THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Calma e gesso

Mi preoccupa sentire il dibattito emergenziale sulla riduzione del debito pubblico via privatizzazioni e dismissioni immobiliari. Un’ansia da dismissione di cui mi sfugge qualcosa.

E non tanto perché memore di altri momenti in cui tali dismissioni emergenziali furono effettuate (anni novanta) per fare cassa e ci trovammo a vendere “gioielli di famiglia” a prezzi bassi e ostacolando per lungo tempo il necessario e propedeutico processo di liberalizzazioni.

E non tanto perché sarebbe l’ennesima distrazione, soprattutto se si considera che scendendo il debito pubblico al massimo scende la spesa per interessi ma non lo spread (non è che il debitore Italia vendendo attivo patrimoniale convince i mercati che è diventato più bravo a generare crescita e solvibilità) e dunque i risparmi sono minimali ed il tempo prezioso  perso (in Parlamento, presso Bruxelles e per convincere i giornali a far da grancassa all’ennesima iniziativa) è immensamente costoso.

Qui la questione che mi pongo è da dove vengono i numeri che a me paiono incredibili del Ministro Grilli.

“La strada praticabile è quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno, pari all’1 per cento del Pil». Un po’ poco, ministro (dice De Bortoli).

In realtà a me paiono dei numeri immensi: 15-20 miliardi l’anno? Ma dove li troviamo? Sarebbe utilissimo saperlo per essere credibili. Una cosa è certa: i mercati sanno giudicare molto meglio di me la fattibilità di tali stime.

Se gli spread salgono è forse perché non ci credono? Non ne ho la minima idea. So però che mostrarsi ansiosi di produrre un piano al giorno per calmare i mercati può rivelarsi controproducente. Molto controproducente.

Eddy lo svelto dice: “Io non chiacchiero, ragazzo, ma proprio per questo ti insegno a vivere.” (Lo Spaccone)

La questione chiave che va affrontata a livello europeo: come recuperiamo l’unità d’intenti? come generiamo la crescita economica immediata nei paesi sotto attacco?  Concentriamoci per favore.

Calma e gesso.

15 comments

    • Yes. Se vuol dire libertà d’entrata a nuove imprese, possibilmente piccole, assolutamente. Se poi parliamo di monopoli naturali, non ho una passione per le privatizzazioni, cosa che non ha nulla a che vedere con le liberalizzazioni.

      Reply
  1. Vista la citazione da “Lo Spaccone”, il calma e gesso mi ricorda “I Magnifici Sette” quando James Coburn racconta:
    “C’ era uno che cadde dal balcone del trentesimo piano di un palazzo; la gente affacciata urlava ma lui mentre precipitava gli diceva: “Per adesso tutto bene”.

    Shomèr ma mi-llailah?

    Reply
  2. Anche a me preoccupa che un governo (per di più tecnico) non trovi soluzione migliore della vendita (o svendita) delle proprietà dello stato.
    Ci impoveriamo tutti senza trarne beneficio alcuno. Ma sicuramente chi li compra fa un affare.

    Reply
  3. Patrimonio immobiliare dello Stato = affitti di favore per gli amici e gli amici degli amici e una pletora di burocratiper gestirli ad un costo superiore al modesto ricavo degli affitti.
    Patrimonio culturale = Pompei che crolla e opere d’arte accatastate nei sotterranei dei musei
    Patrimonio di infrastrutture = opere cadenti a pezzi
    d’accordo con Lei, Professore, ma troviamo un modo serio e rapido per mettere mano a questo sfascio.

    E poi, che male ci sarebbe ad offrire a cittadini italiani in cambio dei BTP da essi detenuti le azioni di ENI, ENEL e altre società detenute dal Tesoro con il patto che non possano cederle prima di tre o cinque anni? Io ci starei

    Reply
  4. Antonella Carusi

    17/07/2012 @ 05:38

    A proposito di liberalizzazioni, mi aggancio al primo commento, per evidenziarLe quanto sta accadendo, nell’ ambito assicurativo, in Italia, mi riferisco in particolare alla disposizione ISVAP articolo 34, documento di consultazione n. 49/12 ci sarebbero 11 pagine da leggere attentamente, in sostanza L ‘ ISVAP vorrebbe che le Compagnie assicurative escluse quelle che vendono a distanza, presentassero in occasione di stipula di un nuovo contratto rc auto, e al rinnovo annuale, un numero di tre preventivi di altre compagnie, naturalmente personalizzato in base alla figura del cliente. I sindacati in particolare SNA e UNAPASS, nonche’ i relativi gruppi aziendali agenti delle varie compagnie, si stanno battendo affinche’ questo regolamento non passi, o passi in una maniera piu’ consona e ragionevole, era gia’ partito questo provvedimento diversi mesi fa, poi e’ stato bloccato e rimandato al 25 luglio 2012, quindi abbiamo potuto toccare con mano cio’ che significa applicare questo provvedimento, in sostanza le agenzie gia’ caricate di numerosi oneri, non hanno fatto altro che presentare 3 preventivi standardizzati, e naturalmente piu’ alti rispetto alla polizza proposta dalla propria compagnia! risultato: Spese maggiori a carico dell” imprenditore( i costi delle agenzie sono tutte a carico dell ‘agente, anche se ha un mandato dalla compagnia) , perche’ deve assumere altri dipendenti, tempo sprecato di ore di lavoro e per che cosa ? Praticamente per prendere in giro ancora una volta il CONSUMATORE!!! In tutto cio’ non si riesce a far capire ai legislatori, che forse a parte la teoria serve la pratica!!!! Scusi se ho approfittato, ma mi piaceva farLe conoscere un diverso scenario.

