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Consumi renziani e risparmi tedeschi: vincerà chi pensa agli investimenti (pubblici)

E’ quasi straordinario l’ammontare di mala informazione sulle caratteristiche della manovra economica del Premier.  Colpisce che un economista del calibro di Guido Tabellini la definisca espansiva guardando alla differenza tra programmatico e tendenziale 2015: sfido Guido a dirmi in che studio scientifico abbia usato il tendenziale per misurare la “postura” – espansiva o recessiva che fosse – della politica economica di un Paese.

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Colpisce anche l’assenza di attenzione sulla assoluta mancanza di maggiori investimenti pubblici, largamente intesi (includendo cioè l’investimento nell’università e le spese per stipendi dei ricercatori), in questa manovra. Nel momento in cui in una Germania in difficoltà seria si riapre il dibattito sul sostegno alla domanda interna, https://global.handelsblatt.com/edition/31/ressort/politics/article/europes-locomotive-slows-down-austerity-eurozone-germany-eu , indovinate come si penserebbe (se mai) di farlo in quei lidi? Non tramite minori tasse à la Renzi, ma tramite maggiori investimenti pubblici, che stimolano non solo la domanda di beni alle imprese (cosa che i tedeschi capiscono, ma poco), ma migliorano anche la competitività e la produttività del sistema privato tedesco (cosa che capiscono eccome, basterà ricordarsi di cosa fecero i tedeschi dell’Ovest per rimettere in piedi i cugini dell’Est dal 1990 in poi). Si prepara una nuova guerra con i tedeschi: dopo quella persa sulle riforme dieci anni fa, vuoi vedere che perderemo anche quella sugli investimenti pubblici, essenziali oggi?

La battaglia che Renzi perderà la perderà per la sua ossessione sui consumi, che ormai si è intestardito a stimolare con risultati che già adesso possiamo definire non di successo (bonus fiscale). E’ una battaglia che ha anche un interessante ulteriore parallelismo con i tedeschi. Questi ultimi criticano Mario Draghi anche perché con i suoi bassi (a loro avviso) tassi d’interesse spinti dalla BCE deprime i risparmi tedeschi per la vecchiaia. Renzi si interessa poco al risparmio: anzi lo tassa attaccando sia i fondi pensione che il TFR, con una noncuranza per una vecchiaia serena della platea coinvolta che mi sgomenta.

Né i tedeschi né i renziani hanno ragione. In questa crisi, risparmi tedeschi e consumi italiani ripartono con la ripartenza dei redditi e non viceversa. Ma almeno una cosa i tedeschi la stanno capendo, lo ripeto: che gli investimenti pubblici, e non le minori tasse, sono essenziali per far ripartire i redditi. 

6 comments

  1. Dostoevskij

    17/10/2014 @ 14:47

    Io non capisco una cosa: Chi vede l’economia come la vedeva Keynes capisce che in una situazione critica come questa, il fiscal compact e le conseguenti manovre finanziarie sono disastrose per la salute di un’economia già depressa da tempo. Ovvero quando il settore privato non domanda, e quello pubblico si rifuta per vincoli scritti sulla carta, l’economia non può che cadere in una spirale recessiva. La mia domanda è: ma tutti coloro i quali sostengono che i patti di bilancio siano la soluzione, in cosa credono ? Quale sarebbe (secondo loro) l’effetto positivo che risolleverà l’economia portandola ad una nuova crescita??

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    • Domanda che si pone spesso anche Krugman. Stefano, io credo che il loro cervello si sia plasmato sul fallimento delle politiche keynesiane degli anni 70 e come i keynesiani di allora che non capivano una crisi da offerta (shock petrolifero) applicando politiche per la domanda, oggi non hanno capito una crisi da domanda e applicano politiche per l’offerta (riforme): non c’è niente di più sconvolgente che l’incapacità di mantenere aperto e libero il cervello. Aggiunga che le istituzioni che hanno creato sono, in coerenza, capaci solo di gestire una crisi da offerta (Fiscal Compact, BCE, ecc.). Detto questo, il perseverare su queste posizioni oggi racconta un’altra storia: cosa gli costerebbe cambiare politiche cambiando idea prendendo coscienza dell’errore? Nulla, uno direbbe. La mia impressione è che le politiche giuste, che richiedono inflazione e spesa pubblica, ovvero tassazione su redditi medio alti e dunque su creditori e/o abbienti, colpiscano proprio loro, coloro al comando. Un conflitto d’interessi notevole, che si può risolvere solo politicamente, rimuovendoli democraticamente. Ma noi eleggiamo Renzi, e non sono certo che questa sia la risposta giusta per questi tempi.

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      • Cito:

        “La mia impressione è che le politiche giuste, che richiedono inflazione e spesa pubblica, ovvero tassazione su redditi medio alti e dunque su creditori e/o abbienti, colpiscano proprio loro, coloro al comando. Un conflitto d’interessi notevole, che si può risolvere solo politicamente, rimuovendoli democraticamente.”

        Tradotto dal pighiano è: “Aux armes citoyens”.

        Non sembra, ma è così.

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  2. Rolando Bagnoli

    19/10/2014 @ 09:09

    Giusto, giusto, giusto. Purtroppo non ti ascoltano professore. Io credo che questa politica la può fare seriamente solo una forza autenticamente di sinistra che riprenda la grande tradizione della socialdemocrazia europea. Purtroppo le forze che si richiamano a quella tradizione si sono smarrite nella strada Blairiana e Clintoniana che le hanno portate verso il neoliberismo. Io sono fra quelli, pochi, che ci provano, finora con scarsi risultati, a ricostruire una sinistra degna di questo nome. Non sarebbe male che altri, magari provenienti da altre tradizioni, si aggregassero a questa impresa.

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  3. PierGiorgio Gawronski

    22/10/2014 @ 13:38

    Sono d’accordo con le tue tesi. Non metterei però in contrapposizione investimenti e consumi. I consumi ripartono “se cresce il reddito disponibile di fasce della popolazione che non arrivano a fine mese” oppure “se cresce il reddito disponibile in maniera sostenibile”. Insomma, finanziare il piano anti povertà della Maria Cecilia Guerra, o rassicurare chi non lavora con sostegni di lungo periodo, sono manovre molto espansive. Aumentare il reddito disponibile della classe media e mediobassa (89 euro ai dipendenti) è poco espansivo in questa fase: sono soldi spesi male. Non credi?

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  4. Pingback: Essere “buoni tedeschi” | www.econominima.it

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