Un linguaggio comune è possibile? Ho cercato di capirlo ieri sera al dibattito assieme ad Alberto Bagnai a Roma, lui convinto sostenitore dell’uscita dall’euro come unica fonte per uscire da questa drammatica crisi europea.
Cito Alberto, nel suo libro “il Tramonto dell’euro”: “E’ anti europeo chi si ostina a difendere queste istituzioni fallimentari”. Ci vogliono “regole economicamente più razionali”. Yes, assolutamente! E allora dove sta la differenza?
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Leggendo le pagine conclusive del libro di Alberto trovo una chiave interpretativa delle nostre differenze. Le sue frasi («l’euro è antidemocratico»; «la vera vittima dell’euro è l’Europa»; «l’euro è economicamente insostenibile») che non sottoscrivo per nulla, hanno però questa caratteristica: che mutata una sola parola, troverebbe pieno mio supporto:
«l’austerità è antidemocratica»; «la vera vittima dell’austerità è l’Europa»; «l’austerità è economicamente insostenibile».
Perché l’austerità è il vero nemico da battere. Essa non cessa fuori dall’euro, la sua morte non viene in alcun modo certificata dal passaggio alla lira ed al marco. Il Regno Unito, la Bulgaria, sono svariati esempi dall’attualità che l’austerità può imporsi a piacimento, con analoghi risultati rovinosi sull’economia interna, in assenza di euro ma in presenza di politiche sbagliate che non tengono conto della sofferenza della gente. Focalizzarsi sull’euro è perdere tempo, se non si guarda negli occhi la bestia e la si affronta, è inutile, perderemo sempre.
E la bestia, ovviamente, ha la faccia dell’austerità ma si chiama crisi di democrazia europea che fa sì che si approvino leggi come il Fiscal Compact nel segreto più completo, che fa sì che dopo un voto, come quello italiano, che condanna l’austerità 90 a 10 con voto democratico, vede la riproposizione di un governo in cui al Ministero dell’Economia viene nominato un tecnico della Banca d’Italia che certamente al tavolo di Bruxelles non rappresenterà quanto chiestogli dagli elettori.
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Rimane un ultimo punto da fare.
Alberto crede che dopo l’uscita dall’euro si potrà ricostruire un livello di cooperazione tra Paesi europei su basi nuove e più democratiche.
Io non credo proprio. Quei paesi europei che si sono fidanzati negli anni ottanta e negli anni novanta, hanno deciso di sposarsi, con l’euro. Giusto o sbagliato che fosse, l’hanno fatto, sottostimando, come quasi tutte le coppie, la difficoltà delle sfide che si sarebbero ben presto presentate di fronte a loro. Al di là di dire che, come in un matrimonio, ci vogliono spesso più di 10 anni per giudicare se una unione abbia la capacità di funzionare (ah, avessero gli Stati Uniti formato una unione monetaria perfetta in 10 anni! peccato ce ne abbiano messi più di 100 …), mi preme ribadire l’ovvio: che una volta divorziati è pressoché impossibile ritornare fidanzati, alla cooperazione che fu prima dell’euro. E’ impossibile perché troppo traumatica sarà stata la separazione, troppe accuse reciproche, troppi stereotipi corroderanno il tutto.
E, nella mancanza di vera cooperazione, il volto della bestia – ancora viva e vegeta, l’austerità in un mondo a cambi flessibili con liretta e marco – sarà l’incubo che unirà ancora le nostre politiche economiche, in una parvenza di coordinamento anti-inflazionistico che tutto sarà meno che vera rappresentanza delle istanze delle persone che soffrono.
La vera cooperazione, quella per la quale abbiamo fatto questo matrimonio così rischioso, quella che si costruisce con fatica nel tempo ma che da pian piano i suoi frutti, andrà a farsi benedire con la morte dell’euro.
Perché perdere l’euro oggi vuol dire far saltare la presenza europea al tavolo geopolitico delle trattative con Cina e Stati Uniti: una frammentazione, una balcanizzazione che ci escluderà ovviamente dalle decisioni chiave a quel tavolo, al quale ci presenteremo separati, piccoli, e conflittuali.
Non è solo questione geopolitica: è questione di valori. Quei valori europei, diversi da quelli orientali e quelli americani, che fanno bene al mondo che si nutre di diversità, resterebbero al palo, consegnandoci all’oblio per decenni.
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Combattere l’austerità significa solo una cosa: pretendere ed ottenere le giuste politiche economiche europee all’interno dell’euro, qualcosa che non abbiamo mai provato a fare sinora, che non abbiamo mai richiesto al tavolo delle trattative europee.
Su quali siano queste politiche, le uniche, che possano generare crescita, occupazione, opportunità e dunque stabilità della costruzione europea, mi soffermerò nei prossimi post.
Sul come farle, è ovvio: pretendendo che siano restaurati meccanismi basilari di rappresentanza democratica. Se votiamo contro l’austerità, dobbiamo pretendere che questa sia fatta cessare.
Continuo a credere che su queste basi ci si possa alleare con Alberto, qualcosa di importante. Dubito però che sia interessato a rinunciare alla sua tesi principale, che tutte le nostre energie debbano essere dedicate a cambiare il colore delle nostre banconote e non a cambiare il colore del cielo, oggi plumbeo, sopra l’Europa e soprattutto, sopra le sue istituzioni.
(continua)
15/05/2013 @ 21:55
Il problema è che l’austerità deriva necessariamente dall’adozione dell’€uro. Senza austerità addio riequilibrio della bilancia dei pagamenti, è questo che dice Bagnai. Sono gli squilibri dovuti all’€uro che necessitano di austerità. Certo, Piga dice che non è detto che fuori dall’euro non ci sarebbe austerità, ma quel che però è certo che dentro l’€uro c’è solo e soltanto l’austerità. E c’è poco da fare… Alla opinione pubblica della Germania è stata raccontata la storia dei PIGS sporchi e cattivi, fannulloni e spreconi. E’ possibile che quella stessa opinione pubblica accetti di cooperare (e fino ad ora hanno fatto tutt’altro che cooperare) partendo da quei presupposti?
