

E sì che se lo erano detti quelli del Fondo quando si erano fatti l’esame ai raggi X dopo la prima crisi del 2008: “il FMI non dovrebbe pensare come se “l’Europa è diversa” … I fatti dimostrano che i paesi dell’area dell’euro possono sperimentare crisi simili a quelle dei paesi emergenti …  Il Fondo dovrebbe prestare attenzione ai vincoli istituzionali dell’Unione europea ma non sentirsene per questo vincolato… Stare fuori dal gioco di potere europeo dà al Fondo libertà e obiettività, preziose armi …  Tentativi di limitare lo scopo della sorveglianza o di abbassare il tono dei suoi giudizi dovrebbe essere contrastati…”.

Non c’è dubbio che quel Fondo Monetario Internazionale che aveva chiesto politiche fiscali espansive dopo la crisi del 2008, dal 2011 non c’è più stato a dare i buoni consigli. Sparito. Si è sciolto come per miracolo di fronte alla posizione di intransigente austerità dei 27 nani europei, mentre poteva essere il principe che, con saggi consigli, avrebbe potuto risvegliare la Biancaneve Europa con un bacio.

Ma il Principe in verità è solo un brutto ranocchio, che circola zampettando nelle grotte dei diamanti dove lavorano i miopi nanetti.

Lo dice bene Joe Stiglitz, premio Nobel, che della Banca Mondiale, dirimpettaia del Fondo Monetario a Washington, è stato capo economista e che quando era (ancora) capo economista dell’Amministrazione Clinton ebbe modo di rendersi conto come le visite del Fondo al governo degli Stati Uniti “avevano zero impatto sul nostro modo di pensare … Quando un’istituzione che è percepita riflettere gli interessi dei mercati finanziari afferma che ci vuole più deregolamentazione finanziaria, non ha impatto. E’ quello che direbbe una qualsiasi lobby. Molto di quanto afferma oggi il Fondo non è valutato seriamente come potrebbe (o dovrebbe) perché è percepito essere il riflesso di interessi settoriali particolari come quelli finanziari, dando poco peso ad altri interessi, come quelli dei lavoratori”.

O dei greci? E ancora:

Ecco, se il FMI vuole divenire più efficace, deve esplorare le conseguenze di modi diversi di modellare l’economia. Se ad esempio (come alcuni lavori recenti del FMI stesso suggeriscono) l’ineguaglianza contribuisce all’instabilità, allora rendere i mercati del lavoro più flessibili può portare non solo a più disuguaglianza, ma a più instabilità. Se, come molti economisti oggi credono, c’è carenza di domanda aggregata in molti paesi, più flessibilità del mercato del lavoro può portare a più e non meno disoccupazione. Se, come Irving Fisher notava, recessioni profonde e depressioni sono legate a cicli di debito e deflazione, allora più flessibilità dei salari e dei prezzi rischia di spingere l’economia ancor di più in una recessione”.

Il Fondo Monetario e la lettera di Doyle sono la punta di un iceberg. Per esistere un Fondo Monetario Internazionale codardo come quello descritto dall’economista deve esistere anche un gruppo di paesi, azionisti principali del Fondo Monetario Internazionale, che pretendono di non essere valutati e di essere lasciati liberi di proseguire nelle politiche sbagliate.

Se poi gli spread salgono perché nessuno che ha soldi a rischio crede a questa pantomima di falsi salamelecchi reciproci, non ci dobbiamo stupire più di tanto.

8 comments

  1. Che credibilità ha un’istituzione che ha gestito la crisi del sud-est asiatico nel modo in cui il FMI l’ha gestita? P.S.: I toni che usa Stiglitz nei confronti delle istituzioni internazionali nel suo libro “La globalizzazione e i suoi oppositori” sono pacati a confronto di quelli del Prof. Piga!!!

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  2. Il signor Doyle ha ben ragione di vergognarsi.
    Ma se spera di ottenere il perdono con un semplice mi dispiace, si sbaglia.
    Sbagliare deliberatamente per 20 anni di seguito non è una svista o una debolezza momentanea.
    Certamente sarà stato molto ben remunerato (per mettere a tacere la coscienza), oggi ha una reputazione tale che gli permetterà di trovare un impiego altrettanto ben remunerato (se non ha raggiunto l’età della pensione sicuramente d’oro) e vuole pure gli onori della cronaca.

    Il perdono glielo concediamo se se lo guadagnerà devolvendo i frutti del suo disonesto lavoro (gli concediamo quelli che si è già goduto) per andare in Grecia (o in uno stato che il FMI ha danneggiato a sua scelta) come nullatenente e in anonimato a cercare lavoro, come un cittadino qualsiasi.

