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Come aiutare il lavoro ed i lavoratori

Questo miliardo per prorogare cassa integrazione dove lo prenderesti? Non sarebbe bene lanciare bando nazionale degli enti locali che corrispondano stessi importi ai lavoratori che invece di star fermi facessero qualcosa secondo le esigenze delle amministrazioni locali? Sarebbe spesa pubblica produttiva e la copertura potrebbe essere ottenuta tramite deroga al patto di stabilità interno…che ne pensi?

Sandro.

*

Sandro mi scrive. Sollevando due punti. Dove trovare i soldi, come usarli.

Sul dove trovarli, rinvio al programma dei Viaggiatori. Ci sono ampie ed abbondanti disponibilità di fondi. Ampie ed abbondanti, 80 miliardi circa di risorse, 5% di PIL. Per chi ha coraggio di scommettere sul futuro del nostro Paese.

Ora arriviamo all’altra questione. Del come. Immaginiamo dunque di avere … 2 miliardi da utilizzare per venire incontro al problema della disoccupazione: 1 miliardo per la cassa integrazione ed 1 miliardo per …

Per esempio 1 miliardo per maggiore spesa pubblica via appalti, che domanda beni, servizi, lavori ad imprese. E che genera, in un periodo di recessione, maggiore occupazione nei ranghi dell’economia privata. Maggiore occupazione (che si sommerebbe alla protezione erogata per i cassa integrati con l’altro miliardo) a protezione di occupati altrettanto o ancor meno tutelati, tra cui giovani al primo lavoro che con tutta probabilità verrebbero occupati dalle imprese aggiudicatarie delle commesse pubbliche.

Oppure 1 miliardo con aiuti diretti alle imprese, per esempio crediti d’imposta alle imprese che assumono? Detto che questi a volte posso comportare “trucchi” che non generano nuovi posti di lavoro (“licenzio e riassumo”) c’è evidenza che a volte questi funzionano. Un recente studio sui crediti d’imposta statali negli Usa mostra come è proprio nel periodo di recessione e quando i crediti sono mirati ai disoccupati che questi funzionano al meglio, generando veri nuovi posti di lavoro. Anche in questo caso, i beneficiari sarebbero disoccupati altrettanto o meno tutelati dei cassaintegrati in attesa degli stanziamenti.

Attenzione però a non fare paragoni troppo spinti: nel caso delle risorse riservate ai cassa integrati, al sollievo del disagio occupazionale non corrisponde, rispetto ai due esempi di cui sopra, una maggiore domanda e/o produzione aggregata. Sono infatti “meri” trasferimenti dai cittadini contribuenti ai lavoratori. Assolvono ad un ruolo di maggiore solidarietà e giustizia distributiva, senza dubbio, ma senza generazione di maggiore ricchezza.

E nemmeno questo è esattamente vero! Per i benefici sia della cassa integrazione in deroga che per la cassa integrazione straordinaria, se ben capisco, è previsto che i lavoratori cassaintegrati decadono dal beneficio se … rifiutano di svolgere attività lavorative di pubblica utilità offerte dallo Stato. Quindi Sandro è servito, non solo si può fare quel che lui propone ma parrebbe quasi … obbligatorio farlo. In questo finiremmo dunque per estendere ai lavoratori in cassa integrazione il trattamento per i giovani disoccupati/inoccupati previsto dal nostro appello ai Presidenti Napolitano e Monti: uno scambio tra compenso e servizio civile temporaneo nelle pubbliche amministrazioni. Come dico sempre: Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di persone che lavorino nelle università, nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali, nei musei, in attesa che torni a splendere il sole sull’economia privata.

Se così si facesse, l’equivalenza tra gli schemi considerati (maggiore domanda pubblica di appalti, cassa integrazione con obbligo di lavoro di pubblica utilità, credito d’imposta per assunzione disoccupati), servizio civile) parrebbe assicurata: maggiore solidarietà, maggiore occupazione, maggiore crescita e maggiore sviluppo e meno perdita di abilità lavorative e minore depressione proveniente da stigma sociale o stress.

Resta solo da capire dove sarebbe più potente l’impatto di spesa. Io continuo a credere che i cannoni a più lunga gittata che abbiamo sono quello 1) della spesa pubblica in appalti, per la capacità di generare produzione direttamente senza avere meccanismi intermedi che si frappongano tra  imprese e domanda, che al contrario dei crediti d’imposta non necessita della (variabilissima) fiducia nel futuro delle imprese per attivarsi nei suoi effetti e quello 2) del servizio civile per i giovani, perché sono questi che lavorerebbero con più entusiasmo nei gangli della pubblica amministrazione e anche quelli da cui il Paese perderebbe di più in caso di uscita dal mondo della forza lavoro se abbandonati a se stessi.

