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Di draghi e di Draghi

Sono nato nell’anno del Drago. Ogni 12 anni capita. Sono bravo a riconoscerli. Leggo su Wikipedia: “I Draghi richiedono che le azioni, per loro o per gli altri, siano efficienti e sono sorpresi quando gli altri non riescono ad occuparsi di un compito; sono così trasportati dal processo di azioni che non vedono le debolezze delle altre persone”.

Effettivamente è così. Nulla mi tormenta di più dell’incapacità di Mario Draghi di occuparsi del suo compito, di evitare la deflazione che sta causando, incapace di sottrarsi dalla morsa della Buba tedesca. A volte penso che un tedesco alla guida della BCE farebbe meglio, non fosse altro che perché non dovrebbe passare la vita, come Monti o Draghi, a dimostrarsi più tedesco dei tedeschi.

Nulla mi tormenta di più dell’incapacità di Mario Draghi di non occuparsi dei compiti altrui, come di quello di fare le riforme. Perché altrimenti non si stimolano gli investimenti. Che,secondo Draghi, si stimolano, appunto, con delle misteriose riforme. A tal punto che – assente la capacità italiana di fare queste riforme - pur di farli ripartire, questi investimenti privati, bisogna farle fare a chi le sappia fare, ovvero alle tecnocrazie europee.

Mi basta qui ripetere cosa ha scritto al riguardo oggi per Repubblica un bravo economista, Paul de Grauwe: “è un’intromissione assolutamente inaccettabile sul terreno delle politiche delle riforme istituzionali di ogni singolo Paese, che è e deve restare dominio delle rispettive politiche. Draghi è solo un civil servant, bravo, serio e rispettato quanto si vuole ma che tale deve rimanere. Spero che non si ripeta più una vicenda del genere (come la lettera BCE del 2011, NdR). La BCE pensi alle sue responsabilità. Ha accumulato fin troppi ritardi e sta fallendo clamorosamente nel suo stesso ruolo di tutela dell’equilibrio della base monetaria: l’inflazione, continua a dire, deve stare sul 2%. Intanto stiamo andando in deflazione. E’ venuto alla luce il problema chiave dell’eurozona: deve dotarsi di strutture politiche proprie, che assumano decisioni in piena responsabilità. Altrimenti, se continua il paradosso della moneta senza Stato, senza fisco, senza bilancio, solo con una banca centrale, è meglio tornare alle monete nazionali“.

Io, da parte mia, mi soffermo solo su questa ultima assurdità che il crollo degli investimenti in Italia è dovuto alla mancanza di riforme. Basta leggersi che cosa ha scritto il Governatore della Banca d’Italia Visco (Draghi lo conosce bene) nella sua ultima relazione annuale di solo 3 mesi fa, al riguardo di cosa influenza gli investimenti privati.

E già. E qui casca l’asino: è l’andamento dell’economia, la scarsità di domanda derivante dalla deflazione che alza il costo del credito e dalla austerità che la BCE promuove ed incoraggia, che spiega perché gli investitori non scommettono più sul futuro, non investono più. E quindi non chiedono più credito a quelle banche che in fondo, per scelta della BCE, gli negano un futuro.

Guardate l’andamento dei prestiti bancari (tassi di crescita, grafico Banca d’Italia) e quello dell’economia italiana (tassi di crescita, grafico Istat). Notate nulla? Guardate bene.

E già. E’ l’economia ed il suo andamento (grafico di sotto) a guidare la scelta delle imprese di chiedere prestiti e delle banche dunque a prestare (grafico di sopra). Prendete per esempio il 2009, vedete come l’economia riprende (decresce di meno) nel secondo trimestre 2009 mentre i prestiti cominciano a farlo a fine 2009? La stessa cosa nel 2011, l’economia entra in crisi e poi crollano i prestiti.

Il disegno è chiaro. Dobbiamo fermarlo con le armi che ci restano: il referendum è la mia, dateci una mano, ce la faremo.

7 comments

  1. “Nulla mi tormenta di più dell’incapacità di Mario Draghi di occuparsi del suo compito, di evitare la deflazione che sta causando”
    Magari non è quello il suo compito. Non sarà che i suoi compiti (quelli veri) siano ben diversi da ciò che dichiara e da ciò che noi ci aspetteremmo?

