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Cappuccino à la Moody’s

Buongiorno Italia. Ola Espana. Questa mattina vi siete svegliati e, se per fortuna non siete nottambuli come noi, avrete trovato servito con il vostro cappuccino e cornetto una sorprendente retrocessione dei vostri due paesi. L’Italia da A2 ad A3, la Spagna ancora peggio, da A1 ad A3. Servita sul piatto caldo da Moody’s, agenzia di rating, nota ai più. Ora siamo alla pari, italiani e spagnoli, insieme dalla padella alla brace.

 

Foto: Patricia K. Thomas

In fondo abbiamo degli spread che, al di là della loro volatilità (sottolineata da Moody nella sua spiegazione del perché della decisione), si assomigliano tanto, che c’è di strano?

Ho letto e riletto stasera le valutazioni di Moody’s dei 2 paesi, per cercare di capire, nella testa dei mercati, quali siano le similitudini e le differenze percepite tra i nostri due paesi. Esercizio interessante, entrare nella testa dei mercati.

Una similitudine: paghiamo ambedue “l’incertezza sulle prospettive di riforma istituzionale nell’area euro e le scarse prospettive di crescita nella zona”. A conferma di quanto da mesi sosteniamo su questo blog: la crisi non è del debito pubblico italiano, è una crisi europea, anche della Spagna dal basso debito pubblico. E si cura a livello europeo. Ma, a quanto pare, l’attuale cura europea “incerta”, non convince i mercati.

Vi sono altri due fattori che spiegano la scelta di Moody’s di abbassare il rating e qui le cose cambiano un pochino tra paesi. Mentre le spiegazioni sulla Spagna fanno riferimento ad una debolezza strutturale del settore bancario e ad un peggioramento dei conti pubblici iberici, le nostre guardano ad una debolezza strutturale complessiva assieme ad un debito troppo alto.

Il che porta ad una diversa enfasi sulle soluzioni attese ed il loro ordine di priorità: mentre per la Spagna sembra che preoccupino più i saldi fiscali che la crescita economica, dell’Italia il timore numero uno è quello della crescita che non c’è.  E delle riforme che necessitano di tempo per produrre risultati, risultati di cui non si può valutare, ora come ora, nemmeno l’impatto. Non a caso la menzione da parte di Moody’s dell’ottima riforma del mercato del lavoro spagnolo di pochi giorni fa non ha evitato alla Spagna la doppia retrocessione di rating: non ci illudiamo, vi prego, che ci salvi la eventuale dipartita dalla scena dell’art. 18!

Moody’s chiude la sua analisi interrogandosi infine su cosa potrebbe portare a cambiamenti verso l’alto o il basso del rating. E dalla semantica si capisce che il rischio di un ulteriore peggioramento c’è per ambedue i paesi, ma forse più per noi.

Nessuna speranza? Certo che sì, leggete la frase chiave:

“Conversely, a successful implementation of economic reform and fiscal measures that effectively strengthen the Italian economy’s growth pattern and the government’s balance sheet would be credit-positive and could stabilise the outlook. “

La terapia a tenaglia che andiamo auspicando da mesi? Esatto. Riforme E misure fiscali che rafforzino credibilmente il ritmo di crescita dell’economia italiana  e i saldi fiscali. E quali misure fiscali rafforzano il ritmo di crescita economica e al contempo i saldi fiscali? Oh certo, i miei colleghi Alesina e Giavazzi diranno:  solo credibili misure di austerità . Certo, come no: basta guardare la Grecia.

Riforme e politica fiscale espansiva, l’unica soluzione. In Germania più spesa privata (già vi si accenna in Germania nella CDU quando si chiedono finalmente maggiori salari per i lavoratori) e pubblica, anche in deficit. In Italia, maggiore spesa pubblica, non in deficit, finanziata da tasse o, meglio, da tagli di sprechi. Ma tagli seri e non i tagli dei convegni del Ministero dell’Economia. Tagli di cui il sottosegretario Giarda ci deve dire qualcosa da mesi, ma pare interessi a pochi. E il tempo passa.

Buona colazione a tutti noi.

7 comments

  1. Giorgio Zintu

    14/02/2012 @ 09:39

    Ma non è che i governi sono stati commissariati da banchieri, bancari, che hanno fatto qualche esperienza in Goldman Sachs e che sono esattamente i rappresentanti del male finanziario speculativo che dovremmo combattere? Di questo passo più aumenterà il costo del rifinanziamento del debito più crescerà l’indebitamento e più diminuiranno le risorse per investimenti. Senza tagli agli sprechi si va verso il fallimento dove la Grande Germania e altre note nazioni emergenti compreranno a prezzi di saldo appena si aprirà la svendita di immobili, aziende, sistemi di trasporto, etc. Si osservi inoltre il caso della Grecia che compra armi e scialuppe da guerra (da Francia e Germania) come assomiglia all’Italia che acquista aerei da combattimento (da USA) o presidia costosi e lontani teatri di guerra. Ma non siamo in crisi mistica?

