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Il (fu) malato immaginario ed il paradosso di Polito

Caro Antonio,

ti scrivo dopo avere letto in tarda serata il tuo stimolante pezzo di oggi sul Corriere sulle “risorse immaginarie”.

Faccio parte anche io della squadra dei medici pietosi che si affolla attorno al capezzale dell’Italia e dunque, aggiungo, dell’Europa. Li fai assomigliare ai medici ciarlatani di Molière (quelli ritratti da Daumier a sinistra).

Non sono però tutti uguali, questi medici. Puoi ben immaginare che non è detto che io concordi con chi mi sta accanto sulla diagnosi esatta né sui rimedi. Quanto a diagnosi, certo non faccio parte di coloro che pensano che il nostro malato l’infarto l’ha avuto 8 mesi fa. Magari. I tassi di crescita medi dell’economia italiana indicano problemi strutturali profondi e, come ha detto il Governatore Visco, parte della malattia, contagiosa, viene da fuori dei confini nazionali.

Quanto a rimedi, più di tutto io mi differenzio da alcuni di loro da sempre perché sono decisamente contro questa eutanasia di “staccare la macchina che ci tiene legati all’euro“. Ma sono anche conscio che non basterà la macchina a rimetterci in piedi: ci vuole la medicina, giusta, poi la terapia, giusta, e poi ancora la riabilitazione psicologica dopo un simile trauma. Insomma altro che analgesico, altro che far finta di non sapere che il paziente sta lottando per la vita e la morte: è proprio questa la mia preoccupazione, come la tua.

Ma il vero problema, se mi permetti, è quello della macchina che ci tiene all’euro: l’Europa che suggerisce austerità. E’ macchina che non funziona, consigliata da un medico incapace che fa diventare malate anche le persone in sufficiente salute. 8 mesi (e molti di più!) ci dovrebbero convincere che le formule sinora adottate sono fallimentari, come dice il più noto dei medici di qualità, il Nobel Krugman. Prima di lui ebbe modo di farlo dire Molière nel Malato Immaginario ad uno dei suoi personaggi: “Presque tous les hommes meurent de leurs remèdes, et non pas de leurs maladies“, “quasi tutti gli uomini muoiono a causa dei rimedi loro consigliati e non delle loro malattie”. Il malato da immaginario è divenuto reale per la sciattezza dei rimedi sinora suggeriti da un’Europa priva di sapere scientifico basilare ed intuito, caratteristiche essenziali per essere un buon medico.

Tu dici che è “diventato di moda condannare l’austerità e suggerire alternative keynesiane: iniezioni di denaro pubblico per battere la recessione”. In realtà chiariamo subito: io suggerisco iniezioni di denaro privato. Cioè iniezioni delle tasse su quei nostri redditi che, in questo momento così incredibilmente raro di gravissimo stallo economico, non spendiamo per timore: queste risorse devono essere messe a disposizione di chi è oggi il solo disposto a spenderle. E cioè lo Stato. Così (è contabilità nazionale questa, non economia) il reddito sale, l’occupazione sale, e così le entrate e l’avanzo primario, facendo scendere finalmente il debito su PIL che l’austerità, la macchina che non funziona, sta facendo crescere ogni anno (dati banca d’Italia). Oggi le nostre tasse ci vengono prese per essere date ai detentori di titoli che non spendono nella nostra economia (siano esse famiglie italiane o banche d’affari che non sono il demonio) e che temono di non essere ripagati perché non cresciamo: ben meglio usarle per creare reddito che ripaga il debito e abbatte gli spread.

Ti preoccupi che siano spesi male? Ma come! Ti preoccupi proprio ora che, con un governo di esperti che fa proprio la spending review, abbiamo la certezza, e non sono faceto, che questi soldi saranno ottima domanda pubblica di beni e servizi alle imprese e non odiosi sprechi, ovvero meri ed inutili o dannosi trasferimenti di ricchezza dai contribuenti a singoli imprenditori corruttori!

Ti preoccupi chiedendo “dove intendono attingere le ingenti risorse che servono (perché uno stimolo keynesiano o è ingente o non è)”? Oltre alle tasse con cui pagare la spesa e non il debito? Ma proprio dai soldi dei risparmi della spending review, e non dal debito, potrebbero venire ulteriori risorse per spendere (non sprecare, spendere!).

