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Cresce un sentimento antieuropeo

Ho finito di leggere un articolo di un economista importante del MIT, Daron Acemoglu, assieme ad un suo collega, Alexander Wolitzk di Stanford. Parla di cicli di sfiducia, tra società. E nazioni.

Li lascio parlare, meglio così (da me tradotti):

Nel suo studio sulla guerra del Peloponneso, Tucidide ne traccia le origini tanto a fenomeni di paura e sfiducia che a avidità ed onore. La Guerra divenne inevitabile, a suo avviso, perché da ambedue i fronti la si vide come sbocco inevitabile e non si voleva cedere il vantaggio della prima mossa all’avversario … La spirale viziosa:  se il gruppo A intraprende azioni che appaiono aggressive, il Gruppo B ne deduce che A sarà con buona probabilità aggressivo, e diverrà a sua volta aggressivo. A meno che il gruppo A non riesca a capire pienamente che B è aggressivo in reazione a sue azioni, agirà convinto che B è aggressivo ed il conflitto avvierà una spirale viziosa.

L’ubiquità di conflitti a spirale nel corso della Storia conferma questa visione … Un esempio tipico è la dominazione etnica … il timore di essere dominati e soppressi da altre etnie è una motivazione forte per l’acquisizione di potere come fine … e suggerisce che è tale timore di essere dominati etnicamente la causa prima delle violenze che seguirono al ritiro delle potenze coloniali dai territori.”

Mi ricorda tutto ciò che il momento di cessione graduale (o meno graduale) di poteri tra Paesi costituisce un momento in cui cicli di sfiducia possono attivarsi rapidamente e portare a conflitti gravi e duraturi.

Ma, argomentano gli autori, sono spirali che spesso finiscono. Sudafrica, Irlanda del Nord, Europa sono esempi in cui queste spirali cessano e spariscono: “la sfiducia e la contrapposizione storica tra francesi e tedeschi ha lasciato il posto a relazioni diplomatiche e commercio vibranti”.

Gli autori studiano le ragioni della fine di queste spirali. E trovano una spiegazione nel loro ripetersi all’interno di generazioni che si succedono senza avere memoria di quando queste spirali si avviarono né dunque del loro perché: “quando due gruppi A e B entrano in una fase di mutua aggressività, col passare del tempo cresce la probabilità percepita che tale spirale sia stata avviata per errore. Ciò fa sì che l’atteggiamento aggressivo della controparte diventa poco informativo su chi è che abbiamo di fronte. E una volta che ciò accade, uno dei due gruppi proverà a comportarsi in maniera cooperativa e, a meno che l’altro gruppo sia effettivamente aggressivo, un periodo di cooperazione si riavvierà, fino alla prossima spirale”.

Ecco, un bell’articolo, certamente. Peccato che mentre esso si occupa di capire come  finiscono i conflitti, noi siamo in un infelice momento storico in cui se ne potrebbe riaccendere uno spentosi qualche tempo fa. Ed il modello dei due economisti è purtroppo utile anche in questo caso a capire cosa potrebbe avvenire.

E dunque vediamo: due popoli che cooperano da tempo vedono succedersi nuove generazioni che hanno perso la memoria di quando e perché quella cooperazione si avviò. Un evento contingente, per esempio una forte crisi economica e sbilanci creditizi da una parte e dall’altra parte, fanno tutt’ad un tratto percepire ad uno dei due popoli (quale non importa), chiamiamolo A,  come potenzialmente aggressivo l’atteggiamento dell’altro, B. A diventa, per difendersi, più aggressivo anch’esso, mettendo in allarme ulteriore B, che diviene più aggressivo, confermando la sensazione iniziale di A. Parte la spirale e sarà difficile fermarla.

Come fermarla?

Dialogo e comunicazione veri ed ampi, non limitati a stanze chiuse, vanno avviati, e compromessi firmati dopo essere stati ben spiegati ai membri delle due popolazioni. Altrimenti, toccherà a nuove generazioni, forse tra 50 o 60 anni e che non avranno più memoria di cosa avviò quel conflitto nel 2012, ridarsi fiducia e riavviare l’Europa.

13 comments

  1. Solita spiegazione del professore in cui nessuno ha responsabilità precise, in cui per evitare che dei lettori possano anche lontanamente ipotizzare che il prof. abbia improvvisamente preso una posizione decisa a favore di questo o quell’ altro si ricorre alle lettere identificative A e B, in cui si parla solo di “errori fatali” e non si prende nemmeno in considerazione l’ ipotesi che dei signori di un tale livello difficilmente fanno “sbagli” e che normalmente hanno idee chiarissime ma obiettivi un tantino diversi da quelli dei popoli e dei lavoratori.

