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Il dilemma dell’economista raccontato alla regina Elisabetta

Nuovamente una bellissima giornata, grazie all’amico Viaggiatore Pietro Terna (il coordinatore della proposta sul lavoro, bravissimi!) e a Fabio Paglieri, al CNR a parlare di scienza cognitiva e della crisi “delle menti” (compresa la mia, sans doute, ;-) ). Se qualcosa di bello sta accadendo attorno a me in questi mesi, è quella di assistere a, e condividere, questo crescente desiderio di persone di settori scientifici e culturali diversi di volersi incontrare ed avviare un dialogo per colmare barriere prima di tutto linguistiche e poi di conoscenza reciproca.

Molti di noi oggi sono partiti dalla famosa frase della Regina d’Inghilterra dopo la prima crisi del 2008, “how come everyone missed it?“, “come mai nessuno l’ha vista arrivare?”. Anche alla luce degli incredibili nuovi svarioni di previsione dei vari governi europei sulla crescita 2012-2014, compreso il Governo Monti ovviamente.

Avendo la fortuna di ascoltare prima gli altri bellissimi interventi mi è venuto il sospetto che la domanda di Sua Maestà fosse incompleta e che ad essa andasse aggiunto un “o nessuno l’ha voluta vedere?”.

Perché ogni volta che si parla di informazione e conoscenza non si può negare che si debbano inserire queste nella società con cui esse interagiscono. E siccome informazione e conoscenza da sempre sono potere, non è ovvio che il fato delle prime non sia alla mercé del secondo.

E allora, perché mi aiuta a semplificare pensieri complessi, poco prima di prendere la parola mi sono fatto la mia solita semplicista bi-matrice che cerca di dividere il mondo in semplicistiche categorie. In questo caso mi sono detto che devono esistere 4 tipi di economisti, a seconda di come sono stati capaci di approfondire e capire i fenomeni economici e sociali prima e durante la crisi e di come sono capaci di gestire tale conoscenza nel reame della condivisione di tale sapere con il pubblico.

Ci sono – cella in alto a sinistra in verde – quelli che conoscono (conoscevano) la verità dei dati ( parte di essa) e l’hanno comunicata. Tipicamente sono economisti complottisti, e/o poco noti e certamente con pochi sbocchi sulla stampa, e a volte con una qualche dose di coraggio. Raramente vivono di consulenze con il settore privato di tale portata da sentirsi vincolati a non analizzare criticamente i dati e la realtà che li circonda, cosa che sanno fare con una qualche bravura, a volte monomaniacale e ripetitiva.

Poi ci sono – cella in basso a destra in verde - quelli che non conoscono la verità dei dati e non l’hanno comunicata. Sono svariati. Tra di loro molti economisti che credono che non ci sia nulla prevedere e tutte le novità siano incertezza non prevedibile ex-ante (mi pare che anche Michele Boldrin si sia inserito in questa categoria). In parte hanno un bel po’ di ragione da vendere: una parte dei disastrosi errori di previsione del Governo Monti sull’economia già discussi su questo blog non possono essergli addebitati e sono errori che hanno fatto tante amministrazioni pubbliche e tanti economisti per altri paesi. Ma in questa categoria ci sono anche quelli che hanno cercato di prevedere ed hanno sbagliato perché in buona fede usano il modello sbagliato dell’economia. Oltre ai tanti colleghi a cui fa giustamente riferimento il Nobel Ned Phelps quando dice che “… una vera economia moderna è tutta fatta di uomini ed idee. La scienza economica ha contribuito ad allontanarci da questi principi riducendo le economia a ‘modelli stocastici di stato stazionario’ nei quali i prezzi sono l’unica cosa che interessa …  (ma mentre) essa avrà (e dovrebbe avere) un lato scientifico, deve ricordare che nessuna evidenza è mai sufficiente se presa in isolamento e dobbiamo comprendere che il nostro oggetto di studio è la creatività umana“,  ci sono poi gli analisti di banche e Tesori che usano modelli sbagliati perché ancora faticano ad incorporare variabili che solo filosofi, scienziati, sociologi, politologi, storici potrebbero aiutarci ad inserire, felici invece di usare modelli che vanno bene quando non ci sono grandi sorprese, ma disastrosi per quegli eventi di grande portata in cui più di tutti conterebbe una reazione rapida ed incisiva della politica economica.

Mi piacciono di più queste due categorie, ecco perché le ho messe in verde. Le trovo Ok, umanamente deboli, ma Ok.

