THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Quale Ocse per l’Italia?

Se pensate che l’interesse per il World Economic Outlook dell’Ocse uscito ieri si limitasse alla tragedia sempre ieri documentata su questo blog delle politiche economiche italiane ed europee che fanno saltare i conti pubblici uccidendo l’economia, beh vi sbagliate.

La parte più succosa dell’Outlook è al contempo testimonianza della ipocrisia politica europea che viene a permeare qualsiasi documento elaborato da istituzioni sovranazionali e della chiara conoscenza da parte di queste dei meccanismi che invece governano l’economia, conoscenza che viene però censurata dall’ipocrisia di cui sopra.

Complesso? Mica tanto.

E’ semplicemente un cervellotico e schizofrenico andazzo, quello che ritroviamo nell’Outlook. Alle pagine pdf rispettivamente 98, 99, 100 e 101 sull’Italia (sullo stampato risultano essere le pagine da 96 a 99) da un lato e alle pagine pdf 66 e 67 sull’area euro (sullo stampato pagine 64 e 65) dall’altro.

Uno si aspetterebbe una qualche coerenza interna a questi documenti, ma chiaramente gli estensori di queste due parti sono diversi e non si sono parlati tra loro. Oppure, forse vien quasi da sperare, la parte sull’Italia è stata scritta dai politici italiani e dalla burocrazia dell’euro e la parte sull’euro da una manina invisibile piena di attenzione alla sostanza vera dell’impatto delle politiche economiche.

Ma analizziamo con calma.

La parte sull’Italia, ripresa anche dai giornali si esprime così (mia traduzione):

“… una delle maggiori fonti d’incertezza proviene dall’impegno della coalizione post-elezioni 2013 a mantenere la barra dritta sul consolidamento fiscale e le riforme pro crescita. Tirarsi indietro vorrebbe dire minare la fiducia dei mercati e la crescita. Un altro rischio è che i saldi fiscali 2012 migliorino meno di quanto previsto, malgrado le misure introdotte nella seconda parte del 2012. Per di più una intensificazione dello stress finanziario e di un deleveraging bancario troppo rapido potrebbero accentuare la restrizione creditizia ed ulteriormente deprimere la crescita. Sul fronte positivo, un migliore orientamento delle riforme strutturali può aiutare a far crescere la fiducia e l’investimento e a migliorare l’andamento del mercato del lavoro prima di quanto previsto“.

Un bel paragrafo scritto a quattro mani con il Governo italiano, non c’è dubbio. Avanti, barra dritta, austerità!

Peccato che 30 pagine prima, un’altra manina, affermava sull’Europa quanto segue (grassetto mio):

Nell’area dell’euro la politica fiscale è strutturata per essere molto restrittiva negli anni a venire in quei paesi sotto pressione dei mercati… I piani di consolidamento fiscale sono stati resi più stringenti con nuove misure, per lo più dal lato delle spese, in alcuni dei paesi per raggiungere gli obiettivi di deficit a fronte di una minore crescita. Queste misure genereranno ulteriori difficoltà nel breve termine. Queste polititiche fiscali pro-cicliche (cioè austerità in recessione NdR) sono in linea di principio indesirabili, ma ogni paese ha, di suo, poco spazio di manovra …

In questo ambiente sarebbe appropriato per le economie dell’euro area continuare il consolidamento fiscale secondo quanto previsto nei programmi di aggiustamento attuali, senza assumere azioni ulteriori per compensare i vuoti di bilancio provocati da un indebolimento dell’attività economica superiore a quanto previsto. Questo scostamento dagli attuali programmi di rientro dovrebbe essere concordato a livello di Unione europea per tutti i paesi interessati; una serie di annunci separati, da parte delle singole autorità nazionali, scatenerebbe con maggiore probabilità reazioni avverse da parte dei mercati. In un numero di Paesi, compresi Spagna e Portogallo, gli obiettivi di consolidamento in termini nominali sono già stati rivisti in accordo con la Commissione europea, nel quadro della profonda recessione delle due economie e di una caduta delle entrate fiscali. Le opportunità per avviare le riforme devono essere sfruttate …

