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Spending Review: un uomo solo al comando? No grazie.

Dalla storia di copertina sul Panorama di oggi, mio articolo.

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Un uomo solo al comando. Speriamo proprio di no. Carlo Cottarelli, economista esperto e persona dura ma pragmatica, ha accettato una sfida ben più ambiziosa di quella che gli hanno posto sinora i paesi emergenti di cui doveva esaminare i conti pubblici e stabilire se meritavano o meno i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale dove ha lavorato per una vita, con incarichi sempre più importanti: essere il capo della spending review italiana, con il compito di razionalizzare la nostra spesa pubblica senza farci cadere ulteriormente in recessione.

Perché funziona proprio così: se trovi lo spreco e lo abbatti, non causi dolore all’economia ed all’occupazione. Ma se tagli a casaccio, come è stato sinora, allora sì che son guai. Un esempio potrà bastare per comprendere questa semplice logica che spesso sfugge a chi chiede di “tagliare tagliare tagliare”, senza specificare come, la presenza dello Stato nell’economia. Immaginate due amministrazioni, A e B, che spendono in totale 600 euro per comprare 2 ambulanze, identiche, utili ambedue per il Paese. Tuttavia una, (A), l’acquista a 200 euro e l’altra, (B), l’acquista a 400. Essere così bravi da individuare lo spreco insito nei 400 euro e obbligare B a comprare a 200 riduce la spesa di 200 euro senza ridurre l’assistenza sanitaria sul territorio e senza creare più disoccupazione tra i lavoratori che producono ambulanze: sempre due ambulanze si acquistano. Anzi, si avranno a disposizione 200 euro con cui potremo comprare la terza ambulanza, se necessaria, o diminuire le tasse sui cittadini. Insomma, tagliare gli sprechi non è recessivo ma, al contrario, espansivo. Quello che viene a essere tagliato è un mero trasferimento che con lo spreco portava risorse dei contribuenti a imprenditori (e funzionari pubblici?) che si arricchivano indebitamente o più del necessario.

Vero è che se le nostra due amministrazioni erano brave e compravano già le due ambulanze a 200 ognuna, senza sprechi, il taglio a casaccio di 200 incide eccome: si potrà comprare solo  un’ambulanza, con minori servizi sul territorio, più disoccupazione nel settore delle ambulanze e un aggravamento della recessione con cui conviviamo da due anni.

Ecco la sfida che aspetta Cottarelli: non buttare il bambino con l’acqua sporca, evitare di ridurre la spesa in modo sbagliato inviluppandoci in una instabilità sociale che rischia di far saltare il banco.

Ma esistono questi sprechi? In abbondanza. Uno studio di tre economisti italiani, Oriana Bandiera, Andrea Prat e Tommaso Valletti  pubblicato sulla rivista scientifica internazionale più prestigiosa al mondo, ha dimostrato, sulla base di tutti gli appalti fatti in beni e servizi in Italia a metà del trascorso decennio, come, se tutte le amministrazioni comprassero lo stesso bene allo stesso prezzo potremmo ridurre la spesa del 2% circa del PIL, 30 miliardi di euro, senza ridurre la qualità dell’azione pubblica e senza ridurre l’occupazione nelle aziende che vendono alla Pubblica Amministrazione. 30 miliardi non sono noccioline (a cui andrebbero aggiunti gli sprechi sui lavori pubblici e quelli non solo di prezzo ma di quantità di beni inutili comprati).

Sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze potrete trovare una serie incredibile di dati che confermano l’esistenza di questi sprechi, la cui eliminazione è dunque a portata di mano. Cominciamo dalle scrivanie direzionali? Perché no. Le amministrazioni statali sono obbligate ad acquistarle dalla Consip, la società delegata a tali acquisti, dove potevano trovarle a 282,71 euro. Eppure molte di queste invece le hanno acquistate per conto loro, contravvenendo al disposto normativo, a un prezzo medio di 723,63 euro! Le amministrazioni locali, libere di acquisirle in proprio ma obbligate ad avere come riferimento il prezzo Consip, le hanno  comprate a “solo” 470,03 euro. Come è stato possibile evadere le prescrizioni normative? Semplice: in assenza del gatto (i controlli), i topi ballano. PC desk-top? Prezzo Consip 493,97 euro ma qualcuno che avrà preferito una marca diversa ci deve pur essere stato, visto che il prezzo medio per le amministrazioni obbligate è stato di 671,18 euro. E così via.

