Carissimi lettori, vi lascio per una settimana di meritato riposo per voi dal blog che ho cercato di mantenere quotidiano. Ci rivediamo la settimana del 20, ok?
C’è una scena bellissima del Padrino III dove Al Pacino, tra l’arrabbiato e lo sconsolato, si lamenta che proprio quando era tempo di andarsene in pensione lo richiamano al suo ruolo di capo di tutti i capi un’ultima volta.
Quasi intuendolo, i miei amici A&G, il giorno che avevo deciso di andarmene in vacanza dal blog, ci fanno il regalo di un ultimo stimolo intellettuale sul Corriere (non sono faceto) al quale non possiamo sottrarci, non fosse altro perché ci regalano una cortese punzecchiatura: “diversamente da quanto vorrebbero farci credere alcuni economisti che interpretano Keynes in modo schematico, si può crescere pur tagliando le spese. Non bisogna dimenticare che ai tempi di Keynes lo Stato spendeva e tassava meno del 20% del Pil: oggi quasi il 50%”.
Certo che A&G hanno ragione: questo è un blog schematico, inteso come semplice, perché ci piace la semplicità. In fondo quante volte abbiamo scritto “… come insegniamo al primo anno di Economia”?
Ora è dura far risuscitare Lord John Maynard Keynes e chiedergli quale fosse la sua opinione sul ruolo della spesa pubblica in recessione a seconda dei livelli di spesa pubblica. Ancora non ho visto una teoria che illustra come la politica fiscale espansiva faccia bene solo quando solo quando la spesa pubblica su PIL è bassa e non quando è alta, non l’abbiamo mai insegnato al primo anno, ma aspetto speranzoso di capire come le imprese non producano di più e non occupino più lavoratori se lo Stato fa più appalti quando le imprese non sono a capacità produttiva. Mistero profondo.
Già perché esiste anche qualcosa chiamata congiuntura. Non lo dico io, lo dice il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli oggi su Repubblica: “Qui c’è un equivoco, perché molti commentatori parlano di crescita e la confondono con la congiuntura. Crescita vuol dire lavorare sul Pil potenziale, vuol dire intervenire sui meccanismi che lo bloccano o lo rallentano. E noi su questi meccanismi siamo intervenuti eccome. Ma sono processi lenti, che producono risultati nel medio periodo. L’inversione del Pil potenziale si vede in uno o due anni, non in uno o due mesi“.
Bravissimo Vittorio (se posso, ma lo conosco): cari A&G, c’è un equivoco. Come correttamente ricorda il Ministro, tutte le belle cose di cui parlate voi, e su cui possiamo essere d’accordo o meno (ma non mi interessa parlarne ora, dopo il riposo, OK?), fanno riferimento al PIL potenziale, che si cura “in uno o due anni, non in uno o due mesi” (come minimo, 1 o 2 anni aggiungo io …).
Io non parlo di PIL potenziale, da un anno su questo blog parlo di CONGIUNTURA e chiedo perdono se non ho usato più spesso la parola più che giusta scelta del Ministro. E perché mi interessa solo quella? Perché NON C’E’ TEMPO. Perché se si esce dall’euro se ne esce perché si strappano le bandiere dell’Unione europea nelle piazze e si sfondano i portoni dei Parlamenti, chiedendo anzi pretendendo di uscire dalla stupida austerità in recessione che fa soffrire la gente. Se il progetto europeo è progetto di sofferenza o percepito come tale, morirà.
Non abbiamo due anni per salvare l’euro! No. No. No. Se A&G questo non lo capiscono io non ci posso fare niente, la crisi terribile dell’economia come filone di studio deriva anche dal pensarsi scienza, avulsa dalla politica, dalla storia, dalla filosofia.
Ma torniamo a noi, con il Ministro, che continua, correttamente, dopo la domanda del giornalista che gli chiede: “se la sente di escludere al 100 per cento una nuova manovra in autunno?”. Risposta: “Assolutamente sì. Sarebbe un errore: se varassimo una manovra per ridurre ulteriormente il deficit nominale, non faremmo altro che deprimere ulteriormente un’economia già in recessione“.
Ulla, importantissimo commento. Allora ecco per voi un altro esempio schematico. Lì c’è un bicchiere pieno di latte: ne levate un po’, buttandolo nel rubinetto. Quanto latte rimane nel bicchiere? Di meno di prima? Certo. Bene.
Ora immaginate che vi chieda: se dunque ora aggiungete più latte nello stesso bicchiere, questo sarà più o meno pieno di prima? Beh pare evidente che lo sarà di più, o no?