Purtroppo ci sono tanti dottori che di Keynes sanno poco e che ti diranno come Keynes avesse a che fare con un alto peso dello Stato nell’economia e non con una importante presenza dello Stato nell’economia quando si è in crisi da domanda aggregata come oggi. C’è una bella differenza tra chi chiede più Stato sempre e chi chiede più Stato ora e meno domani, non credi?

Di nuovo, mi dirai che domani non si torna mai indietro, che la spesa rimarrà alta.

E io ti dico, non è vero. Perché c’è Monti che renderebbe credibile il messaggio.

Tu hai ragione quando dici “perfino per fare una politica keynesiana bisognerebbe prima convincere i mercati che si possono fidare di noi, e prestarci soldi a bassi tassi”. Il paradosso della tua affermazione è che sembri dire che Monti, proprio lui, non riesca a convincere i mercati che di lui si possono fidare. Beh, è incredibile. Anche se così fosse, nulla sarebbe più grave dell’austerità: anche Alesina e Giavazzi, nei loro tenui argomenti che meno spesa pubblica fa bene (mai confermati dai dati economici), fondano tutto sul ruolo benefico delle aspettative positive dei mercati. Ma come può un Governo di cui non ci si può fidare influenzare le aspettative in maniera positiva?

Una volta che riconosci che di Monti ci si può fidare, devi ammettere che essere keynesiani, nel vero senso della parola, si può essere e si deve essere. Perché i mercati sanno che l’aumento di spesa pubblica sarà temporaneo e mirato a generare quella crescita economica che solo lei i mercati aspettano per credere di nuovo in quello che ci accomuna, a me e a te, il sogno di far crescere ancora la nostra Europa.

17 comments

  1. Corrado Campodonico

    19/07/2012 @ 09:03

    Caro professore,
    ma quindi Lei suggerisce di alzare le tasse (che ricordiamo aggirarsi intorno al 50% per i singoli privati e raggiungere quote del quasi 70% per le industrie)? Ma con meno soldi in tasca i privati come potranno rilanciare i consumi?

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    • No, usare le stesse tasse che abbiamo ora ma non per ripagare debito ma per spendere. le abbiamo alzate immensamente per darle ai detentori di titoli di Stato. E ovviamente usare i tagli di sprechi.

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  2. Oggi sono in votazione pareggio di bilancio e ESM.
    Il resto è ormai wishful thinking (peraltro distonico rispetto alla pervicace linea pro-tedesca seguita da monti e dai partiti che acriticamente lo appoggiano anche in chiave di continuità alle prossime elezioni; linea ben diversa da quella pro-europa costruita su cooperazione bona fide e democrazia).

    Contributi e dibattito “aperto” (non dogmaticamente chiuso) che non possono essere più ignorati, salvo continuare a disquisire dell’influenza italiana mentre si ha una metastasi da operare d’urgenza (e non certo a causa degli sprechi nella spesa pubblica, causa semmai dell’influenza):

    http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/6342-meglio-la-finestra-liberarci-dalleuro-per-unaltra-europa.html

    http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100018656/two-steps-closer-to-growth-liberazione-and-the-italian-lira/

    http://www.bloomberg.com/news/2012-07-12/italy-exits-before-greece-in-bofa-game-theory-cutting-research.html

    http://www.econ-pol.unisi.it/quaderni/640.pdf

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    • Quello che mi lascia stupefatto è che in questo blog si è parlato più di una volta delle sofferenze dei carcerati e mai di quelle dei lavoratori e della gente ridotta in povertà dalla crisi e dalle politiche di rigore di questo governo.
      Sì, se ne è parlato qui dei disoccupati, almeno una volta per quello che ho letto e facendo delle proposte serie ma quello che manca, e che non riesco a capire come mai manchi, è lo sdegno, la compassione, la denuncia a chiare lettere dell’ inaccettabilità della situazione.
      Qui non è in gioco solamente il benessere economico e la trasparenza dei conti ma l’idea stessa di solidarietà, il senso dello stare insieme come lo abbiamo pensato fino ad adesso e tante altre balle sentimentali, evidentemente troppo sentimentali per essere prese in considerazione.
      Per inciso, per i furbacchioni, io non sto parlando minimamente pro domo mea, per adesso la crisi non mi ha toccato affatto .
      Sento adesso al tg che una marea di persone si sta ammassando al centro di Madrid. Estote parati che fra un po’ servirà a poco parlare di calcio, di cinema, di uccellini e farfalline per ostentare un elegante e distaccato understatement (non mi riferisco alla necessità di sostenere o meno l’ uscita dalla moneta comune ma alla decisione, la passione civile, politica e soprattutto umana con cui si affrontano le situazioni, dentro o fuori l’ euro).

