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Il deserto di Pompei, Italia.

Sono tornato. Più rilassato di prima? Ma sì. Importante prendere distacco dalle cose, osservare con più serenità il lento muoversi del tempo ed il ripetersi inesorabile della storia, mossa dagli interessi e dalle passioni. E soprattutto importante stare in famiglia.

Eppure, tra le tante ripetizioni di un ritornello stantio, del balbettare sempre più incerto e non strutturato dei tifosi dell’austerità che piega l’albero europeo, strappandone le radici greche dal terreno, nulla mi ha più sconvolto di un perfetto servizio giornalistico andato in onda sul TG1 del 17 agosto ore 20. Ah, cosa sarebbe l’Italia con un buon giornalismo al suo servizio. Al rimpianto che deriva dal prendere atto di quanto non fa la classe giornalistica per sensibilizzare la nostra classe politica ad agire per una Italia migliore rinunciando al suo ruolo di quarto e quinto potere (dove erano i giornalisti, mi chiedo, in questi anni quieti dell’Ilva? Dove? Perché non ci hanno informato?), aggiungo quello straziante di vedere desecrato nel silenzio assoluto il nostro patrimonio artistico.

(Ri)guardatelo questo servizio, ci vedrete l’Italia che non dobbiamo accettare, l’Italia che vogliamo cambiare, ci vedrete pezzi di Camorra, di vandalismo, di incuranza, di mala gestione, di assenza dello Stato. Chi vuole meno Stato, chi chiede di fermare il declino con meno Stato, si accomodi a Pompei, lì ne troverà ampia traccia, di come si vive senza Stato.

 

Non era questo il Governo che aveva promesso “mai più a Pompei la camorra”? Non era questo il Governo della spending review? Non era questo il Governo delle riforme?

Ma come possiamo noi, e con noi i mercati, convincerci che vi sia nulla di diverso in questo Governo dai precedenti quando vediamo questo sfregio quotidiano che avviene alle nostre bellezze artistiche, di fronte al cui passato il mondo intero si inchina?

Perché questo Governo non ritiene di rispondere almeno su Pompei, simbolicamente, al nostro appello per immediatamente destinare 1000 giovani oggi disoccupati o inattivi e scoraggiati a sorvegliare che nessuno entri là dove non si può entrare, che pulisca là dove non si può defecare sporcando con immondizia, che guidi con competenza e cortesia i turisti e visitatori? “Un’intera generazione sta pagando un conto salatissimo”, dice il nostro Presidente? E chi gli sta addebitando questo conto se non noi? E da quando non possiamo e dobbiamo assumerci la responsabilità delle situazioni?

Quanto costerebbero Presidente Monti 1000 giovani nella Pompei che lei tanto dice di amare? 1000 euro al mese l’uno? 12000 euro l’anno l’uno? 12 milioni tutti e 1000?

12 milioni Sig. Presidente. Lei lo sa cosa succederebbe allo spread sui nostri titoli di Stato se questo Stato mostrasse – partendo da Pompei – al mondo una faccia nuova, dura con i violenti e rapaci approfittatori che considerano Pompei proprietà privata (!!!) e vicina, protettrice e competente con le bellissime mura e stanze chiuse del nostro patrimonio da tutelare, con i turisti che meritano di essere accompagnati a passeggiare in questo Paradiso che è la nostra terra di Pompei?

Letto come sempre De Rita. Sul Corriere: “presidiare il fronte esterno potrebbe non bastare. Occorre «armare» (anche in termini di emozioni collettive) il fronte interno, mettendo in campo nuova vitalità di idee e di classe dirigente, nel mondo sia socioeconomico che politico.

Potrebbe non bastare? Caro De Rita, conosco e amo il suo linguaggio mite e furioso e so che anche lei è d’accordo: non basta. Né domani, né oggi. Anzi, non basta, a cominciare da oggi.

La nostra terra di Pompei. La nostra terra. Altro che spese, sig. Presidente. Lei dovrebbe vivere a Pompei fino a quando a Pompei non sia tornata la vita, fino a quando il passato non sia tornato in vita, dando futuro al nostro Paese. Quando avrà terminato lì con successo, avrà fatto di più di quanto nessun Presidente del Consiglio abbia mai fatto in questi ultimi venti anni, senza tema di smentite. Avrà portato così in giù lo spread, avrà aumentato così tanto il nostro export di turismo da avere così tanti soldi in mano da poter cominciare ad esportare il suo modello di Italia in tutti i parchi archeologici pieni di ferite di questo nostro meraviglioso Paese.

Si dia da fare, Presidente. “Presidi l’interno” direbbe De Rita. Vada a vivere a Pompei, fino a quando non sarà tornata in nostro possesso. E vedrà che cambierà tutto, per il meglio. Grazie.

