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Il bluff italiano che non paga nell’Europa che tutto è meno che Europa

Se già era recessiva prima, ora che Renzi ha dovuto cedere un altro quarto di punto percentuale alla cosiddetta Europa, che tutto è meno che Europa, la manovra si fa decisamente pesante. Da un deficit di 3% del PIL non passeremo più al 2,9 annunciato dal premier (anche se lui ha detto, ma non è vero, che il deficit aumenta) ma addirittura al 2,6%.

Ora io non posso credere che Renzi e Padoan siano così incapaci di capire la gravità recessiva della loro manovra sulla carta, in questo momento così drammatico del Paese e della sua economia. Sono certo che capiscono che difficilmente il Paese può tenersi in piedi in questa area dell’euro se generassimo un quarto anno di recessione consecutiva. Lo stesso Fassina al Festival della Diplomazia per la prima volta si è espresso in maniera chiara: o basta austerità o fuori, noi, dall’euro. E’ la prima volta che un esponente del partito maggioritario e moderato del Governo si esprime con queste parole. Faccio fatica a pensare che non siano state concordate all’interno con il Premier.

Viene la tentazione di pensare dunque che la manovra, sulla parte del taglio delle spese, sia un bluff. Che alla fine, come suggerisce Fubini su Repubblica, i 15 miliardi di tagli di spesa nella loro interezza non saranno trovati nel 2015. Forse nel tempo.

In questo scenario fantapolitico val bene chiedersi quali sarebbero le implicazioni politiche ed economiche.

Cominciamo con le seconde. Se è vero che non tagliare le spese di 15 miliardi ma di, diciamo, 8, è certamente meno recessivo di quanto non abbiamo già raccontato, teniamo conto tuttavia che mercati ed imprese associano a questo evento l’inevitabile avvio delle clausole di salvaguardia con aumento di IVA, così come annunciata nella nota di Aggiornamento del DEF. Se non è zuppa è pan bagnato dunque e non è pensabile che, qualora questa notizia (8 miliardi di tagli e non 15) dovesse divenire di pubblico dominio, si abbia un qualsivoglia effetto positivo su investimenti e consumi. D’altronde l’incertezza politica, su di uno scenario di minori spese pubbliche non vidimate dall’Europa, è talmente ampia che nessuno rischierebbe di scommettere con ottimismo sul futuro investendo o consumando: chi ci garantisce che l’Europa non avvii una procedura d’infrazione, evitata proprio ieri da Renzi?

Ma se allora Renzi e Padoan sanno bene che anche fingendo di fare tagli e poi rinviarli non c’è vantaggio per l’economia, a qual fine imbarcarsi in questa misteriosa manovra? Per guadagnare tempo? 6 mesi? Certamente è un’opzione se Renzi si decidesse a avviare la spending review che riduce l’effetto depressivo dei tagli di spesa e che non ha voluto mai iniziare. Ma se invece non ne avesse la minima intenzione, cosa ci resta in mano? Un duello all’arma bianca con l’Europa tra 6 mesi in cui l’Italia presenta conti ampiamenti fuori dal 2,6%, possibilmente anche fuori dal 3%, con un’economia ancora in recessione ed il debito PIL che continua a crescere. Tanto valeva allora anticipare il duello con la cosiddetta Europa che Europa non è ad oggi, con una manovra veramente espansiva fatta di investimenti pubblici che sicuramente danno lavoro e creano PIL, al contrario della riduzione delle tasse e dei tagli di spesa a casaccio (e finti?).

Oppure bisogna credere che Renzi scommetta su un tale inviluppo di tutta l’economia europea, Germania inclusa, che tra 6 mesi non vi sarà uno straccio di opposizione ai conti “fuori controllo” italiani come invece vi è stato in questa settimana.

Ma è una visione dal fiato corto. Perché non si basa sul prendere di petto il grande bluff della cosiddetta Europa che Europa non è, portando avanti la propria posizione per una manovra italiana ed europea veramente espansiva e non recessiva come questa, con la sospensione immediata senza se e senza ma del Fiscal Compact dal quale l’Italia potrebbe uscire unilateralmente, rimanendo nell’euro, per scatenare il dibattito politico. No, si basa sul nascondere sotto il tappeto i problemi. Soluzione che ha il solito rischio che quando alzi il tappeto lo troverai così ammuffito e sporco che dovrà essere buttato via nella sua interezza.

2 comments

  1. Marcello Romagnoli

    27/10/2014 @ 10:46

    “Ora io non posso credere che Renzi e Padoan siano così incapaci di capire la gravità recessiva della loro manovra sulla carta, in questo momento così drammatico del Paese e della sua economia. ”

    Anche io non lo credo anche perchè in tanti glielo stanno dicendo fuori e dentro l’Italia.

    per questo penso che il progetto loro sia un altro, altro che Monti ha spiegato molto bene (Mario monti intervista schock :https://www.youtube.com/watch?v=wifCgI4gagM), che Squinzi e Marchionne hanno confermato.

    L’Italia deve diventare una piccola Cina dove i salari sono bassi e i diritti sotto terra. Peccato che così ci si lega troppo agli andamenti del mercato straniero.

    Molto più intelligente per il 90% delle aziende sarebbe una riduzione della burocrazia e un accesso al credito più facile, ma i governi guardano agli interessi della grande industria, non delle PMI

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