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      • Carissimo Marco,
        sono assolutamente d’accordo con te su tutto, ma non è vero che la “crisi” non ti ha toccato, se vivi in Italia.

        Non sarai disoccupato, precario, esodato… non lo sono neanch’io, ma come cittadini italiani siamo comunque tutti vittime di un’ “Europa” oligarchica, quindi antidemocratica e antisociale.
        Se usi l’euro e percepisci uno stipendio in euro, sei stato vittima anche tu di una truffa e inoltre il nostro stato è agli stracci e svenderanno i beni pubblici, quindi saremo tutti più poveri.

        Nessun italiano è escluso da questa tragedia, neppure i servi di regime che la rendono possibile. Costoro non pagheranno in termini economici, ma dovranno fare i conti con la loro coscienza (ma sai che gli importa, tanto non ce l’hanno) e con la vergogna che stanno sostenendo. Tale regime li scaricherà non appena non troverà più utili i loro servigi.
        Noi sappiamo chi sono, i loro nomi sono nella lista dei traditori e non li dimenticheremo.

        Siamo tutti responsabili, ma politici, intellettuali, giornalisti, economisti lo sono di più in proporzione al loro potere e alla loro capacità di influenzare le opinioni.

        Ci hanno dichiarato guerra. Stiamo al Piave.
        Il tempo è scaduto.
        Da che parte del fiume ha deciso di stare professor Piga?

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        • Dalla parte di chi non imbraccia il fucile ma combatte la battaglia con le armi della ragione anche quando di questa in giro poca ce n’è.

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          • La ragione mi dice che quando una nave affonda è meglio abbandonarla che chiudersi in cabina.
            Non ho fatto esplodere io la nave-Europa, altri l’hanno affondata con finalità ben poco nobili. Io voglio solo gettare la scialuppa per fuggire da questo orrore.

            Non ho il fucile e non ho dichiarato guerra.
            In compenso sono stati violati i miei diritti di cittadina e la Costituzione del mio Paese. Cerco di difenderli con la ragione (il paradosso è che sia io a difendere le ragioni economiche con un economista) e con le parole. Devo supporre che stiamo dalla stessa parte?
            Chi era in parlamento per difenderli, non lo ha fatto.
            Lo “straniero” è arrivato fino a Roma senza trovare resistenza alcuna (né violenta, né intellettuale, almeno ad un certo livello) ma solo uno stuolo di costruttori di consenso.

            Tempo fa era piuttosto preoccupato per il Fiscal Compact.
            L’altro ieri hanno approvato questo suicidio catastrofico ventennale che avrà drammatiche conseguenze, conseguenze antidemocratiche e antisociali e non ha speso neppure una parola.
            L’ “invasore” ha armi più silenziose, efficaci e potenti dei fucili. Deciderà se potremmo dare da mangiare ai nostri figli, se potremo farli studiare e curarli.
            https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=UGuBR11wQtk#!

            Oggi scrive “Come fa la Spagna quando chiede di non raggiungere subito la riduzione del deficit così come prevista”.
            Mi domando se ha visto cosa sta succedendo in Spagna.
            Ed è soltanto l’inizio.
            Forse la gente dovrebbe andare a morire di fame in silenzio e fuori dalla nostra vista per non turbare gli idilliaci ideali dei padri fondatori?

            Mi scusi la franchezza. Non mi importa se pubblica o meno il commento.
            La stimo come economista e intellettuale di valore; parlo così soltanto perché vorrei che le sue capacità, la sua cultura, la sua visibilità fossero spese in difesa dei diritti e della democrazia.