    Come sono cattiva! Ah, sono io quella cattiva?

    Carissimo Professore,
    finalmente rivedo il Professor Piga! Che grinta!
    Adelardo, offensivo (e molto lesivo per l’umanità) è quello che ha fatto il FMI non le parole di chi descrive le sue immonde attività.
    Avere pietà, anche solo verbale, per gli artefici di simili ingiustizie equivale a essere loro complici.

    Con i 27 (o 17) nani (gli stati-nazione, gli stati dei popoli) finiamo presto: non contano nulla (tranne uno). Gli ultimi governanti che contavano sono quelli che hanno apposto le loro firme sotto certi trattati. Fine della storia.

    Quelli che contano sono i giganti. Quanti sono non lo so, ma sono rappresentati dai signori Draghi, VanRompuy, Rehn, Barroso e Schulz (forse ne ho dimenticato qualcuno e forse è sbagliata l’ortografia, ma poco importa) e hanno delegittimato il parlamento europeo (quello degli stati-nani) eletto dai cittadini.

    In più aggiungiamo frau Merkel che è stata democraticamente eletta, ma dai tedeschi per fare gli interessi della Germania (stato slealmente competitivo facente parte di un’Unione NON-cooperativa)

    Allora Professore, dovrebbe per cortesia spiegarmi come intende procedere per cambiare lo stato delle cose. Cosa possiamo fare in Europa se i nostri rappresentanti non contano nulla?

    Cosa può fare il governo italiano che hanno nominato gli stessi giganti per eseguire i suoi ordini? (con ancor più solerzia di quanta ne sia stata richiesta).

    Cosa potranno fare i futuri governi eletti ora che abbiamo pure il Fiscal Compact?

    I giganti sono in delirio di onnipotenza, la loro avidità è fuori controllo.
    Quindi l’euro esploderà. Il mercato comune esploderà e ci faremo male tutti.

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  3. Ma guarda quanti commenti di approvazione. Al primo incontro a Tor Vergata si è parlato del tono da usare; l’ avevo detto che quello neutrale non avrebbe avuto molto seguito. Non è questione di toni gridati o di populismo: la situazione è drammatica e occorre il registro appropriato per ottenere dei risultati (e di fare nomi e cognomi magari).

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  4. leonardo quagliata

    22/07/2012 @ 10:15

    I problemi sul tavolo sono davvero grandi e di portata non solo economica, ma a ben vedere anche di civiltà e moralità.
    Basta riflettere con un pò di calma su alcune delle condivisibili frasi citate nell’intervento di Gustavo Piga, e precisamente:
    1) ” Molto di quanto afferma oggi il Fondo non è valutato seriamente come potrebbe (o dovrebbe) perché è percepito essere il riflesso di interessi settoriali particolari come quelli finanziari, dando poco peso ad altri interessi, come quelli dei lavoratori”;
    2) “rendere i mercati del lavoro più flessibili può portare non solo a più disuguaglianza” …
    3) “politica dei grandi paesi occidentali, tutti tesi a minimizzare i rischi di essere smascherati nelle proprie colpevoli inerzie”.
    Dunque, sono davvero contento che la Morale (quella con la M maiuscola) torni prepotentemente a fare la parte della protagonista anche nelle questioni politico-economiche e proprio in un momento in cui la morale (e, per chi crede, l’esemplare vita di Gesù Cristo) sembra essere stata dai più dimenticata.
    Credo che per poter poter affrontare in modo concreto i grandi temi di politica economica e sociale in modo concreto e duraturo occorra vi sia una comune volontà consapevole a livello planetario (almeno di una maggioranza qualificata) che consenta davvero di rendere possibili le riforme auspicate (maggiore aderenza del mercato finanziario al mercato reale e nello stesso tempo una redistribuzione delle ricchezze meno squilibrata e più “umana”).
    Per essere credibili occorrre mostrare un minor attaccamento alle Cose Materiali (Potere, Ricchezza, ecc.) di quanto hanno mostrato gran parte dei politici che ci hanno preceduto e tuttora sono presenti sulla scena nazionale e mondiale.
    Credo fermamente che, anzichè criticare i vizi altrui, occorra cominciare dal costruire in “casa propria” modelli virtuosi che possano essere di esempio e testimonianza della bontà e verità delle scelte adottate.
    Caro prof. Piga,
    davvero buon lavoro e non perderti mai d’animo, perchè il sentiero è tortuoso e pieno di insidie.
    Leonardo

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