Come farà Carlo Cottarelli a entrare in questa giungla di sprechi ed uscirne ancora vivo e vincitore? Domanda tanto più rilevante dato che il suo predecessore, Bondi, non l’ultimo arrivato quanto a capacità di tagliare, ha miseramente fallito durante il mandato ricevuto dal Governo Monti. La risposta è sì semplice, ma articolata.

Prima di tutto, dovrà avere un mandato forte ed esplicito dal Presidente Letta. Che lo difenda e lo sostenga in ogni dove, internamente e con appropriata comunicazione esterna. Certo non aiuta che Letta non abbia nemmeno menzionato la spending review nel suo discorso di investitura alle Camere, ma la nomina di Cottarelli potrebbe essere un segnale di ravvedimento. Un sostegno interno non può che passare per l’attribuzione a Cottarelli di una gigantesca squadra di esperti (un centinaio?) che lo sostengano nelle ispezioni a campione che da subito dovrà mettere in atto sul territorio se vuol far sentire alle amministrazioni pubbliche il sentore che la musica è cambiata. Non tanto giuristi dunque, ma persone esperte di audit e controlli, merceologici raffinati e ingegneri competenti. E poi il sostegno totale degli uomini e donne della Guardia di Finanza, della Consip stessa, dell’Autorità Anti Corruzione, dell’Antitrust. Saprà Letta mobilitarsi in questa direzione? Il buongiorno si vede dal mattino e sapremo presto: basterà vedere quanti spazi riserveranno a Cottarelli a Via XX Settembre nella sede del Ministero. E dove risiederà. Già, perché si dice che Bondi avesse chiesto una stanza presso il piano nel Ministero dove è localizzata l’istituzione che detiene l’elemento fondamentale per qualsiasi tipo di controllo, ovvero il dato: stiamo parlando della Ragioneria Generale dello Stato. Eppure Bondi quella stanza contigua non l’ha mai avuta, segno di un rapporto di totale chiusura tra l’amministrazione del Tesoro e il capo della spending review.   Problema che non dovrebbe più sussistere ora con il nuovo Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco, amico e collega di Cottarelli da tanti anni.

E’ proprio dalla Ragioneria che potrebbe venire il più formidabile supporto informativo. Ma comunque non sarebbe mai sufficiente: nemmeno alla Ragioneria hanno una banca dati che in tempo reale dica al Primo Ministro chi compra cosa, quando, come – vero incomprensibile scandalo a cui nessun sembra voler rimediare – ed in assenza della quale  siamo destinati a chiudere le porte della stalla quando i buoi sono già scappati, come è sempre avvenuto sinora. Riuscirà Cottarelli ad ottenere un mini finanziamento per ottenere per qualche milione quella piattaforma informatica dove centralizzare tutte le gare delle singole stazioni appaltanti italiane e che genererebbe miliardi di risparmi?  Perché è di questo che si tratta: non centralizzare le gare, fenomeno che uccide le piccole e medie imprese, ma centralizzare il dato, così che appena una scrivania direzionale verrà offerta a 700 euro l’affare verrà bloccato. Semplice no?

No, non è semplice. Richiede uno sforzo organizzativo notevole e, val la pena ripeterlo, tutta la forza di volontà dell’esecutivo a sostegno. Un uomo solo non potrà mai farcela. Una squadra di intoccabili come quelli che sconfissero Al Capone nemmeno. Ma un leader intelligente, sì.

