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Lo spread è stanco, vuole riposare con la crescita della domanda

L’Institute for International Finance (IIF) non è in realtà un sindacato volto alla tutela dei diritti dei lavoratori. Riunisce da 30 anni le più importanti istituzioni finanziarie del mondo (qui leggete la sua missione e qui leggete i suoi consiglieri, è presente anche l’AD di Unicredit Ghizzoni).

Eppure, di fatto, è tra le prime organizzazioni a chiedere in maniera intelligente, seppur timorosa, la fine della stupida austerità. Se i banchieri lo chiedono, lo chiedono i mercati, lo chiede lo spread, stravolto di stanchezza di rimanere sempre così in alto. E’ tempo che la crescita economica abbassi lo spread, come da ormai 1 anno sosteniamo. E ora che lo chiedono anche i banchieri, forse qualcuno ascolterà, che dite?

Leggiamo bene il passaggio chiave della lettera inviata dal Presidente dell’IIF ai due Presidenti dei Comitati rilevanti del Fondo Monetario Internazionale:

… fondamentalmente, condividiamo l’opinione che vi sia un urgente bisogno di ri-orientare l’attuale decisa direzione dei programmi di aggiustamento nei paesi periferici dell’area euro da un aggiustamento fiscale profondo e dal raggiungimento di obiettivi di rapporto debito-PIL verso un orientamento alla crescita di medio termine … Un rilancio della crescita, in breve, deve ricevere maggiore priorità, non solo tramite una intensificazione delle riforme strutturali per migliorare la competitività ed espandere l’offerta, ma anche tramite sforzi per evitare che la domanda si contragga eccessivamente. Misure che sostengano l’espansione di investimenti pubblici meritano di essere rafforzate in alcuni paesi come la Grecia, perché possono fare molto per sostenere sia l’offerta che la domanda. Approviamo, in tale contesto, l’ammorbidimento degli obiettivi fiscali per Portogallo e Spagna, malgrado tali aggiustamenti siano più utili se  concessi ex-ante che non ex-post. E’ urgente completare la verifica del programma greco, con una dilazione nel raggiungimento degli obiettivi di deficit  pubblico. Quest’ultimo può e potrebbe essere ottenuto senza nuovi finanziamenti semplicemente diminuendo i costi dei tassi d’interesse sui crediti ufficiali, coerenetemente col minore costo del debito di mercato.

Se ciò è concesso a Portogallo, Spagna e Grecia, non vediamo perché non debba essere concesso all’Italia, paese la cui congiuntura è stata stupidamente distrutta dall’Europa di chi non sa cosa sia la politica economica.

Insomma, la goccia scava la pietra. La goccia scava la pietra. La goccia scava la pietra. Non molliamo.

Grazie Ale.

One comment

  1. Ah, ah, ah ah e poi ancora ah…
    Dopo 30 anni non c’è più la pietra…la goccia si assorbe nella sabbia.
    Ma poi questa posizione non solo “presso” ma anche proveniente “da” il FMI è già stata espressa dall’inizio dell’anno (ho pure messo il link a suo tempo; e Blanchard non è del tutto uguale a Monti e Giavazzi, nonostante la…stampa italiana)…
    Ma è l’Europa che non ascolta e non “può” più ascoltare (vedi Andor che parla del mercantilismo tedesco e la merkele che inasprisce la linea e a seguire monti che convoca il tavolo coi “sindacati” per aumentare…la produttività in vista dei rinnovi contrattuali, sospendendo al contempo l’indennità per mancato rinnovo dei contratti pubblici e senza aver letto la relazione della corte dei conti sulla riduzione in termini nominali e reali del costo del lavoro pubblico degli ultimi 3 anni…)

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