Nel caso in cui rischi consistenti di deterioramento si manisestino nell’euro area, i Paesi con una posizione fiscale relativamente più solida dovrebbero fornire uno stimolo fiscale, di natura temporanea e discrezionale, alla domanda, il che comporterebbe o un declino negli avanzi di bilancio sottostanti (comprese Germania e Finlandia) o un rallentamento nel programma di riduzione dei deficit  (compresi Francia e Belgio), mentre altri Paesi dell’euro area (compresi Italia, Spagna e i Paesi che rientrano nel programma Ue/FMI) sarebbero solamente in grado di lasciar operare gli stabilizzatori automatici.”

Ricapitoliamo. L’Ocse non influenzato dalla politica dice basta all’austerità perché distrugge crescita e conti pubblici. Addirittura ci segue al 100% quando chiede che quest’approccio non sia adottato dai singoli Paesi ma deliberato a livello europeo e ci segue nuovamente al 100% quando chiede uno sforzo maggiore di politiche fiscali espansive al Nord e un po’ meno al Sud, ma sempre meno austere.

Comunque è chiaro: nessuna ulteriore manovra va varata.

Povero Ocse, tra incudine della verità e martello della politica. Ma la colpa non è della Politica: la colpa è di questa politica, ribadiamo. Contrariamente a quanto affermato nella parte del rapporto sull’Italia riportato sopra, noi avremmo scritto:

“… una delle maggiori fonti d’incertezza proviene dall’impegno della coalizione post-elezioni 2013 a mantenere la barra dritta sulla lotta alla stupida austerità così da poter anche avviare le vere riforme pro crescita. Tirarsi indietro vorrebbe dire minare la fiducia dei mercati e la crescita. Un altro rischio è che la crescita 2012 peggiori di più quanto previsto, a causa delle misure introdotte nella seconda parte del 2012. Per di più una intensificazione dello stress finanziario e di un deleveraging bancario troppo rapido potrebbero accentuare la restrizione creditizia ed ulteriormente deprimere la crescita. Sul fronte positivo, un migliore orientamento delle riforme strutturali, specie nella spending review che non dovrebbe essere fatta a casaccio e tagli lineari ma con professionalità e competenza, può aiutare a far crescere la fiducia, l’investimento e a migliorare l’andamento del mercato del lavoro prima di quanto previsto“.

Povero Ocse, se solo avessero fatto scrivere i due capitoli alla stessa persona, competente, che ha illustrato la ricetta per l’euro, avremmo oggi bella e pronta la soluzione per la rinascita di questo Paese.

Grazie Ale.

22 comments

  1. Però forse va letto oltre nel rapporto dell’OCSE: uno scoraggiare l’Italia dal praticare politiche espansive in proprio, dove la linea per un paese come il nostro dovrebbe essere sempre quella del contenimento della spesa o miglioramento dell’efficienza di essa, a meno di una politica europea che si faccia garante, nel caso di adozione di politiche espansive, che l’espansione non sia mirata a mantenere lo status-quo, che ci ha portato a 2000 mld di debito. Insomma abbiamo autorevoli pensatori italiani (mosche bianche generalmente non in politica) che hanno la dignità di dare le direttive di politica economica anche all’europa, ma come paese, in base al risultato finora ottenuto, non possiamo parlare, meritiamo la frusta. Pensa che meritiamo di più? Bisognerebbe dimostrarlo. Vediamo chi candidiamo e chi eleggiamo tra qualche mese.

    Reply
    • Non meritiamo la frusta Elena, anche se mi trova concorde su molto del suo pensiero. Meritiamo di più e ha ragione lei, dobbiamo dimostrarlo. Ma ci si deve dare l’opportunità di farlo. Comunque, in effetti, come dice lei, vediamo chi. Suo, gp.

