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Ecco come saprete che il Fiscal Compact è morto per davvero

Circola nel mondo l’idea che ormai “il Fiscal Compact” sia morto, che tutto – in tal ambito, ovvero nel campo della politica fiscale a sostegno dell’economia – sia stato risolto.

Pfui. Leggere per credere il Bollettino economico della Banca d’Italia che con una bella tabellina illustra il “nuovo” paradigma emerso dalla comunicazione n. 12 del 13 gennaio scorso della Commissione europea (ma tu dimmi se la vita delle persone debba essere determinata dalle comunicazioni numero 12/2015 di organismi eminentemente tecnici, democrazia democrazia dove sei tu ….).

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2015-1/boleco_1_2015.pdf

Dove emerge che un Paese con debito alto, in tempi molto cattivi o cattivi (very bad oppure bad), deve fare manovre fiscali discrezionali restrittive e non espansive. Le cose vanno male? Aumentiamo le tasse o riduciamo gli investimenti pubblici.

Certo poi ci sono i paesi in condizioni “eccezionalmente negative” che prevedono, almeno quelli, non un aiuto ma una tregua dall’austerità. Come dire ad un malato gravissimo: la medicina non te la do, ma il letto non te lo metto fuori in giardino così stanotte non dormi all’addiaccio. Bella consolazione.

Oh, nota al margine: ma come mai l’Italia, che è da tre anni in recessione, non si qualifica come paese in condizioni eccezionalmente negative ed è invece obbligata a dormire all’addiaccio e fare una manovra di 0,25% del PIL come se fosse un paese in condizioni “molto cattive”? Boh. Non è dato sapere il perché del masochismo europeo che ci porterà a un record di quarto anno consecutivo di recessione anche perché non somministra la medicina giusta.

Ma qual è la medicina giusta?

E chi lo sa. Ma visto che qui si gioca col pallottoliere, mi sia consentito dirvi quando Gustavo Piga sarà disposto a dire che il Fiscal Compact è effettivamente morto. Quando il Parlamento europeo democraticamente eletto, e non la Commissione, farà approvare una tabella di questo tipo:

E già. Un letto caldo per il paziente sì, ma non basta: ci vorrà una cura da cavallo di antibiotici per debellare il virus della recessione. Ci vorranno, per tutti quei Paesi in difficoltà, che si autorizzino i Governi, anche quelli con debiti pubblici alti (in fondo sono alti per l’ottusa austerità), a diminuire le aliquote fiscali ed avviare un programma eccezionale di investimenti pubblici.

Solo quel giorno potrete sentirmi dire che il Fiscal Compact è stato effettivamente sospeso. E che l’Europa può tornare a sperare ed anche ad avviare le necessarie riforme che in recessione non funzionano mai.

23 comments

  1. Veramente secondo alcuni la mossa della banca centrale svizzera significa che è morto l’euro, non il fiscal compact.

    Lo dice il professor Steve Keen (università occidentale di Sydney) in questo articolo su Forbes

    http://www.forbes.com/sites/stevekeen/2015/01/17/making-swiss-cheese-of-the-euro/2/

    Steve Keen ha scritto anche “L’imposture economique” la cui prefazione è di Gael Giraud, un economista gesuita critico verso il neo liberismo, la finanziarizzazione dell’economia e il ruolo delle banche.

    Lei sembra dire il contrario e cioè, come dal post precedente, che stiamo assistendo a un cambiamento lento e intelligente.

    http://www.gustavopiga.it/2015/il-franco-svizzero-e-la-silenziosa-rivoluzione-delleuro/#comment-10053

    Ma se il QE consisterà in acquisti di titoli in percentuale ogni BC per il proprio paese non le pare che si tratti molto semplicemente della constatazione che il cambio fisso è insostenibile, che una solidale messa in comune del debito è impensabile e quindi ci si sta preparando a smontare la baracca?

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    • Mi sembra il solito banale articolo. La ricostruzione friedmaniana del parallelo con gli Stati Uniti è profondamente destoricizzata e dunque falsa: gli Stati Uniti con cui dobbiamo paragonare il nostro progetto sono quelli del primo 800 e Dio sa se le cose erano simili alle nostre oggi, se non più eterogenee delle nostre. E quanto è stato drammatico l’unirsi statunitense, altro che viaggetto in prima classe.
      Non vedo la connessione con la Svizzera del ragionare: a me pare che si sia credibilmente entrati in un mondo in cui l’euro si è finalmente sganciato da accordi di cambio sostanzialmente fissi con buona parte del resto del mondo: in questo momento le pare una cosa stupida da fare? A me no: non siamo in un regime di cambi fissi, ma ampiamente flessibili, è questione di come uno vede le cose chiamarlo in un modo piuttosto che in un altro.
      Su QE, non mi faccio troppe illusioni, ma certamente testimonia della presa d’atto del disastro sinora portato avanti. Non penso assolutamente che il cambiamento sia intelligente: lo trovo ottuso. Lento? Pure. Ma bisogna dirlo che sta avvenendo. Che lento ci salverà, come per gli Stati Uniti, dipende da troppe variabili al contorno per dirlo. Ma è proprio questo il problema: abbiamo lasciato il progetto in mano al caso per la follia di qualche ideologo e la mancanza di democrazia. Follia.