13 comments

  1. Luigi Biagini

    31/10/2013 @ 07:26

    Purtroppo il mancato uso di CONSIP da parte di enti pubblici e pratica diffusa. Ma chi controlla chi disobbodisce? Quali sono le sanzioni?

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  2. genesio volpato

    31/10/2013 @ 08:47

    Prof buon giorno, non commento perché non sono abb.competente. Ma ho capito parlando con tante persone che tutti vorrebbero rifare scuole ( a pezzi) costruire nuove carceri; rifare edifici osceni; terminare strade e allargare autostrade………ma non ci sono i soldi, si dice. Anzi, si crede che questo comporti nuovo debito, come risolvere questo dilemma ? Temo che non sia abbastanza convincente o sono loro che non capiscono ? solo che a non capire sono in tanti………….io spero che qualcuno la ascolti. saluti

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  3. Un’altra piattaforma???
    Ma l’AVCP ha già aggiudicato la gara per realizzala! Giustamente, non per smontare le piattaforme Consip, Arca, IntercentER, START, Empulia, ecc. ma solo per raccogliere dati sulle aggiudicazioni.

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  5. Riccardo Colangelo

    31/10/2013 @ 10:03

    Cosa, quando, come …
    Manca una dimensione, PERCHE’, che è quella che determina lo spreco.
    Come dice Ruskin, se spendiamo di più, perdiamo parte del denaro, ma se manca la giustificazione alla spesa lo perdiamo tutto.

    Le scrivanie direzionali servivano? o hanno cambiato l’arredo perché il nuovo staff non riteneva dignitoso sedersi al posto di quello precedente?

    Ti lascio la risposta.

    Reply
  6. …”nemmeno alla Ragioneria hanno una banca dati che in tempo reale dica al Primo Ministro chi compra cosa, quando, come – vero incomprensibile scandalo a cui nessun sembra voler rimediare – ed in assenza della quale siamo destinati a chiudere le porte della stalla quando i buoi sono già scappati, come è sempre avvenuto sinora.”
    “…Richiede uno sforzo organizzativo notevole e, val la pena ripeterlo, tutta la forza di volontà dell’esecutivo a sostegno. Un uomo solo non potrà mai farcela.”
    AMEN

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  7. Caro professore, il suo discorso non fa una piega e credo che la parte finale del suo resoconto l’avrebbe voluta poter esprimere all’ultima trasmissione televisiva a cui ha partecipato, sarebbe stata molto esaustiva visto le premesse da lei specificate. Ora, il mio pensiero, non da economista, ma da persona con un ragionamento spero logico e coerente, è che la soluzione sembra talmente ovvia da risultare impensabile non sia stata già
    vagliata dagli esperti in materia incaricati. Perchè, in base al suo scritto, Bondi non è potuto intervenire? Questo, a mio avviso, è il punto focale, quale muro di omertà e di interessi blocca i vari interventi che potrebbero risanare o quantomeno abbattere sprechi inutili? Per me questo è spaventoso, a noi cittadini l’impotenza del tutto, toglie qualsiasi speranza di risoluzione, come è possibile che non ci siano degli organi predisposti a questi controlli? Perchè non si è provveduto ad acquistare una piattaforma informatica per far convogliare tutti i dati necessari, come specificato da lei? Perchè nessuno lo ha richiesto? Probabilmente è stata data la priorità ad altre spese, forse, visti i risultati, di efficacia di gran lunga minore o quantomeno non determinanti per raggiungere obiettivi validi per la nostra spending review.Ci rimane soltanto la speranza di questo cambio ai vertici (mi riferisco a Cottarelli ed altri) e se pure lui non riuscisse ad abbattere il muro? Mi creda, a volte, venendo a conoscenza, grazie a lei, di molte incongruenze nella gestione dei soldi pubblici, mi viene naturale chiedermi se siano più determinanti le capacità degli esperti incaricati o le bende sugli occhi che molti di loro, credo, debbano mettersi (ovviamente in senso metaforico) per giustificare più che altro a se stessi un’impotenza che loro malgrado devono sopportare e accettare.

