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La battaglia contro l’austerità continua

Allego il comunicato stampa del Comitato Promotore della proposta referendaria Stop all’Austerità che ho l’onore di presiedere.

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Sedici europeisti, seppur con orientamenti politici e culturali diversi tra di loro, uniti nella critica all’attuale politica economica prevalente nel continente, dopo le elezioni europee hanno deciso di promuovere un referendum, “Stop Austerità”, per modificare la legge 243/2012, recante disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione. È così che è cominciata la nostra battaglia all’ottusa austerità, con due idee forti di fondo a guidarci.

La prima è che non eravamo convinti che la ripresa europea fosse iniziata né che gli effetti depressivi dell’austerità fossero finiti. Avevamo ragione, come ha dimostrato il crescente drammatico andamento della disoccupazione e l’avvio della deflazione in Italia e in Europa.

La seconda era la convinzione della necessità di trovare un modo per far pronunciare il popolo italiano, facendogli esprimere il suo giudizio su quelle politiche di austerità approvate in Parlamento la vigilia di Natale del 2012, in tutta fretta e di nascosto. Il rischio era quello che l’attuale crisi economica si legasse sempre più ad una crisi sociale ed entrambe ad una vera e propria crisi della democrazia.  Un rischio sempre più reale col passare del tempo.

Nel mese di luglio è partita la raccolta delle firme nel silenzio dei mezzi di comunicazione. Da settembre siamo riusciti ad attirare sul referendum l’attenzione crescente dell’opinione pubblica, anche a fronte del peggiorare persistente delle condizioni economiche in cui versano il Paese e l’Europa.

Il quesito su cui abbiamo raccolto più firme (quello che intende abrogare la corrispondenza dell’equilibrio di bilancio con l’obiettivo a medio termine concordato in sede europea) ne conta circa 400.000.  I quattro quesiti hanno raccolto, nel loro complesso, poco più di 1.500.000 firme. Il nostro ringraziamento va a tutti i cittadini che si sono impegnati con la loro firma ed il loro lavoro affinché l’iniziativa avesse successo.

E’ un risultato importante che ci porta a non desistere e a rilanciare, per sostenere una linea di politica economica alternativa per l’Europa e l’Italia. Una politica economica espansiva, necessaria per i paesi europei ma anche per il mondo intero. Molti sondaggi ci confortano: la propensione di disponibilità a votare i nostri referendum è fra le più alte, negli ultimi vent’anni, tra tutti i referendum abrogativi testati (ed è significativamente più alta della partecipazione alle ultime elezioni europee).

L’attuale volontà di non rispettare appieno i dettami del Fiscal Compact, specie in Francia ed in Italia, mentre conferma la giustezza ed il tempismo della nostra iniziativa, non deve illudere: rimane nei programmi pluriennali inviati alla Commissione europea da parte di questi Governi l’ottuso annuncio di rientri a tappe forzate, nei prossimi anni, a forza di maggiori tasse e minori investimenti pubblici. Non è possibile che la domanda interna di consumi e investimenti privati ritrovi slancio all’interno di annunci così ambigui e poco rassicuranti. La sola soluzione efficace rimane quella della sospensione senza se e senza ma della costruzione del Fiscal Compact.

Per tutti questi motivi non possiamo che rilanciare la battaglia contro l’austerità, anche con l’appoggio alla raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per riscrivere l’articolo 81 della Costituzione, ad iniziative analoghe di modifica che dovessero essere promosse in questa direzione in sede parlamentare nazionale ed europea per rivedere radicalmente il Fiscal compact. Il Comitato promotore proseguirà inoltre nei prossimi mesi la sua azione contro l’austerità con una serie di iniziative politiche su tutto il territorio, fra le quali eventualmente anche la raccolta di firme. Per continuare a chiedere uno STOP ALL’AUSTERITA’. La battaglia per un’Europa capace di innovare e crescere nella solidarietà reciproca non si ferma.          

                                                 Il Comitato promotore dei referendum abrogativi legge 243/2012

5 comments

  1. Tutte quele firme sono un grande risultato, anche se non definitivo.
    Io stò continuando a indossare la maglietta anti austerity, facciamolo tutti. Magari possiamo farci fare anche magliette a maniche lunghe per l’inverno. Baci a tutti.

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  2. - L’Europa insiste sulle politiche di austerità.

    - Il parlamento italiano è stato definitivamente esautorato ieri.

    - Brancaccio il 7 ottobre su Micromega dice:

    “Le destre nazionaliste, reazionarie e al limite xenofobe, appaiono prontissime a cogliere l’occasione di una crisi dell’euro.”

    L’esito ampiamente prevedibile da anni si avvicina.

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  3. L’austerità è l’unica via di salvezza.
    L’Italia sta seguendo una politica espansiva da decenni: l’indebitamento è servito a finanziare opere inutili quando non dannose, assumere senza merito personale nelle amministrazioni pubbliche in cambio del voto (per es: abbiamo le forze di polizia più numerose d’europa), perpetuare imprese non competitive attraverso aiuti permanenti di stato (per es: il carbone del Sulcis o la scandalosa RAI), parcellizare la sanità pubblica (per es: in Puglia c’è un ospedale in ogni paese) con contemporanea lievitazione dei costi e indebolimento della efficacia terapeutica, mantenere per le varie caste stipendi e vitalizi stellari (per es: l’ambasciatore d’Italia negli States guadagna assai di più di Obama), creare migliaia di aziende pubbliche di utilities e trasporti, in realtà poltronifici e mangiatoie delle amministrazioni comunali, eccetera..
    Fare politiche espansive significa non creare vincoli alla lievitazione di questo marciume, al quale invece va tolto l’ossigeno attraverso le politiche di austerità, unico strumento che produce risultati. Svuotare le borse a disposizione dei politici-amministratori è l’unico modo infatti per costringerli a ridurre gli sprechi che si riducono non perché ci siano nuovi comportamenti virtuosi, bensì perché ci sono meno soldi da sprecare.
    D’altra parte un ulteriore indebitamento dello Stato, quando il livello attuale è già da molti considerato insostenibile, è azione che porta al collasso economico a cui segue quello politico con l’inevitabile l’affermarsi di una fazione di facinorosi violenti guidati dal “salvatore” di turno (in questo come italiani siamo recidivi). Mi pare che Grillo si stia muovendo su questo crinale perché vede nel lievitare del caos politico-economico grandi opportunità per se e per i suoi accoliti: la sua strategia è quella del tanto peggio, tanto meglio: quale miglior conferma di questo della recente iniziativa di referendun popolare sull’euro che a chi capisce qualcosa di mercati fa intravedere solo scenari da tregenda?
    Gli analisti finanziari, così come ogni altra persona di buona volontà, dovrebbero sostenere una politica di riduzione intelligente del debito pubblico, aiutando chi lavora senza clamore a questo arduo compito. Meno debito comporta meno opportunità di spreco, meno corruzione e costringe ad attivare azioni di razionalizzazione della spesa. Inoltre è condizione necessaria (ma non sufficiente) per tenere positivi i mercati.

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  4. Il PIL PROCAPITE ITALIANO 2013 E’ 33.000,00 $ IL SALARIO MEDIO QUANTO E’ ?
    IL CORRISPETTIVO PAGATO AI NON LAVORATORI (PENSIONATI) QUANTO E’ ?
    QUANDO SARO’ A CONOSCENZA DELLE RISPOSTE POTRO’ ESPRIMERMI PRO E CONTRO L’AUSTERITA’.

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