Invece sarà possibile cooperare dopo, quando tutti avranno finalmente preso atto che l’€uro non funziona.
Inoltre professore, mi permetto di farle notare che quando Bagnai diceva che nell’€uro non puoi allentare l’austerità e fare più spesa pubblica perchè altrimenti aumentano le importazioni e quindi addio riequilibrio dei conti con l’estero, non si riferiva al fatto che gli appalti pubblici vadano in mano estera (come mi sembra abbia lei interpretato), ma al fatto che allentando l’austerità con maggiore spesa pubblica fai aumentare il reddito e quindi anche le importazioni.
15/05/2013 @ 23:19
Solo sull’ultimo punto: io non chiedo più spesa pubblica in Italia. Chiedo contemporaneamente più spesa in Italia e molte meno tasse in Germania: questo chiude problema di riequilibrio partite correnti.
16/05/2013 @ 06:44
Cioè, praticamente, Lei chiederebbe alla Germania di cooperare. E qui si ritorna all’eterna domanda che qualcuno Le ha fatto sotto: e se ci dicono di no?
20/05/2013 @ 08:31
Fino ad ora però la Germania (sia sotto la Merkel, ma anche sotto l’SPD) ha fatto tutto tranne cooperare. E’ difficile immaginare un cambiamento di rotta.
15/05/2013 @ 22:21
Non sono un adepto di Bagnai. Tuttavia, Bagnai ha dalla sua parte il FATTO che il sistema dell’euro è fallimentare e anti-democratico.
Le sue posizioni sono sicuramente ragionevoli e condivisibili, se solo fosse realistico poter cambiare le politiche economiche attualmente vigenti in Europa e le istituzioni che le ispirano.
Temo tuttavia che, qualora si uscisse dall’euro, le conseguenze negative da Lei evidenziate siano decisamente inferiori ai disastri che si profilano, se le politiche prospettate (a cominciare dal fiscal compact) saranno messe in atto.
L’austerità è economicamente insostenibile. Ma oggi l’austerità c’è perchè c’è QUESTO euro. E purtroppo è più utopistico cambiare QUESTO euro (che non è solo il colore delle banconote), che non uscire dall’euro.
15/05/2013 @ 23:17
C’è questo euro, perché c’è questa austerità. Certo che in effetti siamo su terreno dove potremmo avere ragione sia io che lei, vero? E non sapremo mai chi avrà avuto ragione, sia che restiamo nel sia che usciamo dall’euro.
15/05/2013 @ 22:29
Buonasera Professore,La leggo con interesse e come sempre apprezzo le Sue proposte ma……se ci dicono di no cosa facciamo?
15/05/2013 @ 23:14
Diciamo di sì. E di sì. E di sì.
16/05/2013 @ 07:34
Professore, apprezzo il suo ottimismo ma non dobbiamo nè illudere nè illuderci: la Germania e i suoi satelliti non accetteranno mai alcuna proposta che vada contro i loro interessi. Hanno conquistato senza impiegare le armi buona parte del continente. Ora che gli inglesi si apprestano ad entrare nel loro magnifico isolamento ci rimangono solo i francesi: ma sappiamo cosa è successo tante volte quando francesi e tedeschi hanno cominciato a mostrare i muscoli
16/05/2013 @ 08:45
Dire di sì: non è forse quello che stiamo facendo da vent’anni? Non è forse è il momento di dire di no.
Perchè ormai ho più amici all’estero (i più titolati) che qui in Italia. Perchè tra disoccupati, cassaintegrati, in attesa di stipendi arretrati e imprenditori in procinto di fallire, potremmo farci un esercito. In queste condizioni pensa che ci possiamo permettere di aspettare che la politca all’estero, politica che ha già ampiamente dimostrato di essere non collaborativa, cambi faccia? Dopo anni di repressione della domanda interna e politiche mercantiliste la Germania tutto ad un tratto cambierà? A Bruxelles cambieranno tutti i fuzionari intrisi di teorie economiche sconfitte dalla storia? Quando accadrà tutto questo? Quanto tempo abbiamo noi?
Al governo adesso c’è chi morirebbe per maastricht: è quello che ci faranno fare. Noi diremo sì.
Con stima
F.
19/05/2013 @ 04:43
Si, i tedeschi possono cambiare:
http://vocidallagermania.blogspot.it/2013/05/bofinger-e-lora-degli-eurobond.html
a noi manca un sitema di welafare degno di questo nome per aspettare. E’ un nostro problema, oltre agli infiniti altri.
16/05/2013 @ 22:48
Di solito quelli che vogliono stare a tutti i costi con qualcuno, vengono denunciati per stalking…
Battute a parte, rimanendo uniti come pensa di risolvere le differenze strutturali e conseguentemente di competitività? Obblighiamo le PMI in 5 anni a diventare Big? Facciamo anche noi le riforme Hartz per creare un esercito di sotto occupati e sotto pagati anche qui? Non sta proprio in piedi, lei sa bene che l’unica soluzione, anche facendo un bilancio federale che i tedeschi rifiuteranno sempre, per chi è senza lavoro, è emigrare (è successo anche in italia nei 150 anni)… cosa che trovo odiosa quando diventa un obbligo di sopravvivenza e cattiva per chi la propone o sotto intende con il suo progetto.
Forse a voi professori piace girare l’Europa, ma per una persona comune le prospettive sono ben diverse e gli ostacoli giganteschi (lingua, famiglia, etc).
Oltretutto la Germania non è nemmeno messa bene… non è il paese del bengodi, anzi…
30/05/2013 @ 13:42
Se ci dicono di no dobbiamo uscire. Non c’è alternativa. Credo che sia dovere di una classe politica responsabile preparare il piano B…e all’opinione pubblica non bisogna ne declamare “le magnifiche sorti e progressive” ne profetizzare l’arrivo dell’apocalisse ma bisogna dire come stanno le cose nella loro semplice realtà, punto e basta. Almeno se il giorno X dovesse arrivare saremo tutti più preparati, anche da un punto di vista psicologico.