Ora il Ministro ci dice: non faremo più tasse e più tagli alla spesa pubblcia perché altrimenti … non faremmo altro che deprimere ulteriormente un’economia già in recessione. Dunque? Se facessimo più spesa pubblica e meno tasse non ne segue per definizione che il PIL crescerebbe?
E ora chiudiamo il cerchio. Miracolosamente A&G, che spessa cambiano opinione, si sono convinti che “Innanzitutto ciò che conta non è il debito in sé, ma il rapporto fra il debito e il reddito nazionale (il Pil). Se l’economia non ricomincia a crescere quel rapporto non scenderà mai abbastanza … Per ridurre il rapporto debito-Pil deve quindi ripartire il denominatore, cioè la crescita”.
Benissimo, era ora! Ora mischiate Grilli e A&G ed ecco che … avrete la formula magica per generare la crescita che ci porta fuori da questa stupidissima crisi congiunturale: aumentate spesa pubblica e riducete tassazione ed il PIL aumenterà, facendo diminuire il rapporto Debito-PIL come dicono A&G che hanno purtroppo in testa un modello dell’economia che, tra le tante stranezze (tra cui quella di non trovare conferma nei milioni di dati disponibili al mondo), ha quello di essere un modello che (forse) fa risuscitare quando si è già morti, e cioè nel lungo periodo, per schematizzare di nuovo Keynes.
Ma sarebbe ingiusto dire che è colpa di A&G se siamo ridotti così male dopo avere seguito i loro consigli per due anni. La colpa è ovviamente quella dei governanti che guidano l’Europa e della loro mancanza di coraggio.
Oggi il Ministro Grilli parla di paesi europei come di granchi, animali invertebrati che poco mi ispirano nel pensare all’Europa. Preferisco parlare di vertebrati.
Oggi sul Corriere, ben più affascinante di A&G, c’è una foto bellissima (vedi sopra), che rappresenta bene la situazione europea: (27?) capodogli giganteschi, addormentati in piedi, fotografati dal ricercatore Luke Rendell. Pare, dice il pezzo del Corriere, che sia pericoloso trovarsi tra capodogli addormentati: se si svegliano potrebbero “reagire con un’azione aggressiva coordinata”.
Magari lo facessero, reagire con un’azione aggressiva coordinata. Ma nemmeno questo possiamo sperare dai nostri 27 leader, giganti addormentati. Ecco il problema, altro che A&G.
12/08/2012 @ 13:49
Non è strettamente un argomento di economia ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il prof. Piga della proposte di A&G in chiusura dell’articolo.
Mi riferisco all’idea che tra le azioni da intraprendere per ridurre il debito, non ci si debba fermare a vendere quote di aziende strategiche per l’Italia mantenendone il controllo ma sia necessario vendere totalmente degli asset come Terna o poste perchè il loro essere aziende strategiche è argomento “risibile”.
Se A&G ne sono tanto convinti perchè non provano ad andare non molto lontano, per es, in Francia o Germania, e convincono Hollande e Merkel a vendere totalmente la Dassault o l’Électricité de France o la Deutesche Bahn?
12/08/2012 @ 14:00
Professore mi scusi ma ho una richiesta da farle. Sto avendo uno scambio con un ragazzo Olandese sulla pagina commenti del’economist su un articolo dal titolo the merkel memorandum. Il quale purtroppo, non sapendo i guai che stiamo passando nel tentativo di uscire dalla crisi, rigurgita stereotipi del tipo italiani fannulloni (e su questo gli ho fornito un grafico fatto dal professor Bagnai usando il labour productivity index dell’OCSE), e ciliegina sulla torta e’ arrivato a dire che siamo il biggest beggar of Europe. Ora mi ricordo che lei una volta ha pubblicato un post sui soldi che l’italia ha messo sul tavolo per i vari salvataggi. Potrebbe cortesemente fornirmi quei dati e la fonte ufficiale, e possibilmente dati attuali riguardo a quanto abbiamo messo a disposizione per l’Esfs, e per le banche spagnole.
Le sembrera’ stupido, ma dopo tutte le tasse che ci sono state imposte, i sacrifici ed i suicidi di piccoli imprenditori mi sembra giusto spiegare in maniera civile e dati alla mano che stiamo cooperando eccome. Poi se il mi interlocutore non si convince e preferisce ripetere gli stereotipi dei giornali e della stampa pazienza, pero’ mi sembra mio dovere civico replicare. Spero sia d’accordo con me e che mi posti i dati non appena i suoi impegni glielo permetteranno.
13/08/2012 @ 16:33
spedito via mail
14/08/2012 @ 00:45
La ringrazio. Buon ferragosto.
14/08/2012 @ 08:47
Piccola notazione a margine per…la ripresa post ferragostana.
