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Finalmente, l’organismo parlamentare di bilancio. Ora esprimetevi. Pretendete. Vociferate.

Ci siamo così tanto occupati in questi ultimi giorni di informazione nascosta al pubblico, fosse essa tramite lo scandaloso verdetto sui derivati della Grecia che la BCE non vuole rivelare, le contraddizioni dell’OCSE nelle sue raccomanaazioni, i conflitti d’interesse dei previsori.

Non l’ho fatto apposta, ma siccome nulla mai succede per caso, eccomi, a causa di una novità, a chiudere il ragionamento in maniera circolare.

Voi avrete forse letto in questi giorni su alcuni quotidiani di una imminente riforma: quella della creazione di un ”Organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio“, un organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio.

Una riforma epocale? Direi di sì. Significa abbattere il monopolio del controllo dei dati della Ragioneria Generale dello Stato, una battaglia che Mario Baldassarri per anni ha combattuto solitario in Parlamento. Significa consegnare all’opposizione l’arma per verificare meglio potenziali trucchi di bilancio, la veridicità delle ipotesi, la credibilità delle assunzioni.

Ce lo impone l’Europa, non ci siamo svegliati migliori. L’Europa serve eccome. L’Europa ci lasciava aperta la possibilità di scegliere se fare un’agenzia indipendente all’inglese o un organismo all’interno del Parlamento come il Congressional Budget Office americano. In maniera intelligente abbiamo scelto la seconda: non perché il modello britannico non abbia vantaggi, ma in Italia sarebbe stato immediatamente catturato o bloccato dal Governo (mi vengono in mente i tanti bravi colleghi all’Isae ora chiuso e le battaglie che dovevano fare per dire che la crescita era dello 0,1% inferiore a quella prevista dal Governo).

Ci sono oggi tre proposte che giacciono in Parlamento. I tempi sono stretti e speriamo che non accelerino: la fretta può giocare brutti scherzi ed è bene che questa riforma così essenziale non sia sbagliata. Tornare indietro come sappiamo è pressoché impossibile e dunque sbagliare generebbe danni incalcolabili per il Paese. In gioco è la credibilità dei conti pubblici e dunque, come ha dimostrato anche la storia greca (recente), la natura della democrazia.

I punti chiave? La faccio rapida: sono solo due e vanno affrontati congiuntamente per una buona legge.

1) La questione del vertice dell’Organismo;

2) la questione della nomina del vertice.

Il disegno di legge “Azzollini” (Senato) AS 3579 prevede l’organismo sia “costituito da un consiglio di cinque membri di cui uno con funzioni di presidente, nominati con determinazione adottata d’intesa dai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, tra persone di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza in materia di economia e di finanza pubblica.”

Il disegno di legge “Agostini” (Senato) AS 3578 prevede esso sia: “La responsabilità dell’Ufficio è affidata ad un Direttore, nominato con deliberazione dei Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, su proposta delle Commissioni parlamentari competenti in materia di finanza pubblica adottata a maggioranza dei due terzi dei componenti. Il Direttore è scelto tra persone di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza in materia di economia e di finanza pubblica a livello nazionale e internazionale.”

La proposta della Camera dei Deputati “Giorgetti” AC 5603, prevede esso sia “costituito da un Consiglio di tre membri, di cui uno con funzioni di presidente, nominati con determinazione adottata d’intesa dai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nell’ambito di un elenco di dieci soggetti indicati dalle Commissioni delle due Camere competenti in materia di finanza pubblica a maggioranza dei due terzi dei rispettivi componenti. I membri del Consiglio sono scelti tra persone di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza in materia di economia e di finanza pubblica da individuare tra magistrati della Corte dei Conti conti, professori universitari ordinari di università italiane o estere, consiglieri parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, dirigenti della Banca d’Italia, dirigenti generali delle amministrazioni pubbliche statali, dirigenti di enti pubblici di ricerca e funzionari titolari di incarichi di direzione di organizzazioni internazionali e delle istituzioni europee.”

A parte la tristezza di vedere che per la Camera anche una funzione così tecnica come questa potrebbe essere affidata a un magistrato della Corte dei Conti e non a un economista (perché la prossima volta non nominiamo Governatore della Banca d’Italia un cortecontino?), vedete bene dove sono le differenze.

Chi nominiamo? Un solo Presidente o un collegio di componenti con un Presidente? A prima vista sembrerebbe ovvio: più membri così più garanzia di democraticità. Eppure non sarebbe così. Il processo di nomina vedrebbe un compromesso al ribasso di 3 o 5 membri scelti sulla base di accordi politici. Troppe volte lo abbiamo visto, con le autorità c.d. “indipendenti”. Riaccadrebbe.

Abbiamo anche visto cosa accade quando si è costretti a scegliere uno solo. Lo abbiamo visto quando abbiamo dovuto eleggere con le nuove regole il Presidente dell’Istat: l’accordo è stato al rialzo e non politico. Abbiamo eletto Enrico Giovannini (di cui sono collega di Università e franco ammiratore e dunque avverto il lettore che inq uesto caso sono in pieno conflitto d’interessi), e a mio avviso è stata una splendida scelta per il nostro Paese. Competente, brillante, internazionale. Un solo candidato aumenta la probabilità che i partiti abbandonino la lottizzazione e scelgano tra i veramente migliori e più indipendenti.

Sempre che ….

Sempre che siano effettivamente i partiti a scegliere. Se questa scelta fosse lasciata a maggioranze semplici o a singoli individui come i Presidenti del Senato e della Camera, i rischi che anche una sola persona venga a caratterizzarsi come politicizzata e/o poco competente diverrebbero altissimi nuovamente. E’ già successo.

Ecco perché mi schiero senza se e senza ma per la proposta Agostini. Dovreste farlo anche voi. Ne va del futuro del nostro Paese. Un’occasione che non possiamo perdere. Esprimetevi. Vociferate. Pretendete. Noi lo faremo.

Grazie C.

 

 

 

 

3 comments

  1. Lorenzo Donati

    05/12/2012 @ 15:25

    Caro Professore stavo quasi per saltare la lettura di questo post (…non si può sempre leggere tutto di tutto….) ma poi ho iniziato le prime righe e, seguendo il suo articolato ma piano argomentare ,sono arrivato in fondo arricchito da tante nuove conoscenze su argomento che assolutamente ignoravo……

    Reply
  2. Sinceramente non vedo motivo per tutto questo ottimismo (ma è sicuramente colpa del mio cinismo).
    La nomina, comunque avvenga, sarà politica, per cui c’è ben poco di buono da aspettarsi. O davvero crede che metteranno qualcuno capace di controllare i loro conti?
    E comunque, quand’anche mettessero il meglio della competenza e dell’indipendenza, gli basta non fornire le risorse necessarie e il problema è risolto nel migliore dei modi: il dovere è adempiuto, la coscienza è pulita, non è mica colpa loro se i soldi sono pochi. C’è la crisi e tutti devono fare sacrifici. Soprattuto i controllori…

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