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Il cocktail giusto. Qual è?

Dal mio collega Riccardo Paternò ricevo e volentieri pubblico.

Senza che appaia riduttivo, riteniamo che il Governo Monti sia stato “chiamato” essenzialmente per fare quelle riforme strutturali che da anni la politica non riusciva a portare a termine. E la deducibilità dell’Irap, le pensioni di vecchiaia ed anzianità, l’Ici sulla prima casa, la rivalutazione degli estimi, la tracciabilità e la caduta del segreto bancario, vanno appunto in questa direzione. A nostro parere, su ognuno di questi temi, alcune non banali forzature sono state compiute, ma bisogna convenire che nei settori toccati da queste misure, era necessario intervenire. Avremmo certo apprezzato che non si fossero create forti disparità di trattamento pensionistico fra persone che sono divise solo da pochi mesi di età, ovvero avremmo trovato tecnicamente più equa una rivalutazione degli estimi che avesse tenuto conto della anzianità dell’accatastamento, o infine avremmo preferito che la lotta all’evasione fosse stata più centrata sul conflitto di interesse (perché non abbassare radicalmente l’iva sulle transazioni con i privati e ammettere una parziale deducibilità?), che su procedure, forse efficaci, ma certo molto invasive della privacy, ma bisogna anche convenire che il Governo si muoveva sotto l’affanno degli eventi. Tuttavia, il Presidente Monti ha voluto aggiungere alle prime riforme, una serie di tasse, bolli, accise e quant’altro, al solo fine di aumentare il gettito perché, per salvare l’Italia, bisognava raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013, obiettivo ritenuto valido in se e importante precondizione per far abbassare gli spread. Ovvero, aggiungiamo noi, per sperare in più articolati aiuti da parte della BCE. Dunque, la manovra doveva essere pesante proprio per evitare un molto probabile default. Tutte le misure che appartengono a questa logica e che sono quindi dirette solo a fare cassa, ci lasciano perplessi e poiché, fra l’altro, la pesantezza della manovra non ha avuto impatti su spread e BCE, alcune domande sorgono spontanee.

Innanzitutto, abbiamo fieri dubbi che in questo contesto le marce forzate per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013, siano tecnicamente corrette. Il dibattito fra gli economisti è sul tema molto vivo, ma sempre più sembra emergere il dubbio che la ricetta Merkel sia corretta. E la Grecia sta a li a dimostrarlo. Ma anche l’Italia. Le manovre estive di Berlusconi tese all’obiettivo 2013, sono state vanificate dalla caduta del ciclo (-0,5%) che esse hanno in parte determinato, e le misure di Monti, nate su questa scia, rischiano di essere ugualmente vanificate dal loro stesso esistere, perché subito dopo la loro approvazione sia la Banca d’Italia che la Confindustria hanno rivisto ulteriormente all’ingiù la dinamica del ciclo (-1% e -1,6% rispettivamente). In compenso, la pressione fiscale vera è ora al 54%!

Da anni, dunque, manovre di aggiustamento e cicli piatti, si rincorrono grazie al fatto che – complice una bassa produttività del nostro sistema economico – cresciamo troppo poco per cui ogni manovra va ad insistere su un ciclo già traballante. E poiché questo contesto è noto, sinceramente ci si domanda se non sarebbe stato meglio se il Presidente Monti, con la sua autorevolezza, avesse presa un’altra strada. Se cioè egli avesse detto che nel breve periodo avrebbe fatto solo gli aggiustamenti strutturali comunque necessari, che tali aggiustamenti sarebbero stati severi, ma giusti, evitando con ciò le forzature della presente manovra, e che proprio per evitare effetti recessivi ulteriori, si sarebbe fermato li con le tasse e con i tagli. E crediamo che sarebbe stato rassicurante se avesse anche aggiunto che avrebbe puntato a raggiungere l’equilibrio di bilancio, casomai con qualche mese di ritardo, ma facendo leva sulla crescita, perché contava che liberalizzando, deburocratizzando e riallocando risorse a favore della crescita, finalmente il nostro paese sarebbe uscito dalla sua ventennale stagnazione. Viceversa, si è scelta un’altra strada, che apre però a scenari potenzialmente molto cupi. Ad esempio, il Governo, a giugno 2012, di fronte alla nuova caduta del Pil, farà una ennesima manovra di aggiustamento perché bisogna comunque raggiungere il pareggio di bilancio al 2013? Nella conferenza di fine anno, il Presidente Monti ha detto che ciò non sarà, lo speriamo vivamente con una pressione fiscale oramai al 54%.

Inoltre, e sempre rimanendo in tema, il nostro Governo, di fronte alla probabile imposizione, sempre targata Germania, di operare un aggiustamento pari a un ventesimo all’anno dell’eccesso oltre il 60% del rapporto debito/Pil, si allineerà o no? Il prof Quadrio Curzio ha definito la cosa “impossibile per l’Italia”‘, e pienamente concordiamo, ma cosa ne pensa il nostro Governo?

A queste osservazioni, ci si potrebbe rispondere che il Governo doveva a tutti i costi mantenere l’impegno del 2013 perché i mercati, a torto o ragione, avrebbero comunque apprezzato e gli spread sarebbero diminuiti. Ciò non è però accaduto, né poteva sinceramente accadere perché gli spread scendono solo a due condizioni: che si cresca e che la BCE faccia la sua parte. I mercati si muovono infatti sotto due spinte: il giusto desiderio di ripararsi dai rischi e la meno apprezzabile speranza di poter speculare sui rischi. Tuttavia, per annullare la percezione del rischio, non c’è altra cura che la crescita, perché essa induce a sperare che saremo capaci, in prospettiva, di pagare i nostri debiti. E per battere la speculazione sui rischi, non c’è altra misura che gli interventi congiunturali della BCE, prova ne sia l’ultimissima sua decisione di rifinanziare le banche, decisione che, questa si, ha influito positivamente sulle nostre aste di fine anno. Dunque, gli spread, avranno alcune oscillazioni, ma continueranno a danzare fra i 400 ed i 500 punti base, in attesa dello sviluppo e di un eventuale modificazione dell’atteggiamento della Germania rispetto alla BCE ed alle misure di crescita per l’intera Europa, punto sul quale giustamente il Presidente Monti di recente si è soffermato. Ma abbiamo qualche difficoltà a condividere che l’aggiungere il cocktail di tagli e tasse non collegate a riforme strutturali, fosse essenziale. Ciò che tende solo a fare cassa ha sicuri effetti depressivi, acuisce la probabilità di dover ricominciare da capo, e ha la certezza di non agire sugli spread. Per altro, e per concludere, molte di queste misure aggiuntive hanno un sapore che ci avrebbe fatto piacere non scorgere in un Governo così autorevole. Rompere i patti con il cittadino e tassare non la ricchezza, ma questa o quella sua manifestazione, non ci sembra il meglio che ci si possa aspettare.

One comment

  1. Dostoevskij

    14/01/2012 @ 17:00

    Cit: riteniamo che il Governo Monti sia stato “chiamato” essenzialmente per fare quelle riforme strutturali che da anni la politica non riusciva a portare a termine.

    Ma in teoria non sarebbe errato dire sempre che il governo Monti è lì per attuare quelle misure impopolari che la politica non sarebbe riuscita a fare, quando in reltà è la politica che comunque sostiene questo governo con i suoi voti?

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