Visto che siamo nell’ordine delle idee che siamo i nuovi Stati Uniti del mondo e che dobbiamo imitare l’esperienza degli Stati Uniti di America, meglio farlo bene come lo hanno fatto loro. Impariamo soprattutto da come sono usciti da grandi crisi economiche di portata recessiva come quella attuale in un momento in cui non erano ancora una nazione con uno stato centrale forte come lo hanno oggigiorno ma erano già una unione monetaria. Esatto, come noi europei.
Il grafico sottostante (tratto dall’economista di Nomura Koo), a seconda di come lo leggete, può essere agghiacciante nelle sue somiglianze con la crisi europea attuale o rosa e pieno di speranza.
A sinistra del 1933 vedete quei rettangolini gialli “positivi”? Sono i folli surplus di bilancio pubblico che il Presidente repubblicano Hoover imponeva alla collettività un po’ come la Commissione Europea “Idefix” (dal nome del cane di Asterix qui a sinistra) si ostina a fare con i paesi europei. Vedete anche il risultato, simile a quello europeo: la disoccupazione che sale terribilmente a causa di queste politiche.
Al contrario che con la Commissione europea, in democrazia si può cacciare chi sbaglia e arriva dunque Roosevelt nel 1933. I rettangolini gialli a destra del 1932 vanno verso il basso, da surplus si passa a deficit pubblico con aumento delle spese: crolla la disoccupazione.
PS: Roosevelt arriva nel 1933, il deficit del 1932 è dovuto al crollo delle entrate (revenues) che avviene regolarmente con ogni recessione causata da austerità. Vero Idefix?
PPS: Notate anche come Roosevelt arrestò l’espansione fiscale nel 1936 e come si arresti la decrescita della disoccupazione. Solo la Guerra e la grande spesa bellica finirà per rimediare all’errore di Roosevelt (in realtà di errori ne fece altri come quelli rafforzare i cartelli d’imprese e dare potere ai sindacati, un po’ come fece Mussolini coi consorzi).
Se facciamo gli Stati Uniti di Europa, per favore, i rettangolini, in questa crisi, all’ingiù, non all’insù.
Grazie Emanuele.
21/06/2012 @ 17:52
Avevo raccolto l’invito ad “animare” il dibattito rispondendo (ancora) sul post “Paolillo” e svolgendo un ragionamento che considero “basic”. Ora questo post, di raffinata filologia keynesiana, mi conforta e rafforza la sua coraggiosa risposta (di questi tempi).
MI chiedo: ma se continuiamo a concordare fra di noi (mica perchè siamo belli ma perchè ragioniamo su dati e induzioni attendibili) basterà per scuotere il muro di scriteriata ostinazione?
Lo vogliamo fare un bel “rappel a l’ordre” della “Ragione” prima di avere troppo…”ragione” dai fatti? Hemingway (mi piace pensarlo keynesiano oltre che cosmopolita) lo diceva: “per chi suona la campana?”
22/06/2012 @ 12:37
Tifiamo come lei per i rettangoli gialli all’ingiu’, sperando che al piu’ presto il governo (europeo) si accorga dell’importanza dell’inversione di tendenza sulla politica del rigore. L’attenzione al debito pubblico va mantenuta sempre con la guardia alta, ma allentata se da un po di respiro all’economia e riduce la disoccupazione che non e’ ancora esplosa con tutta la sua virulenza.