Occorre senso di responsabilità da parte di tutti.
19/10/2013 @ 19:53
ma che risposta è? possibile che voi pro euro a tutti i costi non vogliate rispondere a questa semplice domanda: SE CI DICONO DI NO COSA FACCIAMO? e non dica che ci dicono di sì x forza la merkel ha preso i voti x continuare a imporre austerità xchè mai dovrebbe tradiere il suo mandato?
20/10/2013 @ 10:29
Va di moda la domanda “se dicono di no che facciamo”. Vediamo di rispondere a questa domanda. 1) stanno già dicendo di sì, basta vedere le concessioni fatte sulla spesa per interessi di 0,2% di PIL. Il che non significa che è abbastanza, solo che è sbagliato affermar che dicono di no. 2) se dicono di sì meno di quanto desideriamo che facciamo? Il che presume che abbiamo chiesto quanto desideriamo, cosa che il Governo attuale ed i precedenti, ribadisco, non hanno fatto. Si fa una bella analisi costi e benefici se conviene rimanere nell’euro. Lo so, lei questa analisi l’ha bella che fatta e ha già deciso che val la pena uscire, subito. Quindi la realtà è che a lei e a quelli “anti-euro” di negoziare non frega nulla, quindi la sua domanda è retorica.
Le dico come la vedo io. I vantaggi di aspettare e non fare come vuole lei dipendono da due probabilità: la probabilità che ci sia un governo che vuole veramente confrontarsi e negoziare portando gli interessi italiani al tavolo e dalla probabilità che i tedeschi facciano concessioni.
Attualmente siccome do una probabilità positiva che se confrontati dicano un sì sufficiente paragonato ai costi netti di rompere l’euro (“quali costi? non ci sono costi!” è qualchecosa con cui come lei sa io non concordo, contrapponendo invece la enorme limitatezza di benefici di una tale mossa se non affronta il vero problema dell’austerità) e un’altrettanto positiva probabilità che verranno elette forze politiche in Italia che avranno voglia di confrontarsi coi tedeschi con coraggio io sono contro l’uscita immediata.
Piuttosto: se dicono di sì, per favore si chieda se abbiamo la capacità di sfruttare quel “si” con la giusta domanda pubblica e non gli sprechi. Anche questo, credo, richiede una politica ben diversa da quella attuale.
15/05/2013 @ 22:46
Che ne pensa dell’idea -già a suo tempo attuata con successo da Aldo Moro – di introdurre dei biglietti di stato a corso legale e locale (per complementare anticiclicamente la circolazione in euro) per introdurre e gestire liquidità senza indebitarsi con i predatori migranti che campano da secoli sulla farsa dell’emissione di denaro “legale” contro debito pubblico ?
16/05/2013 @ 00:32
Se ci dicono di no professor Piga, che facciamo? Professore la prego risponda non con un si si si si si si ma argomentando!
16/05/2013 @ 04:58
Le proposte di Bagnai sono popolari ed hanno una certa ragionevolezza perchè il peso dell’austerità è fatto gravare quasi esclusivamente sulle classi medio basse. Logico che poi queste se la prendano con l’euro. L’euro non funziona perchè gestito male, di per sè è ininfluente. Come è gestita male la politica economica a favore delle classi medio basse: non abbiamo un sistema di welfare degno di questo nome, come nei paesi nordici, per es.
Non riuscire a convincerci che l’autocritica la dobbiamo fare noi del sud come quelli del nord (violazione per primi dei patti di stabilità, per es. dei tedeschi e francesi) è fallimentare per entrambi.
Ancora più illusorio che da soli noi italiani con la liretta andremo da qualche parte, soprattutto senza risovere i nostri problemi. Allora meglio rifugiarci sotto l’ala “protettiva” degli Usa ancor più di quanto non l’abbiamo fatto in passato: sempre forte limitazione della nostra sovranità sarebbe (monetaria o geopolitica o altro cosa cambierebbe?).
16/05/2013 @ 05:50
Non penso che gli USA siano in alcun modo un esempio.
Gli Stati Uniti NON hanno formato una unione monetaria, ma un’unione politica; la moneta ne è stata solo un’ovvia conseguenza.
17/05/2013 @ 20:59
Non sono assolutamente d’accordo. Ma voglio scrivere di questo.
19/05/2013 @ 04:35
Gli usa hanno impiegato secoli per arrivARE alla loro unione, noi in europa pretendiamo in un paio di decenni di risolvere tutto?
Ti ricordo che la Fed usa è nata nel 1913 e persino nella scelta della lingua comune poteva spuntarla il tedesco invece dell’inglese.
Il problema italiano è nella iniquità della distribuzione della ricchezza e del carico dei sacrifici durante la crisi che stiamo vivendo: manca un sistema universale di ammortizzatri sociali come esite invece nei paesi del nord europa e persino negli usa.
Poi è ovvio che ci vuole più lavoro veo ecc. per ripartire.
16/05/2013 @ 07:03
Prof. Piga, io leggo spesso il suo blog e quello del prof. Bagnai.
Ammesso che la sua visione (che chiamo per semplificare “dentro euro”) sia corretta, non le sembrerebbe migliore contrattare con gli altri paesi valutando anche l’opzione “fuori euro”?
In pratica, perchè mai dovrebbero dirle di si. E di si. E di si. Se non parte da una base di contrattazione?
Lei dice: ” Se votiamo contro l’austerità, dobbiamo pretendere che questa sia fatta cessare.”
Non mi sembra che sia possibile fare leva su istituzioni non democratiche (BCE) o su democrazie in cui non votiamo (Germania) senza un fulcro. Se questo fulcro non è l’euro, per lei cosa è?
Cordiali saluti,
Francesco
16/05/2013 @ 08:10
Sono convinto che i puntini che Alberto ha collegato nel suo libro, sono tutti reali, e portano ad una univoca ed obbligata conclusione.