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  2. Maria-Augusta Miceli

    14/02/2012 @ 10:10

    Sono terrorizzati dalle accuse di incompetenza che si sono beccati durante la crisi. Adesso esagerano al ribasso per mettersi al riparo. Sostanzialmente, essendo dei salariés, non sono competenti. Non “rischiano” nulla sbagliando decisione.

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    • Giorgio Zintu

      14/02/2012 @ 10:58

      E se non fosse incompetenza ma un disegno ben congeniato per uniformare un’Europa del sud dove i livelli di protezione sociale vengono ridimensionati e dove le nuove generazioni vivono in miseria e avranno pensioni irrisorie ma “costano poco”? Qualcuno ha provato a calcolare quanti “addetti” impiega il settore finanziario oggi e quanti ne impiegava vent’anni fa? Chi li paga?

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  3. Stefano Rocchi

    14/02/2012 @ 15:41

    Moody’s taglia il rating italiano e la borsa sale (poco, ma sale). L’asta BTp va bene con tassi ai minimi. Lo spread resta costante (ancora alto, ma costante). Non sarà che il mercato agisce fregandonese di Moody’s & Company? Aspettando con fiducia un nuovo “declassamento” sarebbe opportuno concentrarsi su una vera, trasparente, incisiva, ecc. politica economica europea. Chi ha orecchie per intendere intenda…

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  4. Riporto il commento che ho postato in altro sito, sempre a tale proposito, dove si esaminavano le differenze tra Italia e i paesi a tripla A, USA, UK, Giappone, Germania e Francia.

    ____________________________________
    Tutto assolutamente vero, con alcune fondamentali differenze:
    1) USA, UK e Giapone hanno una moneta sovrana e quindi non hanno nessun problema a stampare un bel po’ di bigliettoni per ripagare l’eventuale creditore che si presenti all’incasso. Si dirà: e l’inflazione? Certo, bel rischio. Ma gli USA, e di riflesso la Gran Bretagna che orbita in quel sistema, si fanno forti del potere finanziario di WS e della City (per non parlare delle portaerei), il Giappone della forza delle esportazioni e del fatto che i giapponesi sono irregimentati e continuano a rinnovare il debito pubblico senza chiedersi se lo stato possa mai rimborsarlo
    2) L’euro è il marco truccato, per cui se a Frau Aldolfina Merkel servono un po’ di bigliettoni la BCE glieli stampa, se servono agli altri, che si attacchino. Per non scoprire troppo il gioco ha cooptato Carlò… ooops Sarkò nel club

    Esaurite le cattiverie diciamo anche che:

    3) Le classi politicke di questi paesi, per quanto non eccelse, sono “lievemente” migliori della nostra, Non voglio valutare Monti e i suoi, ma pensiamo alla triade di partiti-poli che vota la fiducia in parlamento e che fra un anno e mezzo si contenderanno il governo del paese. Quandanche decidessero, per il bene dell’Italia di metter da parte i litigi e di collaborare, quanta fiducia danno Alfusconi, FiCaRu (un terzo ciascuno per il terzo polo) e Bersani che porge sempre la guancia a Vendola perché gliela schiaffeggi? Ah già, ma forse gli Italiani per protesta voteranno il Trota (visto che il Senatùr ormai non ce la fa più) e il Contadino e magari anche il comico con i grilli nella sua capigliatura.
    4) Le pubbliche amministrazioni in questi paesi, per quanto anche là elefantiache, improdutttive e inutili, buone solo a dare prebende agli amici degli amici, per lo meno non danneggiano l’economia produttiva
    5) Non ci sono sindacati rimasti nell’ottocento, magari solo nel novecento
    6) Hanno “qualche” azienda di respiro internazionale
    7) Si pongono, se pure senza trovare soluzioni adatte, il problema di fare crescere l’economia; non ci riescono ma ci provano. Noi manco ci proviamo
    ________________________________

    Aggiungo qui il punto numero 8. Forse altrove, compresa la Spagna, hanno ancora idea di cosa significhi investimento produttivo e, 8 bis, che gli investimenti produttivi vanno fatti in tempi relativamente rapidi senza aspettare il parere della direzione della giunta del sottocomitato del comitato paritetico tra comunità montane, sindaci di comuni di 300 persone, provincia, regione, associazioni civiche, comitati locali, parrocchie, sindacati unitari e di base, confindustria, confcommercio, associazioni professionali e.. ah già, anche il governo.

    Insomma, se ci comportassimo un po’ seriamente forse il rating migliorerebbe.

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