      Reply
      • Professore, ma di quale spesa* sta parlando la Signora Bombardieri? Di quella per la Sanità, più bassa di quella di Germania, Francia, Uk, U.S.A.** ? Per la produzione di servizi***? Di quella per l’istruzione, in cui manca anche la carta anche per scrivere ****? Di quella per il welfare? O per la giustizia? Mi scusi ma ogni tanto perdo la testa a sentir dire certe, me lo lasci dire, lievi inesattezze. Abbiamo bisogno di migliore spesa, mirata, ma di sicuro non di tagliare o contenere quella già esistente! Ma come si fa dico io, a pensare ancora, con tutti gli indicatori economici in profondo rosso dopo i tagli e gli aumenti di tasse che sono in corso o andranno a regime, dire che la nostra linea deve essere il contenimento della spesa, se è vent’anni che i nostri conti pubblici sono in avanzo primario e quest’anno faremo l’ennesimo record!! Ma possiamo una buona volta chiarire, se ce ne fosse ancora bisogno ma a quanto pare sembra proprio di si, che in Italia la spesa è già contenuta (cfr. avanzo primario) e che la causa principale dei deficit accumulati in questi anni è la spesa per interessi volata agli enti finanziari o all’estero, e di cui nessuno, dico nessuno, mai parla? Interessi per cui lo Stato, con tasso superiore all’inflazione strisciante degli ultimi anni, ha di fatto pagato una remunerazione reale positiva ai propri “investitori”? Perchè nessuno dei benpensanti al “tagliamo la spesa improduttiva” non pensa prima di tutto a questo? O a tagliare magari tutta la selva di manager e “trombati” della politica piazzati nelle regioni o nelle aziende pubbliche? O al ridimensionamento della macchina regional-provinciale che, con gli adeguati tagli – quelli si – dirigenziali e la riorganizzazione a livello territoriale su basi comunali – abolizione Regioni ad esempio e riorganizzazione provinciale quale consiglio dei comuni – diano la possibilità al cittadino di capire: a) dove finiscano i suoi soldi (Stato centrale o comune) b) controllare gli amministratori in modo effettivo c) non vedere i propri soldi spesi in inutili consulenze d) risparmiare, quello si, circa 4mld, ecc… Bene, alla luce di tutto ciò, mi chiedo: ma è mai possibile che, per l’ennesima volta, si possa prendere il Suo post a scusa per continuare a propinare l’ASSURDA idea che in Italia la spesa pubblica deve essere contenuta?!?! La ringrazio per l’attenzione, saluti.

        * per farsi un’idea la Sig.ra Bombardieri potrebbe dare uno sguardo QUI
        ** la spesa sanitaria (sistema privato) negli U.S.A. è il 17,4% del PIL, nonostante 47 milioni di americani non raggiungano i requisiti per esserne coperti. E sappiamo come funzioni negli Stati Uniti. In Italia la spesa sanitaria è pubblica si attesta al 7.4% PIL (9,5% totale) ed il SSN è uno dei migliori al mondo.
        ***al 2009 20,3% PIL, media europea 22,5% PIL
        **** al 2008 4,6% PIL, media europea 5,4, media extra UE 6,4% PIL !!!!
        So what? Ah già, l’uomo della Provvidenza è Monti. Attendiamo giubilanti quindi la Sua rielezione, per privatizzare la sanità e quant’altro ancora resti di buono della nostra nazione.

        Reply
  2. Ah, beh, se meritiamo la frusta allora… Bene la recessione, bene Monti, avanti così. E bene anche l’Europa, fondata sul razzismo, sull’inferiorità certificata dai popoli meridionali. Direi che questo è il frutto maturo dell’Unione Europea: avere portato milioni di italiani, greci, spagnoli, a interiorizzare la loro inferiorità. Hanno finito col crederci. Non sospettano neanche che i primi a non crederci sono proprio le élites tedesche che hanno messo in giro questa balla.

