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Il re in ognuno di loro

“Ma è proprio malvestito”.  “E ha l’aria affamata”. …”Chi sei ragazzo?”. “Sono il re” fu solenne risposta.

Le due ragazzine sussultarono, sgranarono tanto d’occhi e per un minuto almeno rimasero senza parole. Poi la curiosità prevalse sullo sbalordimento. “Il Re? Quale Re?”. “Il Re d’Inghilterra”.

Il principe e il povero, Mark Twain

L’Europa dei giovani si sta destando? A quanto pare sì.
In Spagna, il Governo Rajoy richiede che ai giovani disoccupati con sussidio sia richiesto di impegnarsi nelle Amministrazioni pubbliche per le realizzazione di opere e servizi di interesse generale e sociale.
In Francia, il candidato Hollande propone il suo patto generazionale, promettendo 150.000 posti di lavoro per facilitare l’inserimento dei giovani nelle occupazioni e nell’azione del volontariato, con priorità per quelle impegnate nei quartieri popolari.

In Italia? In Italia raccogliamo le firme per i nostri giovani disoccupati e il Rinascimento italiano: siamo arrivati a quota 500 firme, con un enorme entusiasmo che potete verificare dai tantissimi commenti sul post.
Ora aspettiamo di arrivare a quota 1000 e poi chiederemo al Governo ed al Paese, di andare oltre la proposta di flessibilità in entrata ed uscita, e di mirare a ideali e speranze che restino.

Per tirare fuori il re in ognuno di loro.

8 comments

  1. Sottoscivo, tiriamo fuori il re che è in ogni giovane. Ma questo va fatto in tutti i sensi, non solo offrendogli un lavoro ma strumenti che aiutino loro a comprendere che sono loro stessi i primi artefici del loro futuro, che lo devono costruire attraverso l’impegno e magari anche qualche rinuncia.
    Offriamo loro un lavoro ma fuori dal comune di residenza. Si può studiare un sistema che permetta loro di incontrarsi, mettersi insieme in un piccolo gruppo, per prendere un appartamento in affitto e cavarsela da soli con lavatrici, ferro da stiro e cucina.
    Insieme al lavoro, diamo loro buoni libri perché li leggano e li studino, chiediamo che rinuncino al telefonino ultima generazione e alla connessione continua con internet,
    Invece che farli lavorare a pulire un giardino pubblico, cosa comunque utile, mandiamoli a lavorare con un panettiere o un installatore di infissi che non trova nuovi dipendenti. Così, magari, terminato il periodo a carico dllo Stato avranno appreso una professionalità con cui entrare nel mercato.
    Mettiamo insomma in atto un prcesso di formazione, non una elargizione che dopo un anno li lascerebbe al punto di partenza

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  2. Certamente, glielo do volentieri, Sangiorgio, con la preghiera che riporti il mio nome come segue
    Vincenzo Sangiorgio (liberale non statalista)

    A proposito di panettieri, due settimane fa, in una fredda serata praghese, chiacchieravo con un mio collega belga che mi raccontava come in Belgio fosse recntemente venuto fuori il caso di un imprenditore nel settore delle panetterie industriali che era costretto a chiudere 2 dei suoi 5 forni per carenza di personale. Insomma, tanti disoccupati anche lì, ma nessuno che, letteralmente in questo caso, vuole guadagnarsi il pane, nonstante retribuzioni decisamente alte.
    Probabilmente il 38 % di impiegati pubblici in Belgio spiega molto di questo fatto.
    Così come forse spiega perché sempre l’imprenditore di cui sopra si lamentasse del fatto che per dare un misero 5 % in più in busta paga ai migliori tra i suoi dipendenti, lui dovesse cacciare il 20 % in più.

    Un giorno, come italiani, ci dovremmo seriamente interrogare sul perché, se manca il lavoro, abbiamo avuto il bisogno di fare venire in Italia qualche milione di immigrati (quelli regolari, senza contare i clandestini, molti dei quali comunque lavorano in maniera assolutamente onesta).
    Nel mio piccolo, per ciò che vale, in tempi recenti ho cambiato varie colf; una polacca, una croata, tre romene. In mezzo c’è anche capitata una italiana ma quasi sessantenne che a un certo punto ha smesso per prendersi cura del nipotino.

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    • Provengo da una famiglia di liberali non statalisti. Il che non ha mai voluto dire liberisti. Ma di persone che credono nell’individuo e nelle pari opportunità, che devono essere tutelate e restaurate quando mancanti, da uno Stato forte ed efficace quanto basta.
      Sulla questione del declino del mondo occidentale c’è tanto di cui discutere, magari ne scrivo.

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      • Da non economista posso dire che il liberismo puro non è capace di risolvere le situazioni come il “Dilemma del prigioniero”. Quello, ma solo quello a mio parere, può essere il ruolo dello stato.
        Però, sempre da non economista, ritengo che la responsabilità primaria degli stati moderni sia stata quella di contribuire fortemente a creare una mentalità volta al consumo piuttosto che all’investimento, trasformando quindi il capitalismo in consumismo. Con tutti i danni conseguenti

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  3. Alessio Salzano

    14/02/2012 @ 09:20

    Oggi su Repubblica.it c’è un articolo interessante che parla dei giovani imprenditori e delle loro possibilità di creare lavoro (http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/02/14/news/startup_italia-29843748/)
    Il problema, come sempre, è trovare i fondi per far partire l’impresa, dovendo spesso andarli a cercare all’estero! Eppure ci sarebbero tante opportunità che il nostro stato potrebbe offrire a queste imprese…ad esempio riservare una parte degli appalti pubblici a startup italiane! Iniziativa che se non sbaglio sarebbe in linea con lo Small Business Act dell’UE…

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    • Perché piuttosto non promuovere anche in Italia il concetto di venture-capital applicandola anche alle piccole realtà?
      Qualche anno fa avevo, da un’eredità, un po’ di soldi da investire e cercai qualcuno che perasse nel settore che mi indirizzasse verso qualcuno con una buona idea e desideroso di finanziamenti.
      Andò a finire che, come più o meno tutti in Italia, comprai un miniappartamento da affittare.

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