Mi piacciono meno quelle categorie in rosso che suppongo debba esistere in tutto il mondo. Strapiene di conflitti d’interessi mal gestiti.

Ci sono quelli che conoscevano ma non hanno detto. Se non erano dei codardi, erano dei personaggi sul grigio andante, ma spesso erano e sono consulenti o amici di grandi banche (private o centrali) o di governi che non volevano si rivelasse la verità (sui dati). Sono quei membri di Governo che modificano i dati o che non ne raccontano l’evoluzione appena ne sono a conoscenza.

Ci sono infine quelli che non conoscevano ma che hanno detto. Detto cosa? Qualcosa, quello che gli è stato detto di dire, quello che hanno pensato valesse la pena di dire per far contento qualcuno dei propri capi o del proprio gruppo di pensiero di riferimento. O che hanno detto perché pagati da un’azienda senza capire perché l’hanno detto. O qualche funzionario di governo che non sapendo se tutto sarebbe andato bene ha preferito dire che tutto andava bene.

Umanità varia,certo. Ma per fortuna i “rossi” son pochi ed i “verdi” tanti. Pochi e potenti? Poco importa. Son pochi. Ed è stato bellissimo stasera contarci e capire che c’è un’Italia che vuole scommettere sul sapere, su di un settore pubblico su cui si investa con serietà e rigore a sostegno di un settore privato vibrante. Tutto è a portata di mano. Basta avere conocenza e saperla usare bene.

6 comments

  1. ….volevo farvi notare che gli usa sono usciti da una crisi devastante
    2007/2008(altro che europa) in tempi ragionevolmente brevi…

    etichettare le persone non è il massimo per me
    anche boldrin dice o ha detto cose interessanti e valide…
    (non necessariamente sulla crisi economica)

    Reply
  2. Marco Galli

    04/12/2012 @ 15:24

    Professore, condivido la tua aggiunta alla frase della Regina Elisabetta e la citazione di Phelps, ricordando che non solo in economia non possiamo permetterci di prescindere la totalità.
    Aggiungerei che l’intera elite di menti pensanti sta purtroppo muovendo sempre più verso modelli di studio isolati, dimenticando che la complessità generale è data da tutti gli elementi del sistema; arrivando così a tesi che, seppur complesse e complete nell’insieme in esame, mancano spesso di connessione con il tutto, quindi inefficaci o “difettose” quando applicate alla realtà.
    Ho però un dubbio che mi toglie il sonno, che vorrei girarti in quanto, come economista, potresti vedere cose che io da pensatore esterno al mondo accademico non riesco a fugare.
    Quando si vede quel tipo di Italia fervida e intraprendente, che vuole “fare bene” attraverso la conoscenza e l’impegno, pochi come tu dici ma volenterosi di scommettere su se stessi e sulla buona volontà degli uomini, come si fa a non cadere nel più totale scoramento quando, guardando con occhi aperti ai fatti e alle vicende globali, scopriamo ogni giorno che questo non ferma un sistema feroce, capace di muovere guerre (vedi Libia, Iraq, Afghanistan, solo per citare gli ultimi anni), manipolare opinioni e informazioni, eliminare divulgatori di verità e di giustizia?
    Gli appartenenti alle caselle rosse sono poi così pochi come dici?
    Chi sa e non vuole dire o chi non sa e dice quello che gli ordinano di dire muovono le masse, quelle che poi votano, pagano, consumano, parlano o a volte non intervengono quando dovrebbero invece fare qualcosa.
    Forse è soltanto uno sfogo il mio, l’ennesimo che questa volta ho voluto scrivere in risposta ad un bel messaggio (il suo), che però lascia quell’amaro in bocca che chi “pensa troppo” prova spesso.
    Mi scuso quindi per aver introdotto argomenti forse poco inerenti al topic, ma connessi con gli elementi del sitema che vanno presi in esame nel loro complesso, come concordavo con te prima della prolissità sopraggiunta; gradirei veramente una risposta, se c’è alla mia domanda, e colgo l’occasione per slautarti e ringraziarti per qusto blog che seguo quando il tempo tiranno me lo permette.

    Reply
    • E’ una buona domanda ma non avrà la risposta. Io ho la mia risposta perché so quello che ho fatto nella vita, ma me la tengo per me. Posso solo dirle che mi piace Frank Sinatra.

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  3. Pingback: iviaggiatorinmovimento.it | La Porta di Vetro

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