Quasi mai si è felici al suono della sirena di un’ambulanza, tranne se la si aspetta con ansia perché chi sta male ci sta a cuore. Ecco, davanti a questa Europa malata, siamo felici di sentire la sirena dell’ambulanza di Mario Draghi avvicinarsi per portare soccorso. Paradossale.
Ma è una magra consolazione. E non solo perché l’ambulanza è arrivata in ritardo – viste le continue revisione tardive al ribasso delle stime di crescita e dell’inflazione da parte della BCE, che, come ha ammesso lo stesso Mario Draghi, sono errori sulla gravità della carenza di domanda e della crescita della disoccupazione – ma anche perché l’ambulanza da sola non può salvare un malato così grave: l’intervento della BCE non aiuterà la domanda di credito a risalire, non essendoci la fiducia di famiglie ed imprese per tornare a spendere.
Tre giorni fa parlavo con un banchiere che mi raccontava come un cliente importante gli aveva proposto di depositare presso la banca 500 milioni di euro, non una bazzecola. La banca dopo qualche momento di riflessione ha deciso di rifiutare tale deposito. “Perché non sapevamo a chi dare questa liquidità”, ha raccontato, e se “l’avessimo dovuta tenere parcheggiata sui conti della BCE avremmo pagato tassi d’interesse negativi, rimettendoci”. A dimostrazione che l’ambulanza serve a poco. Serve che funzioni l’ospedale dove verrà portato il paziente.
Perché arrivati all’ospedale ci potrebbero essere gli strumenti giusti per operare il paziente: quelli di una politica fiscale che stimoli la domanda interna via minori tasse e soprattutto maggiori investimenti pubblici. Ma c’è un altro problema: le porte del pronto soccorso sono sbarrate, dall’ottuso Fiscal Compact che impedisce dal 2011 ad imprese e famiglie di sperare nella ripresa e tornare a scommettere sul futuro investendo. E questo perché bisogna fare austerità nefasta.
Un’ultima annotazione: l’ambulanza sa bene che si sta dirigendo verso un pronto soccorso chiuso e sbarrato. Con la qual cosa intendo dire che le dichiarazioni di Draghi sono scientemente sbagliate: ogni volta che si dichiara, come ieri, http://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2014/html/is140904.en.html , a favore del Fiscal Compact, neutralizza la validità dei suoi annunci monetari, deprimendo le aspettative di ripresa. Perché se con una mano si dà, via moneta, e con l’altra si toglie, via maggiore austerità, il risultato netto è che si resta dove si è, peggiorando le condizioni del malato che ha bisogno di aiuto subito.
Il referendum contro la legge 243 che importa il Fiscal Compact in Italia è la nostra unica possibilità per far sentire la voce dell’Italia in Europa, una voce che potrà salvare non solo noi, ma tutta la costruzione europea. www.referendumstopausterita.it
06/09/2014 @ 11:51
L’aneddoto del banchiere e’ illuminante: lo avevo gia’ ascoltato da lei a “In Onda”, fa bene a diffonderlo il piu’ possibile perche’ fa capire davvero molti aspetti della nostra crisi.
Forse sarebbe ora, per tutti i media, di passare ad una narrazione dei fatti piu’ adulta: ad esempio postulare sempre che Draghi agisca a fin di bene, ma ogni tanto si sbagli, rende il discorso poco credibile; e mi pare che lei sia sulla direzione giusta quando parla di dichiarazioni *scientemente sbagliate* (che poi vuol dire “sbagliate proprio per niente: dichiarazioni volute fortissimamente per ottenere un risultato previsto, che pero’ non si puo’ rivelare altrimenti gli italiani si arrabbiano”)
Draghi ha incarichi “formali” e incarichi “reali”. Dovrebbe portare l’inflazione al 2%, ma ogni punticino di inflazione in piu’ significano miliardi di euro di crediti reali tedeschi che scompaiono: Draghi ha l’incarico reale di tenere l’inflazione piu’ bassa possibile, dunque. Ha l’incarico di tenere la svalutazione dell’euro dove sta, perche’ e’ svalutato rispetto al marco ma non troppo per le importazioni di cui necessita la Germania. Insomma Draghi e’ stato ed e’ bravissimo, ha perfettamente eseguito gli incarichi reali, e difatti e’ ancora li’. La UE (la Germania) rimuove i capi di governo non graditi, lo puo’ fare certamente anche con i presidenti della BCE.
Gli incarichi reali non si scrivono certo nei trattati ufficiali (quindi non me li citi). E’ illusorio (e dunque ingenuo, e dunque non adulto) pensare che la BCE possa essere indipendente davanti ad uno strapotere tedesco. E’ illusorio, ingenuo, non adulto pensare che davvero la Germania possa permettere misure che la danneggino per decine o centinaia di miliardi di euro all’anno. E’ ugualmente non adulto poter pensare che la Germania resti in una unione europea che voglia una inflazione al 2%, uscira’ ben prima che ci avviciniamo anche lontanamente a questo numero.