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      • Grazie per la risposta.
        Temo perô che attribuire la colpa di quegli errori che mettono a repentaglio l’intero progetto europeo a “qualche ideologo” e a una impersonale “mancanza di democrazia” sia una narrazione un po’ troppo impolitica.
        Intanto “qualche ideologo” non convince una o piû classi dirigenti, casomai è il contrario e cioè fanno carriera quegli ideologi che soddisfano le mire di maggior potere di una o alcune élites.
        Ma la cosa curiosa è la “mancanza” di democrazia; ma che significa dire che la democrazia “manca”?
        La democrazia se manca è perché non la si vuole e chi è nella posizione di by passarla sono evidentemente queste élites in nome di un progetto oligarchico che chiamano “Europa”.
        Ora lei sembra convinto che sarà possibile cambiare la finalità del progetto semplicemente ripetendo che si stanno commettendo degli errori per cui alla fine forse gli stessi che hanno portato avanti il progetto oligarchico (ossia quello dove “manca” la democrazia) si convinceranno a diventate dei bravi socialdemocratici di tipo scandinavo.
        Questo secondo me è l’aspetto “incomprensibile” del suo discorso; se questo progetto in cui “manca” la democrazia (ossia oligarchico) avrà successo sarà solo perché il livello di inconsapevolezza dei cittadini ha raggiunto livelli irreversibili.
        È su questa inaccettabile inconsapevolezza che si rende possibile la “mancanza” di democrazia.
        E la colpa di chi è? Delle élites brutte e cattive, della gente che è stupida o di qualcun altro?

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        • Concordo al 100%. La colpa è ovviamente delle elite brutte e cattive. Poi, in secondo luogo, di chi non si attiva per combattere i loro progetti.

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          • Ma mica ho capito, mi scusi…
            Sto dicendo che quella gente che non si attiva non lo fa perché non esiste una classe dirigente che si assuma con coraggio la leadership.
            Ora assumersi la leadership significa parlare di queste élites e non solamente parlare “a” queste élites sperando che si ravvedano; ma questo come lei sa bene non succede.
            Occorre qualcuno che abbia il coraggio di mettersi in una posizione conflittuale con queste oligarchie puntando a sensibilizzare il “popolo”, finché non succede è ovvio che i cittadini, che nella stragrande maggioranza non si interessano di capire la situazione da un punto di vista di “interesse comune”, si appecoroneranno a chiunque detenga l’informazione mainstream.

            Quindi di chi è il ruolo di risvegliare la gente?
            Chi deve proporsi come nemico e smascheratore delle élites?

          • Marco, ho capito! sono anni che ne parliamo io e lei e conosco bene la sua posizione. Ci tenevo solo a dire che la responsabilità primaria non è di quelli che non riescono a risvegliare le gente.

    • Ma come no??? Non ci provano nemmeno…
      Lei vede per esempio un blog tenuto da un economista di sinistra che parli come fa lei con i lettori?
      Ma non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello.
      Lei almeno questa cosa importantissima la fa solo che rimane circoscritta a questa sua visione di considerare come unico interlocutore vero solo il “potere”, addirittura un Monti al quale presentò il programma dei Viaggiatori (pur avendo scritto di lui che non aveva la preparazione culturale per comprendere la necessità di politiche espansive in tempi di crisi).

      Lei scrive che con il QE

      “Il burrone si allontana, sento odore di cambiamento – lento – intelligente.”

      io non ne sono così sicuro.
      Se ha ragione lei tanto di cappello ma in caso contrario si dimostrerà che il suo tentativo di parlare direttamente “al potere” era un errore.

      Reply
      • Nel senso che la responsabilità primaria è delle elite di cui sopra. Nemmeno io sono sicuro, brancoliamo nel buio. Ma ogni tanto bisogna deviare nella propria strada per assecondare le folate di vento che ci sfiorano: sono una condizione necessaria ma non sufficiente per trovare l’uscita dal tunnel.