Chi non e’ dello stesso parere, probabilmente non sta vivendo sulla propria pelle gli effetti del declino dell’economia italiana, proprio a partire dallo sciagurato “divorzio” proseguendo per l’ingresso nello sme prima e nell’euro poi.
Paragonare la scelta di aderire all’euro come un matrimonio mi sembra solo un modo per rendere quasi simpatica quella che invece viene considerata da molti di noi amanti del genere, una semplice fondazione di azienda. un’azienda molto particolare dove pero’ le regole tra i soci vengono rispettate solo da quelli piu’ sfigati, che sono entrati in societa’ per la sola convenienza dei piu’ forti.
Siccome i tedeschi non me li sono sposati, ma ho sposato invece mia moglie, e vorrei tornare a lavorare e vivere con un po di speranza di un futuro quantomeno dignitoso per me e la mia famiglia, preferisco l’ipotesi di uscita immediata dall’euro rispetto al Fogno di sconfiggere l’austerita’ dall’interno dell’assemblea societaria nella quale ho millesimi percentuali decisionali infinitamente inferiori rispetto a chi comanda.
Percepisco nelle sue parole il Fogno ideale di europa unita, che tanto piace alla sinistra, e che pero’ sta mandando in miseria il propio elettorato. Purtroppo la realta’ dei fatti e’ altra cosa, e la realta’ ci dice che non c’e’ piu’ tempo per pensare di realizzare quell’utopico sogno fiscale che dovrebbe riunire il pescatore di mazara del vallo a quello dei merluzzi nel mare del nord. Questa realta’ e’ diventata un’abisso, e consiglio di rileggere il libro di Alberto con a fianco le cronache dei quotidiani che parlano di persone che si danno fuoco, che si impiccano o sparano, mentre personaggi come letta e fassina continuano imperterriti a credere in quel sogno.
glielo dice uno che sogna molto, ma che al momento ha solo l’incubo delle bollette e delle rate dapagare a fine mese
cordiali saluti e buona fortuna
21/05/2013 @ 11:58
@antonio di benedetto
CONDIVIDO E SOTTOSCRIVO!
Pingback: Il tramonto dell’austerità « Sud – Il Blog di Gianfranco Miccichè
16/05/2013 @ 09:33
C’è un video del dibattito?
16/05/2013 @ 10:52
Diciamo che il matrimonio tra paesi è stato fatto senza Informare sufficientemente, per usare un eufemismo, i cittadini europei e senza che ci sia stato un voto democratico. Soltanto “l’Élite”, e cioè pochissime persone, ha avuto il diritto di decidere sul futuro dei popoli europei.
Io questo non la chiamerei una scelta democratica.
Secondo punto. Quando 2 persone si sposano sanno che se le cose vanno male possono divorziare. E secondo me in Europa dovrebbe essere la stessa cosa. Non si può obbligare dei paesi a stare insieme ad ogni costo. La ex Cecoslovacchia si è separata in 2 stati e non mi pare che ci sia stato una guerra …
Terzo punto, si può benissimo rimanere in un Europa pacifica senza aver la stessa moneta. Ricordo che nell’unione europea abbiamo già varie monete in circolazione. L’euro è un concetto astratto se si pensa che un giorno si potrebbe pagare tutto con una carta da credito …
Poi non è perché non si ha la stessa moneta che non si possa creare una forza armata europea, avere una politica estera in comune, almeno su certi punti, negoziare trattati commerciali con la Cina, USA, India … Vedrà che quando i singoli paesi saranno sistematicamente esclusi dal tavolo geopolitico delle trattative con Usa e Cina allora i singoli paesi torneranno ad essere più uniti che mai …
D’altronde, non riesco a capire tutta questa paura che lei ha nei confronto dei paesi come la Cina, USA, India. Dopo di tutto, viviamo in un mercato “libero” e se un bene prodotto in un paese viene apprezzato da consumatori di altri paesi mica guardano il colore della moneta per comprarlo o se il paese che produce questo bene faccia parte di una potenza mondiale che conti sul tavolo geopolitico … La Svizzera ha 8 milioni di abitanti, vende in ogni parte del mondo, non ha vincoli di pareggio di bilancio, può svalutare la sua moneta quando lo ritiene necessario, non fa parte di nessuna super potenza economica eppure vende le sue merci in tutto il mondo e ha un livello di vita più che sufficiente …
Io, sinceramente non posso ne accettare e ancora meno concepire che l’Euro ci venga imposto dall’alto. Questo modo di fare non è compatibile con la Democrazia.
Io scelgo la democrazia …
Se l’Italia, un giorno, è entrata nell’Euro non vedo per quale motivo non ne possa uscire. Almeno che si continui a fare credere alla gente che l’Euro sia come una religione. Ci si crede punto e basta.
Siamo o non siamo liberi di scegliere il nostro destino a prescindere da ciò che ci impone “mamma Europa” ?
16/05/2013 @ 11:14
Condivido l’affermazione che “Focalizzarsi sull’euro è perdere tempo” e molto del post…E’ una buona indiretta a Bagnai che con il suo libro, sicuramente ha cominciato a scrivere/pensare almeno due anni fa di tempo ne perde… Sono anni che qualcuno, alle volte aiutato dall’amico interessato americano, tenta di distruggere l’Euro e non ci riesce…. Il problema è che molti, anche buoni economisti, non distinguono tra correlazioni e cause-effetto. In effetti non è l’euro a causare le difficoltà dell’austerità (e l’Euro in se è in buona salute anche se potrebbe svalutarsi un po’ di più…) ma sono le politiche economiche errate di austerità a minare l’impianto Europa qua e là. In questo contesto (di cattiva interpretazione delle relazioni causali) pare ovvio che uscire dall’Euro non dia nessuna garanzia né di risultati né di riequilibrio economico e istituzionale all’interno dell’Europa. Condivido il paragone di Piga con l’esperienza del divorzio…:-)
16/05/2013 @ 12:18
Caro Prof. è giustissimo combattere non solo l’austerità ma anche tutto questo vaneggiare di uscita dall’euro…come se, per bacchetta magica, una volta usciti (e a quale prezzo) tutto diventasse rose e fiori…..e poi veramente sempre da ricordare quello che Lei sostiene…più spesa in Italia….meno tasse in Germania…..(direi anche più alti salari in Germania: leggo, con molto stupore, che lì in Germania siamo arrivati all’assurdo della Daimler che, dopo aver abusato del lavoro interinale per ridurre il costo del lavoro, offre ai contratti d’opera un salario inferiore ai 1.000 € netti mensili,……e quindi i lavoratori alla catena di montaggio possono tirare avanti solo chiedendo un sussidio Hartz IV. Di fatto la spesa sociale dello stato serve a finanziare la produzione di auto di lusso……….
