Ieri all’incontro di Transparency International per la presentazione presso la sede delle ACLI dei rapporti sui sistemi di integrità in Europa ed Italia ho erroneamente perso la pazienza.
O forse ho deciso di attraversare il guado senza sapere bene se facessi la cosa giusta.
Ma quando ormai veniamo chiamati, sempre gli stessi, a parlare di corruzione, siamo tutti lì o quasi a dire che questa legge è meglio che niente ed è essenziale che passi come simbolo che ci siamo, che la lotta è cominciata. Ma cosa?
Ho parlato di noi come di professionisti dell’anticorruzione. Le stesse facce, che non hanno mai visto un poliziotto o un sindaco che si confronta con la vera problematica del vivere giorno dopo giorno in un ambiente in cui è impossibile non fare compromessi perché manca il supporto del contesto, e questo è forse ovvio, ma anche quello dello Stato.
Parliamo in maniera entusiasta dei whistleblowers, dei testimoni di corruzione, come se questi non dovessero, per funzionare, avere una protezione ed una remunerazione economica tali da sin da subito incoraggiarli a esporsi al micidiale rituale di accusa - di essere un “infame”, un “delatore” – con un appropriato compenso per il dramma di susseguente isolamento sociale e a volte fisico che dovranno soffrire. Protezione e remunerazione assolumente assenti in questa legge.
Parliamo felici di Autorità anti corruzione sapendo bene che alla fine avrà 10, 20 impiegati e che nulla è stato fatto per dargli poteri significativi.
E poi abbiamo una montagna di carte che dovranno essere compilate da ogni amministrazione pubblica (e chi le controllerà?), destinate – al più – a essere oggetto di altri convegni a cui verrò invitato, oppure a diventare carta straccia su internet, il luogo mitologico della trasparenza che non morde se non c’è dietro la volontà e la capacità delle istituzioni di combattere seriamente la corruzione. Mi immagino queste amministrazioni quanto meno tempo avranno per aiutare cittadini ed imprese.
E nulla è stato fatto per corrompere seriamente la corruzione dando gli appropriati incentivi alla professionalizzazione dei dipendenti pubblici, nulla sarà stato fatto per fornire dati che sì abbiamo in pancia ma che nascondiamo a tutti su appalti pubblici svolti e su corruzione commessa e condannata, dati che permetterebbero ai controlli di funzionare perché meglio mirati. Ma poi quali controlli, se non investiamo ora e subito dei soldi sugli ispettori? Perché continuiamo a fare convegni teorici e articoli della stampa supina su indici e classifiche mostrando che l’Italia non è ben classificata ma non osiamo spendere quei tre quattro soldi in più per tirar fuori i dati e le correlazioni per aiutare polizia, magistrati, territorio in una seria battaglia per identificare e corrompere la corruzione?
Ero scorato, ieri sera. E mi scuso con i miei compagni di serata, gli altri professionisti dell’anti corruzione. Perché in fondo ha ragione Don Ciotti a sostenere questa battaglia per l’approvazione della legge, perché meglio un nulla o quasi che passi che una ennesima sconfitta e umiliazione che sarebbe la sua non approvazione.
A questo siamo ridotti. A elemosinare attenzione dal legislatore quando dovremmo costruire istituzioni decorose in cui ai tanti uomini e donne di buona volontà sia riconosciuto il rispetto che si meritano e siano dati gli strumenti per lavorare con onestà, qualità e rigore nella Pubblica Amministrazione.
06/10/2012 @ 16:40
Io in genere non sono così convinto che sia “meglio poco che niente”. Anzi, a volte è vero il contrario.
Ma considerata la sua indole (almeno per come appare da dietro il blog) e il suo inguaribile ottimismo (che un po’ invidio), se ha perso la pazienza ha fatto benissimo.
Come per i figli, uno strillo fatto bene ogni tanto ci vuole.
07/10/2012 @ 06:37
lo scoramento può essere positivo se cogliamo un punto centrale. le riforme dall’alto, non condivise, sul territorio, non vengono mai veramente applicate. serve un cambiamento culturale, altrimenti la legislazione, per quanto moderna e tecnicamente corretta sia, rimane inapplicata. ecco perché chi ha studiato questi argomenti dovrebbe riuscire ad inserirsi nelle leve che contano e tenersi sempre in contatto.
07/10/2012 @ 10:41
E ci chiediamo perchè il Legislatore (nominato e non eletto) non sia attento alla lotta alla corruzione e faccia uscire testi legislativi confusi, scritti pedestramente, inapplicabili ?? Chiunque sia attento e perspicace lo capirebbe anche se scriverlo è più difficile.
L’ implosione sociale ed economica è il triste imminente futuro della nostra povera Italia, con conseguente FORTE abbassamento del livello e tenore di vita e della ricchezza.
Basti guardare alla recente montiana fusione INPS-INPDAP, corretta nella teoria ma apportatrice di fortissimi squilibri perchè molte amministrazioni pubbliche università comprese !!) non sempre erano puntuali e corrette nel versare il contributo previdenziale tempestivamente durante la vita lavorativa del lavoratore. E non versargli il suo 9.4 % (prelevato dalla busta paga) è APPROPRIAZIONE INDEBITA, mentre non versare il 24 % (che non compare sulla busta paga ma solo sul CUD a fine anno) è reato depenalizzato ed impone solo sanzione, more e poche pochissime responsabilità nella pratica a carico dell’ amministratore infedele (vedi Siena per esempio). Ecco dove nasce lo sbandierato deficit INPS: chi copre poi lo sbilancio se non noi poveri e vessati sudditi, a scapito del nostro tenore di vita naturalmente !!
Sono molto ma molto pessimista.
Franco Russo
08/10/2012 @ 07:37
D’accordissimo sulla tua reazione caro Gustavo, in generale e sul tema dei dati in particolare: fino a quando non ci si confronta sui dati, veri e certificati, si continuerà a parlare di opinioni e non di fatti. uno dei gravi problemi che abbiamo in Italia è la (prima) convinzione della assenza di controlli seri ed efficaci, e che porta alla (seconda) convinzione della impunità del reato.
Il potenziamento dei controlli ma quelli mirati non quelli a pioggia, e allora abbiamo bisogno di “liste intelligenti” per “suggerire” agli ispettori dove andare e chi controllare.
E per far questo abbiamo bisogno urgente di mettere il Dato al centro del dibattito politico, che significa avere le competenze giuste per capire e comprendere il Dato e conoscere gli strumenti che il mercato offre per analizzarli e usarli al meglio.
Probabilmente mi illudo troppo ma per rialzare la china dobbiamo spingere su questo fronte e ogni tanto (come hai ben fatto tu) “perdere la pazienza”.
08/10/2012 @ 16:33
http://www.nytimes.com/2012/10/08/world/europe/in-italy-calabria-is-drained-by-corruption.html?hp&_r=0
bella figura………