Caro prof., la sua coerente e attendibile analisi sugli effetti pro-ciclici dell’austerity nonchè sull’innegabile esistenza del “moltiplicatore” (con la sola contraddizione di pensare di poter scindere, ideologicamente e politicamente, maastricht da six-packs\fiscal compact e modi euro di “realizzazione” dell’OCA), meriterebbe una “guida” ai relativi preziosi post.
Una sorta di short-handbook delle analisi e dei dati così generosamente forniti.
Gioverebbe alla efficacia della sua opera di divulgazione e comunicazione, ampliando l’impatto informativo sull’opinione pubblica .
Penso alle analisi sull’andamento della spesa pubblica durante il new deal, alla timidezza, e non all’eccesso, delle politiche di sostegno di Obama, ai post su Giappone, Corea e partecipazione dei paesi UEM alla pretesa solidarietà di salvataggio… e molti altri che si combinano in un quadro dimostrativo che costituisce un pezzo rilevante della “residua” intelligenza economica europea.
La pubblicazione organica e magari in inglese di una tale “combinazione” farebbe bene, come dimostra l’intervento di Aleardo sulla disputa col Mr “livore” olandese- un normotipo dilagante in europa del nord, come posso attestare per testimonianza diretta- sia alla coscienza dei problemi in Italia, sia a quel possibile “lumicino” di dialogo intelligente tra popoli europei…
Buon ferragosto
14/08/2012 @ 18:24
che ne dice di un (e) book? andrebbe bene?
certo mi sa che costa, quindi forse non risponde a quello che lei dice.
14/08/2012 @ 21:49
Si porrebbe fare una lista di FAQs a ognuna delle quali si mette un link a un suo post (di quelli già scritti che affrontino l’ argomento della FAQ) o se crede ad articoli che lei ritiene adatti di altri studiosi. Più veloce di un libro e di aiuto per i nuovi frequentatori del blog.
15/08/2012 @ 09:14
Un e-book va benissimo. Perchè no? Il fatto che “costi” (all’utente per acquistarlo?) non so se sia un problema (I’m not that cheap).
E possibile pure “valorizzare” un percorso all’interno del blog per focalizzarne i post più salienti: basta mettere una “guida” coi relativi link e già sarebbe una semplificazione di ricerca per gli utenti e una review ragionata di punti qualificanti del discorso fatto.
Così tanto per non lasciare il campo solo alle vaghe teorie deduttivistiche delle aspettative razionali (per cui tagliando la spesa pubblica si incentivano gli investimenti -privati- in quanto ci si attende taglio delle tasse!!!…dimenticando, tra l’altro, il credit crunch a base valutaria e i tassi di cambio reale, il REN e tanti non trascurabili “dettagli”), che imperversano anche nei documenti dei tecnici di governo, senza il pregio di essere assistite da dati e analisi storicamente fondati…
12/08/2012 @ 14:18
Gentilissimo Professore,
Giavazzi, Alesina, Grilli vogliono solo svendere i beni del Paese.
Visto che va in vacanza avrà tempo di vedere questo film-documentario Fernando Ezequiel Solanas (paradossalmente premiato con l’orso d’oro alla carriera al festival di Berlino).
Assicuro a tutti che vale la pena vederlo fino in fondo.
“Diario del saccheggio”
http://www.youtube.com/watch?v=zAWivIQxuG0&list=PL2093EA8DFBDC8B71&index=1&feature=plpp_video
Basta sostituire l’euro al dollaro, i PIIGS all’Argentina e l’Europa agli USA (le banche e le multinazionali sono sempre le stesse) per aver chiaro cosa sta succedendo e quali sono i fini dell’euro e dell’ “Unione” europea.
Al suo ritorno per cortesia risponderà a una mia domanda? Che senso ha criticare l’austerità e contemporaneamente sostenere il progetto di cui l’austerità è pilastro portante, cardine e strumento di realizzazione?
Buone vacanze a tutti coloro che hanno la coscienza pulita (e che siano un momento di riflessione per gli altri)
12/08/2012 @ 14:28
“Perché se si esce dall’euro se ne esce perché si strappano le bandiere dell’Unione europea nelle piazze e si sfondano i portoni dei Parlamenti”
Siamo passati dall’ “ottimistico” all’ “accorato”; come ho predetto fin dalla primissima volta il prof tra non molto arriverà al “grido d’ allarme” e se Dio vuole si deciderà a passare al J’ Accuse veramente “inc…..o”.
Quanto tempo perso…
Interessante inoltre, relativamente alle metafore sui politici europei, il passaggio da “nani da cartone animato” a “giganti addormentati”; si evidenzia il volenteroso tentativo da parte del prof di cambiare registro ma senza riuscire a decidersi a usare l’ unico che forse potrebbe servire.