    Perché a chiunque guardi con occhio spassionato risulta inequivocabilmente chiaro che il balletto di sì, no, sono stato frainteso, tiro, mollo, dei vari Draghi, Merkel, Monti etc è ovviamente concordato. Non c’è nessun diverbio ma procedono di comunissimo accordo verso gli obiettivi che si sono (o “gli hanno”) prefissato ossia rendere i lavoratori europei dei mendicanti obbligati ad accettare qualsiasi condizione lavorativa perché sennò, secondo “loro”, non saremmo in grado di competere con la Cina.

    E allora la storia, invece di procedere nel senso di un’ esportazione europea di valori come il rispetto delle persone e i diritti dei cittadini nei confronti dello stato e del mercato, procede all’ inverso con l’ importazione delle condizioni di semi schiavitù dei lavoratori cinesi che hanno reso possibile l’ ascesa dello “Stato Etico” cinese (prego andate in Cina a verificare, se per caso qualcuno vi dice che le condizioni dei lavoratori cinesi sono “migliorate”).

    Gli Italiani e i Tedeschi, NON C’ ENTRANO NIENTE, sono anzi proprio loro le vittime di gruppi o network di gruppi sovranazionali che non hanno più niente a che fare con territori, nazioni e popoli. A e B vengono guidati come mandrie inconsapevoli verso esiti che potranno essere addirittura tragici…

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  2. Professore,

    Ottimo articolo che mette in luce l’importanza della cultura e della conoscenza della storia.
    Mi viene in mente uno spiacevole scambio di commenti che ho letto due giorni fa su un blog di un’economista greco. Fra i commentatori c’era un ragazzo ( di nazionalita’ A) che postava alcuni articoli che parlavano della violazione del patto di stabilita’ da parte della Germania. Il ragazzo preciso’ che non era un’accusa al popolo tedesco, ma che cercava di mettere in luce come anche il governo tedesco non fosse stato rispettoso delle regole (come dice lei due colpe non fanno una soluzione…pero’ per lo meno che si ammettesse pubblicamente che ci sono due colpe, cosi magari la soluzione affronta il problema nella totalita’ ed e’ quindi piu’ appropriata).
    Be’ la secca risposta di un altro commentatore (di nazionalita’ B) e’ stata: E quindi? Perche non uscite dalla UE. Non ci mancherete.

    Io direi che questo episodio rappresenti un esempio di quello di cui parla lei in questo articolo.

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  3. @ marco
    provo fastidio, l’ammetto, ogni volta che sento argomentazioni come le sue. Perchè? troppe volte si rimanda a entità astratte sovranazionali per affidare a loro compiti da spy-story. ” gruppi o network di gruppi sovranazionali vorrebbero ridurre la forza lavoro europea dei mendicanti….ma via queste non sono analisi economiche sono suggestioni para-marxiane. Ci sono precise leggi di accumulazione capitalistica e ferree leggi di divisione del lavoro e dei mercati mondiali. Ma non riduciamo tutto a complotti, semmai bisognerebbe fare analisi serie dei meccanismi di accumulazione capitalistiche e contraddizioni insanabili di crescita e benessere in termini di ripartizione della ricchezza. Cosa che io non sono in grado di fare, naturalmente, e perciò mi scuso se sono un pò dura e posso sembrare saccente. Vorrei solo suggerire di spostare l’analisi a livelli diversi, a cui tutti abbiamo rinunciato per la complessità dei fenomeni osservati credo, più che per motivi ideologici.

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    • Scusi Teresa ma le frasi che lei cita non le trova nemmeno col lanternino sul mio blog. Complotti? Quali? Non so se ha sbagliato blog o se vuole precisare meglio. Grazie mille.

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      • Bucca Veritatis

        07/08/2012 @ 11:45

        Ahahah…ma diceva a me non a lei. Peccato perché se c’ è uno ( oltre al prof ovviamente) che non crede ai complotti fantascientifici sono io, eppure mi si dice che faccio dietrologia spicciola.
        E’ suggestivo a proposito ricordare che oggi le SIM. sono dei gestori di patrimoni mentre per quelli della mia generazione erano qualcosa un tantino, appena appena, diverso.
        Ecco, fra le stupidaggini paranoiche sugli Illuminati e i rettiliani e gli atteggiamenti ebefrenici di chi si ferma al livello ermenutico del dantesco ” letterale” forse esistono vie di mezzo che per di più mi sembrano ormai abbastanza generalmente accettate.

        P.S.: Prof…diceva a me, eh? Comunque ci tengo a dire che se è vero che condivido sempre meno l’ impostazione di questo blog ( le cui analisi economiche rimangono ovviamente preziose) voglio esprimere tutta la mia ammirazione per la assoluta fermezza con cui lei crede al diritto di espressione e di critica. Mi lasci precisare a Teresa per cortesia e poi farò il tacito lettore che le due cose e mezza che ho da dire le ho già dette fin troppe volte.