A tutto gas, per il lavoro, per i giovani, per uscire dalla crisi. Con tutti i cannoni a disposizione.

8 comments

  1. Guglielmo Rottigni

    17/04/2013 @ 18:51

    Sa, Prof. Piga, c’è un problemino…. che le Amministrazioni ti chiamano se sei amico, amico degli amici o non rompi le scatole alle cooperative amiche.

    Sto in mobilità da 14 mesi. Se mi chiamassero per seppellire i morti al cimitero ci andrei di corsa, anche sapendo che non prenderei un euro, perché il trattamento di mobilità comprende i lavori effettuati per un ente pubblico. Ma almeno farei qualcosa di utile per qualcuno.

    Eppure non ti chiamano nemmeno per spalare la neve. A costo di far cadere a terra gli anziani e far protestare le vecchiette.

    Non mi chieda di spiegare il perché; non lo so. So solo che, anche andando da un sindaco e dicendogli che ero a disposizione per qualsiasi lavoro da fare (e un po’ di cose le so fare davvero… in trent’anni di fabbrica qualcosa si impara) non ho né visto né sentito nessuno.

    Preferisco dare una mano agli amici a ridipingere la casa… poi loro daranno una mano a me quando dovrò cambiare il lavandino, o pitturare le ringhiere. Siamo tornati al baratto. Peccato che il Comune non sia disposto a barattare l’IMU, la Tares e tutte le altre accidenti di tasse che si sono inventati.

    Tell me, please, what can I do to do my work?

    See you
    Guglielmo

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  2. roberto barbieri

    18/04/2013 @ 16:19

    EGR.PROF, precedentemente Le feci rilevare come 2 semplicissimi interventi fattibili DOMATTINA anche da Monti ( pmi a 50 dipendenti con accordo con i
    sindacati ) e ( premio a chi assume a tempo indeterminato almeno per 18mesi) -fossero essenziali . il timore di “brogli” con l’obbligo a 18 mesi dovrebbe esser facile da rilevare ( licenziamento e riassunzione).
    oppure senza contributi per azienda e lavoratore per 1 anno.
    insomma se si vuol fare qualcosa le soluzioni ci sono. ma…CHI le fa ???
    Roberto barbieri

    Reply
  3. nessuno, o quasi nessuno, nella scena politica italiana è interessato a fare alcunchè per il lavoro. e questa grottesca situazione è purtroppo condivisa da molte altre classi politiche europee. anche se spesso almeno una luce di dibattito sorge (non qui da noi ovviamente, dove si fanno manifestazioni contro la povertà senza far nulla per agire sulle sue cause).

    per tutti la cosa più importante è non sforare il deficit del 3%. rispettare il fiscal compact.
    non importa quanti ancora dovranno perder il lavoro, o quanti disperati dovranno esser letteralmente immolati sull’altare sacrificale (tramite suicidio)…l’importante è che il circuito di arricchimento della finanza non venga interrotto.

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  4. GianMarco Tavazzani

    19/04/2013 @ 06:52

    Bravo Sandro, bravo Guglielmo e.. no, Gustavo!
    La via degli appalti pubblici è in odor di mafia da sempre, lenta, inefficiente.
    La gente vuol lavorare SUBITO e far qualcosa di UTILE e ce ne sarebbe TANTA di roba da fare!, Guglielmo ha fatto un quadro di impressionista sintesi!
    Inascoltato (nel senso che la mia proposta non vien discussa e criticata), vorrei che lo Stato pagasse direttamente gente d’ogni tipo disposta a presentarsi nei rispettivi Comuni, immediatamente chiamati direttamente dallo Stato (lascia perdere le province e le regioni) a presentare dei piani d’intervento territoriale, civici, sociali, qualsiasi cosa, attivandosi per ‘progettare’, pianificare interventi, siano lo spalar la neve (hai solo l’idea lontana di quanto costino gl’appalti per tener gli spalaneve ‘a disposizione casomai’? UNA VERGOGNA, persino a Palermo!!!!!), a scavar buche nei cimiteri, ad imbiancar le scuole o quant’altro, solo per ringraziare ancora Guglielmo che ci indica la via.
    Abbiamo VERGOGNOSAMENTE PRIVATIZZATO L’ESERCITO, smantellando una struttura che aveva ENORMI POTENZIALITÀ educative, organizzative, socializzanti!
    Ascoltavo Gino Strada ieri da Santoro, quanto grandi son le persone dalle idee semplici perché chiarite dalla meditazione; Gino, come Guglielmo, vuole più Stato IMPRENDITORE, nella salute pubblica, nelle scuole, nella costruzione di infrastrutture e vuole che SPARISCA IL PROFITTO PAGATO DALLO STATO, insomma le imprese private che vivono di appalti, contributi, assistenzialismo ed ammortizzatori sociali.
    Lo Stato (colluso con le mafie, quintessenza del capitalismo degli incubi di Karl Marx!) s’è adagio trasformato in gabelliere: riscuote in modo legale (dalle multe delle trappole di velocità ad ogni astrusità come il finanziamento della guerra in Libia o il Vajont), formalmente inecepibile, insomma fa il lavoro sporco della mafia, e poi REDISTRIBUISCE a questi mungitori che strapagano i ‘dirigenti’ pubblici per coinvolgerli nella macchina della tosatura delle pecore.