            Se la ritenessi un editorialista-economista qualunque non sprecherei neppure un secondo.

          • Di nuovo con questa storia che non le pubblico i commenti? Ma io pubblico, pubblico.
            Sul Fiscal Compact ha ragione, ma ho ragione anche io Silvia. Sono solo e non posso seguire tutto, ma soprattutto, mi lasci dire, devo pensare con 3/6 mesi di anticipo per poter avere il tempo che le cose vengano discusse … in tempo. Quando vedo che sono entrate in pilota automatico non ho il tempo/voglia di combatterle (come economista, magari da politico lo potrei/dovrei fare).
            Sulla Spagna, certo che vedo, ho gli occhi aperti. Ma devo parlare a tante persone e devo usare linguaggi diversi per arrivare a parlargli, sennò nemmeno ascoltano.
            Stia tranquilla, lavoriamo per cose simili, si ricordi la goccia che scava la pietra, con mezzi e storie diverse.

        • Cara Silvia non stiamo al Piave. Magari (non ci sono armate italiane “unitarie” pronte alla riconquista della propria patria).
          Siamo nel 1942 e il nuovo 8 settembre si avvicina.
          E con esso i cambiamenti di casacca di chi si scoprirà antiregime “da sempre”, dopo averlo sostenuto.
          E non solo: come nel 1943, presto, non ci sarà da attendersi che chi ha preso una posizione nel regime, (non certo il prof Piga), cambi idea e ammetta di avere mentito e falsificato dati, motivazioni delle scelte e informazione mediatica e continuerà a sbraitare il suo odio verso l’umanità (quelli che non contano, esclusi dalle oligarchie), preso da un fanatismo algido e inumano…
          Fino all’ultimo, nei bunker di ottusa insensibilità in cui oggi si sentono ancora sicuri e tronfi. Finchè persone “poco pacifiche” che avranno ridotto in una inutile miseria non verranno a prenderli…

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          • Professore lei non è assolutamente solo, crede di esserlo perché è abituato per la professione che fa e forse per estrazione sociale a una certa visione autoreferenziale che pure è, come è evidente da quello che scrive, animata da ottime intenzioni e da una delicata sensibilità umana.
            Lei in quanto tecnico economista (absit iniuria verbis per il “tecnico”) ha, in questo momento storico, la possibilità di capire meglio degli altri la situazione e lo status e il carisma dati dalla qualifica di professore che le consentono di essere ascoltato e seguito.
            Lei deve, “deve” perché la situazione è drammatica come mai nessuno della nostra generazione aveva visto prima, trovare le parole per svegliare la gente a costo di farla arrabbiare; deve dire le cose come stanno senza giri di parole perché lei sa benissimo che la gente comune tende ad accontentarsi opportunisticamente di un modestissimo e precario benessere purché ci sia la vaga promessa di un colpo di fortuna o anche solo di sfangarla; mentre una parte della classe dominante, quella (detto per estrema brevità) ancora legata al territorio, storicamente quando arriva al punto di perdere qualsiasi capacità progettuale si rinchiude stupidamente nella speranza del mantenimento dei pochi privilegi rimasti che di solito consistono semplicemente nel sapere che c’è chi sta peggio.
            Gente come quelli che le scrivono nel suo blog sono pronti a darsi da fare e quelli come lei devono trovare il modo di indicare obiettivi e modi di azione politica finché siamo ancora in tempo per quelli democratici e pacifici.
            Io non vengo qui a scrivere di “nobili sentimenti”, come certi banali signori che lei conosce sostengono; lei sa che io ho subito versato i miei doverosissimi 50 euro proprio perché senza fare in prima persona un minimo di sforzo tangibile riterrei ridicolo mettermi a pontificare su internet.
            E questo pur avendo capito che almeno in questo stadio iniziale la cosa era del tutto diversa da quello che stavo cercando e che, francamente, mi aspettavo; ma lei è comunque una risorsa irrinunciabile, lei e molti altri suoi colleghi, perché l’ informazione generalista è censurata e mendace, i partiti politici dell’ arco costituzionale hanno perso qualsiasi credibilità e gli unici che possono fare qualcosa sono i citoyens che decidono di riprendere in mano le redini della loro storia.
            La situazione (l’ “andazzo”), tantissima gente l’ ha capita da tempo e questa crisi economica, fra poco politica, la si aspettava da tempo come inevitabile ma è ovvio che al di là delle antenne dei tanti che si tengono informati, oggi più che mai occorre un intellettuale che conosca l’ economia e i meccanismi del potere per poter convincere persone di classi sociali diverse, in un paese che ha perso la sua identità e quindi le ha rese ancor più diverse; lei parla di “linguaggi diversi” e il punto è proprio questo; quando, parlando chiaro, “brutally and frankly” lei avrà dimostrato che questi stessi gruppi “diversi” ai quali lei deve rivolgersi con “linguaggi diversi” corrono “lo stesso” identico pericolo, si accorgerà che in brevissimo tempo si tornerà lentamente a una lingua sempre più comune. Ma è lei in quanto intellettuale l’ unico che conosce e può manipolare i codici linguistici “nei due sensi”.
            Per cortesia mi faccia sapere quando ci sarà da versare il nuovo contributo che sinceramente l’ idea che l’ unica cosa concreta che posso fare debba per forza essere quella di salvaguardare la mia solidità economica in vista dei problemi futuri mi da molto fastidio (e non è l’ unico al quale ho fatto una piccolissima donazione).
            Vi lascio con un pezzettino di musica, il finale della quarta di Bruckner che è la più splendida rappresentazione di uno sforzo doloroso e immane condotto a glorioso trionfo mediante la sommatoria di piccolissime forze di per sé nettamente insufficienti.