    Reply
  3. Maria Cristina

    28/11/2012 @ 20:11

    mi pare di ricordare che all’esordio di Monti , lei con un gruppo di colleghi economisti avevate messo a punto una lettera aperta contrapponendo tesi completamente differenti da quelle addottate dal governo. Ipotesi ,che a me poco pratica di economia ma pratica del buonsenso, sembravano molto bene allineate con la stato reale delle cose. Non mi pare però le abbiano dato la giusta considerazione e nemmeno lo spazio per analizzarle. La mia domanda è questa , c’è una qualche parte politica che da credito alle sue valutazioni per contrastare la crisi? Sarebbe per me molto importante sapere questo? Grazie

    Reply
    • Posso chiederle perché sarebbe molto importante? Io noto MC che dove vado, sx o dx, trovo consenso perché* a tanti pare ovvio cosa vada fatto. Nei viaggiatori in movimento, un’associazione che abbiamo creato, ci stiamo concentrando a scrivere un programma pieno di cose ovvie e bellissime per il Paese che siamo pronti a sottoporre a tutti. Ci sono dietro i nostro valori. Alcuni di questi sono “irrinunciabili” e altri arricchibili dal confronto. Io credo che troveremo tantissimi disposti a darci credito e a volere migliorare il nostro programma là dove siamo disposti. Non so se ho risposto alla sua domanda. Ma me lo faccia sapere. Grazie a lei.

      Reply
  4. Titolo: “Barra dritta e austerità”
    Genere: EUROPORNOGRAFIA SADO-MASO
    V.M. 188 anni
    Regia: Europäische Kommission – Deutschland – Deutsche Bundesbank
    Luogo di produzione: Banana Republic
    Produttore: U.E. Fruit Company
    Costi di produzione: migliaia di miliardi (interamente a carico dei cittadini)
    Giudizio della critica: isolare gli europatici e abbandonare subito l’€, il peggior nemico dell’uomo.
    Giudizio del pubblico: @**§@# bip bip bip!!! (censurato)

    Reply
  5. Maria Cristina

    28/11/2012 @ 20:47

    Chiedo scusa ma cercando di essere breve forse non è emerso il senso del mio dilemma, perché di dilemma si tratta. Avendo azzerato in me stessa ogni preferenza politica e liberatami oramai da incantamenti e preconcetti, vorrei scegliere con nuovi criteri, e se qualche forza politica vi appoggia sarà per me un valido criterio di valutazione. Sicuramente escluderò i compiacenti verso le scelte dell’attuale governo. Desidero seguirvi in quanto ritengo che questa sia ora la giusta direzione.

    Reply
    • Grazie MC. La terrò aggiornata. se lei vuole partecipare all’incontro in cui chiuderemo il programma a roma me lo faccia sapere, sarei lieto di conoscerla.

      Reply
    • Maria Cristina Berti

      28/11/2012 @ 21:15

      Non avevo messo a fuoco che il vostro era un movimento che si stava attrezzando autonomamente con un programma da proporre. Ora è chiaro. Lei mi ha già risposto. Io sono a vostra disposizione per ogni eventuale sostegno. Grazie

