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Dopo aprile viene maggio. Attenti a quei due

Giorno dopo giorno, sembrerebbe continuare spedito il processo di conversione di Alesina e Giavazzi alle politiche keynesiane.

Ma non è così.

Anzi, direi che se possibile si comincia a intravedere meglio il diabolico (lo diciamo scherzando ma non troppo) piano dei  nostri due economisti preferiti su questo blog.

Cominciamo dalla maschera keynesiana. Che è stata rafforzata. Quello che solo un mese fa (22 aprile) era una proposta di far sì che “il deficit temporaneamente superi la soglia del 3%” oggi (17 maggio) è divenuto un deficit che “rimarrebbe superiore al 3% ancora per due anni e rientrerebbe solo fra tre”.

Non solo. C’è anche una chicca quantitativa: se ad aprile si pensava di ridurre le tasse di 50 miliardi, finanziandone 12 coi tagli ai sussidi, 30 con l’abolizione di agevolazioni fiscali e 8 di deficit, ora sono sparite le abolizioni delle agevolazioni e si chiede al primo anno una riduzione delle spese di 1% di PIL, 16 miliardi, presumibilmente con un aumento del deficit di 34 miliardi!

Insomma da un deficit di 8 ad un deficit di 34 miliardi, niente male, direte voi.

“In questa situazione occorre chiedersi se ci convenga impegnarci al 3%  (di deficit su PIL, NdR)quest’anno, visto che, a parte una questione di orgoglio, non ne guadagneremmo sostanzialmente nulla. Non si riduce la disoccupazione con l’orgoglio.”

Non c’è dubbio, non si riduce con l’orgoglio. E nemmeno, lo ribadiamo per l’ennesima volta, con i tagli di tasse: in una recessione così grave dove la gente ha paura del futuro questa non farà che risparmiare gli abbassamenti fiscali e non consumerà maggiormente.

Meglio molto meglio usare i 50 miliardi che Alesina e Giavazzi hanno miracolosamente trovato per Saccomanni per vera domanda pubblica, impegnandosi a fare investimenti pubblici e domanda pubblica di beni e servizi alle imprese, unico modo per rimetterle in moto: Giappone docet. Al contempo garantendo 16 miliardi di tagli di sprechi di spesa con una vera spending review, non quella finta fatta da Monti che ha tagliato vera domanda di beni e non sprechi. Questo sì che per definizione farebbe bene a occupazione e PIL.

Ma.

Ma c’è un ma.

Ogni volta che A&G fanno un passetto avanti da keynesiani, ne fanno due indietro da banchieri.

Eh già, perché mentre ad aprile raccomandavano che si facesse ripartire il credito  togliendo “i crediti andati a male dai bilanci delle banche – spostandoli in nuove società, appunto le cosiddette bad bank …. una parte dei crediti inesigibili ricadrebbe sugli azionisti, ma inevitabilmente anche sullo Stato, come accadrà con il Monte dei Paschi di Siena”, oggi … alzano la posta.

Ricordiamo al lettore solo per memoria quanto sia – al contrario di quanto sostengono A&G – inutile dare fondi alle banche oggi che manca la domanda di credito da parte delle imprese e quanto sia preminente far prima ripartire la domanda di beni, appunto come in Giappone, con la maggiore spesa pubblica per appalti. E ricordiamo quanto sia disdicevole mettere un solo centesimo dei soldi dei contribuenti nel Monte dei Paschi di Siena dei derivati e della politica corrotta e malsana.

Ma ora ci interessa dire del mutamento del pensiero mensile di A&G.

Oggi ci dicono che “il secondo pilastro di questa strategia è il credito. La riduzione delle tasse non basta per uscire dalla recessione (ma va? E come mai?). È necessario che le banche ricomincino a prestare denaro a famiglie e imprese. Per far questo, come abbiamo già scritto, bisogna ricapitalizzarle. La premessa è risanarle, togliendo dai loro bilanci i prestiti insolventi (che in un anno sono saliti da 50 a 60 miliardi di euro). Per farlo si può utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità (Ems), il cosiddetto «Fondo salva-banche», come ha fatto la Spagna. Il vantaggio è che anche questo prestito ci sarebbe concesso con «condizionalità», cioè sottoporrebbe le nostre banche – e la Banca d’Italia che vigila su di esse – al controllo delle istituzioni europee.”

Bingo. A maggio non c’è più nemmeno la bad bank ed un costo per gli azionisti. C’è solo un bel, magnifico, aumento dei costi per i contribuenti italiani nella forma di maggiore debito dall’Ems. Il debito del Monte dei Paschi diventa debito pubblico, ovvero maggiori future tasse su tutti i cittadini? Alla faccia degli incentivi perversi, alla faccia dell’etica, alla faccia della trasparenza, ci verrebbe da dire.

Ma c’è di più. Non è vero che vi sia solo condizionalità per le banche nei prestiti dell’EMS. Vi sono condizionalità anche per i governi che prendono a prestito queste cifre. Se guardiamo all’esperienza spagnola citata dai nostri due, per i prestiti che la Repubblica italiana dovrebbe attivare con l’EMS per salvare le banche, questi ci obbligherebbero (punto 7 dell’accordo dell’ESM con la Spagna) a rispettare … quelle condizioni pro-austerità previste dalle procedure dei deficit eccessivi … che ci impedirebbero di fare quanto A&G keynesiani chiedono poco sopra con l’(inutile) abbassamento delle tasse, e cioè i … deficit eccessivi!