Io comunque li paragonerei piuttosto ai patrizi romani prima della battaglia di Canne, arroganti, divisi, ognuno con la sua tattica, incapaci di rendersi conto di chi è veramente il nemico.
Ma il problema è che questi governanti non sono nani, né giganti, né men che meno dei “patrizi”: sono dei vassalli, sono servi di aristocrazie nuove addirittura innominabili (niente bilderberger etc etc, niente complottismi, non mi appartengono, parlo di cose risapute).
Succederà quindi che al momento della crisi vera la gente esploderà in un violento malcontento diretto verso dei “responsabili unici” identificati in maniera del tutto irrazionale, per di più guidati da forze politiche populiste e sovversive…e torneremo a vedere quello che si è visto negli anni ’30 sempre per colpa dell’ appeasement di chi non ha avuto il coraggio di parlare chiaro quando ancora c’ era tempo.
Per combinare guai nella storia occorre sempre la complicità dei Chamberlain.
Ricordo quindi che nella seconda guerra mondiale l’ Inghilterra dovette rendersi conto che le era INDISPENSABILE l’ aiuto delle colonie in cambio del quale promise indipendenza o comunque nuovi rapporti..Lo si capirà? Non lo si capirà?
Io dico che non capiranno, conosco i “detentori di una certa mentalità” (diciamo così) molto bene da sempre purtroppo e so che proprio non capiscono. Anche perché hanno davanti agli occhi l’ esempio di un “popolo” (“populace” in inglese) che più sbracato e passivo non si può.
12/08/2012 @ 15:37
I capi capodogli farebbero bene a svegliarsi prima che si sveglino i popoli capodogli, perche’ la loro azione aggressiva invece sarebbe scoordinata, per cui dannosa.
14/08/2012 @ 12:36
Invece l’ azione “razionale” dei capi capodogli non è stata dannosa, eh?
Non si potrebbe fare che ci si sveglia tutti insieme e si collabora una buona volta?
12/08/2012 @ 19:24
Buon ferragosto professore.
13/08/2012 @ 16:28
Grazie Simone, a lei.
13/08/2012 @ 19:37
Buone Vancanze Professore,
e grazie del tempo e della “passione” che ci sta decicando!
Al suo rientro sarebbe interessante approfondire, se lo ritiene utile, il rapporto tra sostegno “congiunturale” alla crescita tramite stimoli alla domanda interna, via spesa pubblica anticiclica, e deficit della della bilancia corrente, perché mi sa che è questo il punto più critico che, proprio nel breve periodo, rischia di vanificare l’effetto benefico sul PIL delle politiche “keynesiane”.
Come noto, la crisi finanziaria in cui siamo infilati trova la sua origine, prima o per lo meno in contemporanea all’espolisione del deficit/debito pubblico, nel deficit ripetuto delle partite correnti che ci ha portato ad indebitamento crescente vs l’estero.
In questo scorcio di 2012 stiamo faticosamente diminuendo il defict corrente (la bilancia commerciale è tornata positiva da 3 mesi a questa parte dopo anni di passivo) soprattutto perché calano le importazioni a seguito del calo di consumi e (putroppo) investimenti.
Come continuare su questo percorso di rientro dal deficit estero ed arrestare il calo del PIL dovuto alla contrazione della domanda interna?
Mi sembra una buona sfida su cui cimentarsi!
Buon ferragosto ed a presto.
Con accresciuta stima.
Roberto
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14/08/2012 @ 20:18
Caro professore,
ho appema letto l’articolo sottostante: una dimostrazione, secondo gli autori, di come un processo di rientro dal deficit/debito troppo anticipato crea molti più “dolori” di uno ritardato come è necessario fare nelle situazioni di crisi congiunturale.
http://www.voxeu.org/article/alternatives-austerity-effect-jobs-and-incomes-uk
E pensare che loro, in GB, hanno anche la leva del cambio per controbilanciare il calo della domanda interna (in ultima istanza i QE della BofE servono anche a questo!)
Ancora buon ferragosto
RB
15/08/2012 @ 15:45
Buon ferragosto e buone vacanze professore
16/08/2012 @ 08:35
Grazie anche a lei Claudia!
20/08/2012 @ 16:52
Un e book sarebbe fantastico. Il costo di queste pubblicazioni in genere è largamente accessibile. In autunno, nel vivo del dibattito politico, sarebbe importantissimo. Tanti saluti professore.
20/08/2012 @ 16:55
Un e book sarebbe fantastico. Un importante strumento di lavoro per la ripresa del dibattito in autunno.
Tanti saluti professore.
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