20/05/2013 @ 08:22
Lorenzo ti stai rispondendo da solo. La Germania semplicemnte non vuole cooperare, quindi possiamo dire tutti i SI SI SI SI che ci pare (e magari anche piangere sbattere i piedi per terra come un bambino capriccioso di 4 anni), ma le cose non cambieranno. Inoltre, fino ad ora alla opinione pubblica tedesca è stato detto che i PIGS sono fannulloni, spreconi e corrotti, perchè dovrebbero cooperare con noi?
Purtroppo il sogno degli Stati uniti d’Europa si infrange contro la realtà. Mi spiace, ma le visioni di lungo periodo non mi piacciono, anche perchè nel lungo periodo saremo tutti morti. Per questo chiederei al Prof. Piga se è in grado di dare un termine concreto al suo progetto. Cioè fino a quando si può continuare a sognare gli Stati Uniti d’Europa? Esiste un lasso di tempo entro il quale dire “OK, ce la stiamo facendo, il progetto funziona…” oppure “Non va, non funziona, è necessario ritornare alle monete nazionali e rivedere il progetto”.
16/05/2013 @ 13:00
Caro Gustavo
con molta modestia, non essendo un economista, entro nel dibattito euro si / euro no e, probabilmente dirò cose ovvie e banali.
1. Il problema dell’Europa e dell’Italia non è l’euro ma il fatto di non aver sfruttato le potenzialità che la moneta unica portava con se. L’occasione di rimodulare le economie degli Stati membri all’interno di un quadro di coesione sociale ed economica dove come “corpo unico”, sebben formato da molte e diverse “sensibilità”, si affrontava la competizione globale è stata persa. Siamo in tempo per recuperare? Io ritengo di si.
2. L’occasione perduta ha il suo colpevole. le classi dirigenti (politiche e non) degli stati membri non hanno capito e/o voluto (colpa gravissima) accompagnare il forte processo unitario della moneta con un altrettanto forte disegno di unificazione politica ed istituzionale dell’Europa. L’esistenza degli Stati Uniti d’Europa non avrebbe, probabilmente, fermato la crisi ma avrebbe, sicuramente, impedito il dilagare di una austerità che si si riproduce e diffonde per partenogenesi in tutta Europa.
3. L’euro può ancora offrire molto, anche sul fronte del rilancio economico, se venisse fatto percepire come uno (non l’unico) pilastro della costruzione europea; se venisse, cioè, fatto vivere come un elemento “pulsante” della democrazia spogliandolo dei contenuti puramente finanziari e vestendolo dei contenuti legati all’economia reale ed al vissuto giornaliero dei cittadini: rendiamo l’euro più umano. Anche così potremo combattere le spinte antieuropee e nazionaliste.
Ultima cosa. La sfida sul futuro non si gioca più sul campo della politica e dell’economia nazionali. Allarghiamo l’orizzonte. Non ripieghiamoci sul federalismo nostrano ma lanciamoci sul federalismo europeo. Gli Stati Uniti d’Europa sono la meta, la lungimirante discussione politica il mezzo.
16/05/2013 @ 15:03
Caro prof, se l’euro è un matrimonio… sembra sia stato stretto da alcuni per convenienza, da altri per ingenuità (nell’aspettativa illusoria di grandi guadagni). Si poteva stare bene insieme senza sposarsi, e invece ci si è sposati senza stare bene insieme. Lo dico con rammarico, da cittadino che si sente europeo prima e più che italiano. Ma questa non è la mia Europa.
Ora sta di fatto che una politica economica espansiva potrebbe essere decisa da un singolo paese, anche se con molta difficoltà nel contesto europeo attuale, se questo avesse un’autonomia fiscale e monetaria (oltre alla volontà politica di farla), ma nessuna politica espansiva può essere decisa unilateralmente, in nessun caso, dentro il contesto della moneta unica, nemmeno se sostenuta dalla più illuminata volontà politica.
Ed è questo che non posso assolutamente, per nessuna ragione, tollerare: che il nostro benessere, anzi la nostra stessa sopravvivenza, debba dipendere totalmente dal buon senso di una classe politica straniera sulla quale non abbiamo nessuna possibilità di incidere democraticamente.
16/05/2013 @ 18:52
La sua metafora del fidanzamento e del matrimonio non è pertinente,qui si tratta di matrimonio di interessi cioè di essere soci d’affari quindi una volta usciti dall’euro i paesi tornerano a collaborare in funzione degli interessi come è già oggi ma in una situazione in cui non ci gualdagna solo la Germania.