            http://www.youtube.com/watch?v=Kz-V4tcO9SY

          • No, no, Professore, lei ha sempre pubblicato tutti i miei commenti.
            Vorrei però che si sentisse giustamente libero di non farlo.
            E anche dirmi: adesso basta hai rotto le scatole, fuori dai piedi!
            La goccia e la pietra… non lo so, non mi sembra che ci sia tutto questo tempo… la situazione sta precipitando velocemente… ma tanto cos’altro possiamo fare?

            Luca, lo so al Piave eravamo 4 gatti e intanto gli altri sono già a Roma da un pezzo. Hai ragione non ha più senso il Piave. Mi piaceva pensare che qualcosa si potesse ancora fare… che angoscia…

  3. Direi che STIMOLANTE è l’aggettivo appropriato.
    Ma lasciamo da parte questo “pezzo” (è il pudore che le ha impedito di chiamarlo editoriale?) e le facili battute, che poi mi sgrida se divento triviale.

    “Il più noto dei medici di qualità”, Krugman, mi pare che abbia anche detto, come altri Nobel, due paroline sull’euro, se non sbaglio.

    E intanto il governo del “credibile” signor Monti ha approvato il Fiscal Compact alla chetichella e l’altro “credibile” ministro Grilli vuole (s)vendere beni pubblici per 20 miliardi l’anno.

    Lei ha scritto:
    “queste risorse devono essere messe a disposizione di chi è oggi il solo disposto a spenderle. E cioè lo Stato”.
    Poi ha risposto a Corrado: “No, usare le stesse tasse che abbiamo ora ma non per ripagare debito ma per spendere”.
    Ma allora questi soldi sono già a disposizione dello stato!
    Glielo dico io qual è il problema: non esiste più uno stato italiano che possa decidere come spendere i soldi dei suoi cittadini.

    D’altro canto lo scrive lei stesso:
    “il vero problema, se mi permetti, è quello della macchina che ci tiene all’euro: l’Europa che suggerisce austerità”.
    Che giro di parole!!! Siccome non penso che esista una signora Europa che va nei parlamenti a dare suggerimenti, vogliamo fare i nomi di chi IMPONE questi scriteriati “suggerimenti”? Di chi sta dietro a questa maschera chiamata Europa e quali finalità vuole raggiungere?

    I soldi non sono acqua e non evaporano: se qualcuno ci perde, significa che altri ci guadagnano, le pare? Allora vogliamo dire a cosa servono l’euro e questa crisi e chi ne trae guadagno?