        Reply
        • Ha ragione ma il conflitto con le élites è inevitabile.
          Le politiche keynesiane del dopoguerra avevano portato le classi lavoratrici a raggiungere un maggior livello di consapevolezza politica quindi a rivendicare una partecipazione al momento decisionale e una diversa redistribuzione.
          Il tentativo anti democratico neo liberista di oggi è cominciato appunto nella metà degli anni ’70 e la media borghesia insieme alle aristocrazie operaie lo hanno miopemente assecondato perché sentivano minacciata la loro rendita di posizione.
          Se si adottassero di nuovo delle politiche espansive si tornerebbe alla situazione di quegli anni con le classi subalterne sempre più impegnate nel portare avanti le proprie istanze sia politiche che economiche che implicherebbero un drastico cambiamento dei rapporti sociali e di lavoro.
          Il capitalismo non può evolversi oltre la fase keynesiana perché arrivato a quel punto torna indietro verso le sue forme meno democratiche e meno solidaristiche.
          Bisognerebbe prenderne atto.

          Reply
  2. Marcello Romagnoli

    20/01/2015 @ 10:21

    Personalmente ritengo che l’accettazione supina dei diktat della troika violano palesemente la Costituzione Italiana almeno agli articoli 1-11 e 47.

    Basta per dire basta?

    Art.1 La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    I limiti ci sono. In questo caso l’art.11 dice “…consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

    A parte il fatto che non fu scritto per rendere possibile la UE, ma la parità con gli altri stati non c’è, nè con quelli che hanno adottato l’euro, nè con quelli che non l’hanno adottato. Il Fiscal Compact non è stato sottoscritto da Regno Unito, Croazia e Repubblica Ceca, quindi per la Costituzione è anticostituzionale adottarlo anche noi, ancora di più in costituzione!!

    Le regole che ci vengono imposte dall’esterno sono assolutamente contro l’art. 47 quando dice “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.

    Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.”

    Reply
  3. E’ porprio *grazie* alla democrazia che la Germania puo’ permettersi di non rinunciare all’imperativo categorico dell’austerità. Fosse stato per i tecnici à la Piga (con tutto il rispetto) a quest’ora saremmo già fuori dalla crisi.

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    • No, scusa: “Se avessimo applicato i suggerimenti tecnici à la Piga saremmo fuori dalla crisi”.
      Bella scoperta, però…
      Il problema è: come si fa a mandare nella stanza dei bottoni qualcuno che non sia solamente un servo delle oligarchie neo liberiste?
      E non credo che ci si possa riuscire rivolgendosi umilmente a queste stesse oligarchie, non ti pare?
      Questa è la contraddizione di questo blog, che non si decide mai a decollare cambiando referente.
      Quando capiranno i signori di borghesia “local” che queste élites cosmopolite, alle quali insistono con ostinazione a rivolgersi sperando di convincerli a “cambiare”, vogliono precisamente la loro distruzione definitiva?

      Reply
      • Antonello S.

        21/01/2015 @ 19:54

        Ciao Marco, anche io la penso esattamente come te e nel momento in cui ti chiedi “quando capiranno i signori di borghesia local che queste elites cosmopolite…vogliono precisamente la loro distruzione definitiva”, io credo di immaginare che forse, sotto sotto, questi signori sperano di potergli essere ancora utili e confidano nella loro clemenza.
        Magari nel futuro prossimo la “svangheranno”…ma i propri figli che società erediteranno?

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  4. E’ partito il QE.

    La più colossale bolla finanziaria della storia sta cominciando a gonfiarsi (più i guadagni esentasse di chi ha giocato sulla caduta del EURUSD). Chi diavolo si metterà a rischiare investendo in attività produttive dove si farebbero profitti enormemente più bassi di chi si limita premere un bottone sulla tastiera del PC? Per di più in assenza di aumento domanda, dato che i profitti del QE andranno per lo più a benestanti detentori di titoli e non alle classi meno abbienti…

    Ma niente paura, siamo in democrazia, i cittadini sono consapevoli e si informano quindi voteranno in modo da punire quei furbastri che li vorrebbero schiavizzare impoverendoli e che pur di fare profitto sono dispostissimi a far saltare l’intero sistema sia dal punto di vista economico, che sociale, che geopolitico.
    Tutto sotto controllo.