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  2. E già. E qui casca l’asino: è l’andamento dell’economia, la scarsità di domanda derivante dalla deflazione che alza il costo del credito e dalla austerità che la BCE promuove ed incoraggia
    Come al solito non sono d’accordo con lei. In realtà neanche con De Grauwe.
    Con lei: amico avviso non è la deflazione a causare la scarsità di domanda, ma è la scarsità di domanda che causa la deflazione.
    Con De Grauwe: non credo che aumentando la base monetaria la BCE possa abbattere la deflazione, in quanto la deflazione potrà sparire solo quando la domanda aumenterà. Se la domanda privata non si fa viva, Keynes diceva che dovrebbe farsi avanti la domanda pubblica, quindi politica fiscale e non monetaria.
    È per questo che non sono d’accordo con lei, quando varie volte ha affermato che una riqualificazione della spesa pubblica (in estrema sintesi togliere ai ladri e spendere in investimenti produttivi obiettivo altamente meritorio) farebbe ripartire l’Italia. A mio avviso si tratterebbe solo di redistribuzione, ma la domanda aggregata sarebbe immutata e la deflazione rimarrebbe fra noi. D’altra parte, perchè investire di più se la capacità installata pur ridotta è sottoutilizzata?
    Con De Grauwe e tanti altri concordo sul punto: meglio buttare l’Euro nel cestino della storia e poi riricambiare la Costituzione.

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    • Vede, lei ha ovviamente ragione: è ovvio che è la scarsità di domanda che causa la deflazione, ne avrò scritto anche io mille volte. Ma quando siamo in trappola della liquidità con tassi zero, le deflazione ha un effetto aggiuntivo che non si ha quando i tassi nominali sono alti e si sono possono abbassare al diminuire dell’inflazione lasciando costanti i tassi reali: che i tassi reali salgono (il tasso nominale non potendo scendere sotto lo zero) abbattendo ancora maggiormente la domanda. Concordo in parte ma solo in parte con lei, per esattamente le stesse ragioni di su, sulla base monetaria: se l’aumento di base monetaria è, come negli anni 30, legato ad un chiaro piano di modifica delle aspettative degli operatori sul livello futuro dell’indice dei prezzi (guardi il film Inflation di quegli anni fatto a Hollywood che trova su questo sito, un genio FDR!) ecco che i tassi reali scendono e l’attività può riprendere (detto questo penso sempre come lei sa che la politica fiscale è l’arma più potente). Ma non mi pare che Draghi voglia andare a Hollywood.
      Sull’ultimo punto lei sbaglia in toto perché non capisce la differenza tra un trasferimento e una domanda di beni, lei pensa che una spesa di 100 euro generi la stessa domanda indipendentemente da come è spesa, e questo è un grave errore, ma sul sito ne abbiamo parlato così tante volte che non aggiungo altro.
      Perché investire di più se la capacità è inutilizzata? Non mi è chiaro se lei parla di investimenti pubblici (ma è ovvio il perché, per espandere il PIL e l’occupazione) o quelli privati (che appunto non ripartono ed è proprio loro che dobbiamo far ripartire via maggiore spesa pubblica e domanda).

