THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

L’ombra del dubbio di quel G-8

In uno dei primi film di Alfred Hitchcock, “L’ombra del dubbio”, una giovane ragazza di provincia, sveglia ed annoiata, aspetta con ansia l’arrivo dello zio di città, confidando pienamente in lui per essere risvegliata dall’apatia della provincia.

Lo zio, lo spettatore lo capirà per certo solamente nella scena finale, è in realtà un serial killer in fuga dalla polizia.

Rassicurante per tutti, anche per due poliziotti che certamente come tecnici fanno diligentemente il loro lavoro, vivrebbe tranquillo e sicuro di non essere più ricercato se tutt’ad un tratto la giovinetta – a causa di qualche segnale ambiguo che merita un qualche tipo di ricerca empirica investigativa – non intuisce la verità, malgrado la polizia si sia convinta a quel punto del contrario e la sua stessa famiglia ed i vicini adorano quest’uomo sofisticato dalle buone maniere.

Da quel punto in poi nulla potrà convincere la giovane del contrario: lo zio è chiaramente un cattivo e qualsiasi cosa possa fare, buona o cattiva che sia, radicherà sempre maggiormente in essa l’ombra del dubbio.

Lui cercherà nell’ultima scena di strangolarla e lei riuscirà a sopravvivere perché aveva capito chi aveva di fronte.

Vi lascio ritrovare in cineteca questo pezzo di bravura del grande registra, segnalandovi l’ampia presenza del numero 2 e dell’idea del doppio.

 *

Ecco, l’ombra del dubbio mi pervade, come deve pervadere i mercati. Come i poliziotti, il G-8 sta continuando a generare con i suoi comunicati stampa una serie di pervicaci segnali della sua non capacità di risolvere questa crisi. Di capire cosa è questa crisi e come la si combatte.

Anche Obama, che più ha da perdere da una crisi europea pochi giorni prima delle elezioni Usa, che è più filosoficamente vicino a politiche fiscali espansive, che più di qualsiasi altro leader presente al G8 è votato da un elettorato “greco” locale, al termine del G-8 non ha fatto altro che ribadire che:

“Oggi abbiamo convenuto di dover prendere delle misure per stimolare la fiducia e promuovere la crescita e la domanda, al contempo mettendo i nostri conti fiscali a posto. Abbiamo convenuto dell’importanza di un’eurozona coesa e forte, e affermato il nostro interesse affinché la Grecia rimanga nell’eurozona qualora rispettasse i suoi impegni”.

Ecco, stimolare la fiducia non funziona più, come per lo zio del film di Hitchcock con la nipote. Troppo abbiamo visto di queste frasi incerte, indecisioni, ripensamenti, per potervi credere sulla parola. Ci vogliono i fatti. Bisogna promuovere la “domanda” sembra la frase giusta, ma mettendo i nostri conti fiscali a posto sembra un atto dovuto verso la Merkel (il comunicato recita che ogni Paese deve agire secondo la propria situazione particolare) ma che limita la portata di qualsiasi azione, che a questo punto non può che essere collettiva.

Dire alla Grecia che la vogliamo nell’eurozona ma anche che rispetti i suoi impegni è come dire a quel bambino che vogliamo che guarisca mentre gli neghiamo la medicina.

La soluzione proposta, dagli eurobond di Hollande, lo dico da tempo, e sono felice che anche Francesco Giavazzi concordi quando lo scrive , “non servono a nulla”. Ma se secondo Francesco quello che serve è un “Fondo europeo di garanzia dei depositi bancari”, come ha ricordato Jean Tirole nella sua lezione per la laurea Honoris Causa a Tor Vergata il giorno prima, stiamo freschi. La novità del Fondo di Garanzia è solo una mossa difensiva, l’ennesimo ritardo degli economisti, di fronte ad una crisi che viaggia a velocità decisamente superiore alle loro idee.

Giavazzi chiama lente anche le infrastrutture: “davvero pensiamo che qualche chilometro in più possa riaccendere la crescita”? E propone subito dopo qualche chilometro di “banda larga” oppure la finanza creativa del ricorso alla “Cassa Depositi e Prestiti” per i finanziamenti.

L’ombra del dubbio mi assale.

Certo che qualche chilometro in più di autostrada, di banda larga, magari tutti finanziati dalla Cassa non servono a nulla per salvare l’Europa.

Ma una spesa del 2-3% di PIL su manutenzione dei “ponti invisibili” che uniscono il Paese (carceri, ospedali, scuole, turismo, manutenzione strade) danno vita all’economia, alle piccole imprese, all’occupazione, al reddito, danno l’ossigeno giusto per fare col tempo le riforme che servono (non quelle dell’art. 18 o dei tassisti) ovvero quelle che riformano la nostra Pubblica Amministrazione. E mette in sicurezza  conti pubblici al contrario delle attuali politiche che fanno aumentare il debito pubblico su PIL.