      Reply
  6. Buongiorno Professore,
    il tema ricorrente dei suoi post è quello della “stupida austerità”.
    In effetti è sotto gli occhi di tutti che certe ricette stanno solo aggravando la crisi invece di risolverla.
    E’ però anche vero, a mio avviso, che noi, intesi come mondo occidentale, non possiamo più andare avanti con un sistema economico basato sul consumismo sfrenato, essendo questo stato la vera origine della crisi che viviamo, ma dobbiamo adottare stili di vita più sobri.
    Cosa intendo per stile di vita sobrio in contrasto con stile di vita austero?
    Austero è l’asceta che si ritira in una caverna e vive dei frutti della natura.
    Sobria è una persona che invece di andare in vacanza alle Maldive, va in spiaggia a Ostia portandosi appresso ogni giorno un nuovo libro.
    Sobria è una persona che invece di cambiare auto ogni 2-3 anni spende quei soldi per la formazione dei figli.
    Sobria è una persona che invece di acquistare ogni anno un vestito nuovo per seguire i capricci della moda, assume un giardiniere per curare le piante del proprio giardino.
    Sobria è una persona che invece di cambiare telefonino ogni 6 mesi per avere l’ultimo modello con funzioni che non adopererà mai, si fa un abbonamento per la stagione teatrale o quella dei concerti.
    Nessuno di questi “atti di sobrietà” riduce il PIL, anzi probabilmente in molti casi lo alzano riducendo il peso delle importazioni (in Italia non si producono telefonini e più o meno il 70 % delle auto sono di importazione).
    Essi piuttosto generano uno spostamento dal consumo di risorse naturali limitate al consumo di lavoro, portando quindi anche a un aumento, alla lunga, dell’occupazione e del benessere proprio perché il risparmio di risorse naturali conseguente ad una riduzione del loro utilizzo per consumi futili può aiutare ad indirizzarle alla produzione di beni o servizi che risultino di maggiore utilità ed a un costo inferiore.
    Personalmente, seguendo vari blog e forum di natura economica, ho trovato una scarsissima attenzione alla natura dei nostri consumi. Si tova qualcosa unicamente tra coloro che parlano di Decrescita Felice facendolo però con un approccio pauperistico, ovvero austero, che non è certamente ciò di cui abbiamo bisogno.
    La questione che pongo, ne converrà, è fondamentalmente di tipo culturale piuttosto che economica in senso stretto del termine.
    Non pernsa che sarebbe opportun che gli economisti, indipendentemente dalla loro tendenza, iniziassero a porre tale problema all’attenzione dei cittadini?

    Reply
  7. Lorenzo Donati

    29/11/2012 @ 09:29

    Grazie sempre Professore per la precisione e fondatezza delle sue analisi basate anche su attente letture di documenti.

    Reply
  8. perchè la spesa improduttiva è sempre quella primaria e mai quella per interessi, perchè nessuno dice mai che il debito pubblico è stato accumulato dopo il divorzio tesoro-banca d’italia.

    Reply
  9. Carissimi, quanto astio, forse non ci siamo capiti. Meritiamo la frusta era un commento perchè siamo arrivati ad oggi senza capirlo in tempo. Ci siamo fatti raccontare favole dai nostri politici. Perchè la società civile scende in campo solo oggi. Me compresa, il prof. Piga forse anche. Speriamo non sia tardi per cambiare. Io mi da da fare, ma sono ing. moglie e madre, mica facile!
    http://elenabombardieri.wordpress.com/2012/11/29/i-dati-che-non-ci-dicono-dalla-politica/

    Reply
    • Sig.ra Bombardieri, nessun astio nei suoi confronti, solo l’ennesima replica per continuare a dire:
      a) che il debito pubblico crescente non è “causa” ma “conseguenza” della crisi
      b) che esso deriva per larga parte dagli interessi che ci siamo accollati dopo il divorzio Bankitalia/Tesoro (teoria indipendenza Banca Centrale oramai messa in discussione dalla teoria economica in quanto inutile (l’indipendenza intendo) e dannosa)
      c) che politiche di abbattimento del debito pubblico, come il punto 1 di Fermare il Declino, corrispondono alla svendita di pezzi importanti dello Stato (immobili, partecipazioni Statali in Eni, Finmeccanica ecc.) senza trarne alcun vantaggio, nè in termini di riduzione (perchè non va ridotto il numeratore, ma aumentato il denominatore nel rapporto debito/PIL). O crediamo che i tassi di interesse che paghiamo (lo spread) siano dovuti all’ammontare del debito pubblico invece che dalla tipica crisi da bilancia dei pagamenti che attanaglia il nostro come tutti i restanti (con le debite differenze) paesi PIIGS?
      d) Ricordiamoci infine che liberalizzarere equivale sostanzialmente a privatizzare, lo dice la Corte dei Conti e altri studi, con pochi vantaggi per il cittadino.
      Prima di parlare di taglio di spesa quindi, fermiamoci un attimo a pensare, immaginiamo di essere al posto di un chirurgo che deve operare un paziente: la spesa pubblica, se ben gestita è l’arteria che porta l’ossigeno allo Stato, a noi stessi! Tagliare quella, significa sostanzialmente fermare l’unica che ci permetterebbe, in questo momento, di respirare. Cordialmente!