    Reply
    • La via degli appalti pubblici è tutta in odor di mafia da sempre? anche negli anni 50 e 60 degli investimenti pubblici che trainarono lo sviluppo e la riduzione delle disuguaglianze territoriali? E gli appalti scusi non li fa il governo? E dunque il governo è mafia? E come fa il governo mafia a pagare direttamente ? a fare lo stato imprenditore?
      Il governo non lo eleggiamo noi? Eleggere le persone giuste, le persone oneste e competenti, di cui il paese abbonda, vuol dire fare appalti pubblici bene e rapidamente. Se non li può eleggere, lasci perdere tutto, non solo gli appalti.

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      • GianMarco Tavazzani

        24/04/2013 @ 17:48

        Allora analizziamo (non penalmente… intendo dire facciamo un’analisi, insomma) dell’alternativa tra creare robuste strutture statali dedite ai lavori pubblici gestiti in proprio fin dove possibile (solo un esempio: il calcestruzzo sì, il cemento no, il tondino no, l’inerte sì) riacquisendo una competenza che s’è andata perdendo.
        E non son propenso ad accettare che uno Stato davvero capace di controllo e di progettualità possa esserlo essendo contemporaneamente incapace di muover i lavori.
        Son costuzionalmente refrattario alle Forze Armate intese come gente, appunto, ‘armata’ ma son convinto che uno Stato debba esser capace di ‘arruolare’ e condurre grandi masse organizzate a far del bene alla ‘patria’.

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  5. Non so se sia pertinente o meno ma vorrei far presente che, siccome le sciagure e la jella non vengono mai da sole, potrebbe qualcuno, inoccupato o disoccupato, trovarsi anche ad aver a che fare con Equitalia o chi per loro: qualche moratoria, sanatoria o qualche espediente per bloccare costoro? Perché se uno inizia a lavorare , poi si ritrova a non vedere niente penso che la cosa sarebbe davvero triste. Lei nel post ha parlato,appunto, di disoccupati e inoccupati, sopratutto di giovani. E nel caso dei “falliti”, che cosa pensa di quanto viene concesso a queste persone all’estero? Ovvero la seconda opportunità? Pensa che costoro,visto che io sono uno di loro, possono avere qualcosa da dare alla nazione,oltre che a se stessi o alla famiglia , oppure chi è fallito una volta lo è per sempre? (quest’ultima considerazione la fanno banche, finanziarie e “banche dati”).

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  6. …mi sono chiesto se una soluzione valida potrebbe essere
    quella di agevolare l’occupazione di lungo periodo attraverso la riduzione del “costo privato” del lavoro.
    …Immaginiamo un’impresa che deve decidere se assumere o meno un nuovo lavoratore, il processo è sempre quello: confronto tra benefici e costi marginali, da qui non ci spostiamo.
    Attualmente in questo processo ricopre un ruolo rilevante il costo dei contributi obbligatori che l’impresa deve versare a favore del dipendente per l’attività svolta (è questo il costo privato del lavoro, o meglio una sua parte la restante è data dalle imposte che gravano sul lavoratore, semplicemente la parte della retribuzione lorda che va in contributi).
    Quindi a mio avviso è molto più diretto agire sui costi e non sui benefici o come descritto nella mia proposta, con un meccanismo che cerchi di produrre direttamente una riduzione di costi e indirettamente un vantaggio in termini di benefici.

    (purtroppo non posso postarle l’intera proposta perché troppo lunga la può leggere però dal sito, che per correttezza non reinserisco nel commento, e farmi sapere cosa ne pensa)

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