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    • Teresa innanzitutto non c’ è motivo di scusarsi e non ho visto alcuna saccenza nel tuo post; io però non parlo di complotti, mi pare che sia universalmente accettato che, ad esempio, la grande fknanza, pur non essendo un’ associazione segreta ma piuttosto un coacervo di interessi diversi che non agisce in base a un disegno preciso, non è più legata indissolubilmente a un determinato paese e che quindi oggi ci siano spinte che alla fine vedrebbero di buon occhio una “semplificazione” della democrazia.
      Non credo nelle leggi ferree e non c’ entra molto il tuo riferimento al para marxismo.
      Non faccio lezioni oerché non sono all’ altezza, semplicemente succede che uno legge le opinioni dei vari economisti e poi sceglie; ti suggerisco quindi due link in cui degli esperti esprimono molto più compiutamente quello che ho detto io in modo più grossolano.

      http://www.google.com/search?q=acocella%20sindacati%20euro#sclient=tablet-gws&hl=it&tbo=d&q=acocella++vincolo&oq=acocella++vincolo&gs_l=tablet-gws.3…65434.73477.2.74088.30.19.0.2.0.2.1115.2605.2-1j2j0j1j0j1.6.0…0.0…1ac.Haz-XWOsGc0&pbx=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.&fp=86e641b340e66c39&biw=1009&bih=648

      Qui un ebook gratuito di 180 pagine circa fatto molto bene

      http://temi.repubblica.it/micromega-online/oltre-lausterita-un-ebook-gratuito-per-capire-la-crisi/

      Ognuno ha diritto di formarsi le proprie opinioni quindi non cerco minimamente di convincerti; quello che non riesco a capire è come si faccia a rimanere indifferenti al fatto che questa crisi la stanno pagando i più deboli. E’ una cosa che andrebbe detta con forza e per questo mi dispiacciono i toni neutrali.
      Mo’ l’ ho ridetto per la centesima volta quindi basta così anche perché ho l’ impressione che fra un po’ gli animi tenderanno a scaldarsi in Europa e nel mondo.

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  4. Buongiorno professore.
    Il suo articolo è bello e suggestivo, ed ovviamente indica la retta via da seguire per risolvere i problemi all’ interno di una unione.
    Secondo me però i protagonosti di questo mancato dialogo ( Monti, Merkel eccc.. ) , semplicemente NON vogliono negoziare e trovare un compromesso che possa salvare l’europa ( e l’ euro che lei (tu) tanto ama ). I motivi mi sembrano ovvi e scontati, la Germania da questa unità monetaria e dalla sua politica in merito al mercato del lavoro, ha ottenuto vantaggi economici a cui non vuole rinunciare, e dopo aver raccontato balle ai tedeschi sulle colpe dei fannulloni del sud europa, ora non può tornare indietro, sarebbe un suicidio politico.
    Per dirla in maniera semplice, alla Keynes diciamo, la Merkel sta ragionando sul breve periodo, fino alle prossime elezioni, che vuole vincere puntanto tutto sulla coerenza e la linea dura, anche se probabilmente manderà al collasso l’ europa prima di poter essere rieletta.
    Naturalmente i suoi continui “no” vengono percepiti dai popoli dei paesi periferici, come un atto di dominio.
    Credo che la spirale, che è già molto avvitata, non sfocerà in un conflitto, solo perchè esploderà prima l’ euro.

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    • C’è del vero. La Merkel è un ottimo leader interno ma non europeo, e le critiche di Kohl lo confermano. L’euro, se scoppia, Leonardo, è l’avvio definitivo del conflitto , già avviato.

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      • “il conflitto, già avviato”…preludio a un cambio di registro? Ma una cosa del genere non meriterebbe di essere detta anche in altre sedi più ascoltate?
        Abbia e abbiate pazienza se a volte sono un po’ enfatico ma mi sembra assurdo leggere cose del genere (che sono verissime) e vedere che tutti restano calmi aspettando che arrivi lo tsunami.
        Lei parla di ” conflitto già avviato “, altri di similitudini con l’ avvento del nazismo (qui nel blog ma anche Cacciari), altri ancora di lotta fascista di classe…se si dice sul serio non sono cose da poco e ci riguarderanno tutti.

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  5. Buona sera professore.
    Sul discorso euro lo sa, abbiamo punti di vista diversi, io spero che il ritorno delle monete nazionali arrivi il prima possibile, ovviamente in modo ordinato e programmato e con tutte le forme di protezionismo necessario.
    Credo inoltre che una volta tornati alla lira ( nel modo suddetto ) la nostra economia troverebbe grande giovamento, le tensioni si placherebbereo e si potrebbero quindi porre le basi per sanare i problemi italiani e ripensare ad un proggetto di unione europea, che sia quanto più possibile una vera e funzionale AVO.

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