10 comments

  1. si parla si parla nessuno cala il suo stipendio la sua pensione milionaria nessuno perde il lavoro in politica mentre la massa muore si parla di dei giovani ma i vecchi politici si tengono tutto per loro parlano parlano ma chi paga è la massa gli eletti continuano imperterriti

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  2. Cortese professore, bentornato!
    Sempre più sento delle persone, che vengo a conoscere, ripetere riguardo a ipotetici progetti di inserimento lavorativo di giovani e non “…perchè nessuno fa nulla?!” Lei ha promosso un appello, noi in molti abbiamo aderito, non è servito a niente? Forse dovremmo rimboccarci le maniche ed agire, andare per esempio in massa a Pompei, iniziare silenziosamente a sistemare la zona e se ci vietano di continuare, sempre in rigoroso silenzio continuare, lo ha fatto mi sembra pure Gandhi, se non ricordo male. Forse potrebbe creare un precedente, uno stuolo di persone silenziose ma produttive potrebbe essere un bel detonatore….

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  3. Lei conosce la collezione Torlonia di arte romana? Quella che giace abbandonata dalle parti della Lungara e nessuno la può visitare e al Don T. non gliene frega niente? Ci sta questa testa di patrizio, forse Catone il Censore che è uno dei ritratti più spettacolari di stile romano (una delle cui caratteristiche precipue sono le scalpellate sulle guance che imitano le rughe, in alcuni casi molto sommarie e di maniera, qui di un’ intensità espressiva straordinaria)

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/5/5a/Ritratto_repubblicano_dal_museo_torlonia,_roma.jpg

    Anni di contenzioso per costringere l’ augusto nobiluomo ad aprire le porte alla gente perché l’ arte italiana è un qualcosa che ci accomuna tutti quanti, qualcosa di profondamente “nostro” che almeno nella fruizione “deve” essere condiviso…Ovviamente non è servito a niente e anche a Villa Albani (sempre di Don T.), visitabile solo con qualche difficoltà, ci sono affreschi antichi che vengono conservati “staccati dal muro”, avvolti in teli speciali e ammassati alla rinfusa coperti di polvere in un casino (nel senso di piccolo edificio) che si trova di fronte all’ edificio principale (detto Coffeehouse).

    Ma anche le opere esposte in Italia non hanno miglior fortuna. Tutti conoscono i Bronzi di Riace ma quanti sanno che vicino alla stazione termini c’è il Pugile delle Terme di Diocleziano (una grande statua bronzea)? Un’ opera di stile lisippeo semplicemente sbalorditiva, una cosa che se la esponessero al Metropolitan o al British ci sarebbero ogni giorno i chilometri di gente in fila. Qui da noi quanti ne hanno mai sentito parlare?

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bb/Thermae_boxer_Massimo_Inv1055.jpg

    E Roma NON ha un museo come il Louvre perché esistono tante piccole gallerie sparse qua e la e tenute malissimo coi quadri male illuminati, senza scritte esplicative accanto all’ opera o peggio come la Borghese dove non si può stare per più di due ore (e una visita seria ne richiede ovviamente di più).

    Questo perché in Italia l’ idea di PUBBLICO non esiste, a causa della mentalità di una classe dominante che da sempre è stata un tantino differente da quelle nordiche che pur nella loro durezza avevano un fortissimo senso di responsabilità nei confronti dei loro popoli sia a livello di regno che di singole marche, contee etc

    E lei chiede alla sprezzante e gaglioffa ruling class di questo paese, la stessa che ha rovinato e saccheggiato il nostro patrimonio artistico per anni (a volte portandoselo direttamente a casa propria) di cambiare?… in nome di che? Perché glielo dice lei? Lo sa anche lei che non serve e non si sa perché continua con questi appelli ai leader. Saranno dimostrativi, evidentemente…

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      • Quando penso allo sperpero del nostro patrimonio artistico e naturale, in termini di mancate manutenzione, sorveglianza e valorizzazione, ho sempre una fitta al cuore. Questa è l’unica risorsa che non potrà mai essere delocalizzata (a meno di furti e spoliazioni), e dovrebbe essere al primo posto nelle strategie economiche di ogni governo, tale da renderla la prima industria nazionale.
        La miopia che ci affligge è davvero disperante.

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  4. Gentile Professore,
    purtroppo la classe politica tutta, al momento rappresentata dai cosiddetti tecnici o professori, sta preparando le condizioni ottimali alla “globalizzazione selvaggia stracarica di quattrini” perché rientri in Italia più libera che mai di comprare tutto e a quattro soldi. La chiamano Glocal, io la chiamerei nuova schiavizzazione.
    Quello che Lei afferma dovrebbe essere la cosa più semplice ed efficace da realizzare, eppure non si fa.
    Lei lo dice da sempre: solo le nostre forze possono ridarci un domani. Come è pensabile sperare di sostituire una classe dirigente arroccata, vecchia, ignorante, arrogante (e mi permetta di aggiungere ….. soprattutto puttaniera) avida solo di potere e difensore dei millenari abusi e privilegi ?
    Eppure l’Italia potrebbe essere la nazione più ricca del mondo se solo riuscisse a dare valore alla sua inesauribile ricchezza: cultura, arte e ambiente. Una fonte inesauribile di stimoli per generare opportunità sempre nuove. Altro che petrolio.
    Alla fine, però, qualcosa è stato fatto per i giovani, da premio Nobel: le notti bianche.
    Certo che se Grillo rappresenta il cambiamento, che ne dice professore di proporre la chiusura di tutte le Università ?
    Giuseppe (con correzione)

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