      Reply
      • Forse non sono abbastanza intelligente ma:
        - adesso che l’avanzo è di 21 Mld in crisi (ci stiamo strangolando), il debito pubblico che aumenta non è la causa ma la conseguenza della crsisi, per l’aumento dei tassi di interesse. Ma se il debito non fosse di 2000 Mld potremmo pagarli quegli interessi no? Su un debito minore? Quindi qual’è la causa? Aver fatto tanto debito con troppa spesa prima. Adesso è un dato di fatto e solo cambiando le regole Europee o mondiali potremmo sperare che la speculazione su di noi cambi. Speriamo che anche ad altri piaccia l’idea di avere un popolo di 60.000.000 ricco piuttosti che povero. Ma io non mi aspetterei “un rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” più di quento il mondo sia vicino al paradiso.

        Reply
        • Sig.ra Bombardieri, Lei è intelligente invece perchè è qui a scrivere. Però le dico:
          a) il debito pubblico (che non è il problema) continua ad aumentare perchè la manovre di tassazione in recessione, anzi chiamiamola depressione, aumentando l’aliquota, causano il crollo del gettito. Infatti il debito aumenta…perchè oramai non ce la facciamo più a pagare tutte queste tasse, accise, imposte indirette, quindi esso aumenta in valore assoluto, e pure in rapporto al PIL (perchè è quest’ultimo a calare visto che non si consuma più e le aziende chiudono)
          b) ciò che fa aumentare gli interessi è il “rischio paese”: i mercati, cioè le banche e gli investitori finanziari, sono restii a prestarci la necessaria liquidità in quanto vedono che non cresciamo come paese, che il nostro risparmio privato sta calando così come i redditi, e che siamo invischiati nella spirale del debito estero (che NON è il debito pubblico). Quindi ci fanno pagare la possibilità di un’uscita dall’UEM…facendo “aumentare” lo spread fra i nostri titoli e quelli ad, esempio, tedeschi (e qui potremmo aprire una bella parentesi, come fatto, per condannare l’aggiramento delle regole della KfW, la Cassa Depositi e Prestiti tedesca, che fa le veci della Bundesbank acquisendo e parcheggiando i Bund per il mercato secondario, calmierando così tassi), come un rischio svalutazione. Chiosa finale: Sa quanti sono gli interessi sul debito accumulati dal 90 al 2007? 1605 miliardi…faccia due calcoli sottraendoli ai quasi 2000 di oggi…non le sembra proprio questa la spesa improduttiva? A me si…
          c) paradossalmente, le regole dell’Unione potrebbero funzionare senza nessun cambiamento. Basterebbe che i paesi del Nord inflazionassero in patria, per molti anni, più dei compagni del Sud. Ma non lo fanno, perchè così perderebbero tutti i vantaggi (crediti esteri) accumulati in questi anni. Siamo dunque ai nostri giorni. Piuttosto che redistribuire gli utili di anni di “svalutazione competitiva” del tasso di cambio reale ai loro lavoratori, i potenti del Nord trascinano l’Europa meridionale nella depressione economica, non rendendosi conto che i loro piedi sono legati ai nostri e finiranno nel baratro. Il debito pubblico quindi non è causa, ma solo conseguenza del problema. Il governo Monti, se fosse veramente intento all’agire nell’interesse del paese, dovrebbe battere mani e pugni per imporre al Centro UEM di inflazionare in patria, alleandosi con tutti i PIGS se necessario per contrastare i paesi ex-area marco (Bel, Nl, De, Fin), arrivando fino a minacciare l’uscita dall’UEM. Ma non lo fa. Perchè? Perchè Monti è sostanzialmente un curatore fallimentare, nè più ne meno. Sta preparando il nostro Paese alla svendita a saldo che spread e manovre recessive hanno conciato per bene. Egli non è nient’altro che un sodale degli stessi burocrati UEM che continuano ad imporre manovre pro-cicliche (tagli in recessione) ai paesi in difficoltà, che persino il FMI ritiene a viso aperto dannose. Le regole in Europa si cambiano in un solo modo, cacciando questi euro-burocrati inetti, facendo politiche per il lavoro. Ma a quanto pare, per Monti, Merkel & Co. gli interessi sono ben altri..

