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La spending review che funziona e abbatte la corruzione? Eccola.

In attesa che si lotti contro la corruzione.

In attesa che si approvi una Autorità Anti Corruzione con pochi poteri e sdentata (senza tener conto che queste non funzionano bene – di solito – in quei paesi dove la corruzione è già alta, perché i suoi vertici sono catturabili).

Cosa ci dicono gli studi sulla corruzione? Che la battaglia è dura. Che gli sprechi negli appalti dell’amministrazione pubblica, del 2% di PIL circa in acquisti di beni e servizi (escludendo dunque i lavori pubblici), si dividono tra quelli per corruzione e quelli per incompetenza. Sapere quanto pesa la corruzione e quanto l’incompetenza serve a poco: le 2 cose vanno a braccetto. Là dove la corruzione è forte, non c’è un gran vantaggio dall’acquisire competenze: non vengono premiate, al contrario della corruzione. Là dove l’incompetenza è forte, la corruzione prospera, visto che è più facile evitare controlli o catturare il funzionario che non sa quello che scrive.

Insomma, si potrebbero dividere i paesi nel mondo in 2 tipi: quelli rossi del diavolo, dominati da corruzione ed incompetenza, e quelli verdi della speranza dove professionalità ed onestà si rafforzano a vicenda.

Tertium non datur. Un paese con alta corruzione e alta competenza ha vita breve: o si remunerano le competenze acquisite dai dirigenti e funzionari dedicati per esempio agli appalti ed alla regolazione e allora questi smetteranno di cedere alla tentazione della mazzetta, o si cessa di acquisire competenze e si ricade nel vizio fraudolento della corruzione.

Un paese con bassa corruzione e bassa competenza ha anch’esso vita breve: o si costruisce un piano per l’apprendimento e l’acquisizione di conoscenze, come si è fatto nel Regno Unito per i funzionari dedicati agli appalti pubblici, ben remunerate in funzione del raggiungimento del risultato, così da raggiungere la casella verde, o la bassa competenza non remunerata finirà presto in corruzione (casella rossa), un qualcosa che forse ricorda il percorso italiano di questi ultimi 30 anni.

Ecco, l’Italia è bloccata dunque nella casella rossa fatta di corruzione e bassa professionalità della sua Pubblica Amministrazione: come arrivare nella casella verde, in Paradiso, dall’inferno della casella rossa?

Una strada sarebbe quella di provare a combattere la corruzione tout court. E poi a quel punto formare una classe dirigente, ormai onesta, da remunerare per la sua capacità di raggiungere buoni risultati.

Insomma salire dal quadrato in basso a sinistra a quello in alto a sinistra. Complesso dite voi? Impossibile vi dico, non si batte la corruzione dalla mattina all’indomani, per di più in un ambiente dove non vi è professionalità e cultura.

Meglio, molto meglio, molto più facile, intraprendere sin da ora la strada della formazione e motivazione del nostro personale pubblico più strategico e soggetto a intense pressioni per farlo deviare dall’interesse pubblico: quello che lavora a fare le leggi, le regolazioni, quello che fa le gare d’appalto (freccia verde che va a destra). A quel punto, premiandolo per il suo ottimo lavoro, sarà un gioco da ragazzi cacciare fuori le pecore nere e muoversi verso il paradiso (con freccia verde che sale in alto).

Ottenere tutti i dati su tutti gli appalti così da permettere il miglioramento interno delle singole stazioni appaltanti. Lanciare una famiglia professionale degli acquirenti pubblici con obiettivi di performance (differenziati per ogni stazione appaltante) a tre anni in termini di risparmi ottenuti e qualità finale delle commesse pubbliche, legare alla loro professionalizzazione e al raggiungimento degli obiettivi l’aumento del grado e dei compensi. Ecco la parola d’ordine della vera spending review che abbatterà sprechi e corruzione.

Questa sì, una vera riforma.

3 comments

  1. Flaviano Bruno

    10/04/2012 @ 08:40

    Questa proposta va nella direzione giusta, non solo vanno formati gli “acquirenti” ma anche i “Responsabili” ed i “controllori”

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