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  5. Pingback: Ecco quando saprete che il Fiscal Compact è morto |

    • Lo so, ha visto questo: http://cdnapi.kaltura.com/index.php/extwidget/openGraph/wid/1_8mmtygep ?
      Ma lei Marco sbaglia alla grande. Varoufakis in questi anni della crisi è stato un bravo economista con una visione chiara. Poi è arrivato un partito di cui lui non ha fatto inizialmente parte che ha vinto democraticamente e lo ha selezionato come Ministro. Tutto parte dalla politica, non dagli accademici. Ma in Italia, sia destra che a sinistra, questo coraggio è considerato un rischio troppo grosso.

      Reply
      • Antonello S.

        31/01/2015 @ 15:10

        Ma come Padoan non è considerato un valente economista?
        Il problema rimane proprio la visione…

        P.s. che ha detto Varoufakis nel video (mastico poco il greco)?

        Reply
      • Sul tablet mi arriva solo in greco, vedrò se sul fisso c’è una traduzione. Il momento della stretta di mano è stato carino, Varoufakis gliel’ha tesa quasi in un gesto di dolcezza perché aveva visto l’olandese decisamente scosso.

        Mi pare comunque che siamo d’accordo su un punto: i cittadini hanno bisogno di qualcuno che abbia delle competenze tecniche che una persona media non può avere e che sia in grado di proporre una prospettiva autenticamente politica ossia una visione della società come comunità che partecipa attivamente unita, non solamente come coacervo di gruppi che cercano di ottenere rivendicazioni puramente settoriali che finiscono sempre per diventare conflittuali.
        Secondo lei deve essere la politica ma vediamo che non succede; secondo me gli intellettuali o in generale la classe dirigente legata al territorio e vediamo che non succede; secondo la sinistra è il popolo che si deve ergere a soggettività politica autonoma e vediamo che non succede.

        Speriamo che Tsipras ci levi le castagne dal fuoco che fosse per noi non affitteremmo mai e infatti ha visto come si stanno accodando a frotte.

        Oggi a una conferenza Brancaccio ha detto con un’enfasi che non gli avevo mai visto:

        “Se I greci decidono di trarre il dado dell’uscita dall’euro noi li sosterremo costi quello che costi”.

        Words, words, words come diceva quello ma mi sono goduto questo piccolo raro scampolo di passione venuto ovviamente da un intellettuale e non da qualcuno dei politici presenti fra i relatori…

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  6. Piano, piano, lentamente, vi state avvicinando!!! Burocrati (economisti, in questo caso) <— Politica <– cittadini. I tedeschi danno l'input ai loro politici, che devono "deliver". Gli economisti non c'entrano niente! I cittadini hanno votato Syriza, che a sua volta ha scelto l'ottimo Varoufakis. Tutto – in democrazia – parte dai cittadini. Quelli italiani votano per sopravvivere, per un posto di lavoro, per un favore e per questo ci ritroviamo con i Razzi, Esposito, Scilipoti, Alfano e tantissimi altrei che non vengono mandati nei Talk-show. I greci sono arrivati a distruggere la loro economia e società con questo comportamento simil-italiani-Calub Med. Solo adesso in fondo al barile hanno votato Syriza. In Italia la maggior parte della gente ha ancora uno stipendio e vota per partiti che garantiscano loro questa rendita (pochissimi ormai hanno un lavoro, quasi tutti quelli che ce l'hanno in realtà "si recano" sul posto di lavoro e milioni di persone vivono con una pensione nella maggior parte dei casi sproporzionata).La classe politica tedesca sarà costretta ad abbnadonare l'euro sotto la spinta popolare. That's it!

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    • Pier, è vero che tutto parte dai cittadini ossia che la chiave è sempre e comunque la partecipazione popolare ai processi politici ma come vedi sta succedendo un po’ dappertutto meno che in Italia e fa rabbia.
      Tu dici che è perché stiamo troppo bene e certamente se le cose peggiorassero a livelli greci anche da noi qualcosa si muoverebbe. Ma in che direzione? Magari fosse Syriza…un popolo che ha chiuso gli occhi davanti ai suoi doveri democratici per cosí tanto tempo probabilmente sceglierà delle strade sbagliate. Inoltre è terribile dover aspettare la rovina di interi strati sociali perché avvenga finalmente questo risveglio democratico.

      Allora di chi sarebbe stato il compito di mantenere viva la coscienza politica del popolo: della politica? Degli intellettuali? Della società civile? Uno può dare la risposta che crede ma sta di fatto che in Italia tutte e tre si sono tirate indietro con la scusetta non molto elegante che lo doveva fare l’altro.

      La cosa impressionante di questa crisi è stata la clamorosa conferma di tutti i vecchi vizi secolari di italiani e tedeschi.
      Meno male che ci sono i greci, gli spagnoli e, nonostante io non sostenga la Le Pen, anche i francesi che al contrario di noi hanno la dignità di dire no.

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