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Il deserto dei tartari chiamato Europa

Romanzo nato “dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini…”

Dino Buzzati parlando del suo Deserto dei Tartari

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Paul Krugman (K) ricorda in un recente post come la Germania abbia fatto meno austerità di tutti (asse delle ascisse) dal 2009 al 2013, in parte attribuendo a ciò la migliore performance economica tedesca (asse delle ordinate). Interessante.

Ma il suo grafico lo uso non per capire il passato ma per spiegare il futuro. Dell’Europa che verrà. Se vorrà rimanere il deserto dei tartari della routine dell’austerità o meno.

La linea rossa è identica alla linea di Krugman (K), che parte dal Portogallo che ha fatto manovre austere molto forti (in ascissa) e ha ottenuto (in ordinata) crescita negativa ed arriva alla Germania non austera e in espansione tra il 2009 e 2013.

Dove andremo a finire?

Beh è semplice. Sarebbe ideale e possibile finire sulla linea verde. Chiamiamola la retta Piga, quella che auspico da anni. Notate “Portogallo 2”: rispetto allo scenario passato il Portogallo fa un po’ meno austerità e cresce di più, molto di più. E la Germania? Fa molta meno austerità, anzi fa politiche fiscali espansive, e cresce un pochino di più. Insomma la Germania guida il fronte dell’aiuto all’Europa, lei che può più di altri, e salva se stessa e gli altri Paesi, consentendo a ognuno di questi di fare all’interno meno austerità e di crescere di più grazie all’export che si scatena verso gli altri paesi euro, compresa la Germania, visto che ognuno di essi è in crescita e domanda finalmente di più.

Certo c’è un’altra opzione: quella che la Merkel sta cercando di vendere questi giorni a Renzi. “I contractual arrangements” che in cambio di riforme danno qualche risorsina in più ai paesi in difficoltà, magari ammorbidendo (di poco) la loro austerità. Il risultato? E’ la riga in viola e parla chiaro: il “Portogallo 3” decresce sempre uguale anche se fa (poca) meno austerità di quanta non ne abbia fatta nel passato. In una recessione da domanda come questa, infatti, le riforme servono a poco e le piccole manovrine in aiuto non rianimano imprenditori e famiglie, lasciandole nella paura e angoscia, non stimolando investimenti e consumi che hanno bisogno di un progetto che mobiliti ampie risorse a livello europeo. Ma guardate la Germania sulla riga viola: resta lì sulla linea rossa dove è oggi; ovviamente, visto che non fa nulla ma guarda solo gli altri fare poco più di quano non fanno già oggi.

E non è vero che con questa posizione non otterrà nulla: certamente ci perderà, perché se continua così i Paesi più in difficoltà penseranno che sia meglio morire fuori dall’euro che dentro di esso, cosa che Stiglitz sostiene ormai debba già accadere oggi ed anzi che sia meno dolorosa ormai la prima opzione.

E sarà impossibile convincerli del contrario, per quanto buoni argomenti hanno quelli come me che è l’austerità ad ucciderci ed è essa che va combattuta. La Merkel resterà allora con in mano degli accordi contrattuali ma senza controparti con cui firmarli.

Il deserto dei tartari dell’Europa a quel punto sarà pronto per la sua ultima fase: la sua morte.

7 comments

  1. Buonasera professore,
    so poco l’inglese ma sono certissima che
    “Leaving the euro painful but staying in more painful”
    si traduce
    lasciare l’euro è doloroso ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.
    ma restarci è PIÙ doloroso.

    Reply
      • Sì, Stiglitz (e mooooooolto più umilmente) io sappiamo benissimo che “more” è un comparativo di maggioranza e NON DI UGUAGLIANZA e soprattutto sappiamo che è meglio uscire dell’euro.

        Invece trovo un tantino ridicolo usare l’avverbio “giustamente” riferito ad una citazione (distorta) e al tempo stesso sostenere l’esatto contrario di quello che si cita.

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        • Ah ora capisco. Ha ragione sulla prima parte soprattutto sul “penseranno e se continua così”, visto che lo afferma per l’oggi. Correggo, grazie. Sul sostenere l’esatto contrario continuo a sostenerlo.

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        • Non le sembra di essere un po’ presuntuosa (un Prof. che viene dalla Columbia di NY ne saprà più di Lei?) ed aggressiva? Provi ad argomentare con delicatezza, sarà sicuramente ascoltata e compresa molto di più! Un saluto

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  2. A fronte dei drammatici fatti sembrerebbe naturale chiudersi per salvaguardare ciò che rimane. Potrebbe sembrare questa la contromisura più sicura ed efficace. Piuttosto che unire i nostri sforzi per per dialogare con determinazione con quei paesi considerati responsabili di questa situazione , sembrerebbe più logico “uscire” e mettere il proprio paese al primo posto.
    Tuttavia un maggior numero di persone anche se drammaticamente colpite della spaventosa instabilità economica, evidenziano una straordinaria propensione all’unione piuttosto che a una separazione, con un No uscita da euro per il 61% degli italiani in base al sondaggio di Panorama, si determina una decisione a combattere l’egemonia delle nazioni forti senza volere interrompere l’interazione con l’economia globale, dichiarando inoltre un secco No alle politiche di austerità.
    Così nel tentativo disperato di divincolarci dalla devastazione, fra i dentro e fuori da euro, in base a quanto espresso da questa maggioranza di coraggiosi, entra in campo un valore forte e fondamentale per la nostra idea di progresso, che si batte per un unione concependo nuove idee di economia, di Europa, solidarietà e democrazia. Evidentemente è questo il funzionamento interiore di una realtà che i numeri non possono spiegare.
    Quando comprenderemo queste forze, comprenderemo come nella storia si siano potute conquistare cose incredibili e straordinarie per la nostra evoluzione.
    L’unica implicazione positiva di questa crisi, sarebbe farla finita una volta per tutte con QUESTA europa, con un sistema vecchio, vessatorio, deleterio, dal carattere egoista e separatista nelle conseguenze. Un sistema che con insensate politiche ci opprime oramai da un tempo insostenibile e inaccettabile. È urgente che la politica faccia la sua parte, che il governo faccia la sua parte, proprio in questa direzione, i risultati si vedranno di conseguenza nel modo in cui viene spiegato bene da molto tempo su questo blog, non come verità assoluta ma come straordinaria opportunità.
    Una brutta faccenda dove anche a mio parere l’euro come nemico poco conta, poiché il nemico come abbiamo più volte appurato è altro.

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