220% di debito su PIL. Non un gran biglietto da visita. Il Giappone.
Che si avventura nella fantascienza pura.
Tokyo, ieri sera. Sono davanti alla tv. E ascolto l’annuncio del nuovo primo ministro giapponese. Aumentare la spesa pubblica con progetti infrastrutturali. Di quanto?
Un PIL di 490000 miliardi di yen. Una manovra di 10300 miliardi di spesa pubblica in più, circa il 2% di PIL di spesa in più. Annunciata dal nuovo leader, Abe, che dichiara che il PIL aumenterà del 2% creando 600.000 posti di lavoro in più. Anche ABE ascolta dunque il Fondo Monetario Internazionale e crede che il moltiplicatore della spesa è pari ad almeno 1.
Li userà, i denari che otterrà dai mercati, per ricostruire l’area distrutta da terremoto e tsunami, migliorare la capacità anti-sismica dell’infrastruttura del Paese, rivitalizzare le regioni giapponesi, l’istruzione e la sanità.
Ad esso il Governo accompagnerà nientepopodimenoche … l’immissione di yen in cambio di bond europei emessi dallo EMS per deprezzare la propria valuta ed aiutare l’export giapponese. Lo yen si è deprezzato immediatamente con la notizia, ai livelli più bassi dal giugno 2010.
E il mercato? Come avrà reagito il mercato alla terribile notizia che il debitore pubblico più grande del mondo continua a spendere?
Bene. Il mercato vuole crescita. Quella che non si ha in Europa, dove anche l’americano Martin Feldstein, professore ad Harvard e nemico acerrimo da sempre dell’euro, si chiede perplesso come mai i Paesi euro non pensino nemmeno un poco ad organizzarsi per una battaglia volta ad analogamente cercare di deprezzare la loro valuta comune. Chissà.
Ma traduciamo l’articolo del Financial Times per quel che riguarda la reazione dei mercati finanziari, credo sia utile:
“E’ una notizia importante, in termini di ottimismo (sentiment)” afferma Kazuhiko Ogata, capo economista al Crédit Agricole di Tokyo, “l’impatto che avrà sulla fiducia (confidence) è enorme.”
Che strano. Pensavamo che i mercati quando il debito su PIL è alto e si annuncia più spesa per investimenti entrassero in una crisi di panico. Che non sia così?
Tuttavia, Ogata ha messo in guardia : i benefici dei programmi di lavori pubblici saranno ritardati a causa degli enormi lavori di costruzione già avviati nella regione di Tohoku, e dalla mancanza di operai edili. Conseguentemente l’affermazione del Governo che il pacchetto fiscale aumenterà il PIL del 2% è dubbiosa, ha aggiunto. “Ci aspettiamo che un terzo del programma di lavori pubblici sarà attuato nel 2013, il che significa che il PIL salirà dello 0,4-0,5%, compreso l’effetto moltiplicatore”, ha detto Ogata.
Notate bene: non è che si dubita che il moltiplicatore della spesa, cioè gli effetti benefici di maggiore spesa pubblica in tempi di crisi, non esistano. E’ solo che l’economia giapponese è vicina a capacità produttiva (cosa che certamente l’Italia col suo tasso si disoccupazione non è) e quindi che la manovra auspicata dai mercati avverrà più lentamente di quanto auspicato. Auspicata, la manovra, perché genera crescita che genera risorse per ripagare il debito.
E che quindi non spaventa troppo i mercati nemmeno quando il governo vi metterà più pressione per trovare i necessari finanziamenti:
“I bond sono rimasti stabili, con il benchmark a 10 anni del governo giapponese al tasso dello 0,83%, e qualche vendita dei titoli a più lunga durata, che segnala timori di addizionali emissioni”.
Che succederà al Giappone? Crescerà veramente? Lo sapremo solo a conti fatti. Non guardando ai suoi livelli di crescita effettivi nel futuro perché questi potrebbero essere bassi (ma meno bassi di quanto sarebbero stati senza intervento statale), ma con analisi econometriche rigorose.
Potrebbe essere benissimo che questo intervento si riveli un fallimento: specie se questi soldi saranno buttati via in sprechi e corruzione e dunque non in generazione di PIL. Opzione che per ora i mercati non si sentono di sottoscrivere.
Comunque sia, questo politico, Abe, ci ha provato, rischia. Non ha avuto il braccino del tennista dei nostri terrorizzati “leader” europei.
Dormi Europa, dormi. Il mondo va avanti, anche senza di te.
11/01/2013 @ 18:37
sentita la notizia dal Giappone mi son detto….qui il prof. Piga farà sicuramente un bel post e sono corso ad aprire il suo blog……non mi ha deluso
12/01/2013 @ 14:01
Insomma per essere chiari, il trend storico politico che i Viaggiatori dovrebbero intercettare è questo
http:// urlin.it/380b0
12/01/2013 @ 14:02
Indirizzo corretto (spero)
http://urlin.it/380b0
12/01/2013 @ 20:27
Secondo lei prof, la reazione positiva dei mercati è legata solo alle prospettive di crescita, o anche al fatto che il Giappone ha controllo diretto della sua politica monetaria?
Mi riesce difficile credere che la seconda questione sia irrilevante; nel caso in cui l’Italia aumentasse la spesa a debito, con il debt/gdp alto come è, credo che i mercati paleserebbero un enorme calo di fiducia sul nostro paese…
grazie in anticipo.
13/01/2013 @ 19:21
Non è irrilevante. Ma un cambiamento di paradigma europea non è pensabile senza un allentamento delle rigidità monetarie assieme a quelle fiscali.
13/01/2013 @ 19:00
Si, sappiamo ormai come la pensa lei, ma noi quando andremo a votare a chi dobbiamo dare il voto???!!!….Un consiglio, la prego!
15/01/2013 @ 18:01
Però c’è anche da dire che la totalità (o quasi) del debito giapponese è in mano ai cittadini giapponesi..tanto che il Giappone paga interessi inferiori all’1% e prestare agli americani al 2%
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-01-15/perche-debitopil-giappone-spende-091020.shtml?uuid=AbdBNSKH
16/01/2013 @ 13:54
Il Giappone è un creditore estero, se diamo uno sguardo alla sua Net International Investment Position si vede chiaramente che il paese del Sol Levante ha crediti verso l’estero, dovuti ad un saldo partite correnti strutturalmente in surplus. Poi per il resto i problemi interni ci sono (PIL che cresce asfitticamente perchè incentrato sull’export e non sui consumi interni), ma da questa posizione è praticamente remoto, visto anche l’unità di intenti fra politica fiscale e monetaria e contrariamente a chi è in deficit di parte corrente costante come noi italiani o altri paesi PIGS, rischiare una crisi finanziaria. Il fatto che i titoli di debito siano in mano ai giapponesi significa che anche su quelli il governo paga interessi “all’interno”, andando quindi attraverso di essi a compensare ai cittadini (ma qui bisognerebbe vedere chi in effetti detiene i titoli, se privati cittadini o aziende o istituti finanziari) ciò che viene loro tolto con tasse o moderazione salariale. Ma qui mi rimetto alle conoscenze del Prof. Piga che di sicuro è molto più preparato di me. Saluti.