16/05/2013 @ 21:42
Caro Professore,
la leggo sempre con attenzione, come faccio con Bagnai. Sulle criticità dell’Euro sa meglio di me quanto la ragione, (nonché la teoria economica delle OCA) avrebbe dovuto dissuadere dal fare l’Unione Europea pertendo dalla moneta anziché arrivandoci dopo un processo politico e democraticamente voluto dalla maggiornaza dei cittadini di condivisione di regole, cessione progressiva di sovranità, bilancio federale, ecc. fosse stato attuato e reso efficiente. Siamo (sono) partiti dal tetto anziché dalle mura (assumendo che le fondamenta ci fossero già grazie alla CEE). Chi lo ha fatto ha buttato il cuore oltre l’ostacolo (e i nostri leader di sinistra per primi!) senza minimamente pensare alle contro-indicazioni che questo fatto avrebbe determinato. E dire che due tentativi di cambi fissi si erano conclusi con le crisi che tutti ricordiamo! Non contenti di ciò ci si è voluti infilare in una strada molto più difficile, per di più tagliandoci la possibilità di tornare indietro!
Il punto a cui siamo arrivati è drammatico: i dati che escono giorno dopo giorno raccontano di una spirale negativa sempre più profonda.
Sicuramente l’austerità ha un bel pezzo di colpe in tutto questo, ma la vera origine del tutto è avere imboccato la strada dell’unione monetaria senza averne creato le condizioni perché potesse funzionare.
Lo squilibrio delle partite correnti che si era creato a seguito dei differenziali di inflazione e’ alla base della crisi di fiducia dei mercati finanziari esplosa nel 2010 con la Grecia e poi, a seguire, con tutti gli altri PIIGS. Ridurre fino ad azzerare il deficit corrente era “condizio sine qua non” per ritrovare un poca di fiducia da parte degli acquirenti esteri dei nostri BTP. Poi Draghi ci ha messo sopra la “put” del “faremo tutto il possibile per tenere insieme l’Euro” e questo ha completato il quadro fino ad oggi. Lei sa bene che la bilancia corrente è tornata in attivo in quasi tutti i PIIGS grazie soprattutto al crollo dell’import dovuto al calo dei consumi provocato dall’austerity.
L’austerità questo aveva di obiettivo e questo ha conseguito.
Peccato si siano curati i problemi con la medicina anziché con il bisturi ed il cancro è ancora li, con il cuore intatto e pronto a riesplodere appena sarà chiaro che se si inverte il senso la politica economica, con conseguente ripresa dei consumi interni, il deficit con l’estero riapparirà!
Nel frattempo sarà stata distrutta molta capacità produttiva, a tutto vantaggio della Germania che ci avrà rimpiazzato in molti segmenti di prodotto/mercato.
Allora lei dice (insieme a molti altri) costruiamo i muri su cui appoggiare la valuta comune: ma ce la vede la Germania a mettere in comune parte del suo bilancio quando sta facendo di tutto per non far partire nemmeno quell’embrione di condivisione federale che è l’unione bancaria?
Via, siamo seri e realisti: le ostilità aumentano, lo scetticismo dilaga, noi passiamo, per i popoli dell’area core, per scialaqquaori di soldi altrui, loro (i tedeschi) sono visti da noi, sempre più come usurpatori, approfittatori, egemoni.
Dove si ritrova un pò di fiducia reciproca per andare alla creazione della Federazione Europea?
La “parsimoniosa” Germania dovrebbe invertire totalmente la propria politica fiscale e salariale per abbattere l’enorme surplus corrente e trainare la ripresa. Ce la vede?
La “nazionalista” vFrancia dovrebbe, come tutti gli altri stati, cedere parte via via crescente di sovranità. Ce la vede?
La via alternativa del ritorno alla libertà valutaria non è/sarà certo una semplice passeggiata (ci vorranno misure immediate di limitazione della circolazione dei caputali, ecc), ma è l’unica praticabile e, se ben gestita, quella che minimizzerà i costi rispetto alla fine disastrosa di una esplosione disordinata (che comunque avverrà se non si va, come penso sia quasi impossibile oggi, verso la Federazione Europea).
Perché non iniziare un dibatto serio su questa prospettiva? Smetterà l’ipotei di uscita di essere vista come un tabù?
Superare l’auterità per tornare su un percorso di crescita sostenibile putroppo non sarà sufficiente.
17/05/2013 @ 02:18
Delusione.
È quello che provo leggendo questo suo post.
Da una persona della sua intelligenza e cultura economica, non me lo aspettavo.
I motivi sono due, la volgare ridicolizzazione che fa del libro del professor Bagnai, asserendo che nel testo sia indicata come soluzione a tutti i mali la semplice uscita dall’euro; ma questa è una cosa palesemente falsa, infatti nel libro è scritto chiaramente che l’uscita dall’euro è si il primo passo da fare, ma non l’unico.
Mi sembra che venga esplicitamente detto che la banca d’Italia va nazionalizzata, come eventualmente le banche private che ne avessero bisogno, viene altresì specificato che bisogna ripristinare un certo controllo sul movimento di capitali e soprattutto è descritto con precisione e determinazione il principio dell’External Compact, cioè un equilibrio dei conti con l’estero per evitare deficit o surplus cronici delle partite correnti e quindi l’esplosione di debito o credito estero.
E no professor Piga, lei non può ridurre un intero libro con concetti economici ben chiari e supportati da dati ad un semplice slogan, questa per me è disonestà intellettuale.
Poi mi meraviglio di come lei voglia negare un’evidenza colossale, quella di aver dotato di moneta unica un insieme di stati che NON RAPPRESENTANO UN’AREA VALUTARIA OTTIMALE, come lo stesso Krugman sottolinea.
http://econocrash.altervista.org/wp-content/uploads/2012/04/Paul_Krugman.jpg
Visto che gli Stati Uniti hanno avuto bisogno di 100 anni e di una guerra civile per unirsi, non mi sembra l’esempio giusto da seguire, a limite doveva essere l’esempio di cosa non fare se si vuole evitare un secolo di sofferenza ed una guerra civile anche in Europa.
Ed è innegabile che il fallimento dell’euro, in quella che NON È UN’AVO, fosse stato ampiamente descritto ed annunciato in ambito accademico da economisti sia Kenesyani che Liberisti, basti pensare a Federico Caffè, Friedman,Salvatore, lo stesso Draghi e molti altri che lei sicuramente conosce e si erano espressi contro la moneta unica.