    Reply
  5. A proposito di liberalizzazioni e privatizzazioni lancio una proposta relativa al mondo della scuola, almeno fino al liceo, che non è esatamente una privatizzazione ma che sicuramente è una liberalizzazione e che, a mio parere, permetterebbe un utilizzo più efficiente delle risorse ad essa destinata.
    Lo Stato e gli enti locali dovrebbero uscire completamente dalla gestione della scuola pubblica, che comunque resterebbe pubblica, limitandosi unicamente ad esserne il finanziatore.
    Ogni singolo istituto (o gruppo di istituti) dovrebbe essere gestito da un consiglio selezionato tra cittadini della zona in cui esso si trova e i cui figli vanno a scuola lì. Il consiglio avrebbe il pieno potere di decidere dell’allocazione delle somme ricevute come fondo di dotazione decidendo se privilegiare le strutture o il personale, se assumere più insegnanti pagati di meno o meno insegnanti pagati di più. Il consiglio avrebbe anche il potere di intodurre una retta di iscrizione per il singolo istituto, con limiti da definire, in modo da aumentare la dotazione. Lo Stato potrebbe intervenire con borse di studio per coprirne il costo per i figli meritevoli dei cittadini meno abbienti.
    Gli insegnanti non sarebbero più dipendenti pubblici ma dipendenti a contratto del singolo istituto, avendo il consiglio la piena facoltà di licenziare quelli che si rivelassero incapaci (insegnare non è una cosa semplice).
    Lo Stato invierebbe periodicamente un ispettore contabile, che potrebbe anche essere un qualsiasi libero professionista cui l’incarico è affidato secondo necessità, a verificare la correttezza della gestione.
    E la verifica della qualità dell’insegnamento avverrebbe in occasione degli esami. La commissione di esame dovrebbe essere costituita da professori esterni che risiedano ad almeno 300 km di distanza.
    La mia idea non è volta a risparmiare, ma solo ad ottimizzare l’utilizzo dei soldi pubblici.

    Reply
  6. mi scuso in anticipo per il commento lungo ma lo ritengo molto importante

    Hollande in 56 giorni di governo: ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touché. Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”. Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione. Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali. Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale. Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme single” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finché il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.
    Risultato: Lo spread con i bund tedeschi è sceso. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale sono aumentate nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.

    Reply
    • Non sono mai stato di sinistra e la sinistra francese mi è sempre sembrata un po’ troppo ideologica. Ma una persona come Hollande che facesse in Italia le stesse cose qui descritte lo voterei di corsa.

      Reply
  7. Caro Professore, sono pienamente d’accordo con Lei. Ancora non si progetta un piano per la crescita e si continua a rincorrere il mercato e lo spred. Non si diventerà più credibili con meno patrimonio e più debito pubblico, perchè va da sè che senza crescita, aumenterà ancora il debito. Credo anch’io come qualcuno che ci vuole invece una seria ” pianificazione” . Se le liberalizzazioni rientrano in un ” Piano” ben vengano ma lasciate al mercato Liberalizzare è buttare via altri soldi .

    Reply
    • Ieri sono andato in tintoria nel paese vicino Roma dove ho una casa per il fine settimana e l’estate. Ho chiesto alla proprietaria se mi poteva confermare una cosa che avevo sentito a Roma nella tintoria dove normalmente mi servo. E mi ha confermato quanto già mi avevano detto.
      La questione è questa: se uno vuole aprire una tintoria, attività tutto sommato non complicata e ad elevata specializzazione e in cui, peraltro, se fa male il lavoro è il tintore a rimetterci, deve avere un certificato che ne attesti la capacità. Non esiste nessun corso per ottenerlo e l’alternativa è lavorare per due anni in un’altra tintoria già avviata (chissà chi ti assume sapendo che poi vai ad aprire un altro negozio per fargli concorrenza).
      Fato sta che in questo paese, dove comunque la tintoria dove mi servo ha parecchio lavoro quindi sicuramente non c’è troppa crisi, c’è un’altra bottega in vendita ma nessuno che può rilevarla non avendo nessuno la certificazione.
      Invito poi a dare un’occhiata al decreto che è stato spacciato come strumento per facilitare la ripresa delle attività produttive nelle zone dell’Emilia colpite dal terremoto, in particolare alla sezione che riguarda gli assurdi adempimenti cui deve sottostare chi NON ha subito danni.
      Liberalizzare significa liberarsi di questa assurda burocrazia autoreferenziale che ha come unico scopo la sopravvivenza e il FURTO di risorse ai danni di chi lavora dalla mattina alla sera. Persone che producono tali assurde norme sono mafiosi al pari di Totò Riina e di Bernardo Provenzano e andrebbero trattati alla loro stessa stregua, articolo 41 bis

      Reply
        • Ultima frase a parte, e comunque continuo a pensare che certi comportamenti non siano solo dettati dall’incapacità ma spesso anche dalla malafede perché ormai sono troppi i casi di normative assurde per potere pensare che siano solo il frutto di “errori”, quello che mi domando è perché gli economisti non mettano per un momento da parte le divisioni “ideologiche” (keynesiani, liberisti, MMTer’s, asutriaci, monetaristi e così via) e non si focalizzino più sul tema della burocrazia che è il limite vero e autentico alla crescita?
          Penso che occorrano voci forti e ascoltate per combattere questa battaglia, noi cittadini qualunque siamo inermi di fronte a questo massacro,

          Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*