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    • gabrieletweet90

      01/11/2013 @ 23:08

      bisognerebbe commissariare il più possibile in tutti gli ambiti amministrativi, questa è la cruda realtà

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  8. Antonello S.

    02/11/2013 @ 10:43

    Esimio Professore, premesso che non sono un economista, ma solamente un cittadino di media cultura che prova ad informarsi con scarso successo su argomenti solitamenti destinati a menti raffinatissime, come il sistema monetario, il bilancio dello Stato, la composizione del Debito Pubblico e la sua formazione ecc., Le chiedo (dopo aver anche ammesso di seguire il suo blog solo da poco tempo), la ricetta economica che il nostro Paese è destinato a seguire è solo questa, cioè spending rewiew a gogò?
    Ed è convinto che eventualmente questo sia il provvedimento prioritario?
    Perchè sà…io temo molto che le risorse eventualmente recuperate da queste azioni di buon senso, se non precedute da altri “aggiustamenti”, andranno soltanto a foraggiare gli interessi di un debito che è destinato a non scendere senza una massiccia azione di sviluppo, e ad alimentare il cosiddetto “Fondo Salva Stati” o MES, a cui dovremo obbligatoriamente versare, nei prossimi tre anni, almeno più di 100 miliardi.

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  9. (ASCA) – Roma, 4 ott – Con la nomina di Carlo Cottarelli a Commissario per la spending review,, ”riprende con slancio il processo di riforma della spesa pubblica avviato con il dl 52/2012, con l’obiettivo di giungere ad una piu’ efficiente allocazione delle risorse pubbliche e di ridurre la spesa in rapporto al Pil”. Lo afferma il Mef in una nota. ”Per le sue qualita’ professionali, la lunga e consolidata esperienza al Fondo Monetario Internazionale – dove ha raggiunto l’incarico di direttore del Dipartimento di finanza pubblica – prosegue il Tesoro – Cottarelli e’ stato ritenuto la personalita’ piu’ idonea a svolgere questo delicato compito. Il dottor Cottarelli ha gia’ rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico presso il Fmi e assumera’ le funzioni di Commissario il prossimo 23 ottobre”. Il nuovo Commissario proseguira’ il lavoro avviato dal precedente governo, aggiunge il Mef ”che ha gia’ conseguito significativi risultati in termini di razionalizzazione e riduzione della spesa e, d’intesa con le amministrazioni interessate, andra’ ad incidere direttamente nei processi amministrativi e nei meccanismi di formazione delle decisioni di spesa per eliminare sprechi e migliorare la qualita’ dei servizi resi ai cittadini”. ”Sono molto onorato per questo incarico. L’obiettivo di una Spending Review – ha affermato Cottarelli commentando la notizia dell’incarico – non e’ soltanto il riordino della spesa pubblica ma anche il miglioramento della qualita’ dei servizi offerti ai cittadini. Occorrera’ del tempo per raggiungere questi obiettivi ma e’ importante procedere rapidamente sulla strada gia’ avviata e ottenere risultati visibili fin dall’inizio. Il mio impegno sara’ completo”.

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  10. Andrea Tibaldi

    05/11/2013 @ 08:03

    ok ammettiamo di recuperare 30mil all’anno. dal prossimo anno dobbiamo darne 50 all’UE x fiscal compact quindi siamo fregati comunque. è così difficile da capire che se non usciamo dalla trappola dell’euro siamo morti a prescindere da TUTTO il resto?

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  11. L’emendamento è di quelli insidiosi che arrivano un po’ a sorpresa e passano senza troppo clamore, pur avendo conseguenze importanti sul bilancio dello Stato e su migliaia di persone. Così è stato per la revisione di spesa del ministero degli Affari Esteri. Come tutte la amministrazioni dello Stato la Farnesina era chiamata a fare la sua parte nel dettato della spending review con la regola generale del taglio del 20% degli organici dirigenziali e del 10% della spesa complessiva per il personale non dirigenziale. La spending review è legge ma non è andata proprio così.

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