Per quanto riguarda l’austerità, che è assolutamente distruttiva, la Germania ha già detto chiaramente NO alla sua fine e al riequilibrio della zona euro ( basti pensare alla regola europea che il deficit delle partite correnti non deve superare il 4% del pil, mentre il surplus può arrivare al 6% del PIL, qualcosa non torna) a tal proposito ecco come si è espresso il governo tedesco a seguito di un’interrogazione parlamentare in merito all’allenamento dell’austerità e allo stimolo della domanda interna , ha detto NO NO NO NO ! Gli altri stati devono diventare competitivi ! E sappiamo come, taglio di salari, spesa pubblica e servizi, qui :
http://vocidallagermania.blogspot.it/2013/04/flassbeck-berlino-fa-finta-di-non-capire.html
La balcanizzazione del sud Europa sta avvenendo proprio grazie all’euro e all’austerità che ne è una diretta conseguenza ! Anzi per Krugman addirittura è un metodo di governo, qui :
http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/05/16/the-smithkleinkalecki-theory-of-austerity/?smid=tw-NytimesKrugman&seid=auto
17/05/2013 @ 20:56
Scusi ma qual è il titolo del (bel) libro di Alberto? Anche la sera del dibattito non abbiamo avuto nessun problema a riconoscere che era di quello che volevamo parlare più di tutto. E la sua ultima frase (sua di Leonardo), su cui sono in totale disaccordo, non fa che confermare che facciamo bene a concentrarci a parlare di quello.
18/05/2013 @ 13:35
Sul fatto che l’austerità sia una scelta economica assurda e distruttiva, sopratutto in un periodo di crisi profonda, siamo tutti d’accordo.
Quello che mi meraviglia del suo ragionamento è la difesa dell’euro, nel senso di voler difendere una moneta che è stata imposta in maniera antidemocratica ad un insieme di stati che non hanno le condizioni minime necessarie per sostenerla.
La teoria delle AVO o OCA che dir si voglia, che lei conosce sicuramente meglio di me, dice chiaramente ed oltre ogni ragionevole dubbio, che la moneta unica deve essere NECESSARIAMENTE l’ultimo tassello di un unione di stati.
Quindi come si può difendere una moneta come l’euro, concepita palesemente in modo errato e a cui mancano le condizioni politiche, economiche e sociali per sopravvivere ?
Mi sembra evidente che in Europa, soprattutto ma non solo da parte della Germania, non ci sia la minima volontà di cooperare, ma solo di competere al ribasso.
Gli stati così detti virtuosi, hanno già detto NO NO NO NO NO NO NO ! Alla cooperazioni e alla creazione pacifica, sostenibile ed equilibrata degli Stati Uniti d’Europa.
Lei fa l’esempio di un matrimonio che quando finisce, non fa ritornare le cose a come erano quando si era fidanzati, però l’attuale matrimonio Europeo è come quello in cui la moglie viene costantemente picchiata dal marito, nel nostro caso ai PIIGS viene imposto il Massacro sociale dagli stati core e dalla Commissione Europea. Questi tipi di matrimoni secondo lei è il caso di portarli avanti? O chi subisce costantemente ha il diritto di difendersi e ribellarsi lasciando il suo carnefice?
Credo di comprendere il suo dispiacere nel dover accettare la fine (momentanea?) del sogno europeo, ma quel sogno non è mai cominciato ed ora si rivela per quello che è un Incubo Sociale che va spezzato al più presto.
Quando avremo ritrovato la sovranità monetaria, bisognerà ovviamente combattere il dogma dell’austerità ad ogni costo.
19/05/2013 @ 05:12
bagnai ha avuto forse il grande merito di innescare un ampio dibattio su euro si o no in italia. Ed è giusto che se ne dibatta ampiamente.
Che poi abbia ragione per me non è vero. Gli usa hanno impiegato ben più di 100 anni per arrivare dove sono.
Krugman ha detto anche lui che sì, l’euro è in forte crisi e che così come è non è sosteniblie, ma leggasi il suo libro
End-This-Depression-
e vi si leggerà che l’uscita dall’euro non è cosa facile nè AUSPICABILE.
Lo stesso bagnai ammete che non sarebbe una passeggita.
E chi quantificherebbe o si assumerebbe l’onere dell’uscita le elite o le classi medio basse? Oneri presumibilemten pesanti per andare dove da soli? Qui è tutto un punto interrogativo.
Lo sai vero che da stime bNCHITALIA le fuorisuscite di capitali dal nostro paese sono aumentate già sensibilmente?
Se si parla tanto di democrazia sull’euro, come mai poi bagnia è contrario (giustamente, dico io) ad un referundum sull’euro?
Perchè innescherebbe ancora più fughe di capitali!!!
A vai di contrrolli alle frontiere, che risoverebbero poco o nulla
come la storia monetaria del nostro paes ha diomosrato quando decenni orsono gli spalloni verso la svizzera lavoravona per trasferire soldi a pieno regime.
Abolisci il contante? come in qualche modo si teorizza nel libro di bagani? Forse pure peggio, perchè per le grosse aziende sarebbe anche più facile a suon di bit del Pc per esportare soldi mentre per la gente comune si aprirebbero problemi di privacy enormi (tipo metterci un microchip sottopelle per monitorare tutto ciò che facciamo).
Quindi direi che sarebbe meglio non entusiasmarsi troppo per le soluzioni del bagnai.
20/05/2013 @ 13:46
Non so se il libro del prof Bagnai lo hai letto, me se lo hai fatto non lo hai assolutamente capito.
Abolire il contante ? Ma dove.
Cipro ti ricordo che è rimasto nell’Euro eppure hanno dovuto mettere controlli di capitali per evitare fughe dopo il presunto salvataggio.
Fra poco toccherà alla Slovenia, e sarebbe il quinto “salvataggio”, e anche Malta è messa male, come vedi gli stati “protetti” dall’euro stanno cadendo come mosche, sarà un caso ?
