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Altro che qualità, qui ci vuole tanta quantità

Finalmente qualcun altro si accorge che esiste qualcosa chiamato pericolo recessione legato alla manovra fiscale di bilancio in pareggio. Lo segnalano Alesina e Giavazzi che sulla base di ciò ritengono di:

a) Insistere sull’allungamento della vita pensionistica (per i suoi effetti positivi sul lavoro, se capiamo bene) invece che cancellare l’adeguamento per l’inflazione di chi già è in pensione, una misura che invece ridurrebbe i consumi. Bene, dunque manovre che tagliano i consumi fanno male, concordiamo. Ma perché mai allungare la vita pensionistica dovrebbe aumentare il lavoro? E i giovani che non lo avranno a causa dei ritardati pensionamenti? A questo punto meglio sarebbe non effettuare nessuna delle due manovre, no?

b) Una tassazione preferenziale per le donne (annunciata dal presidente del Consiglio nel suo discorso alle Camere) che incentiverebbe sia le donne a partecipare al mercato del lavoro, sia le imprese ad assumerle, sia le coppie a riequilibrare i compiti all’interno della famiglia, liberando risorse femminili oggi sprecate. E’ vero che l’elasticità dell’occupazione femminile a variazioni del salario netto appare  in Italia non solo superiore a quella degli uomini ma anche a quella di altri Paesi. Tuttavia, altra faccia della medaglia, anche molto forte è la sensibilità della fertilità femminile a tali cambiamenti nel salario. E sicuramente il nostro paese ha bisogno di natalità, e certamente non possiamo chiamare sprecate quelle donne che ad essa contribuiscono. Una più forte legislazione sul part-time femminile non sarebbe meglio?

c) Meglio tassare di più gli immobili (in modo progressivo) e meno il lavoro. Concordo. Ma non avevamo detto che le tasse sui consumi fanno comunque male? Certamente una tassa sugli immobili anche fa male ai consumi. Allora perché “tassare” e basta?

d)  Va nella medesima direzione la modifica dei contratti di lavoro e l’introduzione di un contratto unico che riduca la precarietà dei giovani. L’incertezza in cui essi oggi vivono non consente di «prendere in mano la vita», formare una famiglia, accendere un mutuo: anche questo limita i consumi per non parlare della qualità della loro vita. Abbiamo scritto pochi giorni fa che la precarietà fa male ai consumi: ma allora perché introdurre una riforma proprio ora?

e)  Ma l’aspetto più importante perché la manovra non ci faccia cadere nella spirale della deflazione è trasmettere il senso che si è voltata pagina. Per questo gli interventi sui costi della politica e sulla trasparenza delle nomine pubbliche (Finmeccanica) è tanto importante. I cittadini devono esser convinti che si è voltata pagina anche per i politici e per chi gode di privilegi ingiusti. E va bene, diciamo pure che abbattere i costi della politica abbia un senso di segnale, di volontà. Ma le recenti nomine sotto il nuovo Governo (Antitrust, Finmeccanica, Ministero Sviluppo sono i primi che vengono in mente, ma anche Ministero Funzione Pubblica)  malgrado non abbiano nulla di scandaloso non rivelano un approccio “così nuovo” da modificare le nostre aspettative. Io personalmente non spenderò in consumi di più dopo avere visto le nomine che ha fatto questo Governo (è una battuta, dovreste sorridere).

Come al solito in molte delle analisi che leggiamo sui giornali manca il senso della gravità del momento e di cosa significhi realmente una recessione. E’ una cosa terribile una recessione, che va combattuta con tutti i cannoni, tutta l’artiglieria a nostra disposizione. Leggere le proposte dei miei due cari colleghi mi ricorda tanto l’immagine di un soldato con una fionda che affronta un carro armato di ultima generazione. Certo Davide ha sconfitto Golia, ma mi pare più un’eccezione che la regola. Sono palliativi, è un belletto, al più onestamente decoroso, per far vedere che si è fatto qualche cosina pure per la crescita.

Il titolo del loro articolo è “ciò che conta è la qualità”. Sempre se possiamo chiamare qualità quanto letto sopra, sono in totale disaccordo: abbiamo bisogno di grande quantità di ottima qualità. E quantità per spendere, non per tassare (ma, tranquilli euroburocrati, con bilancio in pareggio,  usando il moltiplicatore di Keynes, ricordate Keynes, quello studiato sui banchi dell’università?). In soldoni:

a) Si usi la patrimoniale Alesina-Giavazzi per finanziare spesa pubblica aggiuntiva: rifare scuole, ospedali, prigioni, musei, contenimento degli argini dei fiumi, campi sportivi, infrastrutture. Il rapporto debito pubblico e deficit su PIL diminuiranno a fronte della crescita di PIL.

b) Si renda obbligatoria come in qualsiasi paese al mondo la centralizzazione dell’informazione dei contratti di appalto della P.A. su una unica piattaforma on-line (lo fanno Messico e Portogallo, ce la possiamo fare!). Il contratto di chi non inserisce tutti i dati su prezzi, tipo di beni acquistati, e altre informazioni rilevanti non può ritenersi valido legalmente. Nel 2012 svolgere confronto tra tali acquisti di tutte le P.A. grazie ai dati immagazzinati. Procedere nel 2013 al taglio dei bilanci di tutte quelle amministrazioni  che hanno commesso sprechi, così documentati grazie ai dati raccolti. Bandiera, Prat e Valletti sulla prestigiosa American Economic Review quantificano questi sprechi italici nello 1,6% del PIL. Con questi tagli di spesa finanziare per il 2012 ulteriori aumenti di spesa pubblica.

c)  Immediatamente usare la discesa del debito PIL generata dal punto a) per finanziare con emissione di debito pubblico il pagamento dei debiti commerciali alle imprese superiori a 30 giorni.

Ecco come si fa.  

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