          Reply
          • Grazie Fla, per i dettagli, mi rendo conto che adesso non sarebbe proprio il momemnto adatto per costringerci a diminuire la spesa pubblica. E che avendo i tanti problemi che abbiamo e non sappiamo cambiarli alla svelta, la svalutazione sarebbe la soluzione meno dolorosa. In ogni caso io ritengo che dovremmo cambiare molte cose in Italia. Perchè, visto che non cresciamo e che comunque il debito a scadenza lo dobbiamo rinnovare sul mercato, quale sarebbe la soluzione? Imporre a qualcuno di credere in noi per legge? Se fossimo i creditori/investitori nuovi lo faremmo? Potremmo imporre agli italiani di comprarsi il nuovo debito nella speranza di diventare simili al Giappone? Per azzerare la spesa improduttiva degli interessi? Voi che mi rispondete siete italiani, non so quanti anni avete. Ma investireste un anno di vostro stipendio per risanare l’Italia? In fondo con 32.000 Euro a testa non c’è più il debito. Oppure solo la quota di rinnovo a scadenza prestata a tasso zero. Credete che la spesa pubblica sia buona? Avete lavorato nel pubblico? Quanto margine ci potrebbe essere se la spesa pubblica fosse buona? Se i tagli non sfossero lineari? Avete lavorato nel privato? Avete creato lavoro in Italia e pagato il 68% di tasse, mentre chi fa lo stesso lavoro in Lussemburgo ne paga il 21%? E magari con il commercio elettronico tutto il mondo è paese? Secondo voi si può reggere? E cosa ha fatto lo stato per voi mentre aprivate un’attività? Avete mai scritto ai vostri politici da mesi e mesi che alcuni problemi vanno risolti e arriviamo sempre tardi (http://cristoforomorandini.com/2012/11/14/over-the-top-e-fiscalita/)? Avete mai provato a fare un conto di quanto debito abbiamo accumulato con le pensioni con il retributivo per il futuro? L’INPS va in equilibrio quanto entrate e uscite annue sono in pari… nessun ente assicurativo privato potrebbbe mai funzionare così per un fondo pensioni integrativo, se io accumulo dei soldi devo avere una gestione separata che li investe per me per ridarmeli in futuro. Non rispondo ad altri perchè già scrivo un blog se uno vuole può leggere di me e quello che credo http://elenabombardieri.wordpress.com/2012/11/06/pubblico-e-privato-dipendenti-e-imprenditori/.

        • Signora invece di ripetere a occhi chiusi la professione di fede impugnando il crocefisso perche’ non prova a aprirli gli occhi e a leggere il post che le ha inviato Flavio rispondendo nel merito?

          Tanto per cominciare cosa dice del punto “b”?