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      • FDR ha fatto proprio quello che adesso non si fa, ha investito in infrastrutture, per far ripartire l’economia. Perchè costruendo strade, ponti e quant’altro, ha ridotto la disoccupazione. I nuovi occupati, spendevano i salari, aumentando la domanda ulteriormente ( moltiplicatore di Kahn-Keynes). Sull’inflazione poi so che aveva dato credito alle teorie di un soggetto, di cui non ricordo il nome e che comunque non era un economista in senso stretto, che lo aveva convinto che un certo grado di inflazione avrebbe fatto bene all’economia. Ricordo di non aver capito bene la teoria di questo “economista”, e non so se attribuire questa mia mancanza di comprensione, ai miei limiti intellettuali, o al fatto che questo signore aveva avuta una giusta intuizione, senza riuscire a darne una motivaIone razionale.
        Non mi risulta che FDR abbia fatto una spending review, come lei propone, ha aumentato la domanda statale. La domanda privata è aumentata in conseguenza, come sopra detto. Vorrei fosse chiaro che ritengo che ogni lira ( mi auguro quanto prima) recuperata ai ladri, è cosa buona e giusta. Ma senza l’aumento della domanda aggregata, le cose non miglioramento. È regola generale che nei periodi di crisi si sia più attenti alle lire, quando le cose vanno bene invece, si largheggia, si è più distratti, tanto un po’ di miele gocciola per tutti ( il paradiso dei liberisti il trickle down). Tenendo a mente i saldi settoriali, per il settore privato, le cose possono andare meglio solo se per gli altri due settori, stato ed estero, le cose vanno peggio. Lo stato dovrebbe stare li per il benessere dei suoi cittadini. Non è necessario che io la illumini sul fatto che, se l’economia cresce, il debito statale è sostenibile anche se il bilancio è in deficit.
        Allora quale può essere questa scintilla per far ripartire l’economia? L’idea di De Grauwe di liberarci dell’Euro mi attizza. Miglioreremmo dall’oggi al domani il nostro RER in maniera sostanziale. Libereremmo gli “spiriti animali” dei capitalisti, che riprenderebbero ad investire. Ripartirebbe l’export e diventeremmo di nuovo un temibile concorrente per i poster child attuali del commercio internazionale.
        In fondo oltre a fare ” cammise e maglioni” sappiamo anche fare Ferrari e Costa Concordia. Purtroppo abbiamo altri Schettino oltre a quello della Concordia, che hanno mandato una Nazione e non una nave sugli scogli. Quando parlavo di investimenti mi riferivo agli investimenti fissi lordi, privati.
        Le ribadisco, non concordo con lei quando ritiene che spostando la spesa da un settore all’altro, si possano avere effetti rapidi e sostanziosi sul PIL. La sua cura ha bisogno di troppi anni e non ritengo che funzioni. Il tempo sembra che stia per finire, poi c’è il default e gli esattori sull’uscio di casa. L’attualità a me dice questo. Che si inalberi De Grauwe non mi è di conforto, quando sento Renzi dire che quelle di Draghi sono parole sante…… Chiedo scusa i puntini sono turpiloquio a vostro piacere. Il giorno dopo pare abbia detto che in Italia governa lui e non la Toika, ma quando lo sentivo in diretta su La 7, non credevo alle mie orecchie. Altri puntini a piacere. E poi c’è chi s innamora del suo eloquio anche in famiglia. Non ritengo di essere un genio, ma quello che ha detto Draghi, leggendo un estratto del suo discorso lo ho capito subito, il mio Presidente del Consiglio lo ha capito solo il giorno dopo? O Renzi fa una recita a soggetto e fa parte del gioco? In rapida successione Scalfari, Draghi,Renzi. Io non mi ritengo autorizzato a pensare che il mio Presidente del Consiglio sia tardo di comprendonio.
        PS Dove dico amico intendevo a mio modo di pensare, solo devo aver saltato lo spazio e l”‘IPAD ha corretto così
        Nicola Branca

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        • Grazie. Senta io con piacere parlo con lei, ma sempre se partiamo dai dati di fatto e così scoprire su cosa ci si divide. Altrimenti no problem, abbiamo tutti e due tante cose da fare.
          Allora
          1) FDR non ha fatto una spending review, vero. Ha aumentato la domanda statale, come chiedo anche io. Non vorrei che lei pensasse che fare la spending review voglia dire ridurre la domanda anche perché mi sembra che lei creda che spendere di più automaticamente generi più domanda, anche quando si spreca, cosa che è evidentemente falsa.
          2) FDR non ha fatto spending review, vero. Sa perché personalmente credo che sia fondamentale? Perché la spesa rispetto a 80 anni fa è cambiata drasticamente (http://www.usgovernmentspending.com/us_20th_century_chart.html ). Si spende molto di più e dunque si tassa molto di più. E siccome i costi della tassazione sono convessi, è bene, oggi, trovare altre fonti di finanziamento per la spesa, che io ritengo essenziale.
          3) Perché non fare ancora deficit invece di fare spending review? Bah faccia lei. Io chiedendo di bloccare il fiscal compact che chiede deficit allo zero in 3 anni, chiedo + deficit, molto di +, di quanto non se ne intenda fare. 3% di PIL come chiedo io, vuol dire 3% di deficit in più.
          4) Il suo RER cambierà, per un po’. Ma gli animal spirits saranno a pezzi perché se l’austerità rimane lei si becca una di quelle stangate à la Amato che non si scorda più. L’austerità è politica, e si sconfigge politicamente, non con un saltello fuori dall’euro.
          5) non ci vogliono anni a fare spending, ci vuole volontà politica.
          Sul resto concordo.

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  3. Referendum?
    Quale?
    Per uscire dall’euro o per uscire da questa UE di tecnocrati non eletti e amici dei banchieri e che quindi vanno sempre cntro gli interessi dei cittadini?
    Non c’è la possibilità giuridica di uscirne con un referendum.
    Invece c’è eccome la possibilità che si agisca nella direzione del conflitto con la nostra Costituzione,strumento che la Germania spesso usa per sé quando ci sono regole troppo strette.
    Contattare il dott. Barra Caracciolo per approfondimenti.
    Un’altra strada ci sarebbe, quella di avere al governo qualcuno in grado di prendere una decisione unilaterale, quella che prenderà con tutta probabilità la Le Pen quando nel 2017 avrà la possibilità di rappresentare i francesi, stanchi del suicidio economico finora a loro imposto.
    Noi però stiamo peggio di loro, dovremmo muoverci prima.

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