E non pensiamo che questo lo possa fare l’Italia da sola, verrebbe assalita dai mercati. Dice Giavazzi: “L’Europa deve avere uno scatto. Ma la spinta deve arrivare da ogni Paese. Altrimenti l’Europa diventa un alibi per stare fermi”. Io invece la scriverei così: “L’Italia deve avere uno scatto. Ma la spinta deve arrivare dall’Europa. Altrimenti l’Europa diventa un alibi per stare fermi”.

Che l’Europa dia il segnale, visto che Obama ha fallito a convincerci, ad una spinta vera alla domanda pubblica, l’unica che ci può tirare fuori da questa crisi da domanda. Che Monti si adoperi incessantemente per questo visto che ora ha menzionato la magica parola “domanda” al G-8.

Altrimenti c’è una sola soluzione per salvare l’euro: la Germania ne esca apprezzandosi, con l’accordo implicito che vi rientrerà tra 2 o 3 anni con un cambio realistico se gli altri Paesi avranno fatto le riforme che li mettono al pari con i bravi tedeschi. Solo così riusciremo a non strangolare definitivamente il più importante progetto politico che abbiamo saputo costruire nel XX secolo e rimandare al mittente la terribile ombra del dubbio che ci paralizza nell’esprimere fiducia a questa politica economica.

9 comments

  1. Gentilissimo Professore,
    per me non ci sono nè ombre nè dubbi.
    Obama ha deluso molto prima di questo G8 e, come da copione, e Hollande è l’ennesima speranza mal riposta.

    Da quando c’è la troika la situazione greca, che si sarebbe potuta risolvere all’inizio senza grosse difficoltà, è diventata una tragedia. Da quando applichiamo le cure dei bravi, ma sleali tedeschi, la crisi è peggiorata.

    Noi non siamo in grado di valutare così scientificamente e razionalmente la situazione come lei, ma in qualità di non addetti ignoranti possiamo esprimerci con più leggerezza, possiamo non soffermarci a ponderare troppo le nostre affermazioni, possiamo sospettare chiunque, non abbiamo paura di sbagliare o di causare conseguenze negative, le nostre parole non contano nulla.

    Noi siamo la nipote Carla: il nostro istinto e l’evidenza empirica ci dicono da tempo che questa classe politica o non capisce un tubo o (molto più probabilmente) non sta lavorando per i cittadini.

    L’ipotesi di un’uscita della Germania non è un’idea così recente, http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/04/stiglitz-germania-fuori-dalleuro-o-il-continente-sprofonda/67733/
    il problema è che non si vogliono (VOGLIONO) risolvere i problemi. E comunque si evolva la situazione, il conto è stato e sarà salatissimo.

    Ma se c’è un conto da pagare, la logica mi insegna che qualcuno lo incassa. Penso che questi “qualcuno” non risolveranno un bel niente prima di averci spillato tutto lo spillabile.

    Il nobile progetto politico in cui anch’io ho creduto è servito soltanto a questo.

    Reply
    • Silvia , non è che non si vogliono risolvere i problemi …è che alla germania va’ bene cosi’ …è la gemania che sta’ imponendo questa politica…perchè in questo modo e con con i suoi crediti (nostri debiti) target ha il dominio economico (ma non solo ) di tutti gli stati dell’eurozona…(mantenendo in casa piena occupazione ,anzi richiamando forza lavoro immigrata da italia e spanga come ci dice la WB )
      notate che in italia non abbiano mai mai fatto
      sentire quello che dice Schäuble apertamente in germania…(un personaggio che conta assai piu’ della merkel) Schäuble con una sincera e aperta iattanza (tipica nella cultura germanica) e con sincero spirito di superiorita’ e sprezzo verso i ‘perdenti’ del club med (ma anche della francia…) dice , impone , che gli altri stati dell’eurozona deflazionino per tornare competetivi…Solo che a quanto pare la nostra informazione
      è ^molto cara^ alle grandi banche italiane che hanno un rappoto
      speciale con la germania e le banche tedesche…Allora Schäuble
      non ce la fanno sentire…

      bellisima la foto dal film di hitchock , immagino anni ’40 il periodo migliore del cinema …

      Reply
      • Rob, sì lo so che alla Germania va bene così (per il momento) quindi non mi stupisce che non abbiano molta fretta di risolvere i nostri problemi e neppure gliene faccio una colpa.