          Poi: lei distingue fra spesa pubblica fatta male e spesa pubblica fatta bene o ritiene che sia proprio la spesa pubblica in sé ad essere male? C’è molta differenza signora perché probabilmente l’unica via per sostenere un’Europa con il tempo ormai contato sarebbe proprio quella di impegnarsi in una politica di espansione fiscale (fatta bene). Pagando i debiti “e basta” facciamo il gioco di quelli che hanno interesse a strozzare l’economia e le conseguenze in termini di conflitto sociale signora le vedrà fra non molto, si fidi.

          Reply
        • Signora per cortesia non ripeta la professione di fede impugnando il crocefisso e tenendo gli occhi chiusi.
          C’e’ Flavio che ha scritto un sacco di cose interessanti che lei non ha nemmeno letto evidentemente su ordine della badessa.
          Trasgredisca signora, osi!!!…e legga che se no fa la figura di quella che se ne strafrega delle opinioni altrui, no?

          E dunque: vuole leggere, ad esempio, il punto “b” dell’ultimo post di Flavio? Non crede che il “divorzio” abbia avuto un suo ruolo nell’ espansione senza controllo del debito pubblico? E se la risposta fosse “sì” non crede che questo comporti delle significative implicazioni?

          Inoltre una domanda da parte mia: secondo lei a che serve la spesa pubblica? A suo avviso è puro assistenzialismo che ormai non ci possiamo più permettere o ha anche una funzione meno “voluttuaria” nella politica economica di uno stato?

          Laudetur Jesus Christus

          Reply
        • L’aumento del rapporto debito/pil è conseguenza della crisi perchè cala il pil ed aumentano le spese sociali per la disoccupazione maggiore e per sostenere le banche. L’aumento dei tassi d’intreresse sul debito pubblico è dovuto alla possibiltà che l’euro salti, per cui viene fatta scontare in anticipo la seguente svalutazione. Difatti lo spread non segue gli indicatori economici nazionali, ma si abbassa quando la BCE immette o promette di immettere liquidità, allontanando così la possibilità che finalmente questo malnato euro si levi di torno.
          Gli interessi sul debito non sarebbero un problema se l’economia tirasse, ossia se non fosse strozzata da regole e richieste europee tradotte poi nell’agenda Monti, e da una moneta con un valore errato per la nostra economia, che non può riequilibrarsi via legge della domanda e dell’offerta ai fondamentali dei singoli stati.
          Il problema non è stato tanto la spesa primaria, quanto gli interessi, che hanno vanificato tutti gli sforzi di “risanamento” che pure ci sono stati.
          E gli interessi alti perchè decisi dai mercati non possono che portare ad un crescente debito pubblico. Dal divorzio tesoro BdI i titoli pubblici non sono stati più un sicuro cassetto in cui riporre i propri risparmi, e chi voleva speculare sceglieva altre strade, ma una sicura rendita con la quale gli investitori hanno guadagnato alle spese degli altri cittadini. La gestione del debito pubblico è uno dei modi per redistribuire la ricchezza, e con le banche centrali indipendenti dai cittadini ma dipendenti dal sistema bancario non viene fatto a vantaggio dei più.

          Reply
        • Gentile Elena,
          come Le fanno notare altri commentatori, in effetti il debito pubblico italiano si spiega storicamente proprio con la spesa per interessi. Può trovare molti dati interessanti qui: http://leprechaun.altervista.org/debito_pubblico_italiano.shtml. Come può vedere il problema del debito contratto per pagare gli interessi sul debito stesso non è un problema recente, ma ha una lunga, lunghissima storia.
          Alcuni fanno risalire il problema al “peccato originale” del divorzio tra Stato e Banca d’Italia (es. http://keynesblog.com/2012/08/31/le-vere-cause-del-debito-pubblico-italiano/), che poteva anche avere un senso, ad esempio contenere l’inflazione (inflazione su cui si dovrebbe però ragionare più attentamente, es. http://goofynomics.blogspot.it/2012/09/inflazione-svalutazione-e-quota-salari.html), ma che però ad oggi ha creato una situazione ingestibile.

          Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*