23/05/2013 @ 07:08
Sul fare a nemo del circolante c’è un paragrafo verso la fine del libro di Bagnai (dove si parla di fase due: il passaggio al nuovo conio).
Vero che non si aprla di abolizione totale, ma la strada è quella secondo me.
Sul caso Cipro è come pensavo e dico io: i grandi possessori di capitali se la cavanmo quasi comunqu (le cronache all’indomani delle misure prese dalle autorità monetarie a cipro riportavano che grossi pralievi di capitali furono fatti cmq dalle filaili estere delle banche con sede a cipro).
A sopportare la fregatura sono stati soprattutto i piccoli e medi risparmiatori (penso specialmente a quelli che si son trovati magari solo temporaneamente sopra il limite in c/c che hanno sopportato un prelievo forzoso massacrante).
22/05/2013 @ 07:33
Il problema “Sertin” è che non hai approfondito l’argomento altrimenti avresti le risposte alle tue domande. Non sono “teorie di Bagnai” come lui sempre – molto correttamente – ha palesato fin dall’inizio. Si parla di fatti dimostrabili numeri alla mano. Di soluzioni tecniche c’e ne sono in letteratura per cui il problema non esiste. Si tratta solo di essere consapevoli e assumerci le conseguenze delle nostre decisioni (nostre intendo come Nazione).
23/05/2013 @ 07:33
Fare anche autocritica come italiani no?
Non pretendo di avere risposte definitive e non sono un economista. So benissimo che potrei sbagliarmi.
Se hai voglia, leggi sullo scambio che ho avuto nei commenti da un blog di fedeli bagnaiani:
http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/12/wagenknecht-contro-weidmann.html
Tanto per non ripetere sempre le stesse cose.
Pingback: Bagnai, Piga e gli zombie | Verso un Mondo Nuovo
17/05/2013 @ 13:16
Gentile prof. Piga, perdoni la domanda. E’ sicuro di aver letto (tutto) e bene il libro di Bagnai? Semplificarne il contenuto in “usciamo dall’euro=tutto risolto” mi sembra sciocco… L’euro è lo strumento per l’austerità. Che poi questa possa essere praticata anche con una moneta nazionale d’accordo. Ma infatti nel libro di Bagnai si parla di ruolo dell’azione pubblica nell’economia, di cancellazione della separazione tra banca centrale e governo e … di tante altri temi che sarebbe opportuno – per un professionista – includere nei proprio ragionamenti… non trova?
17/05/2013 @ 20:54
Guardi che io ho detto chiaramente che ci sono tantissime cose che ci uniscono. Mi sono concentrato come mi pare ovvio sulla più grande differenza. Ma non penso che Alberto sarebbe in disaccordo che la più grande differenze tra noi è quella dell’euro.
17/05/2013 @ 18:27
É mia opinione che l’unione monetaria possa sopravvivere solo se si dà vita ad una Politica Comune Salariale e/o una Politica COORDINATA delle bilance commerciali. Altrimenti le forze centrifughe che aumentano le divergenze avranno la meglio e finirà per aver ragione Bagnai (il quale vorrebbe l’uscita dalla EZ per avere la libertà di adottare politiche post-keynesiane in stile Shinzo Abe, cosa tutt’altro che scontata)
18/05/2013 @ 06:31
Un saluto ai prof. Piga e Bagnai (entrambi responsabili di quel poco di consapevolezza che ho creduto aver messo insieme su questa triste faccenda).
Non credete che proposte tipo quella fatta dal Dott. Marco Colombo qui
http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/04/euroexit-possibili-danni-collaterali-i.html
ed altrove nel suo blog che assomigliano tra l’altro, in una certa misura, al programma di Alternative für Deutschland non rappresentino un compromesso politicamente percorribile ancorché non ottimale onde evitare i rischi imprevedibili di un hard landing à la Lehman nel processo di smontaggio dell’ €uro?
carlo (quello del flauto)
18/05/2013 @ 06:35
Abbia pazienza Prof. Piga si chiama Marco Cattaneo non Colombo. Vado purtroppo sempre più di fretta. Sarà l’austerità ((((
21/05/2013 @ 01:48
Buongiorno Professore, ho visto tutto il video dell’incontro con il Professor Bagnai e anche a me sembra che le distanze fra voi non siano incolmabili: forse è vero che persone come voi dovrebbero trovare dei punti di incontro per unirsi contro lo status quo e quindi lavorare più sulle analogie che sulle differenze.
Volevo però farle alcune domande su un tema che è emerso più volte nel dibattito e cioè quello della sostenibilità di una crescita continua del PIL in un mondo a risorse finite. Lei ha detto che tutti i modelli economici, in maniera più o meno forte, ipotizzano uno stato stazionario e ciò sarebbe in accordo con l’unico modello sostenibile fra quelli ipotizzati dal Club di Roma in Limits to growth.
Volevo chiedere però come sia possibile che questo stato stazionario non crei problemi a causa di una scarsa crescita, visto che stiamo assistendo al fatto che ciò crea problemi di aumento del rapporto debito-PIL e austerità.
È possibile che il PIL continui a crescere solo per effetto dell’aumento della quota di servizi e per il progresso tecnologico e che ciò quindi non intacchi ulteriormente le risorse finite del nostro mondo?
22/11/2013 @ 15:05
Credo che la tesi di Bagnai che prevede il riacquisto di una propria sovranità monetaria nasca dalla considerazione che già oggi, se ci fosse la volontà politica, molte politiche di convergenza e di collaborazione tra gli stati potrebbe già attuarsi. Il fatto che non ci sia gli fa dire che è inutile cercare di chiederle. Il fatto è che l’euro e probabilmente l’europa comunitaria non è nata per fare gli stati uniti d’europa, ma piuttosto per disegni egemonici di certi stati o settori della società. Il fatto di sedersi a un tavlo con Cina e USA sarebbe importante, ma di fatto non riusciamo ad avere neppure un commissario alla politica estera capace di parlare per tutti, figuriamoci essere un interlocutore credibile.