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Solo gli spalaneve ci salveranno

Atterro nella neve a Roma alle 23 e mi arrabbio nel NON vedere lungo tutta l’autostrada che porta all’areoporto, lungo tutta la Cristoforo Colombo, lungo tutto il Corso, lungo tutte le strade che mi portano a casa, UNA MACCHINA SPALANEVE. UNA. Mi sarebbe piaciuto vederne una perché credo che ognuno di noi voglia essere fiero di avere uno Stato di qualità di cui apprezza la presenza.

Arrabbiatura più che compensata non solo dalla crescita delle firme (or ora tantissime firme da Archeologia Sapienza arrivate via mail, grazie a Paolo et co.) di studenti all’appello ma dal fatto che Lucio Picci mi segnala come il Governo spagnolo pare si stia muovendo nella stessa direzione verso i disoccupati chiedendogli di lavorare nel pubblico. Gli iberici hanno un sussidio di disoccupazione, che con questa scelta potrebbe trasformarsi quasi in un sussidio all’occupazione, come la nostra proposta.

Chiudo dicendo che in aereo ho letto il bell’articolo del mio collega Pierpaolo Benigno sul Sole 24 Ore sulla crisi.

E’ interessante vedere come è difficile dire certe cose. Ecco la prima frase di Piepaolo:

Le politiche di domanda sono fuori dal gioco dopo che l’Unione Europea ha deciso di legarsi le mani con stringenti vincoli di bilancio e misure di austerità fiscale, mentre la Bce rimane sempre troppo guardinga nei confronti dell’inflazione. Fatta fuori la politica economica keynesiana, rimane comunque spazio per le politiche di offerta. Liberalizzazioni, misure per la crescita, flessibilità nel mercato del lavoro.

Wow. Le politiche della domanda sono fuori dal gioco. Niente spesa pubblica in più, niente minore tassazione. E chi l’ha detto? Solo perché ce lo dice qualcun altro che le politiche della domanda sono fuori gioco dobbiamo noi economisti ritenerle fuori gioco? Il nostro ruolo di economisti pretende che noi si dica quello che serve, non che si prenda atto di quello che qualcun altro pensa.

Tant’è … che se uno continua a leggere l’articolo di Pierpaolo, rimane affascinato dalla lunga, tortuosa ma interessante strada che lo fa tornare nel mondo degli economisti che credono nelle proprie opinioni (sbagliate o giuste che siano) perché non hanno conflitti d’interesse.

Tutta la parte centrale dell’articolo è di fatto dedicata a dimostrare come le riforme (inclusa quella del mercato del lavoro) in questo contesto economico nel breve sono recessive (aggiungo io: e se sono sbagliate, può darsi che lo siano anche nel lungo, ma non apriamo troppe parentesi). Concordo.

Ma è la chiusura che fa da “pendant” perfetto e enigmatico all’attacco del pezzo:

Ma, proprio per la specificità della congiuntura particolare che stiamo vivendo, bisogna liberarsi da modelli e slogan sbagliati. Con il mix corrente di politiche di domanda e offerta, solo una tenuta migliore dell’economia mondiale può farci sperare in una recessione meno profonda. In questo caso sarà vero che ci salverà uno stimolo di domanda keynesiano,… proveniente dall’estero.

Molte domande mi sorgono spontanee leggendoti.

Quindi… torniamo a Canossa? Solo le politiche della domanda ci salveranno? Parrebbe proprio. Ma non erano vietate in Europa? E cosa intendi quando dici “dall’estero”? Dalla Cancelliera Merkel, come chiediamo da mesi? Ma allora, Pierpaolo, diciamolo esplicitamente! Chiediamo a Monti di chiedere alla Merkel l’espansione fiscale tedesca che si meritano i cittadini europei!

E poi, aggiungo io come tocco finale, con l’espansione fiscale in deficit della Merkel, ricordati che può esserci l’espansione in pareggio di bilancio di noi paesi cicala che tu temi: ma non dovresti, perché se la facessimo, questa maggiore spesa pubblica, tutti questi spalaneve, finanziati da tasse, vedresti il PIL ripartire e il rapporto debito-PIL scendere, assieme agli spread. Lo dice la Banca d’Italia, mica io….

One comment

  1. Bloccare la spesa pubblica perché forse a qualcuno rimane più semplice procedere con manovre di vincoli(forse perché sono anche più facilmente monitorabili) io la vedo personalmente come una ingiustizia, come una privazione, ma alla potentissima bundesbank non possiedono strumenti per valutare modelli economici, non c’è nessuno al mondo in grado di fargli capire che quella spesa pubblicà produttiva che abbiamo studiato al triennio ( alfa e beta rimangono nella mente di noi studenti)è in grado in questo contesto di aiutarci e di innescare quella crescita che manca,prof ieri a porta a porta il sotto segretario all’economia si è superato, vespa e baldassarri gli domandando quali sono le strategia per la crescità, lui ha il coraggio di dire “abbiamo i numeri della banca d’italia per il 2013 stima di crescità del pil 0,8″ questo se il famoso spread rimane in un intorno di 300bp, cioè io la reputo roba da pazzi, forse si sono resi conto anche loro che liberalizzazioni saranno in grado di dare i loro effetti sperati nel medio/lungo termini, quindi adesso che facciamo aspettiamo un miracolo divino?? dobbiamo solo far passare 5-10 anni cosi vedremo crescere il pil del 10% come ha affermato il tesoro?

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