        Quello che mi lascia sconcertata è che l’Italia non cerchi di risolverli, che non prenda posizione, insieme agli altri Piigs. Che tutti accettiamo così passivamente queste imposizioni che stanno rovinando (es. pareggio di bilancio in costituzione, le tasse, i tagli, ecc…)

        Non parlo di Monti (sappiamo chi è, chi l’ha voluto, cosa deve fare e per chi lavora) ma di tutti gli altri politici, giornalisti ed economisti con l’eccezione di alcuni come Piga, Bagnai, Brancaccio e pochissimi altri.

        ps. quando dico dico Italia e Germania non voglio generalizzare, mi riferisco alla posizione ufficiale del paese.

        Reply
  2. Post ineccepibile.
    Ma per non rimanere “vox clamans” (nel panorama italiano e europeo “istituzionale”, che va dai Giavazzi agli ideologi di bundesbank, passando per i consiglieri “ignavi” di Hollande), occorre una precisazione concettuale, senza cui “appare” che si sta parlando della stessa cosa (la crescita, la domanda) ma in realtà si designano procedure e razionali inconciliabili.
    Quando Monti parla di “domanda”, non intende sostegno di tipo keynesiano alla “aggregata”. Lo fa nel senso del manuale “Blanchard” (e altri).
    Cioè si implica la (riedizione aggiornata della) legge di Say: l’offerta crea la propria domanda, per cui abbassando i costi sempre più (deflazionando i salari grazie a disoccupazione indotta) arriverò a un punto in cui l’offerta incontrerà finalmente la domanda “a priori” (cioè il sostegno alla domanda è…un aggiustamento al ribasso dei costi sul lato dell’offerta, fino al punto in cui consumi e investimenti dovrebbero “per forza” ripartire; basta vedere il Bruegel Brief del 2006, redatto sotto la redazione di Monti).
    Su queste basi, Obama e la governance UEM (nessuno escluso) non possono altro che trovare false convergenze…

    Reply
    • bella quest’ ermeneutica montiana…mi viene il dubbio che qusta volta intedesse veramente domanda in senso keynesiano…se non altro per disperazione…

      Reply
      • Disperazione? Macchè, quello che gli avevano chiesto di fare sta riuscendo benissimo: il FMI, gli economisti da talk-show e editoriale e pure Schauble (dentro di sè, a parole non si fida degli esseri inferiori) sono entusiasti.
        Perchè dovrebbe essere disperato? Tanto chiunque vinca le elezioni, a consenso mediatico sull’attuale linea invariato, una collocazione al “sobrio” su qualche altare gliela trova…
        Dammi retta, quando parla di domanda, intende proprio quella lì (la conseguenza della legge di Say)…
        La prova è che è tutta gente (al timone) che si eccita negando l’esistenza del moltiplicatore keynesiano: quando accosteranno domanda e moltiplicatore ci crederò che intendono la “aggregata”, ma per allora si sarebbero dovuti autosmascherare…Quindi proseguono a fare il gioco delle tre carte terminologico

        Reply
        • non avevo dubbi che monti intedesse quella domanda che li’
          ….il mio era un commento un po’ sarcastico…
          vero il consenso mediatico alla politica sull’offerta rimarrebbe forte comunque vadano le cose…ma sai ho come l’impressione che stia piano piano crescendo una consapevolezza negli italiani riguardo a cosa ha significato l’eurozona…

          La cosa che mi fa sorridere è che alla richiesta italiana e francese di garantire i rinnovi dei bond sovrani sembra che i germanici abbiano risposto : se italia e francia vogliono emettere dei bond garantiti lo facciano! il che è una risposta molto tedesca se ci pensate…
          Non vedo nussuna ma dico nessuna possilita’ di uscire
          di una conclusione felice o anche solo concordata da questa crisi dell’eurozona , non perchè manchino soluzioni tecniche ma perchè per incompatibilita’ culturali -ancora prima che politiche ,perchè ci fosse una ‘signora’ dell’spd non cambierebbe nulla -
          fra gli stati…

          Reply
  3. In qualsiasi caso, in nessun modo si riuscirà a raddrizzare la barca, con o senza la Germania.
    Fino a quando ogni nazione non riprenderà il controllo della propria moneta, nulla avrà senso.
    Il progetto europeo, per come la vedo io, è un’organismo consultivo non vincolante, con precisi accordi militari ma fuori dalla nato.

    Reply
  4. Rolando Bagnoli

    21/05/2012 @ 09:45

    Concordo con Lei professore, però la volontà dell’Europa si deve costruire dal basso. Ogni forza politica e sociale deve assumersi le proprie responsabilità. La politica economica seguita sinora è sbagliata, cambiare SUBITO rotta, affermare con forza questa necessità, le alleanze devono venire dopo su questa base. Il tempo si stà esaurendo, se non ci muoviamo, non solo andiamo incontro alla rovina economica, ma mettiamo a rischio anche la democrazia.

    Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*