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Piccole imprese crescono: via appalti, altro che riforme!

Questo blog da anni si batte per un utilizzo degli appalti pubblici come leva di politica economica per combattere la recessione (più appalti pubblici, più domanda, più produzione, più occupazione) in un mondo in cui la domanda privata langue per pessimismo e timore. Ma ci battiamo anche affinché li si usi come leva di politica industriale, per rilanciare la competitività delle nostre piccole imprese, in un mondo in cui queste soccombono rispetto alle grandi per mancanza di protezione nella fase iniziale della loro vita per i troppi costi fissi che si trovano a dover affrontare (costi ben meno impattanti per le grandi).

Un recente studio di tre noti giovani ricercatori (Claudio Ferraz, Frederico Finan e Dimitri Szerman), sfruttando un enorme dataset sulle gare del Governo brasiliano di beni, ci illumina – è il caso di dirlo – sull’impatto che ha il vincere una gara pubblica rispetto al perderla per le prospettive di crescita dell’azienda stessa.

http://www.nber.org/papers/w21219

Val la pena lasciar parlare loro: “Troviamo che la vincita di un contratto pubblico ha un effetto statisticamente significativo sulla crescita aziendale sia nel trimestre in cui avviene la vincita sia in un orizzonte di medio periodo. Questi effetti sono più ampi per le imprese giovani… . Le nostre stime implicano che vincere almeno un contratto aumenta la crescita dell’impresa del 2,2% sul trimestre, un valore sufficiente a spostare un’impresa localizzata nella mediana di crescita (prima della vincita, NdR) al 75mo percentile della distribuzione (dopo la vincita, NdR). Questi effetti persistono nel tempo visto che le imprese continuano a crescere per almeno 2 anni dopo aver vinto il contratto, un periodo di tempo ben al di là della vita della maggior parte dei contratti governativi”.

“Questi effetti persistenti nel tempo sono, in parte, da attribuire al comportamento delle imprese nelle gare future. Aziende che vincono aste (del tipo analizzato dai ricercatori, NdR) partecipano al 30% in più di gare nei 3 mesi successivi rispetto alle imprese che perdono di poco la gara. Inoltre, scopriamo che le aziende vincitrici, un anno dopo, partecipano al 20% di gare in più delle perdenti. Questi effetti di partecipazione si traducono in tassi di vittoria significativamente più alti.”

“Documentiamo altresì che la vittoria di un’asta da parte di un’impresa influenza i mercati a cui queste accedono e i prodotti che forniscono. I vincitori hanno più probabilità di partecipare a gare dove la stazione appaltante è localizzata al di fuori della propria zona di residenza e aumentano il numero di prodotti per i quali partecipano a gare. Questi effetti valgono sia nel breve che nel lungo periodo. I nostri risultati dimostrano come il vincere un contratto governativo aumenta la crescita non solo perché le imprese hanno più probabilità di vincere altri contratti in futuro, ma anche perché ciò gli permette di partecipare a gare di maggior valore, penetrare nuovi mercati e anche aumentare la varietà dei prodotti che vendono.”

La ricerca si concentra poi sui significativi effetti occupazionali di tali vittorie di appalti pubblici: “il 93% della crescita nei nuovi occupati deriva da individui che erano o disoccupati, o nel settore nero dell’economia o fuori dalla forza lavoro. Il nostro lavoro mostra dunque che i contratti pubblici creano nuovi lavori regolari e non si limitano semplicemente a riallocare lavoro tra aziende dello stesso distretto”.

Gli autori si interrogano anche sul perché di questi effetti persistenti nel tempo. E si danno due spiegazioni.

La prima, è che la vincita di un contratto potrebbe comportare maggiore informazione per l’impresa stessa sulla domanda per i prodotti che vende. Scoprendo ciò, decidono di crescere maggiormente: “vincendo un contratto pubblico le imprese cominciano a intuire che i loro prodotti possono essere venduti non solo ai governi locali ma a governi in municipalità e stati confinanti”.

La seconda è che la vittoria in una gara pubblica incoraggia le aziende ad investire maggiormente. Se ad esempio l’azienda ha vincoli di liquidità che le impediscono di investire (mancanza di accesso al credito) la vittoria rappresenta il modo di aggirare tali vincoli. E se un’azienda assume una persona per gestire la logistica del contratto, la probabilità di diventare più competitivi, sia perché si ha personale istruito su nuove competenze sia perché aumentano le competenze di un determinato lavoratore, aumenta, anche una volta terminato il contratto e anche al di fuori del settore pubblico.

Sono risultati importanti, che danno indicazioni su politiche ottimali da perseguire, sia alfine di ottenere risultati positivi per l’economia nel breve periodo che nel medio.

Nel breve periodo, essi spingono a far crescere e non a contrarre le gare d’appalto in un momento di grave debolezza per il tessuto economico italiano. Così facendo le nostre imprese non solo sopravviverebbero, ma acquisirebbero competenze per confrontarsi con maggiore competitività sui mercati più distanti, anche quelli esteri. Possiamo leggerli anche al rovescio: quei governi che scelgono di ridurre le loro gare d’appalto sono destinati a uccidere posti di lavoro, crescita, benessere, conoscenze lavorative e competitività, specie in un momento come questo in cui il settore privato non fa la sua parte. Avendo bene a mente che molti di questi effetti di breve termine possono lasciare cicatrici di lungo termine: queste imprese che non partecipano e non vincono gare per contratti (che non ci sono perché cancellate dai Governi), e i posti di lavoro e le competenze connesse, sono tutti destinati a non tornare più, riducendo il potenziale di crescita del Paese.

Sono risultati che spingono inoltre anche a testare in Europa quello che questo continente vecchio ed incartato su se stesso si rifiuta di fare da tempo, al contrario di alcuni piccoli paesi come Stati Uniti, Russia, Cina, India, Sudafrica, Brasile, Messico, Corea del Sud ecc., che trovano … naturale riservare gare d’appalto per le piccole imprese. I risultati dei ricercatori sembrano dire che gli effetti maggiori della vincita di appalti sulla crescita aziendale sono non tanto legati alla dimensione aziendale (anche se le aziende più piccole crescono di più delle grandi dopo una vittoria di gara pubblica) quanto all’età. Non a caso gli Stati Uniti proteggono le piccole imprese nei primi anni della loro vita, lasciandole al loro destino successivamente. Un Governo italiano con un minimo di coraggio e competenza avvierebbe questa politica subito, per i contratti di minore dimensione, il c.d. sotto soglia, riservandone un’ampia quota alle piccole imprese europee (una discriminazione sulla base della nazionalità non sarebbe mai tollerata in Europa) e poi battendosi a livello di Unione affinché dalla prossima direttiva europea sugli appalti anche per le gare di maggiori dimensioni, il c.d. sopra soglia, si possa fare, come nel resto del mondo, protezione per quei fiori delicati ma innovativi che sono le nostre piccole imprese.

2 comments

  1. Marco Casetta

    23/06/2015 @ 07:57

    Caro Piga,
    ieri un pazzo a “Porta a Porta” ha insultato gli Italiani parlando di “ragazzi meravigliosi” per definitire gli stupratori e i terroristi che invadono la Patria. Questa persona portava casualmente il Suo nome e cognome, ma sono sicuro che non può essere che un caso di omonimia perchè conosco la Sua serietà e competenza e quindi credo che Lei non potrebbe mai aver detto la sequenza di stupidaggini irrazionali sciorinate ieri sera. Penso sarebbe opportuno che Lei smentisse ogni identificazione con l’esaltato di ieri sera. Cordiali saluti

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