Forse se abbiamo tutti questi soldi dall’Europa li dovremmo usare per rimborsare le piccole aziende dai loro crediti alla P.A? Come mai non viene proposto a Saccomanni di battere i pugni sul tavolo per questo?

Insomma il sospetto che ci viene, e ci perdonino A&G, è semplice a questo punto: chiedere soldi per salvare le banche oggidì è poco popolare. Come fare a chiederlo dalle pagine del quotidiano più importante d’Italia? Semplice, annacquiamolo con qualche goccia di (irrilevante per l’economia) abbassamento di pressione fiscale e rinuncia al sacro mito del bilancio in pareggio.

Se fossi maligno dovrei sospettare che qualche banca italiana sta messa veramente ma veramente molto male. Consiglio a chi ne conosce l’identità di andare corto sui loro titoli, vendendoli allo scoperto. Così almeno si faranno soldi, da cittadini, sulle disgrazie delle banche, piuttosto che il contrario come auspicherebbero A&G, ovvero che le banche facciano soldi sulle disgrazie dei cittadini-contribuenti, causandole.

11 comments

  1. maurizio menchini

    17/05/2013 @ 19:09

    Buonasera Professore, ottimo post.Concordo in pieno con lei e aggiungo quello che Lei credo lasci tra le righe.Ci sono alcuni economisti il cui impegno è dare una parvenza di scienza economica ad interessi non proprio pubblici.
    Buon lavoro

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  2. Matteo Gatti

    17/05/2013 @ 21:04

    Caro Professore,

    L’ultima piroetta del famigerato duo e’ la definitiva consacrazione della coppia piu’ scassata che si sia mai vista tra gli economisti (?). Gli errori commessi, le interpretazioni errate, le ricette sbagliate e soprattutto la totale mancanza di una analisi critica dei propri elaborati sono sotto gli occhi di tutti.
    L’unico a non vedere sembra essere rimasto l’imperturbabile direttore del Corriere che insiste a propinarci i loro interventi. Ma, io dico. Se uno afferma continuamente delle fesserie, che sono regolarmente smentite dai fatti (vedasi tutte le dimostrazioni in tal senso dell’ottimo Krugman), per quale motivo il maggior quotidiano nazionale insiste nel vendercele come la parola dell’oracolo?

    E’ venuto il momento di dire basta. Basta ad alesina e giavazzi, basta con le loro teorie infondate, basta con la loro saccenteria, basta con la loro autoreferenzialita’.
    Prego Lei e tutti gli studiosi in buona fede di far sentire la propria voce. La voce della ragione e del metodo. Quello scientifico, non quello del denaro dei padroni per cui scrivono i due A&G, che insieme ai loro colleghi hanno scavato un buco da 1 mliardo di euro in Rcs che anch’esso ricadra’ sulla collettivita’, come quello di Mps.
    Questa crisi e’ anche una storia di poteri che non vogliono morire e che sono disposti a tutto pur di sopravvivere. Anche a costo di falsare la realta’ con le loro idee, se necessario, per far passare per “riforme” cio’ che semplicemente e’ riduzione dei diritti e tagli allo stato sociale, che sappiamo invece essere stato la grande rivoluzione che ha consenitito a milioni di persone di elevare il proprio status e uscire dalla poverta’.

    Forza e coraggio. La strada della verita’ e’ lunga e piena di ostacoli ma il sole della verita’ non smettera ‘ mai di splendere sulla ragione.

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  3. Massimo GIANNINI

    18/05/2013 @ 08:50

    Concordo. Il volersi ostinare a salvare il sistema bancario a spese del contribuente è una delle cose peggiori che si possa continuare a fare. Poi c’è chi dà la colpa all’Euro che di quelle banche é solo mezzo di scambio e riserva. Il problema é che l’Euro circola come capitale finanziario fine a se stesso e non più come capitale produttivo.

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  4. massimiliano aita

    18/05/2013 @ 08:52

    Daniele Franco, nuovo ragioniere dello Stato. Che ne dice della scelta? Non sotto il profilo umano o professionale ma in relazione all’indicazione politica che da essa si possa ricavare?

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    • Che aspettiamo e vediamo. Tutto si gioca sulla spending review. Fare meglio del Dott. Canzio è al contempo facilissimo e dannatamente complicato.

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  5. Lorenzo Donati

    18/05/2013 @ 09:47

    Caro Prof. tutto, come al solito, ottimamente scritto e argomentato…..ma quando la potranno leggere anche altri che non seguono quetso Suo blog ?

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  6. fabrizio padua

    19/05/2013 @ 17:50

    Tutto si gioca sulla spending review, giusto Gustavo, questo è il punto centrale. da intendersi come lotta agli sprechi e agli acquisti pubblici ridicolmente e colpevolmente diversi tra convenzioni Consip ed enti locali.
    Perchè nessuno ne parla da nessuna parte ? nessuno parla di come devono essere rivoluzionati gli appalti pubblici, non ci vuole neanche molto: confronto in tempo reale tra i prezzi di acquisti di beni fuori dalle convenzioni Consip con quelli appunto della convenzione consip (vedi programma Viaggiatori….)

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  7. Pingback: Krugman, l’austerity e i Bocconiani | Il Cortile dei Russi

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  9. Professore, ha sentito l’intervista di zapping ad Alesina il 20 maggio?! Mentre ascoltavo pensavo a lei e alle sue considerazioni su questo blog, non sapevo se ridere o piangere…

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