    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-10-22/banche-pigliatutto-081326.shtml?uuid=Aatwj2EE

    In Grecia si stanno spartendo il BOTTINO DI GUERRA, si prendono TUTTO:

    http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2012/cr1257.pdf

    Le favole, il calcio e le belle parole non bastano. Se non li fermiamo (e temo che non ci riusciremo) questa storia finirà in tragedia.
    Di tempo non ne rimane più. Bisogna decidere da che parte stare.

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  4. Teoricamente (cioè secondo i principi costituzionali che ormai sono un optional che funziona solo a carico…nostro) la legge di (autorizzazione, al capo dello stato, alla) ratifica di un trattato internazionale non dovrebbe contenere altro se non l’ordine di esecuzione e di “trasformazione” delle clausole di diritto internazionale pattizio in norme interne, peraltro, prevalenti su tutte le leggi nazionali (e pure sulla parte della Costituzione non considerata principio immodificabile, delimitazione che, a sua volta, è stata calpestata costantemente col recepimento delle fonti europee).

    In pratica circa i contenuti della legge di ratifica di questi 2 trattati, per ora, non si sa cosa dire…

    Su varie “fonti” in rete si fa riferimento a un prelievo straordinario sui patrimoni (globali) sopra i 230.000 euro (base imponibile imputabile al 55% della popolazione).
    L’inserimento in una legge di (autorizzazione- al capo dello stato- della) ratifica sarebbe altamente anomalo, ma non stupirebbe (significherebbe che si comincia a dare attuazione al trattato senza attendere la ratifica presidenziale e senza verificarne le opzioni politiche alternative di esecuzione in relazione alle scelte di politica economica possibili).

    Leggo peraltro sui giornali che “i componenti della commissione bilancio della camera dovranno essere reperibili ad agosto per permettere una convocazione “ad horas” qualora il governo dovesse emanare un decreto per fronteggiare eventuali emergenze”, il che pare alquanto collegato alla incombente adozione di una misura agostana tipo “prelievo straordinario” o prestito forzoso (tipo quello ipotizzato a dicembre da monorchio).
    Di ciò si era già parlato a cavallo del 2011-2012, in relazione alla insufficienza della manovra a far tornare il deficit nella misura programmata (e il deficit è ora stimato ben oltre un punto sopra, come da me previsto a dicembre in un articolo al tempo pubblicato).

    Aggiungo:
    - un prelievo straordinario e anzi un intervento strutturale sui patrimoni (pubblici e privati) è proprio quanto or ora richiede la germania http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/07/svendita-di-fine-stagione.html#comment-form;
    - giavazzi-mabuse, nel suo “piano” per il governo, ha portato a 10 miliardi i tagli dei contributi alle imprese; cioè, al netto dei fondi UE (che sono restituzione “parziale” di quanto da noi versato), si tratta della quasi integrale abolizione dell’istituto, sopprimendo quasi tutti gli interventi a favore di PMI e imprese artigiane oltre a contratti di area, di programma e di recupero del degrado urbano (cioè proprio gli interventi diffusi sul territorio)…. Si vanta che in due anni si avrà un taglio della spesa pubblica di quasi 1,5 punti di PIL (il che significa recessione acuita ANCHE nel 2013);
    -la corte costituzionale non può intervenire a sindacare tali leggi se non a seguito di rimessione “incidentale” da parte di un giudice in un processo già instaurato (per di più su leggi esecutive del trattato, cioè fonti ulteriori alla ratifica, e data l’attuale “tendenza” di tale organo non c’è da sperare molto che, tra un paio d’anni almeno, sia in grado di decidere “liberamente” in funzione degli interessi della nazione.

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  5. Corrado Truffi

    20/07/2012 @ 20:00

    Sono molto d’accordo in inea di principio ,ma non mi e’ chiaro come si fa a usare le tasse che già ci sono per finanziare la spesa. Smettendo di pagare gli interessi sul debito? Perché in caso contrario il debito stesso l’aumento! Mi sembra. E vist che nessuno fa niente di serio contro il dio spread., la cosa diventa i,possibile. Dove sbaglio?

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    • Pagando più interessi per il maggiore debito che non rimborsarlo comporta. Come fa la Spagna quando chiede di non raggiungere subito la riduzione del deficit così come prevista.

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