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L’orgoglio delle PMI, il pregiudizio dell’Europa

Per la prima volta nella mia vita a Cagliari. E dire che veniamo da lì o quasi, Villacidro.

Un sole stupendo, una luce incredibile che sbatte sulla pietra bianca del centro storico e illumina di giorno il mare che abbraccia la città. Bellissimo.

Come bellissimo è stato parlare agli uomini ed alle donne che lavorano nelle stazioni appaltanti sarde ed ai proprietari di piccole imprese sarde. Avviamo con loro (Tor Vergata con Promo PA ed altre imprese) un percorso di networking, formazione, informazione a imprese e stazioni appaltanti della Sardegna per usare gli appalti pubblici come volano di sviluppo per il territorio.

E’ dura per le PMI. E’ dura per tutte le imprese. Come dice Gavino Sini all’incontro: “2 individui scappano, inseguiti da una tigre, a piedi nudi. Uno si ferma per mettersi le scarpe da ginnastica. L’altro rallenta, lo guarda stupito e gli dice “ma che fai, corri, che anche con le scarpe da ginnastica la tigre ti raggiunge”. E l’altro: lo so, ma io devo correre più veloce di te, mica della tigre”.

E’ così. Gli imprenditori, i piccoli imprenditori che sanno cosa vuole dire correre, senza mai fermarsi, sanno che la tigre della globalizzazione gli è dietro, e sanno anche che ogni giorno devono infilarsi le scarpe da ginnastica per sopravvivere, non per salvarsi. Ma le scarpe da ginnastica costano, e a volte gli tocca correre a piedi nudi. E cadere più spesso preda della tigre. A meno che.

La domanda pubblica è quella palestra per affinare i muscoli delle gambe e correre più veloce, con o senza scarpe. Dove si impara a correre meglio.

Quando gli dico che in questa crisi gli appalti pubblici sono il volano per la crescita delle PMI li vedo che sono d’accordo, stra d’accordo, anche se rimangono stupiti di apprendere che il 3/4 del mondo riserva quote di appalti alle PMI mentre in Europa no. Leggetevi cosa dice il Viaggiatore imprenditore Pino Gori, e capirete di cosa parliamo, del pregiudizio europeo.

Quando racconto che i raggruppamenti temporanei d’impresa devono essere vietati per le grandi imprese che possono partecipare da sole alle gare di grande dimensione e autorizzati solo per le piccole, così che possano partecipare a gare a cui altrimenti non avrebbero la dimensione per essere ammesse, così come previsto dall’Autorità antitrust da anni, mi guardano interessati.

Quando il Direttore del Centro Regionale di Programmazione della Sardegna, Cadeddu, propone di abbassare grandemente i fatturati per poter partecipare alle gare in cambio tuttavia di maggiore rigore e competenza nei controlli sulla qualità e sulle penali, sono tutti d’accordo.

Ma soprattutto, quello che noto e mi commuove quasi è che sono grandemente orgogliosi del lavoro che fanno. Come Alessandro Mura, che è conscio che la sua azienda di pulizie di 80 persone, in costante crescita, deve ancora migliorarsi per poter raggiungere la qualità che lo porterà ad esportare i servizi in Continente e chissà dove un giorno. “Sono emozionato, non mi piace parlare, sono abituato a lavorare”, eppure parla meravigliosamente con i suoi occhi fieri, “e c’è tanto da fare”.

Quando si parla di crisi, alzano il capo con orgoglio e ripetono la storia “del contadino che aveva 1 cavallo, il cavallo che scappò, e ai conterranei che lo consolavano dicendo “che sfortuna”, lui rispondeva “fortuna, sfortuna, chi sa”. Già. Fortuna, sfortuna, chissà.

C’è un’Italia alla fine del tunnel buio, un’Italia bellissima che si rifonderà con i valori di questa gente, facendo dimenticare tutto questo schifo che leggiamo. Un raggio di sole bellissimo in fondo al tunnel.

3 comments

  1. Roberto Evoli

    05/10/2012 @ 07:26

    Tutto vero, peccato che gli appalti pubblici in Italia in questo momento non ci sono in quanto l’azienda Italia (governo) e’ in mano ad un Cheaf Financial Officer mentre non si sa chi fa Sales Management o Purchasing Management. Quando un’”azienda” e’ in mano esclusivamente al CFO, possiamo considerarla senza futuro.

    A questo punto la mia critica e’ verso tutti quegli economisti di rilievo Italiani che leggo e ascolto in diverse trasmissioni televisive e che ben mostrano una rottura o distacco dalla classe dirigente politica.

    Ma chi e’ in Italia che fa programmazione economica, i politici ??! Non credo, forse loro hanno il potere di premere il bottone, ma ben si avvalgono di consulenti economici e professori. E quindi mi sorge il dubbio che molto economisti Italiani abbiano 2 facciate, quella verso la opinione pubblica (ben visibile) e quella nascosta che lavora quotidianamente con la classe dirigente politica.

    In Italia serve una rivoluzione guidata da una squadra di grandi economisti (non banchieri !) in grado di mostrare all’opinione pubblica in maniera semplice (non scandendo nel politichese) la strada per dar lavoro alla presente e prossime genereazioni. Cio’ per evitare altri tipi di rivoluzione ahime’ ben piu’ dannose per il paese e credo poco risolutive.

    Il mio e’ un appello verso questi economisti Italiani.

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  2. Nicola Diaferia

    05/10/2012 @ 08:52

    ….le scarpe da ginnastica le ho calzate da tempo per correre più veloce e per non farmi sorpassare…! Correndo, però, mi sono accorto di inciampare nei fili spinati e nei campi minati della burocrazia orditi da gentaglia senza onore. Penso che è necessario e urgente il disinquinamento parassitario per riprogettare la reale ripresa economica.

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  3. che bello, tanta fiducia nella parte migliore dell’Italia! Un bacio alla bellissima terra sarda e alla sua gente!

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