Auspicherei insomma una discussione che tenesse conto dei dati reali:
1. la BCE non e’ indipendente ma fa quello che vuole la Germania
2. nessuno “si sbaglia”, tutti fanno quello che hanno deciso e calcolato di fare, ma poi davanti all’opinione pubblica bisogna giustificarsi parlando di “errori”
3. ci sono numerosi conflitti di interesse: la nostra crescita andra’ a danno della Germania, la svalutazione dell’euro corretta per noi sarebbe eccessiva per la Germania, a noi converrebbe che la Germania alzasse i salari ma evidentemente alla Germania (almeno alle persone che comandano li’) non conviene.
4. quindi nessuna azione, utile per noi ma che danneggiasse la Germania, e’ possibile. Prendiamone atto da adulti e finiamola di invocare azioni di questo tipo. Nessuna soluzione alla crisi puo’ venire da qui, altrimenti facciamo come quelli che si ostinano a curarsi il cancro con il bicarbonato nonostante tutta l’evidenza contraria.
Io completerei la sua metafora cosi’: abbiamo rinunciato alle nostre ambulanze e ai nostri ospedali, adesso dobbiamo usare l’ambulanza europea (diciamo tedesca) e siamo obbligati ad usare l’ospedale europeo (diciamo tedesco), e i padroni dell’ospedale e dell’ambulanza hanno tutto l’interesse a farci morire perche’ erediteranno i nostri beni. Ci stupiamo degli intoppi posti sul cammino della nostra guarigione? Lei sembra obiettare “Eh, ma hanno fatto il giuramenteo di Ippocrate!!” . Perche’ semplicemente non riapriamo i nostri ospedali e le nostre ambulanze, dove forse non erano grandissimi luminari della medicina ma con cui non siamo mai stati cosi’ male come oggi?
La leggo con interesse e le auguro ogni fortuna nella sua intrapresa, ma mi perdoni, ogni suo articolo mi sembra indicare sempre di piu’ l’urgenza di uscire non solo dall’euro, ma addirittura dall’Europa. Ogni speranzosa attesa si concretizza poi nella piu’ assoluta delusione. Ormai parliamo di ambulanze ed ospedali, anche a lei e’ chiaro dunque che stiamo parlando di un moribondo: c’e’ bisogno di farlo morire per riconoscere che la fiducia posta in entita’ mai esistite nella realta’ (una UE buona che tenda al benessere di tutti) era malriposta?
07/09/2014 @ 13:01
Gentile Professore,
Ma chi glielo fa fare a un prestigioso professore ad abbassarsi a parlare con un banchiere?
Il banchiere ha rifiutato il deposito per un motivo molto semplice: perchè non sa fare il banchiere, perchè ha dimenticato come molti che la banca è un negozio che compra una merce (il denaro), per rivenderla a terzi (i prestiti) e per troppo tempo il nostro sistema bancario è stato basato su prestiti fatti ad amici (quelli dei salotti buoni) o su altri impieghi a rischio zero (i titoli).
Conclusione: dato che è semplice, agevole e privo di costi comprare titoli, chi glielo fa fare a quel banchiere di perdere tempo con “n” clienti a cui prestare quei soldi (l’istruttoria, le lettere, i controlli, le contabilizzazioni, i consulenti, le quietanze, i solleciti, le garanzie, le fideiussioni etc etc.) Saluti cari
08/09/2014 @ 13:30
veramente a me pare che il punto fondamentale, che fa tremare le vene ai polsi, e’ che non c’e’ piu’ nessun imprenditore a chiedere prestiti. E se il banchiere ci rimette ad accettare un versamento di un cliente, e’ ottimo banchiere proprio quando rifiuta il versamento.
E bene fa il Professore a parlare con i banchieri, mi pare che la politica sia piena di tromboni che parlano senza conoscere i fatti reali (mi ricordo ancora che Franco Marini si lamento’ della sconfitta elettorale spiegandola con il fatto che l’Istat non avesse ancora pubblicato i dati sulla disoccupazione, e quindi il PD non poteva sapere la gravita’ della istuazione economica). Qualsiasi proposta deve partire dalla coscienza della realta’ dei fatti, pensare che l’Italia ripartira’ grazie ai prestiti delle banche agli imprenditori e’ assurdo.
11/09/2014 @ 14:39
Caro Prof. ha letto cosa ha detto KATAINEN ? «I governi che vogliono aumentare gli investimenti pubblici per rilanciare una crescita che va a rilento, dovrebbero farlo seguendo il criterio della “prioritizzazione” (tagliare la spesa da un’altra parte, ndr) piuttosto che incrementare il loro deficit di bilancio e il loro debito».
Naturalmente ho pensato a Lei, alle sue battaglie, a Keynes…….gli risponde ?
saluti
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